SACCÙ

Foto di Natale Sabatino

Saccù, piccolo borgo ad 850 metri sul mare e che dista 1,31 chilometri da Petralia Soprana, trae il suo nome dal torrente a ridosso del quale è sorto.
È raggiungibile da Fasanò oppure dalla contrada Nascarella.
Nel censimento del 1931 risultava composto da 15 famiglie, per un totale di 58 abitanti. Oggi ne conta solo 10.

Nella cartina del catasto borbonico relativa al territorio di Petralia Soprana, tracciata verso il 1840 dall'agronomo Filippo Cerami, troviamo indicato Saccù, così come il rio lungo il quale è stato edificato, che è un affluente dell'Imera Meridionale.

Mappa del catasto borbonico. 1840 circa

Quasi tutte le terre intorno al borgo erano di proprietà dei carmelitani, che vi possedevano anche un grosso fabbricato, chiamato ancora oggi il “monastero”.


Nelle foto sopra, il decreto del Regno delle Due Sicilie del 1842 con il quale si autorizza la concessione in enfiteusi da parte dell'Ospedale di Petralia Soprana all'Ordine dei Carmelitani. di terreni in località “Saccù”. Nel 1861, dopo l'unificazione d'Italia, il Comune, divenuto proprietario dei beni dell'Ordine, mise all'asta le terre a lotti. I borghesi di Petralia Soprana e Sottana le comprarono tutte ed i borghigiani divennero mezzadri.


Il borgo ottocentesco
Foto di Mario Sabatino

L'origine del nome Saccù non è nota. Vi è traccia documentale della Trazzera Saccuda, e nelle carte IGM l'intera contrada è identificata come Saccuda. Domenico Scinà, nel suo rapporto sui danni provocati dal terremoto devastante del 1818, descrive la località Saccudi. Questo ci fa fantasticare sul possibile collegamento del nome con Saccudion, sede del Monastero di San Teodoro in Bitinia. Vi erano forse nel luogo dei monaci bizantini, prima dell'arrivo dei carmelitani?



Abbeveratoio

Troviamo un nome simile in Puglia, ove esistono, vicino ad Andrano, una località e un tratturo Saccudi. Ma cosa può accomunare questa contrada con Saccù?
Oppure dobbiamo vedere un nesso fra la parola e il greco Σακκουδια, che evocherebbe un saccheggio avvenuto in zona? Nel caso di Andrano, la cosa avrebbe senso perché le origini di questo borgo sono da ricondurre agli attacchi dei Vandali e dei Barbari nel V secolo.
L'etimologia ha questo di bello, che fa volare la fantasia sulle ali della storia...


Foto di Natale Sabatino

Il boschetto
Saccù è uno dei pochissimi esempi rimasti di un'area boschiva completamente naturale, e non frutto di rimboschimento, per cui rappresenta una testimonianza di quello che poteva essere il paesaggio sulle Madonie Meridionali nell'Antichità.


Ciclamini nel boschetto di Saccù
Foto di Natale Sabatino

La zona archeologica
Vari reperti recuperati a Saccù nel corso degli anni testimoniano la presenza di abitazioni sin dal periodo romano. Il microclima favorevole, le molte sorgenti di acqua e il terreno particolarmente ubertoso, hanno favorito gli insediamenti. L'abitato era esteso, come dimostrato dal fatto che sono stati ritrovati cocci di terracotta lungo tutto il greto del fiume, per almeno 500 mt. Scavi a soli 10-12 metri di profondità hanno portato alla luce tegole, paglia, carbonella. Forse in epoca romana una frana ha travolto l'insediamento. Ma il bosco ha assestato il terreno e l'uomo, caparbio, ha ricostruito il borgo.


Lucerne a olio di epoca romana

Fra i reperti archeologici ritrovati, monete, anfore, mulini in pietra lavica e lucerne, che saranno esposti al Museo Comunale di Petralia Soprana.

