IL MUSEO CIVICO DI PETRALIA SOPRANA


Compito di un museo - ci spiega a mo' di introduzione il direttore Ernesto Messineo - è quello di raccogliere, studiare e raccontare.
Quello di Petralia Soprana ci guida nella civiltà contadina del feudo cerealicolo, illustrando per un verso, le attività e la complessa organizzazione delle grandi proprietà terriere che in passato erano l’ossatura dell’economia madonita, e per l'altro, lo sviluppo di arti e mestieri necessari all’attività agricola. 


Mietitura nel feudo negli anni '40
 Rivista Giglio di Roccia

Fanno da sfondo le prestigiose dimore baronali del centro storico, nei cui magazzini il prodotto dei campi veniva trasportato a dorso di muli e custodito, così come le residenze estive di campagna (i luochi), piccole proprietà con alberi da frutto, vigna e orto, e gli opifici: mulini, gualchiere, palmenti, frantoi, così come i locali ad uso specifico: funnacuribatteriafurnumagasinupagghiaru ecc. In questo contesto si vogliono raccontare le storie degli contadini, dei braccianti, dei salariati, degli artigiani, dei piccoli commercianti e di altri ancora, che costituivano l’anima dell'economia e della società locale. 


Il personale della masseria del feudo Irosa
ai primi del '900

Un po' di storia
L'idea di un museo etno-antropologico a Petralia Soprana nacque il 9 agosto 2002 da una proposta rivolta all’amministrazione comunale dai fratelli Ernesto e Gaetano Messineo, accompagnata dall'offerta in comodato d’uso gratuito di numerosi macchinari, oggetti e attrezzature, che sarebbero stati poi definitivamente donati all’apertura del museo.



Accogliendo la proposta con delibera n.72 del 13/05/2003, il Comune di Petralia Soprana istituì il Museo Etno-Antropologico che, con successiva delibera n.196 del 26/12/2006 venne definito Museo permanente della memoria e del presente.
Si tratta di un concetto voluto dall'archeologo Gaetano Messineo: per lui, il mondo antico non era separato da quello attuale ma con esso si fondeva con continuità, in un'armoniosa convivenza. 

Il primo progetto organico per la realizzazione del museo civico fu elaborato nel 2006 da Rosario Ferrara, direttore della Biblioteca Comunale.



La sede
Furono scelti per il nuovo museo i locali dell’ex Carcere Mandamentale, sito nell’ampio aggregato architettonico del Palazzo Municipale, in Piazza del Popolo. 
Uno degli edifici più antichi di Soprana, era in passato il Convento dei Carmelitani Scalzi, il cui ordine si insediò a Petralia Soprana nel 1358. Acquisito dallo Stato nel XIX secolo, , l'edificio fu via via adibito a pretura, caserma dei CC.RR., prigione ed infine, attualmente, ad uffici comunali e appunto museo.
La facciata principale del Palazzo Municipale che possiamo vedere oggi, a fine '800 ha cambiato aspetto per le sopraelevazioni e reinterpretazioni neo-medievali, ma i due livelli del museo, che si affacciano sul belvedere del Carmine, hanno mantenuto il carattere scabro quanto imponente dell'originaria struttura monastica.



L'ex Carcere Mandamentale di Petralia Soprana
Dal 1870 circa sino al Dopoguerra, questi piani furono adibiti a prigioni. Per la quasi assenza di criminalità nella zona, furono adoperati molto poco e prevalentemente per facinorosi politici. Vi si sono avvicendati membri dei Fasci Siciliani, poi durante la seconda guerra mondiale, detenuti sfollati dall'Ucciardone di Palermo a causa dei bombardamenti, e in ultimo, per una sola notte, i locali dirigenti politici arrestati dalle truppe di occupazione, nel luglio del 1943.



