LE PETRALIE NEL 1907: L'INCHIESTA LORENZONI
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Nel 1907 il Parlamento italiano dispose un'inchiesta formale sulle condizioni dei contadini nell'Italia Meridionale e in Sicilia.
La situazione siciliana venne ispezionata da Giovanni Lorenzoni, professore di economia agraria, il quale visitò l'isola in lungo e in largo per 1400 km a cavallo in due anni, dal 1907 al 1909, pubblicando gli esiti del suo lavoro in una relazione tecnica molto dettagliata di 1700 pagine, suddivisa in due volumi, basata su metodi scientifici, corredata di elenchi e statistiche comparative, e documentata da fotografie e questionari. Molte delle illustrazioni di questo post sono tratte proprio dalla stessa.
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Un lavoro di interesse estremo che ci fornisce uno spaccato del tutto attendibile della vita del mondo rurale nella Sicilia agli inizi del XIX secolo. Soprattutto per la continua comparazione dei dati raccolti con quelli degli altri paesi, non solo siciliani, ma anche del resto d'Italia.
D'altronde il Lorenzoni era persona di grande merito.
Nato in provincia di Trento, laureatosi in Austria, nominato giovanissimo professore universitario a Innsbruck (1903-04), divenne, in seguito a questa inchiesta, segretario dell'Istituto Internazionale di Agricoltura a Roma (1910-11).
Il soggiorno nelle Petralie
Oltre a menzionare più volte le Petralie a fini comparativi, in varie parti del primo tomo della sua relazione, Lorenzoni dedica loro una sezione apposita nel secondo, alle pp. 351-55.
Degno di nota è il fatto che le consideri entrambe non paesi ma "cittadine", precisando che all'epoca Soprana contava ben 8000 abitanti, e Sottana addirittura 10.000.
Egli si soffermò per alcuni giorni nell'agosto del 1907 nei due centri, visitando le fattorie e parlando direttamente con i contadini. Il fatto di viaggiare a cavallo gli permetteva di accompagnarsi ai contadini sull'asino o sul mulo o di incontrarli ai bevai e nei paesi, e di acquisirne informazioni di prima mano.
Quanto a Petralia Soprana, vennero intervistati da Lorenzoni gli abitanti dei villaggi agricoli di Blufi (che allora era frazione sopranese), di Pianello, di Raffo, di S. Giovanni e di Salaci.
Di Petralia Sottana visitò, oltre al centro, le frazioni di Castellana, Nociazzi e Calcarelli.
In linea generale, nei due comuni le condizioni agricole erano le stesse. Prevaleva il seminerio alternato al pascolo e vi era una discreta cultura di ulivi e di alberi da frutta. Una volta erano state molto ricche di vigneti, che però erano stati distrutti dalla filossera alla fine del secolo XIX e mai ricostituiti.
U locu
Una particolarità viene ravvisata da Lorenzoni in quel tipo di aggregato rurale che veniva chiamato u locu, appellativo che in tutta la Sicilia era l'equivalente del termine "podere", ma che nelle Madonie aveva una valenza ulteriore.
I loci, insediamenti sparsi nelle proprietà di media ampiezza, punteggiavano il paesaggio rurale di piccole isole arborate, ove i vigneti si alternavano a qualche lembo di oliveto promiscuo e di frutteto. Venivano tenuti a mezzadria e coltivati promiscuamente (seminerio ed alberato) e il contadino vi abitava stabilmente, per cui erano paragonabili, secondo il Lorenzoni, ai poderi toscani.
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U locu di Nascarella (Petralia Soprana) |
Questa particolare tipologia di nucleo rurale era stata già notata nel 1876 come una peculiarità delle Petralie, rispetto al resto della Sicilia, da Sidney Sonnino.
Dopo l'imperversare della fillossera i loci mutarono carattere e vennero abitati meno lungamente e meno stabilmente di prima, e alcuni vennero abbandonati. E così la fisionomia agraria delle Petralie si avvicinò ai primi del '900 a quella di tutti gli altri paesi siciliani.