Una moneta d'oro reperita reca l'effige di Costante II detto Pogonato, cioè il Barbuto, e di suo figlio Costantino IV, e si può quindi far risalire agli anni 641-668 d. C.


Moneta di Costante II 

L'archeologo Gaetano Messineo, nella sua ultima intervista, evidenziò anche il ritrovamento a Saccù, di vasi-filtro arabi.
Anche nella parte bassa della vallata di Saccù, come in zona di Cipampini, si trova una grotta accessibile.


Grotta nella vallata di Saccù
Foto di Natale Sabatino

Nella zona sono state trovate anche decorazioni o supporti in pietra, riferibili ad edifici.


Reperto derivante da un edificio
Foto di Domenico Gulino


La strage di Petralia
La notte fra il 14 e il 15 ottobre 1863 a Saccù,  Alberto Gennaro inteso Buné e i suoi due figli, Pietro e Maria, muoiono bruciati nel rogo della loro casa, incendiata da un reparto misto di soldati, carabinieri e funzionario di P. S. durante un rastrellamento in cerca di renitenti alla leva. Si era sparato da entrambe le parti, nella reciproca convinzione di trovarsi sotto attacco brigantesco. Venne chiamato a risponderne il luogotenente di fanteria Carlo Dupuy e ne seguì un acceso dibattito in Parlamento per la "strage di Petralia".
In esito, lo Stato calcolò il valore delle tre vite: novecento lire, cioè meno di quattromila euro,  da dividersi fra i due unici parenti di Alberto Gennaro «a titolo di sussidio e non come  risarcimento danni».





Saccù ha una sua chiesetta, dedicata alla Madonna del S. Rosario di Tagliavia. Fu costruita a spese di Giuseppe Velardi e consacrata nel 1927, come ricorda una lapide al suo interno.


Foto di Enzo Orlando

A Saccù storicamente il cognome più diffuso è VELARDI. Lo si ritrova in tutta la Sicilia e in diverse altre regioni d'Italia. Deriva dal nome franco germanico Abelardus. Da un ramo della famiglia originaria di Saccù, trasferitosi in Calabria, proveniva il giornalista Andrea Filippo Velardi (1913-1966), che divenne un protagonista della vita culturale di Petralia Soprana, negli anni del dopoguerra. Nel 1955 scrisse Petralia Soprana, balcone delle Madonie


Madonna del Rosario di Tagliavia
Foto di Mario Sabatino

A Saccù esistono tre pozzi in pietra di interesse storico, risalenti al Settecento.



Molto particolare è la vasca di irrigazione con attigua fontana, ancora esistente nella tenuta del Barone Di Paola. 


Fontana e vasca Di Paola

A valle dell'abitato, alla confluenza del torrente Saccù con il fiume Imera, che proviene da Petralia Sottana, è anche presente il mulino in pietra di S. Francesco, della metà dell'Ottocento, privo di vasche e ormai diroccato, ma attivo sino agli anni '40. Era uno dei tanti presenti sul fiume. La sua fine coincide con la diffusione dell'energia elettrica e l'arrivo delle macine a cilindri con motori elettrici.
Caratteristico è l'accesso ad arco del locale ove era situata la ruota in legno che azionava il mulino.



Mulino S. Francesco
Foto di Natale Sabatino

Cliccate qui per un filmato di Domenico Sabatino che offre una visuale dall'alto del corso del fiume e del vecchio mulino ora invaso dalle sterpaglie.

                       Scorci di Saccù. Foto di Enzo Orlando

In primavera, la natura verde e fiorita fa pensare che il mito di Proserpina sia nato proprio a Saccù. E' un angolo di quiete amato dagli artisti e dai contemplatori.

Ringraziamenti 
a Mario Sabatino, Natale Sabatino, Domenico Gulino e Enzo Orlando.


© Testo protetto da copyright. Ogni riproduzione anche parziale è vietata

Commenti

Post più popolari