PIANELLO

 

Foto di Maria Gulino

Sulle origini di Pianello, che dista meno di tre chilometri dal centro di Petralia Soprana, non si hanno notizie documentali, anche se le caratteristiche costruttive dei rioni più antichi permettono di far risalire il borgo al XVIII-XIX secolo.

Già nel 1799 l’abate Francesco Sacco, nel Dizionario geografico del Regno di Sicilia dedicato al Principe Leopoldo di Borbone, precisa che la Terra di Petralia Soprana, facente parte della diocesi di Messina e popolata da 4.718 persone, comprende cinque distinti villaggi agricoli.


Mappa del catasto borbonico 1840 ca

E sin dai primi dell'800, i documenti ufficiali del Regno delle Due Sicilie individuano uno di questi villaggi in Chianella. Infatti la "Divisione dei ventitre distretti de' reali dominii oltre il Faro in cencinquanta circondari", firmata a Portici il 16.4.1819 dal re Ferdinando II, prevede, per la Valle Minore di Palermo, che il circondario di Petralia sia suddiviso nei seguenti sette comuni: "Petralia Soprana, Chianella, Malpasso, Petralia Sottana, Calcarelle, Buonpietro e Alimena". 


Carta del 1825
I due unici borghi di Petralia menzionati
 sono Malpasso e Chianella

Anche l'Abate Scinà, in quello stesso anno, nel suo rapporto al Re sui terremoti verificatisi nelle Madonie, fa riferimento espresso, per quella zona, a questi stessi comuni. Quindi a quell'epoca Chianella esisteva già da tempo.


Foto di Maria Gulino


Sino a più di metà Ottocento, troveremo questo appellativo di "Chianella", ad esempio nel Dizionario statistico de' paesi del Regno delle due Sicilie di Gabriello De Sanctis del 1840. La mappa del Catasto Borbonico del 1840 circa e il dizionario corografico dell'Italia del 1867 contengono invece la  nuova denominazione ufficiale di Pianello.

Possibile etimologia
Dalla consultazione dei dizionari classici della lingua siciliana, emerge che il termine chianella sia l'equivalente di tappina ed indichi la pantofola, la scarpa priva di tallone. Nel Napoletano, il termine indica anche una bacinella bassa per la vendita dei pesci.
In altre parti d'Italia si trovano diversi comuni o località dal nome "Pianello", che deriva dal latino "planus", con probabile riferimento alla conformazione del sito. Il nostro Pianello però è disposto quasi ad anfiteatro su di un pendio, e non è certo pianeggiante.


Carta militare IGM del 1930
Qui il nome è Pianella

La malaria
Sino agli anni '50 del secolo scorso, come nel resto delle Madonie, le Petralie pagarono un pesante tributo alla malaria, che dilagò in tutto il Mezzogiorno per secoli. E risulta che ai primi dell'800, il morbo abbia colpito gravemente in particolare Chianella. Scrive  Francesco Ferrara, nella sua Storia generale della Sicilia del 1834, che a Chianella (come anche a Blufi), quasi tutti gli abitanti sono così ammalati che pare uno spedale.

Il chinino venne introdotto solo a fine '800

Non si era ancora giunti all'individuazione dell'agente della malaria, parassita che, in questo caso, veniva trasmesso dalle zanzare stanziate sulle rive dei fiumi Imera Meridionale e Salso e dei loro affluenti. Ed infatti fra le zone malariche della provincia di Palermo individuate nel 1903, ben tre sono relative al territorio di Petralia Soprana.
Nel nostro caso, il corso d'acqua responsabile poteva essere il vallone di Pianello, che inizia nella fraz. Scarcini sopra Arsi, scorre sotto Pellizzara e si congiunge con il Salso a Vigna d'Aratro.