Sottoposti a restauro nel 1990 e nel 2013, i locali evocano la loro struttura e funzione originaria e sono una sede particolarmente ricca di fascino, per gli altissimi soffitti a volta, le scale ed i muri di pietra, i robusti cancelli e le grate. Prima dei lavori, erano ancora visibili i graffiti lasciati dai prigionieri nelle celle di un tempo.


L'Associazione Culturale "Gaetano Messineo"
A seguito dei primi risultati ottenuti dagli scavi di Santa Marinainiziati a Pellizzara nel 2008 dal Prof. Gaetano Messineo, in collaborazione con l’Università degli Studi de L’Aquila, si costituiva il 31 gennaio 2011 l’Associazione Culturale Gaetano Messineo, con un primo progetto di allestimento archeologico al nascente museo.


Il sito di S. Marina

Nel 2013 venne infatti istituita, all’interno del museo, una Sezione Archeologica intestata all’archeologo Gaetano Messineo, che nel 2010 era deceduto, e l'originario comodato d’uso dei reperti venne convertito in donazione permanente, data l’imminente, sia pur parziale, prevista apertura.
Con delibera 8343 del 8 agosto 2017 veniva nominato Direttore Scientifico Onorario Ernesto Messineo.


 
Pubblicazione in ricordo del Prof. Messineo
cui è intitolato il Museo

Nel tempo, l’impostazione del progetto originario venne modificata, anche per accogliere non solo i reperti archeologici, ma le due corpose raccolte di strumenti di pesi e misure e di calamai antichi che si erano aggiunte negli anni, sempre grazie ai due donatori originari.

L'inaugurazione
Dopo diversi anni di preparativi e di raccolta del materiale e delle testimonianze, il 18 maggio 2019 si aprivano finalmente, con una affollata cerimonia, le porte del nuovo Museo. 


Foto Palermotoday

Con convenzione firmata con il Comune il 3 novembre 2021, l’Associazione Messineo ha ottenuto la gestione scientifica del museo, il quale accoglie quindi oggi, al piano superiore, la sezione antropologica e le due “raccolte” e, al piano inferiore, la sezione archeologica.

Sezione antropologica

Nelle Madonie l'economia chiusa dei territori, carenti di vie di comunicazione, costringeva gli abitanti a realizzare da sé quanto necessario sia per procurarsi la sopravvivenza familiare, che per le attività lavorative, rivolgendosi solo per gli attrezzi più complessi all'artigiano locale. 
Proprio gli arnesi erano di vitale importanza e presentavano varianti dettate dalle necessità di uso, collaudate nei secoli, e particolarità, come tacche o segni identificativi, proprie di chi li aveva fabbricati o su misura per chi li utilizzava. Nella sua modestia, ogni attrezzo racconta così una o diverse vite.


Seminatrice Mariotti
a 4 file e trazione animale, anni '50

Sala attrezzature agricole
Vi sono esposte le attrezzature agricole più significative del passaggio graduale dalla completa e faticosa manualità, all'uso di macchinari che man mano, nel corso del '900, hanno sostituito la secolare attività agricola, spazzando via tradizioni e usanze. Dalle varie forme di aratro ai gioghi per i buoi, si passa quindi a macchine imponenti, corredate da schede tecniche che ne illustrano la storia e il funzionamento.

Svecciatoio Ballarini degli anni '50

È l'intero universo del feudo che rivive, quello delle grandi masserie (come VerdiS. GiovanniIrosaSagnèferi Tudia) e delle figure professionali che vi operavano, con compiti specialistici ed una precisa gerarchia (suprastanti, imintaru, curatulu, vurdunaru, vignieri, ribattieri, mitatieri e iurnatari...).


Firmaturi e catinazzi

Il mondo degli artigiani
Sono esposti anche gli attrezzi dei mastri di una volta : lignamaru, firraru, vardiddaruscarparu, stazzunaru, stagnaru, carvunaru... 
La parola mastru deriva dal latino magister (colui che sa e che può insegnare) ed esprime tutto il rispetto dovuto, in un'economia rurale, a chi era detentore del "saper fare". Non per nulla l'equivalente italiano è artigiano che deriva dalla parola arte.


