A SCUOLA NELLE PETRALIE - PARTE 1
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di Nino Albanese
Nel '57 lo scrittore Albert Camus, nel ricevere il premio Nobel per la letteratura, sentì l'intima esigenza di ringraziare per primo il suo maestro di scuola elementare (1).
Sono stato per anni io stesso un maestro e ritengo che questo gesto, che sottolinea l'importanza dell'insegnamento primario, sia la miglior introduzione possibile per questo breve scritto sull'istruzione nelle Petralie degli ultimi 200 anni.
Nel Regno delle Due Sicilie
Se rivolgiamo lo sguardo al passato, da secoli l‘istruzione è stata considerata una priorità per l’elevazione culturale e sociale della generalità dei cittadini. Già ai primi del '700, per volere di Carlo III di Borbone (1734-1759), monarca illuminato, nasce l'organizzazione di una scuola pubblica e di un ministero dell'istruzione.
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Il re Carlo III di Borbone |
Ed infatti nell’archivio di Stato di Palermo risulta che fin dal 1736 esistesse la Suprema Commissione di Pubblica Istruzione ed Educazione del Regno delle Due Sicilie, che provvedeva al finanziamento e alla gestione delle scuole pubbliche nel regno stesso.
Nella pratica però spesso i fondi non arrivavano o erano insufficienti ed era compito dei comuni provvedere all’organizzazione delle classi, all’affitto dei locali e al pagamento degli insegnanti attraverso la richiesta di un contributo all’Intendente, l’attuale prefetto, o ai privati.
Sino al XX secolo, i maestri elementari, a carico dei comuni, venivano pagati anche meno dei braccianti agricoli, per cui svolgevano un altro lavoro, spesso artigianale: sarto, calzolaio o muratore. La preparazione dei maestri era d'altronde del tutto lasciata al caso.
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Un dipinto ottocentesco che ci da l'idea dei primissimi tentativi di scuola elementare |
Nel 1817 il governo borbonico, al fine di affrontare il più velocemente possibile il difficile compito di alfabetizzare il 90% della popolazione del Regno, si avvalse del metodo del “mutuo insegnamento”, detto anche lancasteriano, sperimentato sin dal medioevo e già applicato su larga scala nelle scuole primarie per i poveri, tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX, al fine di permettere ad un unico insegnante di gestire contemporaneamente un numero elevato di scolari.
Tale metodo consisteva nell'impartire le lezioni, non in modo simultaneo a tutti gli alunni, ma inizialmente solo ai più capaci, che a loro volta, in veste di "monitori", comunicavano quanto avevano già appreso agli altri. Il tutto si svolgeva in un'unica grande classe suddivisa in otto livelli, corrispondenti alle capacità degli scolari. A ogni livello era preposto un monitore, e l'intera classe era guidata da un solo insegnante.
A quell'epoca, i luoghi di istruzione erano comunque quasi sempre quelli ecclesiastici: monasteri, conventi e luoghi di culto, e gli alunni erano, per lo più, figli di nobili o di famiglie facoltose che ricambiavano attraverso donazioni.
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Il collegio di Maria a Petralia Sottana Le grate bombate sono ora scomparse |
I Collegi di Maria
Un ruolo decisivo nella formazione ed elevazione sociale della donna lo svolsero, in tutta l'isola, i Collegi di Maria, sorti nel 1700 sull'esempio e secondo le regole del collegio creato a Sezze dal Cardinale Pier Marcellino Corradini. I collegi erano ideati per fornire educazione religiosa, morale e culturale alle ragazze, soprattutto di famiglie povere, che non potevano accedere agli educandati. Vi si applicava il metodo lancasteriano, per cui le ragazze venivano tenute in gruppo senza discriminazione sociale e senza suddivisioni per età: le più grandi aiutavano le più piccole.
I Collegi erano strutture laiche fortemente ispirate da valori religiosi e il cardinale Corradini aveva creato, per meglio gestirle, un ordine monacale nuovo, quello delle Suore Collegine della Sacra Famiglia, che non erano legate alla clausura né a voti perpetui, e che non dipendevano da un monastero. Erano economicamente autonome, sostenendosi con lavori di ricamo, o con la confezione di ostie e biscotti, ma anche grazie alla generosità di anime buone.