PETRALIA SOPRANA
A proposito di Petralia Soprana, il Lorenzoni rilevò innanzitutto la particolarità dell'elevatissimo numero delle sue borgate, in cui abitano stabilmente i contadini, mentre i civili se ne stanno a Petralia Soprana.
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Famiglia di "civili" in posa dinnanzi a S. Maria di Loreto Biblioteca Frate Umile Pintorno |
Si può affermare oggi che le antiche borgate di Petralia Soprana avessero con il centro storico un rapporto di stile medievale. Ivi si accentravano la parte dominante della società e gli uffici amministrativi, dalla stessa composti, e ne erano esclusi invece gli elementi produttivi dei ceti più poveri, relegati nei quartera, in un rapporto di distinzione di qualità dei rapporti sociali.
Questo fenomeno era stato facilitato dalla posizione sopraelevata del centro, così come dalla scarsità di collegamenti fra una borgata e l'altra. A lungo a chi esercitava il potere era però convenuto mantenerle isolate e lontane, per controllarle meglio.
D'altro canto l'isolamento favorì peculiarità e differenziazioni fra le varie frazioni (che oggi le rendono così interessanti) e favorì la conquista di una relativa autonomia da parte di quelle più popolose e più organizzate (Bompietro e poi Blufi) che divennero comuni autonomi.
Tutto questo risulta evidente dai risultati dell'inchiesta parlamentare:
Tutti gli intervistati lamentarono lo stato di estremo abbandono in cui erano lasciate le borgate che pure ospitavano più di cinque ottavi della popolazione di allora, cioè circa 5.300 abitanti !
La mancanza di viabilità
Il primo problema evidenziato fu quello della mancanza di vie rotabili che collegassero tutte le frazioni con il centro del Comune. La maggior parte delle borgate erano quindi in stato di quasi totale isolamento.
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Luigi Rossi (1923) Contadini siciliani che rientrano dal lavoro. |
Se il numero dei Comuni ancora privi di strade in provincia di Palermo è relativamente piccolo, non così può dirsi delle frazioni o borgate di Comuni. Vi sono infatti ben 43 frazioni ancora prive di comunicazioni rotabili col proprio Comune, e di queste ben 25 appartengono al comune di Petralia Soprana. Tra queste viene evidenziata la situazione di isolamento di Pellizzara, Pira, Pianello, Raffo, Saccù, Salaci, Salinella, San Giovanni, Santa Caterina, Santa Domenica, Santa Marina e Serra di Lio.
Questo isolamento era particolarmente sentito per le frazioni più lontane come San Giovanni.
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Rarissima foto di una "rietina" di muli per il trasporto del grano |
La situazione era aggravata dal pessimo stato delle poche trazzere esistenti. In una di queste, un ragazzo di Blufi era morto cadendo dal mulo. Questo, del valore di lire 500, rimase impigliato nella creta e ne venne a gran fatica estratto il giorno seguente.
Per sistemare queste trazzere i contadini si erano offerti di effettuare gratuitamente i lavori purché i proprietari avessero fornito le pietre, ma non avevano ottenuto nulla. Quanto alle trazzere regie erano state tutte usurpate.
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Occorrerà attendere il secondo Dopoguerra per la costruzione delle strade delle frazioni Foto dei primi anni '50 |
L'illuminazione
Mancava in tutte le borgate.
L'acqua
L'acqua potabile mancava a Blufi, ove era presente unicamente una cisterna alla quale si poteva attingere solo a pagamento. A Raffo esistevano solo due cisterne di acqua amara. La sorgente buona distava ben due chilometri dall'agglomerato.
Analoghe condizioni lamentavano gli abitanti di Salaci e di San Giovanni.
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Scifi di Vucca a buffa ad Acquamara, uno dei punti di approvvigionamento per gli abitanti di Raffo |
Queste condizioni si protrassero quasi inalterate sino al Dopoguerra, come ci attestano nei loro libri i rafari Giuseppe la Placa e Ascenzio Li Puma.