La Cassa Rurale Sacro Cuore di Gesù
Alla fine dell'800, in tutta la Sicilia, si sviluppò una nuova forma di credito cooperativo finalizzata a dare aiuto a mezzadri, fittavoli, coloni e piccoli proprietari terrieri, concedendo loro prestiti a basso interesse ed a lunga scadenza.  Le "Casse rurali" comportavano la responsabilità solidale e illimitata dei soci nei confronti dei terzi e non era difficile divenirne soci. In un periodo in cui il ricorso all'usura e l'emigrazione rappresentavano spesso una strada obbligata, a fronte dell'imperare del latifondo e dell'inasprimento delle tasse, questi istituti, in gran parte di matrice cattolica, all'inizio del '900, consentirono  l'accesso al credito agrario a centinaia di migliaia di contadini.
A Pianello in particolare, ai primi del XX secolo, la famiglia Gulino, 'ntisa I Michelangelo creò la "Cassa Rurale Sacro Cuore di Gesù di Villa SS. Trinità", che aveva sede nell'attuale viale Alcide De Gasperi, nei pressi della chiesetta di SS. Maria della Catena.


Purtroppo a Pianello, come in altri comuni delle Madonie, come Collesano e Polizzi, l'esperimento della cassa rurale non ebbe lunga durata. Al 31 dicembre 1935 la stessa versava in particolari difficoltà, a causa di un consistente portafoglio in sofferenza che  ammontava a Lire 216.204, e venne pertanto messa in liquidazione.


Occupazione dell'ex feudo Verdi nel 1948
Il secondo da sinistra è Epifanio Li Puma

Pianello e le lotte contadine
Dopo gli omicidi di Epifanio Li Puma e Placido Rizzotto, vi fu nel 1949 un periodo di sospensione della protesta degli agrari, anche in esito ai risultati delle elezioni, sfavorevoli alla Sinistra. 
Il movimento si riavviò però nel corso dell'inverno, come riferito da Pio La Torre, e il 22 febbraio 1950, 300 partecipanti alla riunione organizzata a Pianello dal capolega locale Michele Spitale, fondavano il Comitato di Lotta per l'occupazione delle terre incolte ed organizzavano per i giorni a seguire le azioni da compiere presso gli ex feudi Verdi del marchese Enrico Pottino, San Giovanni del marchese Sgadari, e Casalgiordano del barone Mocciaro. 

Renato Guttuso 
L'occupazione delle terre incolte 

Difatti, dopo S. Giovanni, il 18 marzo, passarono a Verdi, e 150 poliziotti non riuscirono a bloccare ben 1.535 contadini ivi concentratisi. In questa fase, le donne di Pianello, come Giuseppina Lio, ebbero un ruolo decisamente attivo. Parteciparono alla occupazione del feudo Verdi, e in uno scontro violento con la Polizia, tenutosi proprio durante una manifestazione a Pianello, furono loro ad impugnare i bastoni.
Fu quest'ultima ondata di proteste e di occupazioni, che instradò il governo De Gasperi verso la prima legge di riforma agraria del 21 ottobre 1950.



Lo sviluppo di Pianello 
Gli agglomerati più antichi della frazione sono costituiti dai rioni Arsi'N capu l'aria e I Stritti. A partire dal 1952, con la costruzione della Provinciale Trinità-Bompietro, si formeranno i rioni Lesa e Tufo.
Secondo il censimento del 1937 era composta da 77 famiglie e 278 abitanti, numeri che, all'interno del territorio di Petralia Soprana, uno dei più frazionati di Sicilia,  ponevano Pianello fra le borgate maggiormente popolose, subito dopo S. Giovanni e Raffo (senza considerare Blufi, divenuta poi autonoma nel 1972). Al giorno d'oggi, secondo l'ultimo censimento, Pianello, unitamente alle vicine frazioni di Trinità e Fasanò, giunge a coprire 1.003 abitanti, cioè quasi un terzo della popolazione complessiva di Petralia Soprana.