Aristocrazia e clero siciliani, nel tentativo di lottare contro le nuove ideologie, favorirono questa innovazione, che ebbe grande diffusione in Sicilia con la creazione di oltre cento collegi.
Dopo lo scossone rivoluzionario, ad inizio Ottocento, Chiesa e stato borbonico, timorosi del nuovo, sostennero i Collegi di Maria.
In Provincia di Palermo, e quindi anche nelle Petralie, i Collegi di Maria furono in assoluto le prime scuole elementari femminili.
A PETRALIA SOPRANA il Collegio di Maria venne fondato il 2.7.1757 dal sacerdote Pietro Gennaro e nello stesso anno, fu istituito in corpo morale. Le suore collegine arrivarono nel 1759.
Il Collegio era annesso alla chiesa del Sacro Cuore, che preesisteva almeno dal XVI secolo ed era intitolata a S. Giovanni Evangelista, e che nel 1775, venne completamente rinnovata con decorazioni a stucchi in stile barocchetto monastico.
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Pur in assenza di clausura, le grate nella chiesa proteggevano la riservatezza delle suore |
A PETRALIA SOTTANA, l'ideatore del Collegio di Maria fu il sacerdote Ignazio Bellingreri. Alla sua morte, nel 1778, egli destinò tutti i suoi averi alla sua creazione, affidandone il compito al suo erede Pietro Domina, barone delli Destri.
Costui non solo si dedicò alla realizzazione del progetto del sacerdote, riuscendovi il 7.5.1796, ma vi profuse a sua volta ingenti somme, altre lasciandole dopo la sua morte. Offrì come prima sede, il palazzo da lui stesso abitato, sito nel piano di S. Croce, che era appartenuto al suocero Barone Michele Inguaggiato. L'edificio venne adattato a scuola e una stanza venne adibita a chiesa.
Il barone Domina previde che dopo la sua morte i suoi eredi volessero rientrare in possesso del palazzo, e impose loro, in tal caso, la costruzione di locali nuovi. Cosa che essi fecero, realizzando a poca distanza, dal 1841 in poi, l'edificio che esiste ancora oggi in Corso Agliata, adiacente alla Chiesa di S. Marco e Biagio.
Per ottenere la concessione della chiesa al Collegio, dovettero anche provvedere al suo restauro.
L'Unità d'Italia
Una vera e propria svolta epocale nell'istruzione si ebbe per effetto della Legge Casati (2), entrata in vigore nel 1861, che introdusse la scuola elementare laica, pubblica, gratuita e obbligatoria.
L’apprendimento consisteva nella lettura, nella scrittura e nel far di conto, ed era limitato alle prime due classi. Potevano seguire poi altre due classi che costituivano l'apprendimento secondario facoltativo.
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Il senatore piemontese Gabrio Casati |
Si trattava di una sfida notevole perché doveva superare i retaggi di un'istruzione quasi unicamente religiosa ed elitaria, e perché gravava sempre in via esclusiva sui Comuni.
Inoltre lo svolgimento regolare dell'attività scolastica doveva contemperarsi con la necessità dei contadini di avvalersi dell'aiuto dei figli nei lavori stagionali più impegnativi.
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Bambini alla guida delle greggi |
Altro scossone si ebbe poi con il D.R. del 7 luglio 1866 n. 3036 di eversione dei beni ecclesiastici (3): abolite sul territorio nazionale le corporazioni religiose, i beni vennero assegnati ai comuni e alle province, che li adattarono a edifici scolastici, asili, ospizi, ospedali e altri usi civici, a servizio del nascente stato unitario. Anche i Collegi di Maria petralesi vennero incamerati dallo Stato. Pochi anni dopo, riconosciuto il carattere laico della istituzione, gli edifici vennero restituiti.
La nobiltà e le classi agiate continuarono comunque a far studiare i figli in istituti religiosi privati a pagamento, soprattutto per un interesse al mantenimento di stretti rapporti con il proprio ceto sociale.
Quanto all'istruzione pubblica, gli insegnanti venivano ora scelti dal decurionato, l’attuale giunta comunale, tra gli ecclesiastici e le persone più istruite. Alla loro nomina provvedeva la Commissione Suprema della Pubblica Istruzione provinciale. Per distinguerli dagli insegnanti privati (detti precettori), vennero chiamati maestri.