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Come si trasportava l'acqua |
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Museo Civico di Petralia Soprana |
Il servizio medico e religioso
il servizio medico era carente, mancavano le levatrici, gli abitanti sono abbandonati persino dai sacerdoti che si rifiutano di assistere i moribondi e di benedire i cadaveri. Per trasportare un cadavere dalla borgata al cimitero si devono percorrere chilometri di pessima strada.
L'Ospedale era nel centro storico ma vi venivano ricoverati soltanto quelli che versavano nella più squallida miseria e gli amici degli amministratori: gli altri non trovavano mai posto.
Il servizio postale
La posta giungeva di rado, tardando il procaccia anche 5 o 6 giorni e d'inverno se ne restava privi anche per 15 giorni consecutivi.
L'istruzione
La scuola mista, quando c'era, spesso mancava di maestro.
I bambini d'altronde dovevano conciliare lo studio con i lavori agricoli e pastorali.
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Museo etnoantropologico di Blufi |
Il rapporto con i proprietari terrieri e le lotte contadine
Lorenzoni riporta quanto riferito dai lavoratori:
"Quanto ai rapporti dei contadini coi proprietari riguardo ai patti agrari e ai salari, sono ora migliorati per effetto dell'immigrazione e un po' anche per l'opera di un'organizzazione di resistenza che seppe sfidar l'avversione dei proprietari e le insidie dell'autorità."
Si tratta di un dato storico importante: già nel 1907, 40 anni prima di Epifanio Li Puma, nelle borgate di Petralia Soprana una forma di lotta contadina aveva già condotto a qualche risultato positivo.
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Dalle statistiche rilevate localmente da Lorenzoni, risulta che nel 1906 a Petralia Soprana centro i contadini iscritti alle Leghe di miglioramento e di resistenza fra contadini erano 253 (divenuti 300 nel 1907), mentre quanto alle borgate, ne erano state create solo a Blufi (con 120 iscritti nel 1907, saliti a 250 nel 1908) e a Pianello (113 iscritti nel 1907 diventati 114 nel 1908).
Rilevante la comparazione con il resto dei comuni del circondario di Cefalù: Petralia Soprana è nettamente la prima per numero complessivo di iscritti nel 1907 (533), con un netto vantaggio rispetto alla seconda, Collesano, che totalizza per quell'anno solo 397 iscritti. E questo vantaggio deriva evidentemente dalle iniziative delle frazioni.
Soprana annovera un terzo circa di tutti i membri delle leghe del circondario di Cefalù!
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Attrezzi da lavoro |
A Petralia Sottana, gli iscritti alle Leghe sono 185 nel 1906, diventati 207 nel 1907 e 210 nel 1908, oltre a quelli della sola Castellana (160 iscritti nel 1906, ridotti a 142 nel 1907 e aumentati nuovamente a 152 nel 1908).
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Un campiere Foto Louis Meurisse del 1906 |
Patti angarici
Pur tuttavia - come osserva Lorenzoni - permangono qua e là dei patti veramente angarici.
Le condizioni dei contadini sono qui piuttosto peggiori di quelle degli altri comuni dell'interno della Sicilia, proprio per le deplorevolissime condizioni in cui versano le borgate su descritte.
Il patto predominante è la mezzadria. Prima dell'attuale miglioramento, la semenza era tutta a carico del contadino. Attualmente essa viene anticipata dal padrone che ne riprende poi non più di 4 o 6 tumuli per salma di terra, dei quali due sono calcolati come compenso di guardiania. Il prodotto si divide a metà.
Il concime chimico viene solitamente messo metà per ciascuno: ma i contadini dicono che alcuni padroni se lo fanno pagare a un prezzo di parecchio superiore a quello di costo.
Il trasporto del prodotto dall'aja al magazzino del padrone (nel quale si procede alla divisione) è a carico del mezzadro.
Dicono i contadini:
Mancano case coloniche e per questo certe volte dobbiamo dormire sul concime nella stalla della masseria, oppure all'aperto anche nei mesi freddi.
Quasi tutti i lavoratori della borgata hanno la loro casetta: il solito unico vano ove dormono insieme animali e uomini; chi non l'ha, paga circa 25 lire l'anno d'affitto.