Chianuozzi d'u lignamaru



Sala trame e intrecci
Qui entriamo in un mondo di incombenze che si svolgevano più tipicamente a casa nei mesi freddi di forzata inattività agricola. Se gli uomini provvedevano d'inverno a riparare e costruire attrezzi per la bella stagione, si dedicavano anche alla confezione di cesti e recipienti (caputi) di diverse dimensioni e per svariati utilizzi (panara, friscini, carteddi, gistri, fasceddi, cannistri...) realizzati intrecciando rami di salice e listelli di canne o steli di graminacee.



Oppure provvedevano a taglio, cucitura ed assemblaggio delle scarpe quazate.

U tilaru

Il regno del tessile era invece di competenza esclusivamente femminile. Il ciclo della lana, a partire dalla lavatura e asciugatura della lana tosata, della sua cardatura e filatura, sino ai passi finali della tessitura e del cucito, impegnava le donne di casa nella realizzazione degli abiti di tutta la famiglia e del corredo di nozze, comprensivo di tappeti e coperte, e del carpituni, stuoia composta di strisce di tessuti riciclati. 
Ma anche delle solide stoffe necessarie al confezionamento di viertuli e vardedde, o del cappularu d'avrasciu e delle incerate per il lavoro all'esterno.

U carpituni

Sala uomini e bestie
Immaginiamo in un giorno estivo, in una società che non poteva fare a meno degli equini, l'incontro nel punto strategico dell'abbrivatura, delle rietine di muli, dei contadini che si recavano a lavorare in terreni lontani da casa, e del barone a cavallo con i suoi campieri, in giro per il territorio.   
Questa istantanea di un'epoca riemerge dai manufatti e attrezzi esposti, pensati per l'impiego degli equini, sia per il trasporto di prodotti e dei materiali, che delle persone: selle di ogni tipo, da uomo, da donna, militare, oltre a basti (vardeddi) e bardature per carichi di varia natura, sacchi, otri ecc. 


Casci e vardedda ccu pitturali

Ciò che colpisce ed emoziona, ai tempi nostri di totale tecnologia ed industrializzazione, è l'infinita pazienza, la maestria rivelata da ogni dettaglio, frutto di una competenza elaborata nei secoli. Il museo ci offre un viaggio nei tempi dilatati della realizzazione del manufatto, nell'accettazione dei ritmi naturali delle stagioni e in una filosofia del risparmio di ogni risorsa, principi ispiratori della società di allora. A questi è fondamentale tornare ogni tanto, noi consumatori sfrenati e schiavi del cellulare, così... per una sorta di salubrità mentale, per restaurare un contatto con le realtà della vita.


Prisagghi (corde per legare il carico)

Nei complicati intrecci di un carretto, troviamo anche il gusto del bello, il ricorso al mondo dell'immaginario, in questo caso a quello dei paladini di Francia, quella fantasia che sorregge nella fatica, come il canto del carrettiere nei lunghi viaggi sotto il sole.


Dettaglio delle decorazioni di un carretto

Sala pesi e misure
L'economia del feudo cerealicolo doveva necessariamente fondarsi su di un sistema di precise misurazioni. Era un'epoca in cui il grano equivaleva a moneta contante e serviva per i pagamenti più disparati: il momento della trebbiatura era quello della riscossione di tutti i crediti, sull'aia stessa.


Bilancia del XIX secolo

In questo spazio, dedicato ai vari metodi di pesatura e misurazione e ai relativi strumenti, utilizzati da tempo immemore per lo scambio dei diversi beni, si può ammirare una ricchissima raccolta di misurini, bilance e stadere di ogni tipo e formato, provenienti sia dalla Sicilia che da paesi europei. Per l'abbondanza e la varietà dei pezzi in esposizione, non ha eguali, almeno nel territorio.