Arsi

Arsi
Il nome di Borgo Arsi deriva forse da un incendio accaduto in epoca imprecisata. Costituisce lo sviluppo di due borghi più piccoli, situati a monte, Pauliddi e S. Michele, oggi scomparsi. Con una struttura tipica dell'entroterra madonita, è articolato intorno ad un "ballu" (baglio) centrale cioè un cortile in uso comune a più famiglie, verso i quali sono orientate quasi tutte le aperture, come nelle masserie, con il fine evidente di preservarsi da possibili attacchi dall'esterno.


Scala esterna ad arco, che funge da portico 

Le zone più antiche di Pianello presentano varie tipologie di casa rurale madonita dell'800. Le abitazioni contadine erano in origine di struttura unicellulare, cioè costituite da un unico stanzone ripartito a piano terra, e venivano poi sopraelevate di un piano in un secondo tempo, per esempio per la necessità di ospitare la nuova famiglia di un figlio, con la costruzione di una scala esterna in pietra, in muratura piena oppure con un arco rampante. Nel primo caso, nel sottoscala veniva ricavato un vano utilizzato come deposito o pollaio. Nel caso di scala ad arco, essa serviva invece da portico per l'ingresso del locale sottostante.


Scala esterna con ripostiglio sottostante



I Stritti

Determinante sull'architettura è stata la conformazione del sito. In presenza di dislivelli notevoli, la costruzione delle abitazioni si è adeguata alla pendenza, oppure gli ampliamenti e le nuove costruzioni si sono giustapposti l'uno all'altro di livello in livello, con un intersecarsi delle case, l'una a metà altezza dell'altra, con uniforme inclinazione dei tetti ad unico piovente.


I Stritti

I Stritti ha in particolare un aspetto particolarmente suggestivo: stradine selciate in ripida discesa, case di dimensioni ristrette, scalette e sottopassaggi, un vero villaggio di bambola in pietra, animato dal tocco di colore delle piantine fiorite.
La religiosità che accompagnava la vita contadina traspare da un  SS. Sacramento in pietra dei primi dell'800 e da un'edicola della Madonna del Lume, risalente al 1880.

SS. Sacramento - I Stritti

Gli archi in pietra ancora visibili al piano terra di alcune case, all'interno dei quali è stato ricavato un portoncino più piccolo, denotano la presenza antica di una stalla.


I Stritti

La Madonna della Catena di Pianello
Al centro di una piazzetta del rione N'capu l'aria, che corrispondeva, come si desume dal nome, all' aia, cioè allo spazio adibito alla trebbiatura, è sita la chiesetta dedicata alla sua patrona, SS. Maria della Catena.
La devozione alla Madonna della Catena accomuna molti paesi della Sicilia e nasce nel 1392 a Palermo, quando regnava in Sicilia Martino I il Giovane. Tre uomini furono ingiustamente condannati e il 18 agosto vennero condotti a Piazza Marina, dove avrebbero dovuto essere impiccati. 


SS. Maria della Catena

Proprio mentre si stavano preparando le forche, si scatenò un gran temporale che costrinse i carnefici a rifugiarsi nella Chiesa della Madonna del Porto, ove i tre condannati furono provvisoriamente legati con catene all'altare della Vergine. Secondo la tradizione, alle preghiere dei tre innocenti, i soldati caddero in un profondo sonno e le catene si spezzarono.
Con il diffondersi della notizia del miracolo, la chiesa divenne quella della "Madonna della Catena" e nel 1500 alla stessa venne attaccata una delle catene che chiudevano il porto. La Madonna della Catena è protettrice degli schiavi e dei prigionieri (veniva invocata durante le incursioni barbaresche), e si pongono sotto la sua protezione anche le donne partorienti.


Chiesa di Maria SS. della Catena


Nel 1986 scrive Padre Guido Macaluso che, come per altri ex quartieri agricoli di Petralia Soprana, gli industriosi abitanti di Pianello hanno saputo cambiare il volto della vecchia borgata, trasformandolo in un piccolo centro vitale e pieno di iniziative.
In particolare, nell'ultimo decennio, il Circolo Ricreativo Culturale Sportivo Pianellese ha saputo creare diverse manifestazioni, fonte di animazione sociale e di richiamo turistico.

