RECATTIVO
Recattivo Olio di Rocco Paci 2001 |
Chi era questo re malvagio?
Nella toponomastica dell’entroterra siciliano, troviamo una serie di paesi o contrade con un’aura di regalità. In particolare nelle Madonie : Resuttano, Regiovanni (contrada e castello di Gangi) e appunto Recattivo, frazione di Petralia Sottana.
In realtà re o regine non c'entrano per nulla, perché si tratta solo di una comune origine dal termine arabo “rahl” o “rahàl”, che indicava, al tempo dell’occupazione islamica della Sicilia, un casale o villaggio, scelto come tappa, nel corso dei lunghi percorsi. Va precisato che si tratta della lettera “h” araba che veniva pronunciata come una k aspirata, un po’ come il “ch” finale tedesco di Bach.
Questa è l'opinione unanime degli studiosi della materia (condivisa anche da Ferdinando Maurici).
Questo etimo viene infatti confermato nel '500 dai Capibrevi del Barberi e in un successivo scritto del 1667 del religioso padre Pietro Ansalone, così come negli atti del Protonotaro del Regno di Sicilia, oe troviamo l'antico nome arabo Rahalkatuni.
Qui l'interpretazione si fa difficile: il casale del cotone, si dirà, (da katùn), visto che gli arabi avevano importato il cotone anche nelle Madonie. Ma vi sono anche altre possibilità, in quanto "Katun" era un nome di persona, oppure "at-tin" potrebbe riferirsi all'argilla.
Attraverso i vari passaggi di proprietà il nome si italianizza in Recattini. Ed infine, per assonanza, si giunge nei documenti ufficiali alla forma attuale Recattivo. Ne fa già uso a metà '700 anche il Villabianca.
In antichità
La zona e quelle vicine (Landro, Cuti) furono certamente occupate da antichi insediamenti, probabilmente a partire dalla preistoria.
Francesco Minà Palumbo, come preciseremo in seguito, scrisse di aver rinvenuto a Recattivo un coltello in selce ed altri reperti archeologici.
Sulla roccia alla base del caseggiato di Recattivo sono state individuate due tombe a grotticella scavate in età preistorica saccheggiate in antico. La prima è esposta a Sud-Est, ha apertura di forma trapezoidale, lunga m. 1,40 e larga nel punto più ampio m. 1,15; la parte interna quadrangolare, è separata da un leggero rigonfiamento delle pareti laterali. La seconda tomba, poco più a Nord, è ancora più semplice ad unico ambiente.
Per sua conformazione la Portella di Recattivo (832 m) è stata in ogni epoca un punto di passaggio obbligato nelle montagne, e quindi di valore strategico. Nell’itinerario ottocentesco del corriere postale a cavallo, per la tratta Palermo-Messina per le montagne, troviamo al miglio 72 l’indicazione di una barriera a “Roccattivo” o “Re cattivo”.
Il valore strategico di tale zona è comprovato dal fatto che il 20 luglio 1943 durante l'invasione americana della Sicilia, le armate tedesche (il Raggruppamento Schreiber), occuparono la Portella a scopo difensivo.
Per sua conformazione la Portella di Recattivo (832 m) è stata in ogni epoca un punto di passaggio obbligato nelle montagne, e quindi di valore strategico. Nell’itinerario ottocentesco del corriere postale a cavallo, per la tratta Palermo-Messina per le montagne, troviamo al miglio 72 l’indicazione di una barriera a “Roccattivo” o “Re cattivo”.
Il valore strategico di tale zona è comprovato dal fatto che il 20 luglio 1943 durante l'invasione americana della Sicilia, le armate tedesche (il Raggruppamento Schreiber), occuparono la Portella a scopo difensivo.
Quando ci si avvicina all'area abitata, le curve della stradina svelano inaspettati scorci di quello che sembra un romantico maniero. Probabilmente la masseria fortificata oggi visibile venne costruita in epoca imprecisata proprio nel punto in cui era stato costruito il rahàl originario, il casale che aveva dato nome alla contrada, e ciò sfruttando un picco roccioso calcareo ricco di incavi e protuberanze, divenuto parte integrante della costruzione. Il suo aspetto fa dire ad alcuni che negli anni '50, fosse un covo di briganti, da cui partivano a cavallo per le loro scorrerie.