Nelle borgate, a causa dell'emigrazione, scarseggiano i giornalieri. Dicono i mezzadri: "e noi ci aiutiamo a vicenda l'un l'altro, oppure prendiamo dei garzoni che paghiamo in ragione di lire 1 a lire 1,15, oltre il vitto, consistente in pane, companatico e minestra".
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Archivio Alinari |
Uguale salario si paga a Petralia Soprana (centro) per tutti i giornalieri agrari, cioè lire 2 alla scarsa oppure 2,25 pane, cacio e minestra la sera. Prima dell'emigrazione era di 60-70 centesimi al giorno oltre il vitto. Il lavoro dei giornalieri non dura - dicono i contadini - più di 4 mesi l'anno, perché d'inverno quasi sempre c'è la neve e non si può lavorare.
Non ci sono istituti di credito di cui i contadini si possano valere. Sottostanno perciò all'usura, che normalmente è del 25 per cento. I padroni su eventuali soccorsi prelevano due tumuli a salma. Qualcuno anche 4 tumuli.
A conferma di quanto lamentato dai lavoratori, il Lorenzoni ha acquisito documentazione, fra cui un contratto-tipo di mezzadria della vedova di Giulio Litterio Sgadari, ex sindaco di Petralia Soprana, baronessa Maria Assunta Averna, relativo alla "fattoria S. Andrea" (oggi in territorio di Castellana Sicula), sede di una grande azienda.
I rari esempi virtuosi
Lorenzoni menziona alcuni proprietari terrieri che costituiscono l'eccezione, di cui ha visitato le fattorie e dove ha scattato fotografie: volonterosi che col loro esempio aprono un nuovo avvenire all’agricoltura dell’interno dell’isola. Si tratta in territorio delle Petralie, del barone Fatta a San Giorgio e del barone Enrico Sabatino col suo feudo di Recattivo.
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Il baglio della tenuta S. Giorgio (Polizzi) oggi |
PETRALIA SOTTANA
Lorenzoni visitò, oltre al centro, le frazioni di Castellana, Nociazzi e Calcarelli.
Una particolarità positiva rilevata dal Lorenzoni è che in tutta la Sicilia, Petralia Sottana è uno dei soli quattro comuni rurali a disporre di alloggi gratuiti per le persone povere momentaneamente prive di alloggio e di occupazione, sul tipo dei due asili notturni che esistevano all'epoca a Palermo.
Nel territorio di Petralia Sottana, dopo la distruzione del vigneto da parte della fillossera, così come a Soprana, predomina il seminerio, il pascolo e qualche oliveto.
La proprietà è abbastanza suddivisa. Vi sono molti meno latifondi che a Petralia Soprana, anche perché il territorio è molto più ristretto. Speso i contadini posseggono qualche pezzetto di terra.
Il patto agrario predominante è la mezzadria; nelle piccole proprietà esiste la mezzadria perfetta sia per la semenza che per il prodotto, i soccorsi si danno a uno o due tumuli a salma.
Le deposizioni dei proprietari agrari
Lorenzoni ha sentito anche l'altra campana. A dire degli agrari, i cosiddetti accessori dei quali i contadini si lagnano, sarebbero ora di molto ridotti "per effetto dell'emigrazione e di tutte le imposizioni dei contadini".
I contadini, sempre secondo i proprietari, starebbero bene e "sono invece i piccoli proprietari che navigano in cattive acque, dovendo vivere da persone civili senza lavorare direttamente nel fondo, e senza ricavare dalla proprietà un reddito sufficiente al mantenimento della famiglia."
Nel latifondo il proprietario dà la terra e la semenza a fondo perduto prelevando però dal cumulo tumuli 4 a salma di terra, per diritto di guardianie e di messa. Se il proprietario fa il maggese, percepisce due terzi del prodotto.
I proprietari inoltre non ritengono giusta la pretesa dei contadini di avere il contratto a mezzadria per 3 anni allo scopo di fare il ringrano, perché questo sfrutta terribilmente la terra che non si concima nemmeno a sufficienza né razionalmente, e poi è necessario lasciare una parte del terreno a pascolo per gli animali.