Vi è possibile mettere a confronto, a mezzo delle varie tabelle, che illustrano il Sistema Metrico Siculo entrato in vigore il 1.1.1811, le diverse misure di grandezza e di quantità adottate dai comuni madoniti (e non solo), per i terreni, per il vino, per l’olio e per gli aridi (cereali e leguminose), e la loro riduzione al Sistema Metrico Decimale, introdotto con l'Unità d'Italia. 

 Codice Metrico Siculo del 1811

Si può immaginare il problema che ponevano, fino all'introduzione del sistema unico, le misure di lunghezza e superficie (canna e corda), di capacità degli aridi (salma) e dei liquidi (botte, carico, lancella, quartuccio, cafiso), che differivano persino fra le due Petralie! (seppure solo quanto alla "botte" e solo relativamente a quella del mosto, che a P. Sottana si valutava di 72 lancelle). 

Alcuni strumenti esposti sono messi a disposizione per esperienze laboratoriali.


La collezione di antichi calamai 
il giorno dell'inaugurazione del museo

Collezione calamarieri
Col termine dialettale di "calamariere" si fa riferimento ai calamai. Un altro oggetto questo, completamente scomparso dalla nostra esistenza e che invece sino al secolo scorso, accompagnava la scrittura in tutte le sue forme. Muto testimone di ogni trattazione economica nel feudo, adornava le scrivanie dei proprietari terrieri, dei contabili, dei suprastanti e dei notai, permettendo la stesura in bella grafia della contabilità delle grandi tenute, oltre che delle vendite, dei testamenti e dei contratti di dote, con cui la classe dominante gestiva gli equilibri sociali ed economici di allora.


I calamai, espressione anch'essi di una delicata abilità, sono di ogni forma e materiale, legno, ottone, ceramica, sino alla finissima porcellana e al cristallo. Dall'umile attrezzo dello scolaro o dello scrivano pubblico, al delicato oggetto artistico, che costituiva uno status symbol dell'epoca.



Sezione archeologica

In contrada Santa Marina, a Petralia Soprana, si trovano i resti di una grande villa romana di età imperiale, utilizzata sino al Medioevo. Un enorme edificio che un tempo era cuore nevralgico delle Madonie. Le nuove scoperte degli ultimi anni confermano l'importanza dell'insediamento, un sito strategico per i traffici commerciali del territorio. 

Possibile ricostruzione della villa

L'archeologo Gaetano Messineo, cui è dedicato il Museo Civico, fu per anni soprintendente aggiunto alla Sopraintendenza Archeologica di Roma,, valorizzando quel territorio con numerose scoperte. Poi insegnò Archeologia Classica all'Università de L'Aquila.
Negli ultimi anni prima della sua prematura scomparsa, concentrò il suo interesse sulle sue Madonie e sul suo paese, Petralia Soprana, organizzando e dirigendo, con la partecipazione dei suoi studenti, due campagne di scavo nel sito di Santa Marina, ubicato nella proprietà della sua famiglia, alla ricerca della villa romana di cui aveva intravisto le tracce sin da bambino.

Nelle sale del museo vengono analizzati appunto gli scavi di Santa Marina, ma anche l’archeologia dell'intero territorio in cui gli scavi sono inseriti.

L'esposizione dei reperti è stata realizzata grazie alla convenzione con la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo. In alcuni emerge una spiccata maestria artigianale, come nella placchetta in osso raffigurante il volto di un sileno.


Oggetti sacri o comunque  riferibili a devozioni e miti a noi lontani, statuette di divinità e di devoti, una lekythos e degli unguentari, ma anche oggetti che rappresentano semplicemente la versione più antica di quelli esposti ai primi piani, concepiti per sopperire alle stesse necessità pratiche: varie lucerne, pesi per telaio, brocche, vasi con manici per il trasporto dell'acqua (hydria indigena) e per la conservazione dei cibi, assolutamente assimilabili alle quartare e ai bummuli
Questa continuità dà ragione alla visione "totalizzante" dell'archeologia del prof. Messineo, di cui abbiamo parlato prima. 


