SALACI

 


Nelle vecchie mappe, il nome di questa frazione di Petralia Soprana subisce variazioni, ora SALICI o SALICE, oggi SALACI, con riferimento evidente agli alberi della zona. Non va confusa con altra antica contrada dello stesso nome ma facente parte del territorio di Petralia Sottana, vicina al feudo Sanguisughe, la quale era nel Medioevo un borgesaggio della Commenda di Polizzi.


Pianta topografica
Petralia Soprana Bompietro (1832)

Il nome attuale è quello adottato dalla carta del Catasto Borbonico nel 1840 circa.
Salaci dista poco più di un chilometro dal centro storico. Contava 84 abitanti nel 1931, 79 nel 1961, 36 nel 1991, ed oggi?


Carta del catasto borbonico (1840 ca)


Questa zona è stata abitata sin dall'Alto Medioevo, come testimoniato dal ritrovamento di una brocchetta bizantina o araba e da frammenti di vasi analoghi.

I Longi
Nel XIX secolo la contrada era possedimento della famiglia nobiliare dei Longi, imparentata per via matrimoniale con quelle dei Pottino, degli Sgadari, dei Di Paola e dei Sabatini.
Ai primi dell'800 troviamo a Petralia Soprana un Don Bernardo Longi sposato con Rosalia Di Paola.
Dalla carta catastale del 1840 circa risulta che il Barone Giuseppe Antonio Longi (morto nel 1875) possedeva due palazzi nei quartieri Loreto e S. Michele di Petralia Soprana.


Cortile dell'ex Palazzo Longi
nel centro storico

Il figlio, barone Calogero Longi, si sposò con Antonietta dei baroni Sabatini, proprietari del palazzo in piazza S. Michele, che era contiguo a quello dei Longi in via Fonderia. A sua volta Carolina, la sorella di Calogero, sposò Pier Lorenzo Sabatini. I due edifici familiari vennero collegati ed attualmente formano un tutt'uno, il palazzo Sabatini-Salvia (dal nome dell'ultimo erede).


1900. Membri della famiglia Sabatini
 ai balconi e dinanzi all'ingresso del palazzo in via S. Michele


Calogero Sabatini morì nel 1890 senza figli e le sue proprietà vennero ereditate dalla moglie e dalle sorelle.


Villa Longi-Sabatini

A Salaci è ancora abitata la villa risalente al '700 che venne realizzata dai Longi per il periodo estivo,  villa in cui soggiornarono, ai primi del '900, Pier Lorenzo Sabatini e Carolina Longi.  
Si tratta di un edificio quadrangolare di stile classico, che si affaccia su di un ampio cortile ove è presente un pozzo.



Come nella maggioranza delle frazioni di Petralia Soprana, è presente una chiesetta, intitolata al Sacro Cuore di Gesù, costruita nel 1912.





Bevaio vicino alla chiesetta


La frazione è suddivisa in più nuclei, che fanno capo ad abitazioni di piccoli proprietari con il loro gruppo familiare. In particolare, vero e proprio toponimo è divenuto I Cerami. 




Nella carta del catasto borbonico la contrada Salaci si affianca ad altra denominata Donn'Angiola. Anche questa era terra dei Sabatini. Non ci è noto chi fosse la signora in questione, ma nell'ultimo secolo resta in uso una versione maschile del nome: Donn'Angilu.


l'ex Agriturismo Salaci

Ivi abitava stabilmente Donna Carmena Sabatino a Malanova, in una dimora ottocentesca spaziosa tuttora in uso, che negli ultimi decenni è stata sede dell'agriturismo Salaci. 
Vi si trovava un palmento che veniva utilizzato dagli abitanti della frazione.


A destra in alto casa Intrabartolo

Altra abitazione di interesse è quella costruita nel 1892 da Damiano Intrabartolo, le cui iniziali si possono ancora leggere sulla porta d'ingresso.


Casale di Damiano Intrabartolo
Foto di Rosa Bruna D'Alberti



Un'importante inchiesta parlamentare del 1907-10 sulle condizioni dei contadini in Sicilia prese in considerazione specificamente anche Salaci, perché il delegato da Roma vi effettuò una visita ed intervistò gli abitanti, i quali lamentarono che nonostante la poca distanza dal centro, fossero assolutamente carenti sia il servizio idrico che l'illuminazione, così come il servizio postale, quello sanitario, e persino l'assistenza religiosa.
Il tecnico segnalò nella sua relazione finale la causa principale di questi problemi, lo stato di sostanziale isolamento dovuto alla mancanza di una strada rotabile di collegamento col centro.