La Sagra del Grano
Ogni anno per due giorni dei primi di agosto, si dà vita alla rievocazione del passato agricolo di Pianello con la rappresentazione di alcuni momenti caratteristici del lavoro nei campi come “A mituta”, “A pisata”, “A trebiatura” e “A spartenza”.


Sagra del Grano - A pisata

Non è difficile immaginare la terribile fatica rappresentata, nella stagione calda, dalla mietitura a mano, dalla trebbiatura con i muli, e dalla "spartenza" del grano raccolto nell'aia, tutte pratiche ancora in uso sino agli anni 1970.
Una vera rivoluzione fu quindi la meccanizzazione della raccolta del frumento con l'introduzione di macchinari come la mietilega e la trebbiatrice.
Le prime trebbiatrici erano azionate da motori a vapore e poi a scoppio, che venivano collegati alla trebbiatrice mediante una grossa cinghia per la trasmissione del moto. Il motore e la trebbiatrice, montata su ruote, venivano spostati nelle diverse località di trebbiatura, solitamente le aie, mediante traino da parte di muli. Nella prima metà del '900, il motore iniziò ad essere sostituito da un trattore, che aveva anche la funzione di trainare la trebbiatrice e accessori nei suoi spostamenti. E appunto la trebbia d'epoca esibita a Pianello durante la Sagra del Grano è azionata da un trattore Fiat 70 C.
Cliccando sul link è possibile vedere, in un filmato di Gianluca Brucato, la trebbiatrice in funzione alla Sagra del Grano del 2015.



La trebbiatrice Artemio Bubba
Foto tratta dalla pagina FB della Sagra del Grano

Si tratta della "mitica" trebbia d’epoca Artemio Bubba.
La Bubba, sin dal 1896, fu una delle principali produttrici italiane di macchine agricole per la trebbiatura. Nel 1933 Artemio, figlio del fondatore Pietro Bubba, costituì un'autonoma società che nel 1947, negli opifici di Borgo Trebbia (Piacenza), creò un modello di trebbiatrice a paglia corta con grancrivello incorporato, seguìto da altre realizzazioni risultate vincenti sui mercati anche esteri. In ultimo produsse una trebbiatrice trinciapestapaglia con grancrivello incorporato, che trovò larga diffusione nel Sud e nelle Isole.


Pubblicità di trebbiatrice Artemio Bubba


Nel corso della Sagra del Grano, si svolge una sfilata in abiti antichi, e viene eseguito il ballo della Cordella.
Vengono esposte antiche attrezzature che rievocano sia il ciclo del grano che i mestieri di una volta, si preparano le pietanze della tradizione, come il "macco" di fave, e vengono proposte degustazioni di prodotti legati al grano.


Sagra della Spiga - il ballo della Cordella

Durante la manifestazione vengono evocate anche altre tradizioni del mondo contadino.


Carpituni realizzato con l'antico telaio 
Foto dalla pagina FB della Sagra del Grano

Nella foto sopra il carpituni, tipico tappeto artigianale realizzato in casa su telaio tradizionale, e particolarmente emblematico di un'economia rurale incentrata sul riuso e sullo scambio. Vecchi indumenti o tessuti usati trovavano infatti nuova vita, venendo tagliati a strisce sottili ed inseriti nella tessitura, creando giochi cromatici tipici. 


Foto dalla pagina FB della Sagra del Grano


Le vie dell'acqua
Del passato contadino, anche a Pianello, testimoniano tracce fondamentali come le vie dell'acqua, indispensabile alla vita domestica e dei campi: cisterne, lavatoi, abbeveratoi, pozzi, fontanelle e pile, classificate come beni di interesse etnico antropologico, ritmano le zone più antiche dell'abitato. 