Unguentari

Oltre agli scavi a Santa Marina, egli aveva eseguito rilevamenti in altri siti di Petralia Soprana, individuando ulteriori distinte aree archeologiche, non lontane da Santa Marina:

- innanzitutto l’insediamento più antico del sito di Petralia Soprana, identificabile nel punto più alto del paese (località Piano S. Giacomo), dove recuperò materiali ceramici relativi ad un insediamento indigeno arcaico (VII-V sec. a.C.), con importazioni greche;
- alle pendici del Monte Savochella, fu importante il ritrovamento di un piccolo vaso indigeno (VI sec. a. C.); 
-  in contrada Giragello, emersero resti di un centro indigeno del periodo arcaico (VII-V sec. a. C.);
- a Saccù venne individuato un secondo insediamento, stavolta di età bizantina-arabo- normanna (VII-XIV sec. d. C.);
- a Salaci, un insediamento tardo-antico e medievale venne attestato da piccoli vasi; 
- infine alle porte del paese, durante la costruzione dell’Istituto Tecnico Industriale, ne vennero recuperati altri, simili per forma e cronologia, insieme ad una lucerna. 





Progetti principali dell'Associazione Messineo in relazione all'attività museale
L'associazione prosegue il suo percorso con sempre maggiore riscontro e il 24 marzo 1923 si è trasformata in “Associazione di Promozione Sociale Gaetano Messineo” (iscrizione al RUNTS con D.D.G. n. 1286 del 17 maggio 2023).

Va fatto un cenno ai vari progetti in cui si è impegnata in passato e che sta elaborando per il futuro, sia nelle fasi di allestimento del museo che dopo la sua apertura.



2016-17 - Ti racconto il Museo di Petralia Soprana
In collaborazione con l’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana, la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, il Comune di Petralia Soprana, l’Istituto Penitenziario Minorile di Palermo Malaspina e Sicilia HD, è stato attuato il programma Ti racconto il museo di Petralia Soprana, nell’ambito del più ampio progetto Fatti un giro, bellezza.



Uno scopo difficile: portare la bellezza di un territorio dell’entroterra siciliano e il mondo dell’archeologia ai ragazzi dell'Istituto Penale Minorile Malaspina di Palermo, che al momento non potevano goderne e che, nella maggior parte dei casi, non sapevano neppure dove fossero collocate le Madonie. 

Plastico del sito archeologico

Si è attivato un laboratorio con il quale si è riusciti a costruire, con l’aiuto dei ragazzi, una piccola parte dell’apparato didattico del Museo Civico allora in allestimento, con una serie di elaborati che descrivevano il sito e le attività in esso praticate nel tempo: la cerealicoltura, l’olivicoltura e la viticoltura. E con la creazione di un plastico dell’area archeologica di Santa Marina da parte di un Centro di Riabilitazione per persone con disabilità cognitivo-comportamentale di Roma, già noto per realizzazioni simili.

Sperimentazione pratica
degli antichi sistemi di misurazione


Il progetto sul nascente museo è infine stato presentato a Palazzo Ajutamicristo di Palermo dall’archeologa della Soprintendenza Rosa Maria Cucco e da Dario Scarpati, esperto dell’accessibilità museale ed attuale presidente dell'Associazione Messineo.

2021-2022 Sulle orme di Tanino 
Cofinanziato dalla Fondazione Sicilia, dal Comune di Petralia Soprana, dall'Italkali e dalla Banca del Credito Cooperativo delle Madonie, oltre che da privati, questo progetto ha elaborato un "percorso esperienziale" che mette in connessione il Museo, ossia il contenitore in cui la storia viene conservata, con gli scavi archeologici di Santa Marina, da cui i reperti del museo provengono, cioè con il luogo ove la storia è stata riscoperta.
Seguire “Le orme di Tanino” significa ripercorrere la vicenda umana e scientifica dell’archeologo Gaetano Messineo, che ha donato, come sua ultima attività di ricerca, l’apertura degli scavi archeologici.