Signori e baroni di Recattivo
Nel corso dei secoli infatti, Rachalcatuni (e poi Recattini e Recattivo) fu feudo, signoria e poi anche baronia, e si trasmise via via a svariate grandi famiglie delle Madonie.
Nel 1453 da Simone De Pignero il feudo passa a suo figlio Antonio, e poi nel 1482 giunge alla pronipote Eufemia Pignero, e nel 1532, per via matrimoniale, a Girolamo Fuxa.
Per un breve periodo, entra in possesso dei Ventimiglia.
Torna all'erede dei Fuxa, Francesca, la quale a partire dal 1604 lo trasmetterà ai suoi tre successivi mariti (Vincenzo Gambacorta, Gaspare Inguanti, e Coriolano Fardella), ai quali tutti sopravvivrà, tornandone poi proprietaria. Erano i tempi in cui la dote portata dalla donna al momento delle nozze, le andava restituita dai suoi stessi figli e dalla famiglia del marito, in caso di vedovanza.
Per finire, Francesca Fuxa vende il feudo all'abate cammaratese Antonio Castiglione, protonotario apostolico, abile speculatore, venuto in possesso di altre numerose terre fra le quali Chibbò, Timparossa e Vicaretto, il quale le lascia al suo figlio naturale Giuseppe.
Subentrano poi i Moncada Branciforte sino a fine 1700 e infine, per via matrimoniale, i Platamone di Trapani. Ultimo feudatario risulta, nel 1805, Michele Platamone e Moncada, figlio e successore di Rosalia Platamone Moncada e Branciforte.
Nell'800 infine, le terre e i caseggiati diventano di proprietà dei Sabatini.
Il barone Enrico Sabatini, un precursore
I Sabatini provengono da una famiglia nobile del Seicento, di cui troviamo tracce a Palermo, Messina e Randazzo. Il loro palazzo e l'annessa chiesetta delimitano piazza S. Michele a Petralia Soprana.
Nella chiesetta della masseria, una lapide del 1943 ricorda Enrico Sabatini (1853-1930) come benefattore della chiesa stessa e "precursore della bonifica integrale". Già nel 1809 l'abate Paolo Balsamo aveva evidenziato le ottime qualità e la "verace fecondità" dei terreni di quella zona, calcareo-argillosi ma friabili, e naturalmente forniti di sostanze fertilizzanti animali e vegetali, ma abbandonati in qualche modo al loro destino.
Il Sabatini avviò invece delle tecniche innovative che gli meritarono, negli ultimi anni del XIX secolo, il plauso delle riviste di agricoltura dell'epoca.
L'ex feudo venne infatti sfruttato in maniera razionale, con sistemi di irrigazione adeguati, con la costruzione di case coloniche e con metodi di coltura moderni, tanto da venire segnalato a livello nazionale come esempio di come il latifondo siciliano potesse mutare volto. Di conseguenza si assistette in quella zona ad un ripopolamento della campagna, con diminuzione dei furti campestri, a vantaggio della pubblica sicurezza.
Oggetto di sperimentazione fu in particolare il pistacchieto. Il Sabatini inventò nuove tecniche di potatura ed accorgimenti per il raccolto, e riuscì anche a creare nuovi alberi, mediante la semina di arbusti di terebinto, sui quali innestare il pistacchio.
In un resoconto sull'agricoltura siciliana del 1876 al Giornale di agricoltura, industria e commercio, leggiamo inoltre che a Recattivo era florida l'apicoltura: in quel solo anno, il numero delle arnie popolate e produttive era passato da 30 a 66.
La masseria
L'aspetto da fortilizio deriva essenzialmente dalla pluralità di corpi massicci, articolati su più livelli, occupati da spaziosi granai, lunghe stalle prevalentemente per equini, magazzini e depositi che testimoniano della funzione che tale edificio ebbe nel tempo. La postazione rocciosa più elevata è destinata all'abitazione padronale, che veniva occupata dai proprietari feudatari o dai gabelloti solo nei periodi estivi di più intensa attività agricola, dato che avevano la propria residenza abituale nei centri cittadini o nei grossi borghi. Nella masseria vivevano in pianta stabile solo poche famiglie di mezzadri e lavoratori.
Qui sotto la pianta evidenzia una struttura classica, che alterna abitazioni dei lavoratori e locali lavorativi, organizzati attorno al baglio.