Nella borgata quasi tutti i contadini avevano la loro casetta: il solito unico vano ove dormivano insieme animali e uomini. Chi non l'aveva pagava d'affitto circa 25 lire l'anno (il salario giornaliero di un bracciante non raggiungeva 1 lira al giorno).
Nella foto qui sopra vediamo una tipologia già migliore e più igienica, riservata a coloro che avevano un po' più di agiatezza, con la divisione fra l'abitazione sita al piano superiore e la stalla a quello inferiore.


Scorci 

I bevai
Anche a Salaci, sia al centro del nucleo abitato che nei punti strategici, a lato delle strade di collegamento con altre contrade, troviamo diversi bevai in pietra locale, importanti punti di sosta e di ristoro per uomini ed animali, vere "aree di servizio" di un tempo, oggi malandati, ma muti testimoni della vita rurale di un tempo.



Tra di questi vengono segnalati a Salaci quali beni di interesse etno-antropologico quattro abbeveratoi: il bevaio Cerami, quello Chiano Salaci del 1946, un altro risalente al 1950 che si trova vicino alla chiesetta, e infine il bevaio Gennaro del 1965. 
Inoltre esiste una fontana a timpa della metà del '700 di proprietà comunale, oggi in disuso, che veniva usata per l'abbeveraggio degli animali e per usi domestici.


Foto di Claudio Di Prima



Una fra le tradizioni più antiche ed amate a Petralia Soprana è il suono dei tamburi che accompagna tutte le ricorrenze più importanti. Come ricorda nel suo libro Mario Sabatino, il suono del tamburo variava, dai versi gioiosi usati durante la Cerca a quelli funebri per l'Addolorata e i Morti, e il momento culminante ne era sempre a diana, un insieme in cui i tamburini suonavano parti diverse con variazioni timbriche ritmate. 
A Salaci, ove coltivava un pezzo di terreno, resta memoria di uno dei tamburini che erano l'anima delle feste sopranesi: Calogero Messineo detto Liddu Lanterna.


Calogero Messineo e Leonardo La Placa

Ce ne offre un ricordo Mario Sabatino:

Liddu u tammurinaru

Ogni carnevale aspettavamo la farsa di Liddu.
Assieme alla moglie improvvisava scenette di vita agreste e paesana, storie di corna e di vendette. Nelle sale dove si ballava, arrivava con un armamentario di ceste, canestri e piccole tende. Ci si divertiva con niente.
Liddu curava anche la Chiesa di San Teodoro, in particolare patrocinava la festa della Madonna della Vittoria, con il gioco della pentolaccia: fumo, acqua colorata a tinchitè, miseri premi messi a disposizione dagli abitanti del quartiere.
Per molti anni suonò il tamburo assieme a Leonardo La Placa, si limitava a fare l'accompagnamento.


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Cenni bibliografici

- Pianta topografica del territorio di Petralia Soprana per la divisione con Bompietro 1832, Archivio di Stato di Palermo

Inchiesta parlamentare sulle condizioni dei contadini nelle province meridionali e nella Sicilia (Vol. 6, Tomo 1, 1908 e Tomo 2. 1910,  Tipografia nazionale Bertero

- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Pezzino, Palermo, 1938

Relazione storico-tecnica allegata alla dichiarazione di notevole interesse pubblico del territorio di Petralia Soprana (Decreto Assessorato Regionale dei beni culturali e ambientali in data 1.4.1998)

- Di Martino Maria, Giacomarra Mario, I quartera di Soprana, Tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Palermo, 1993-1994

- Gaetano Messineo, Petralia Superior, Orizzonti, Rassegna di Archeologia, 2010

- Mario Sabatino, U postali ô Patrinuostru. Come eravamo nel '900 a Petralia Soprana, edizioni Arianna, 2023




Ringraziamenti a Rosa Bruna D'Alberti, Domenico Gulino e Mario Sabatino




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