SAN GIOVANNI


Foto di Michael LoDico

San Giovanni, sita a 664 m sul livello del mare, è fra le frazioni più distanti dal centro storico di Petralia Soprana ed è distinta in vari agglomerati che prendono nome ora dai loro nobili proprietari, ora da caratteristiche dei luoghi: così troviamo da una parte, San Giovanni Sgadari, detto anche “Gragano” (dai baroni Gargano), San Giovanni Verdi e Borgo Aiello e poi i quartieri PapassiCuozzu, Cappella, Palazzu, Tuoni, Ddisi e Pupi Tinti, detto anche Portella Chianti

Le varie agglomerazioni viste dall'alto

Il nome “Cappella” deriva da una cappellina costruita all'interno della residenza dei baroni Sabatini; “Palazzu” fa riferimento alla villa dei baroni Rinaldi; infine “Tuoni” è una deformazione del cognome La Tona.
Nel quartiere “U Cuozzu”, noto anche come "Cuozzu tunnu", esiste un belvedere che si affaccia sul fiume, denominato “all'Urgia”, nome che troviamo anche per la “Porta dell'Urgia”, la quale, nel centro storico di Petralia Soprana, dà accesso al Belvedere del Loreto. 

Foto di Antonietta Gangi

Nel quartiere U Cuozzu si trova anche il bevaio omonimo, ove sono stati incisi nella pietra da Damiano Macaluso, una scritta e il profilo di un cavallo. 



Foto di Domenico Gulino

La prima traccia documentale della località si ritrova nel Tabulario del Monastero di Santa Margherita di Polizzi, in un atto risalente ai primi del 1200, che menziona un fondaco in contrada S. Giovanni. A partire dal 1566, il Feudo S. Giovanni viene menzionato fra gli altri che componevano la Baronia delle Petralie, nei vari atti notarili con i quali il Duca di Montalto e Conte di Collesano "arrendeva", cioè concedeva in affitto, l'intera baronia ad un gabelloto. 
Successivamente, nel 1700-1704, in una certificazione dei giurati delle due Petralie alla deputazione del Regno delle due Sicilie, circa l'attribuzione dei vari feudi esistenti al territorio dell'una o dell'altra, il feudo San Giovanni viene indicato come appartenente a Petralia Soprana.


Mappa del catasto borbonico. 1840 circa

Nella pianta topografica  dei territori di Petralia Soprana e Bompietro, risalente al 1832, come illustra la legenda, la lettera N indica la "Trazzera nominata del Marchese", mentre la O indica il "Termine del fiume di San Giovanni".

Pianta topografica dei territori di Petralia Soprana e Bompietro. 1832


Secondo i documenti conservati presso il Commissariato per gli Usi Civici della Sicilia di Palermo, nel 1852 il valore attribuito al feudo di San Giovanni era di 25.000 onze. 
Ci siamo divertiti a calcolare con approssimazione quale ne sarebbe stato il valore attuale.
Basta sapere che l'onza (pari a 30 tarì), moneta che ebbe corso in Sicilia nel XVIII e nel XIX secolo fino alla sua annessione al Regno d'Italia, fu fatta pari nel 1860 a circa 12 lire e 75 centesimi. 1 Lira del 1860 equivaleva a Euro 4,81 e quindi un'onza corrispondeva a 61,087 euro circa.


Palazzetto Rinaldi

Il territorio di San Giovanni è disseminato di tracce della presenza dei feudatari di un tempo. Nelle foto qui sopra vediamo l'ex palazzetto Rinaldi, risalente al 600-700, venduto dai suoi originari proprietari negli anni '20-30. I Rinaldi, che avevano un palazzo anche in città (in corrispondenza dell'attuale via Pergola) erano una delle famiglie nobili più antiche di Petralia Soprana, e sono menzionati in atti del Tabulario del Monastero di Santa Margherita di Polizzi, risalenti al Trecento.
L'edificio è stato suddiviso in tre parti, di cui quella di destra ha mantenuto la struttura originale e in cui si possono ancora notare i rostri o "gattoni" in pietra dei balconi. Il portone principale è stato distrutto e alcune delle pietre intagliate ornamentali sono state reinserite nella muratura. Il tetto si è mantenuto nella sua forma primitiva a piramide.
E' rimasto in piedi solo uno dei due pilastri che reggevano il cancello di chiusura della zona riservata al palazzo.

San Giovanni Sgadari
Foto dalla pagina FB

E' stata invece parzialmente ristrutturata a fini turistici la masseria S. Giovanni Sgadari dei baroni Sgadari di Lo Monaco, dimora costituita da più caseggiati, con tre corti interne e un giardino munito di labirinto all'italiana, risalente alla prima metà del 1700. Ufilmato di Marco Di Stefano ce ne consente una visita virtuale.



L'ingresso della masseria

L'abbeveratoio della masseria S. Giovanni Sgadari

Risale al 1797 la villa che in origine apparteneva alla baronessa Carolina Sabatini, trasmessa poi alla famiglia Cataliotti.



Villa Sabatini-Cataliotti

Fontana di Villa Cataliotti

Anche la famiglia Pottino, che giunse a Petralia Soprana da Nicosia ai primi del XIX secolo, aveva possedimenti in contrada S. Giovanni, ed esiste tuttora la "casina di campagna" di Nicolò Pottino, Marchese di Irosa e barone di Torrenova. Il magazzino del grano reca ancora la data del 1833.

Ingresso della casina di campagna
S. Giovanni Pottino

Nel giardino sono state riutilizzate per realizzare sedili, alcune pietre scolpite recuperate dal palazzo Pottino, che si ergeva, sino al secolo scorso, nelle vicinanze del castello di Ruggero I.




Dal 1982 S. Giovanni è sede di autonoma parrocchia.

Chiesa di S. Giovanni Battista

Più che in altre zone di Petralia Soprana, a S. Giovanni permane il retaggio della vita feudale nel latifondo cerealicolo dell'entroterra siculo. Mentre lo sguardo scorre sulle vaste distese di campi, mute testimoni di secoli di fatica e teatro delle prime lotte contadine del dopoguerra, nasce un pensiero riverente verso le generazioni che vi hanno speso tanto duro lavoro.


Ringraziamenti
(in ordine alfabetico)

a Pietro Cassaniti, Antonietta Gangi, Rosario Ferrara, Domenico Gulino, Michael Lodico, Pietro Pottino di Irosa e Mario Sabatino.
Alcune delle foto sono tratte dall'archivio della Biblioteca Comunale Frate Umile di Petralia Soprana.


Cappella votiva

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