Metodologie di scavo

Ma vuol dire anche partecipare attivamente allo scavo, visionare come si agisce su uno scavo archeologico, assistere alle spiegazioni che di volta in volta si renderanno necessarie (storia, contesto, metodologie di scavo), familiarizzare con i reperti rinvenuti ed assistere alle fasi di catalogazione (pulitura, disegno e schedatura).
Si può toccare con mano cosa voglia dire la riscoperta di un mondo antico, collaborando con l’archeologo per documentare i passaggi di tanta vita nascosta.


Assemblaggio dei frammenti

Sono stati elaborati vari itinerari che, partendo dal Museo Civico ubicato nel centro storico di Petralia Soprana (1000 m. s.l.m.) conducono agli scavi archeologici di Villa Santa Marina (700 m. s.l.m.), sfruttando percorsi lenti, sostenibili ed accessibili, e creando un percorso ideale e reale dei luoghi della cultura di Petralia Soprana.


Mappa degli itinerari

I 3 itinerari, a seconda del mezzo che i visitatori intendono adoperare (a passo lento, in mountain bike, in auto). prevedono, per i primi due, l'attraversamento di aree rurali e boschive del territorio, grazie a dei percorsi naturalistici sterrati. Il terzo itinerario, percorribile in auto, scende dal Centro in auto attraverso il bivio di Madonnuzza, fino alla stazione di rifornimento di Trinità, da cui si dirama la strada per la frazione di Pellizzara.


Tappe dei percorsi

Tutti i sensi vengono coinvolti alla riscoperta di momenti di vita anche lontani, che affascinano chi sa coglierli, come un bambino che per la prima volta osserva, afferra, sente e gusta il mondo che lo circonda. Con l’intento di costruire comunità consapevoli, pronte e adeguate ad accogliere i visitatori: il turista slow, il creativo che cerca uno stile di vita più aperto, l’artista, il viaggiatore ed anche e soprattutto chi cerca un modo per rimanere nei luoghi dove ha sempre vissuto.

2022 - 2023 Fondo Piccoli Musei
Per due anni consecutivi è stato concesso al Museo il contributo per i piccoli musei, previsto dalla Legge 27/12/2019, n.160, nel 2022, intitolato Social Museo: migliorare la comunicazione per implementare le relazioni con il territorio e nel 2023, intitolato: Petralia Soprana: un museo che cresce.

2023 - Madonie cultura accessibile
A novembre 2023 si è concluso questo programma, con la partecipazione di 11 Comuni del territorio madonita. Il Comune di Petralia Soprana ha partecipato con il proprio Museo Civico nel modo seguente:

• è stata realizzata una mappa partecipata della comunità petralese al fine di eleggere i luoghi di maggior interesse collettivo, i quali sono stati narrati attraverso una cartellonistica dedicata;




• la cartellonistica è stata resa accessibile ad ogni fruitore, utilizzando una stesura dei testi in linguaggio semplificato (sulla scorta delle indicazioni “Easy to read”) ed applicando, tra gli altri, un QR-code realizzato in Lingua dei Segni Italiana;

•  è stato redatto, con gli operatori culturali del territorio e con l’approvazione degli utenti, un “Manuale dell’accessibilità museale” dedicato ai musei del territorio ed inteso come linee guida programmatiche per la corretta esposizione degli oggetti (insieme alle norme regionali e nazionali per i criteri di qualità);

• un’opera pittorica, una tela di comunità di 22 metri, costruita e dipinta sotto la direzione dell’artista Igor Scalisi Palminteri, ha coinvolto, insieme al museo, l’intera cittadinanza, in cui sono stati privilegiati giovani, anziani e disabili.


La preparazione della tela di comunità
con i bambini dell'Istituto Comprensivo di Petralia Soprana

2023 - Accessibilità del Museo
Nel periodo maggio-dicembre 2023 è stato introdotto, per facilitare la fruizione del servizio museale, un apparato tattile all’interno del percorso, dedicato non solamente a persone non vedenti, in quanto utilizzabile da tutto il pubblico. La maggior parte del percorso D.E.A. non è inserito in vetrine: sono invece proposte esperienze tattili e sensoriali per tutti.