È piuttosto diffusa a Petralia Sottana e tenuta in regia diretta dai proprietari. Questi si lagnano degli alti salari che devono pagare ai campieri e ai mandriani: alcuni di essi hanno lire 100 all'anno oltre il vitto giornaliero e il diritto di tenere degli animali propri nella mandria del padrone, godendo i frutti in ragione del numero dei capi. Hanno il mantenimento gratuito della giumenta e il diritto di seminare un pezzetto di terreno raccogliendone interamente per sé il prodotto.
La pastorizia naturalmente è brada e transumante.
Nei latifondi predomina il sistema della grande gabella. "Prima l'estaglio era di 100 lire ogni 9 salme; ora è diminuito dovendo il gabelloto rivalersi sul proprietario delle nuove condizioni di cose prodotte dell'emigrazione. Il gabelloto concede in subgabella soltanto la terza parte del latifondo lasciata a pascolo; la parte a maggese e quella a seminerio la dà a mezzadria".
Quasi tutti i proprietari usano concimi chimici "però, siccome una quota di essi sta a carico dei mezzadri, costoro per risparmiare vorrebbero prendere concimi cattivi. Il proprietario anticipa la spesa ed è a suo carico il trasporto fino alla stazione ferroviaria; da lì al campo, a carico del contadino".
Mancano totalmente Istituti di credito e poco si spera nei tentativi di costituire enti intermediari per il Banco di Sicilia, mancando lo spirito di associazione e non ritenendosi "possibile per la Sicilia la forma della responsabilità collettiva". Ed oltre che del credito agrario di esercizio, sentirebbesi il bisogno d'un credito per i miglioramenti fondiari ; e di un migliore ordinamento degli Istituti ipotecari. Così pure vorrebesi che si provvedesse a sciogliere il diritto di promiscuità dei privati per il quale non di rado il fondo appartiene ad una persona e gli alberi che sorgono in esso ad un'altra.
Le scuole
Le scuole funzionano discretamente: però sentirebbesi il bisogno di una più larga diffusione dell'istruzione agraria e dell'istituzione a Petralia di un deposito di macchine agrarie che potrebbero trovare larga applicazione nelle sue campagne.
Degno di nota il fatto che la situazione scolastica nel suo insieme risulti migliore a Sottana che a Soprana, senza dubbio per la presenza nella prima della Scuola Normale Femminile Superiore.
Il territorio del Comune è infestato dalle cavallette. Il Comune asserisce d'aver fatto il possibile per distruggerle, ma senza riuscirvi, onde invoca l'aiuto del Governo il quale, dicono i proprietari, "ci deve pur essere per qualche cosa, dappoiché noi paghiamo le tasse".
La viabilità agraria manca completamente e manca pure la congiunzione rotabile con qualcuna delle frazioni del Comune.
Infatti anche Petralia Sottana ha borgate o frazioni le quali contano complessivamente 4000 abitanti. La maggiore di esser con oltre 2000 abitanti è quella di Castellana e sorge presso la strada nazionale ma le rimanenti (Calcarelli e Nociazzi ed altre minori) stanno fuori mano e mancano di comunicazioni rotabili. Le condizioni dei contadini sono diverse in queste borgate.
Manca la strada a Calcarelli, Sciocca, Nociazzi e Cozzo Catalano.
A Castellana e a Calcarelli il salario varia da lire 1.50 a lire 1.70 alla scarsa: oppure è di lire 1-1.25, pane e companatico. Il lavoro non dura più di 4 o 5 mesi.
V'è il contratto di gabella e di mezzadria. Il primo si fa usualmente a terraggio pagandosi da 3 e mezzo a 4 sementi, oppure da lire 100 a lire 150 la salma. Nel secondo, se il padrone fa il maggese, tre quarti del prodotto vanno a lui, oltre 4 tumuli a sala. La semenza è a carico del padrone. Se i lavori sono a carico del contadino, si fa mezzadria completa tanto per il prodotto che per la semenza.
Spesso si danno animali a soccida. Il padrone li compera e il prodotto si divide a metà: ma per le vacche egli conserva sempre il diritto all'intero valore di esse anche nel caso periscano.