All’indomani dell’Unità, il governo sabaudo ebbe la consapevolezza del ruolo formativo e culturale della scuola, per la diffusione di un sistema di valori necessari all’unità della nazione, ma le difficoltà furono tante.
Infatti per più di un secolo, la scuola dovette far fronte alle enormi differenze sociali, economiche e culturali dovute alla miseria, alle ingiustizie e alla piaga dell'analfabetismo.
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Illustrazione dal Libro Cuore - 1886 |
Nel 1896 il governo avvertì la necessità di una maggiore e più efficiente organizzazione scolastica e in particolare di una uniforme formazione dei maestri. Per la loro preparazione, istituì le scuole normali della durata di tre anni. Da allora, per esercitare la professione servì una “patente” rilasciata dalla suddetta Commissione.
L'insegnante doveva ora conoscere il , metodo normale, cioè corrispondente alla norma imposta centralmente.
L’insegnamento era simultaneo e proveniva direttamente dal maestro, senza più intermediazioni di monitori.
Gli scolari venivano raggruppati in classi che garantivano un uniforme livello di conoscenza, e svolgevano contemporaneamente la stessa attività, secondo tabelle e programmi orari definiti dal regolamento.
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Un bambino in campagna col cappularu |
Nelle Madonie i mesi di scuola andavano solo da gennaio ad aprile, periodo in cui i lavori agricoli e pastorali richiedevano minor manodopera e i bambini potevano quindi dedicarsi allo studio. Era infatti abituale e necessario, in quell'epoca, il lavoro infantile, svolto soprattutto per aiutare la propria famiglia.
A PETRALIA SOPRANA come risulta dal registro di classe del 1841, precettore della scuola comunale di Petralia Soprana era Don Pasquale Sabatino. Alla scuola primaria erano iscritti 30 alunni, dalla prima alla quinta classe, dai cinque ai dodici anni, tutti maschi e veniva seguito il metodo normale (4).
In un documento, datato 2 luglio 1859, si legge che, il sindaco Giuseppe Antonio Longi, in base all’art. 3036 del decreto regio n.37, ha stipulato un contratto per la proroga dell’affitto dei locali della scuola elementare sotto "la piazza" (oggi piazza Frate Umile Pintorno), per assicurare la continuità educativa agli alunni del paese.
Altri locali adibiti a scuola si trovavano all'interno del Collegio di Maria. In mancanza di locali, i maestri insegnavano direttamente a casa propria e ricevevano l’onorario dal comune e talvolta anche dai genitori degli alunni.
Per ogni alunno vi era un librettino relativo al ”Corso elementare pubblico” nel quale erano riportate le materie, i voti conseguiti, il nome del maestro e del direttore (5).
Nel corso dei decenni, dopo l’Unità d’Italia, venne sempre più avvertita l’esigenza di una elevazione culturale del popolo e della formazione di una classe dirigente, per cui con la Legge Coppino, nel 1877 l'obbligo scolastico fu elevato a 3 anni e vennero previste sanzioni per i genitori di chi non frequentava. In gran parte del territorio, soprattutto nelle zone rurali più distanti dai centri più popolati, non vi erano scuole e l’analfabetismo era ancora molto diffuso, per le enormi difformità nella dislocazione delle scuole nel territorio.
Con una lettera del 3.12.1882 (trovata sempre nell’Archivio Storico di Petralia Soprana), il delegato scolastico Stefano Gargano informava il sindaco che, “nella scuola femminile diretta dalla sig.na Parisi, nei plessi di Blufi e Pianello, vi erano allievi e allieve che non frequentavano” per cui occorreva richiamarli (6).
Il libro di lettura di mio padre (1905) |
Il testo, in uso nelle due classi della scuola dell’obbligo oltre alla lettura, proponeva educazione morale e civile e inculcava una maggiore presa di coscienza dei doveri e dei diritti. Forniva anche informazioni di vita pratica attraverso il racconto di due protagonisti, Renzo e Nando.