Inoltre, è stato aggiunto un tavolo tattile anche nella sezione archeologica, nel quale sono esposti alcuni reperti trovati negli scavi della Villa romana di Santa Marina (in particolare un frammento di giara restaurato in antico con un “punto” di piombo, che fa venire alla mente il racconto dedicato da Luigi Pirandello ai riparatori di queste terrecotte).

In sinergia con il progetto “Madonie cultura accessibile” sono stati individuati gli oggetti esposti nel museo e gli oggetti sacri di maggior pregio conservati nelle Chiese di Petralia Soprana, per la stesura di tabelle esplicative in Braille.


2024 - Cultura e società 
In occasione dell'International Museum Day 2024 | Musei per l’Educazione e la Ricerca, l'INTERNATIONAL COUNCIL OF MUSEUMS Italia (ICOM) ha inserito nella sua mappa internazionale l'evento del 18 maggio 2024 organizzato a Petralia Soprana dall'Associazione Messineo.


Antico mulino a Raffo
Foto di Lorenzo Sausa

Il futuro: il progetto di museo diffuso 
Sin dal progetto originario, l’idea di base è stata di fare del Museo una sorta di indice figurato dell’intero territorio comunale, per far sì che il visitatore, attraverso il racconto degli oggetti e delle immagini, fosse invogliato a proseguire all’esterno, quanto iniziato all’interno della struttura museale,, visitando i siti presenti nelle diverse numerose frazioni di Petralia Soprana.
Si tratta di una peculiarità del paese, che nel censimento del 1937, contava sette agglomerati principali, ciascuno dei quali era costituito, a sua volta, da diversi nuclei abitati e case sparse, aventi caratteristiche del tutto diverse l'uno dall'altro e tesori propri da scoprire.


Antico palmento di Borgo Verdi

Da qui la visione di un museo diffuso nel territorio con sezioni dedicate alle attività produttive (come la miniera del salgemma), ai mestieri, alle tradizioni popolari, all’archeologia, agli opifici. Il Museo potrebbe illustrare le caratteristiche e funzioni dei palmenti, dei frantoi, delle case rurali tipiche, degli antichi ricoveri per il bestiame, dei pagliai, delle aie, di abbeveratoi, edicole e cappelle votive, tutti illustrati e spiegati sinteticamente in previsione di una visita in loco.

In breve, vi è ancora per il Museo di Petralia Soprana tutto un futuro da declinare...




Cenni bibliografici

- Vito Maria Amico, Dizionario Topografico della Sicilia nella traduzione dal latino di Gioacchino di Marzo, pag. 341.

- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938

- Guido Macaluso, Petralia Soprana, Guida alla storia e all'arte, Palermo 1986

- Guido Macaluso, appunti di, I Carmelitani a Petralia Soprana, precisazioni storiche, 1989

- Mario Sabatino, Petralia Soprana, ieri e oggi, Comune di Petralia Soprana, 1998

- Gaetano Messineo, Petralia Superior, Orizzonti, Rassegna di Archeologia, 2010

- Autori Vari, Gaetano Messineo, archeologo e madonita, Sicilgrafica, Palermo, 2013

Ti racconto il Museo di Petralia Soprana : “Fatti un giro bellezza” : museo senza barriere, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali e dell'identità siciliana, Dipartimento dei beni culturali e dell'identità siciliana, Palermo, 2017

- Mario Sabatino, U postali ô Patrinuostru. Come eravamo nel '900 a Petralia Soprana, edizioni Arianna, 2023




Ringraziamenti a Ernesto Messineo, Dario Scarpati e Angelo Cammalleri 



© Testo protetto da copyright
Ogni riproduzione anche parziale è vietata

Commenti

Post più popolari