Le abitazioni di mezzadri e salariati erano monocellulari e suddivise in profondità da una parete in legno o da un incannucciato, che isolava la parte interna destinata a letto-magazzino, da quella che prendeva luce dalla sola porta, definita da riquadro in blocchi calcarei non imbiancati.
Minà Palumbo a Recattivo
Il medico e botanico Francesco Minà Palumbo si interessò in svariate riprese alle colture di Recattivo, seguendone le migliorie e segnalandole con articoli nelle riviste specializzate dell'epoca. Nel 1872, nel corso degli studi preparatori della sua monografia sul pistacchio, proprio sulle foglie di piante di terebinto del pistacchieto del barone Sabatino, ebbe a scoprire una nuova specie di insetto dell'ordine dei ditteri, che in suo onore venne chiamata Leucopis palumbii Rndn.
La specie scoperta in un disegno di Minà Palumbo |
Nel corso delle sue ricerche naturalistiche sul territorio, Minà Palumbo raccoglieva e catalogava anche reperti archeologici e a Recattivo ritrovò nel 1868, in prossimità della strada che conduce al Landro, un coltello di selce, oggetti antichi vari, bicchieri, lacrimatoi, vasi, oltre a monete romane, vicino ai resti di un'antica città diruta con sepolcri, che non era stata mai oggetto di studio. Alcuni di questi reperti sono oggi visibili presso il Museo naturalistico a lui intitolato a Castelbuono.
Attualmente risultano segnalate diverse tombe a grotticella scavate nella roccia.
La chiesetta |
La Madonna di Tagliavia
Come tutte le masserie di un certo rilievo di proprietà nobiliare, era dotata di una chiesetta. La stessa di ignota origine, è dedicata alla Madonna di Tagliavia. Nell'incisione devota ottocentesca qui sotto si legge "M. SS. del Rosario di Tagliavia che si venera nel feudo di Recattini".
La chiesa è stata ceduta nel 2010 dall'ultimo erede al Comune di Petralia Sottana.
Nelle vicinanze dei caseggiati, un incantevole laghetto, in realtà un bacino artificiale.
Il laghetto Foto di Salvatore Pirrera da Fotografieitalia.it |
Nel 2012 è divenuto operativo a Recattivo un parco eolico realizzato da Falck Renewables, con impianto dotato di 26 turbine, per una potenza di 22 MW.
Giovan Luca Barberi, Capibrevi, 1509, pubblicati a Palermo nel 1886 vol. 2 p. 262
Repertorio dei processi di investiture feudali dal 1452 al 1812 del Protonotaro del Regno di Sicilia
Pietro Ansalone, Patris Petri Ansalonij clericorum regularium minorum Messanensis Sua de familia opportuna relatio...omissis...apud Bertanos, 1662
Francesco Maria Emanuele e Gaetani (march. di Villabianca), Della Sicilia nobile, Appendice 1, 1754
Paolo Balsamo, Giornale di viaggio fatto in Sicilia e particolarmente nella contea di Modica, R. Stamperia, Palermo 1809 pp. 30-31
Francesco Minà Palumbo, Paleoetnologia sicula delle armi in pietra raccolte in Sicilia, Biblioteca del Naturalista Siciliano, Paleontologia, VII, 1869. p. 113
Giornale di agricoltura industria e commercio, volume 27, 1877 p. 130
Francesco Minà Palumbo, Monografia botanica ed agraria sulla coltivazione dei pistacchi in Sicilia,1882
Problemi sociali siciliani: la questione agraria - il latifondo, in "La Scienza sociale", mensile marzo 1901, Palermo
Caterina Samsonoff, Sulla coltivazione del pistacchio in Italia, in Bollettino della Real Società Toscana di Orticoltura, 1912, vol. 17 n. 12 pp. 312-313
Gaetano Zingali, L'invasione della Sicilia (1943) avvenimenti militari e responsabilità politiche, G. Crisafulli, 1962
M. T. Alleruzzo Di Maggio, La dimora rurale nelle Madonie in "La casa rurale nella Sicilia occidentale", Leo S. Olshki editore, Firenze, 1968
Ferdinando Maurici, Itinerari federiciani in Sicilia, Kalòs, 2009
Ringraziamenti a Domenico Gulino e Rocco Paci.
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