di Enzo Orlando
'Cumu 'na crapa, l'erba di to' campi mi manciava...
70, 80 anni fa non c'era sulle Madonie il benessere che c'è oggi, diffuso in tutta la popolazione. La seconda guerra mondiale era finita da poco ma le sue piaghe erano ancora tangibili.
Ai ceti meno abbienti mancava persino il cibo. Per questa ragione, donne e uomini si avventuravano spesso per le campagne incolte a cercare verdura selvatica commestibile.
Ne esistevano di numerosi tipi, una più gustosa dell'altra...
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Hiaccabulisci |
Il tarassaco (hiaccabulisci) mi piaceva bollito, come le altre verdure che avevano un sapore amarognolo. Hiaccari in dialetto significa spaccare e baliscia sarebbe la valigia. Lo strano nome dipende forse dagli effetti di questa verdura sul sistema urinario e gastrointestinale.
Quando da bambino mia nonna raccoglieva tarassaco, noi non ne conoscevamo nemmeno il nome e lo chiamavamo "cicoria".
Mia nonna, che era una grande camminatrice, non evitava di calpestare le zolle di terra secche o umide e si incamminava per la Pinta, una zona aperta fuori dal paese, munita di sacchi di tessuto e di coltello da cucina.
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La Pinta tanto tempo fa Foto di Francesco Lo Mauro |
Andava a tagliare le cicorie raso terra, lasciando la radice sotterrata, sicché l'anno successivo potevano germogliare ancora. Lo stesso faceva con i finocchi. Poi con quei sacchi sulle spalle, a piedi si incamminava verso casa, dove pensava a ripulire ciò che aveva raccolto.
Sti virduri 'na vota si cugghìanu tirrena tirrena e fumu di machini, fugnaturi e sapunata un ci nn'era. C'eranu sulu cacati di pecuri e di vacchi, ma 'un eranu valieni pp'a saluti.
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Fontanella di via S. Pietro A Petralia Soprana |
A raccogliere erbe selvatiche erano in tante. Di fronte a casa mia c'era una fontanella in ghisa con il rubinetto. Spesso era un via vai di massaie, munite di due bagnarole, che si avvicendavano alla fontana per lavare le verdure, visto che a quel tempo non avevano tutte l'acqua in casa.
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Qualazzi |
I cavolicelli venivano chiamati qualazzi, cavuliaddri o mazzareddi. Mario Sabatino ricorda che fra i vicoli di Soprana echeggiavano spesso le grida "Oh li beddi mazzareddi!" dei venditori di queste verdure molto salutari.
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Sinapi |
Alla famiglia delle brassicacee apparteneva anche la sinapi, che si apparecchiava lessa insieme alla salsiccia.
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Zarchi |
I giri (zarchi), cioè le bietole, si cuocevano a volte insieme alle fave secche, ammollate 12 ore prima.
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Vurraini |
La borragine (vurraini), le cui foglie sembrano ruvide e cosparse da piccole spine, se bollita risulta molto gradevole al palato. Quando andai a Genova al matrimonio di una mia nipote anni fa, a pranzo servirono ravioli con ripieno di borragine. Allora capii che era una verdura preziosa.
Le verdure oltre che lesse o con le uova, venivano consumate anche in insalata. Lo si faceva ad esempio per la portulaca (purciddana).
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Purciddana
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In caso si fossero trovati porri selvatici, (più piccoli di quelli coltivati) in dialetto purretta, sarebbero serviti a fare ottime frittate. Io andavo matto anche per quelle di asparagi, di mazzarelle, di carciofi e persino di finocchietti.
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Finucchìaddi
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Spesso i finocchietti (finucchìaddi) si cuocevano misti a favette, pisellini, cipolla, carciofini, per preparare la famosa frittedda.
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Frittedda |
Oppure erano immancabili nella pasta con le sarde o ancora nella pasta e lenticchie, quando si apparecchiava U Mangiari a San Giseppi per il pranzo dei bambini poveri, i virgineddi, durante la festa del Santo
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Cardunedda |
Nel menù rituale dei Virgineddi, insieme ai tagghiarini, alle lenticchie ai fagioli e finocchietti, facevano da protagonisti i cardi selvatici fritti, cardunedda friùti, un secondo che sostituiva la carne.
Peppino La Placa racconta che a Raffo, per provvedere ai grandi quantitativi di verdure richiesti per la festa, squadre di giovani, per giorni interi setacciavano le campagne, per portarle poi alle donne che si sbrigavano a pulirle e cuocere lo stesso giorno della festa.
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Cardunedda friùti |
Ma le verdure raccolte non servivano solo nella propria cucina.
Anch'io, ancora bambino, mi caricavo sulle spalle un sacco di verdure ripulite e raccolte in piccoli mazzetti, e le portavo da Nicolino, il salumiere del paese, che le rivendeva a 10 lire al mazzetto, mentre a mia madre le contabilizzava nella spesa.
Il commerciante aveva un quaderno dove prendeva appunti sui crediti. E noi quando facevamo acquisti, anziché pagare il conto dicevamo: "me lo scrive".
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Sparaci |
Concludo con una frase che dice tutto...
Cu mancia virdura 'un mori mai.
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