Bevaio in prossimità del borgo Arsi


In un immaginario filo conduttore di vita, troviamo in contrada Casceni due pozzi e il bevaio Zà Annorfa del 1930, così come, nella borgata Arsi e a Gioiotti, diversi altri abbeveratoi  che risalgono agli anni 1920 o sono più recenti.


Fontanella dei primi del '900

Le evocative fontanelle in ghisa di Pianello, di modello identico a quelle situate nel centro storico in C.so Umberto e in via Gessaioli, sono state prodotte ai primissimi del 1900 a Milano dalla Fabbrica Macchi e Comp. Milano, c.so Magenta.


Rione N'capu l'aria




Abbeveratoio recante la data del 1812
Foto Domenico Gulino

A Carnilivarata
A Pianello si svolge ogni anno, con il patrocinio del Comune di Petralia Soprana, A Carnilivarata, che coinvolge non solo tutto il territorio comunale, ma anche i borghi vicini. La manifestazione, ricca di colori ed allegria, è costituita dalla sfilata di carri allegorici, accompagnati da gruppi sia coordinati che spontanei, provenienti dalle altre frazioni e da altri paesi madoniti.


Il Carnevale di Pianello negli anni
Foto dal web

La festa si conclude sempre con la rievocazione del tradizionale momento, in uso fino agli anni cinquanta, nel quale veniva bruciato il fantoccio che rappresentava il Carnevale : U Pupu di Carnilivari. Questa tradizione era comune sia al centro storico di Petralia Soprana, ed ad altre frazioni come Raffo, che a Petralia Sottana.
Come spiega Giuseppe La Placa nei suoi libri, veniva confezionato un pupazzo di stracci con in capo un cappello di paglia, che simboleggiava il "ladro impunito", cioè in pratica l'autore simbolico di tutti i soprusi di cui allora la popolazione era vittima.


Esecuzione de
U Pupu di Carnilivari


Era evidente che il fantoccio rappresentasse un potente, perché era accompagnato dal suo "servo negro". Il martedì grasso, in chiusura del Carnevale, su di un palco munito di patibolo, si svolgeva il processo pubblico farsesco al "Pupu", con tanto di giudice, di avvocato e di padre supplice dell'imputato. Al termine, il pupazzo veniva condannato alla fucilazione, all'impiccagione e poi al rogo. La prolungata esecuzione serviva così alla popolazione, come rivalsa contro le angherie subite dal potere, durante l'annata trascorsa. Quannu un ta po' pigghiari ccu u putenti... ta pigghi ccu u pupu!




Foto di Massimo Pinzino

Bibliografia

- Francesco Sacco, Dizionario geografico del Regno di Sicilia, 1799 
- Francesco Ferrara  Storia generale della Sicilia, 1834 
- Dizionario corografico dell'Italia, opera illustrata da circa 1000 armi comunali colorate e da parecchie centinaia di incisioni intercalate nel testo rappresentanti i principali monumenti d'Italia, 1867
- Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia dell'8.1.1904
- Bollettino dell'Ispettorato per la difesa del risparmio e per l'esercizio del credito. Casse di risparmio, monti di credito su pegno di 1. categoria e loro federazioni, Istituto poligrafico dello Stato, Libreria, 1938
- Giorgio Valussi ed altri, La casa rurale nella Sicilia occidentale, Leo S. Olschki editore, Firenze 1968
- Pio La Torre, Comunisti e movimento contadino in Sicilia, Editori riuniti, 1980
- International Review of the History of Banking, Volumi 28-29 Droz, 1984
- Giuseppe La Placa, Un mondo che scompare, nel bacino dell'Alto Salso, Petralia Soprana, 1994
- Di Martino Maria, Giacomarra Mario, I quartera di Soprana, Tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Palermo, 1993-1994
- Giuseppe Oddo, La memoria smarrita: Antonietta Profita dal feudo alla zolfara, S. Sciascia 2009




Ringraziamenti 
a Domenico Gulino, Carmelo Spitale, Maria Gulino e Massimo Pinzino.


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