Pochi anni fa si face la quotizzazione d'un terreno comunale ai poveri ; e i contadini così ne descrivono l'esecuzione e gli effetti : "Si fecero lotti di 4 tumuli ciascuno, e di applicò per ogni lotto un canone di lire 27, superiore la prezzo di gabella. I contadini non poterono reggere e vendettero la loro quota per lire 200 ciascuna ed emigrarono. Le vendite vennero fatto colla forma simulata dell'anticresi. Alcuni che ricevettero terreno molto cattivo, lo abbandonarono senz'altro".
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Palmento-museo di Verdi |
I proprietari dal loro canto così si esprimono: "La quotizzazione avvenne quattro anni addietro e riuscì dannosa al Comune. Si fecero di 63 lotti che furono sorteggiati alle famiglie più povere, Molti non pagarono e il Comune ci rimise fino le spese, Altri abbandonarono la loro quota per un corrispettivo irrisorio, taluno vendette quattro tumuli per due lire ! Le terre erano in parte buone, in parte cattive. Unico vantaggio fu questo, che qualche pezzetto delle terre migliori venne convertito dai quotisti e dai loro successori in vigneto".
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Tumminu, menzutumminu, munneddu e cozza Museo Civico di Petralia Soprana |
I soccorsi si concedono a 3 o 4 tumuli a salma (secondo i proprietari anche ad uno o due tumuli) e per di più i contadini si lamentano della cattiva qualità del grano.
L'emigrazione
L'emigrazione è stata ed è forte e solo in grazia ad essa vennero migliorate le condizioni dei contadini e ridotta l'usura.
Una forte corrente di essa è diretta nella Luisiana, ove lavorando nelle piantagioni di zucchero, gli emigranti guadagnano in media lire 3.75 al giorno oltre il vitto; oppure facendo i manovali lire 7.50 al giorno, molti sono riusciti a fare buoni risparmi e tornati in Sicilia comperano a caro prezzo terreni e case.
Nella media del triennio 1905-07 fu del 42 per mille abitanti Soprana e 35 per mille a Sottana. Un rimpatriato di Soprana espone: "Fui a New York per sei mesi e facevo il giardiniere, Guadagnavo lire 15 al giorno, Son ritornato perché richiamato dalla famiglia, Ho portato con me un piccolo capitale col quale ho acquistato un campicello".
Lo stesso riferiscono due contadini rimpatriati di recente a Petralia Sottana dagli Stati Uniti, che ivi guadagnavano lire 1.35 per ogni ora di lavoro facendo i manovali "Poiché tutti gli emigranti che rimpatriano fanno altrettanto, i prezzi della proprietà immobiliare sono aumentati".
Precisa il Lorenzoni che molti contadini posseggono un fonderello e la casa, altri soltanto la casa. Chi la dovesse prendere in affitto dovrebbe spendere circa lire 25 l'anno.
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Oltre a precisione e competenza, nelle pagine della sua relazione, Lorenzoni dimostrò una particolare sensibilità e attenzione per i disagi e le sofferenze constatate.
La sua natura idealista e generosa traspare anche dal resto della sua esistenza: volontario nella prima guerra mondiale, professore dal 1924 di storia economica e sociologia nell'università di Firenze, fu ucciso alla fine della seconda, mentre cercava di salvare la figlia Tina, partigiana, che a sua volta venne fucilata.
Cenni bibliografici
- Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia (Vol. 6, Tomo 1, 1908 e Tomo 2. 1910), Tipografia nazionale Bertero
- Francesco Figlia, Dall'antico regime all'età contemporanea in un comune rurale, Edizioni Grifo, 1994
- Ascenzio Li Puma, Scialè, Edizioni Arianna, 2016
© Testo protetto da copyright. Ogni riproduzione anche parziale è vietata
L'inchiesta Lorenzoni e le condizioni economiche delle Petralie nel 1907 è un vasto excursus economico e politico riferito ad un vasto territorio qual'è quello delle Petralie e delle loro borgate .La ricca e colta inchiesta Lorenzoni ne traccia i vari aspetti e i vari rapporti tra i proprietari e i voloni
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