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"Registro mensuale di profitto" classe I - Scuola Elementare Maschile Petralia Sottana - novembre 1866 |
A PETRALIA SOTTANA, come emerge da un articolo di Raffaele Grillo su “Giglio di Roccia” (8), le scuole pubbliche erano in uno stato florido perché finanziate da due generose donazioni: quella del sac. don Antonio Luisi e quella del barone Pietro Domina, che “contribuivano a rimpinguare i finanziamenti insufficienti del comune”. Il sac. don Francesco Porrivecchi, maestro di teologia e morale nel 1792 percepiva onze 24 annuali, di cui due per la casa e il carbone, nei mesi freddi. Ad un altro sacerdote, Natale Targia, che insegnava grammatica e umanità, venivano assegnati ducati 72, mentre al sac. don Pietro Bongiorno che insegnava i primi rudimenti del sapere, ducati 54, al sac. don Vincenzo Bella che insegnava grammatica, ducati 60.
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L'Istituto Domina a Petralia Sottana |
L'Istituto Domina
L'apertura del convitto permise l'affluenza di allieve non solo dalla Provincia ma anche da quelle di Catania e Caltanissetta.
- Fabio Pruneri, Pluriclasse, scuole rurali, scuole a ciclo unico dall’Unità d’Italia al 1948 in Diacronie - Studi di Storia Contemporanea, 2018
Nel 1870 il Ministro della Pubblica Istruzione riorganizzò in tutta Italia I Collegi di Maria, divenuti scuole pubbliche, e a Petralia Sottana, nel 1874, creò per la sua gestione una commissione amministrativa presieduta dal prof. Giulio Carapezza. In quei tempi, l'istruzione delle donne era ritenuta cosa inutile, se non addirittura dannosa per le famiglie. Convinto del contrario, il Carapezza si adoperò per la creazione di una scuola femminile per la formazione delle insegnanti elementari, con annesso convitto. Fu una delle prime Scuole Magistrali femminili ad entrare in funzione in Sicilia, nel 1878.
Le prime insegnanti giunsero da ogni parte d'Italia, ma vennero sostituite con gli anni dalle giovani diplomate della scuola stessa.
Il Prof. Giulio Carapezza (Petralia Sottana 1820-1886) |
L'apertura del convitto permise l'affluenza di allieve non solo dalla Provincia ma anche da quelle di Catania e Caltanissetta.
Nel 1887 divenne Regia Scuola Normale Femminile Superiore e nel 1896 si trasferì, per mancanza di spazio, nei locali del monastero di clausura delle Domenicane. Nel 1891 l'istituto prese il nome del suo creatore, il barone Domina, e nel 1911 diventò anche promiscuo, accogliendo anche gli allievi di sesso maschile.
Le scuole elementari maschili erano rimaste nell'edificio dell'ex collegio in corso Agliata.
Note bibliografiche
1) Lettera di Albert Camus a Louis Germain, 19.11.1957
2) Legge del Regno di Sardegna n. 3725 del 13.11.1859, detta Legge Casati
3) R.D. 7 luglio 1866 n.3936 per la soppressione delle Corporazioni religiose
4) Registro del precettore sac. Pietro Sabatino 1841, Archivio Storico di Petralia Soprana
5) Librettino individuale dell'alunno del Corso Elementare Pubblico di Petralia Soprana, Archivio Storico
6) Lettera del delegato scolastico al sindaco 3.12.1882, Archivio Storico di Petralia Soprana
8) Raffaele Grillo, La scuola a Petralia Sottana durante il periodo borbonico, in Giglio di Roccia autunno-inverno 1958
e inoltre:
- La preparazione dell'emigrante in "Scuola italiana moderna periodico settimanale di pedagogia, didattica e letteratura", A. Vallardi, 1912
- Giovanni Raffaele, Istruzione ed educazione nell'ultimo cinquantennio borbonico, in “Contributi per un bilancio del Regno Borbonico”, edito dalla Fondazione Lauro Chiazzese, 1990
- Augusto Marinelli, Al popolo non tanta istruzione, mi raccomando, 2021
- Luciana Caminiti, Educare per amor di Dio: i collegi di Maria tra Chiesa e Stato, Rubettino, 2005
- Francesco Figlia, Istruzione ed educazione pubblica prima e dopo l'Unità in un paese delle Madonie Petralia Sottana, Il Petrino 2015
- Dal Collegio di Maria all'Istituto Magistrale, una ricerca nell'archivio storico dell'Istituto Magistrale "Pietro Domina" di Petralia Sottana, di Alessia Ferraro, su Yumpu
- Gaetano Di Chiara, L'istruzione in un Comune rurale della provincia di Palermo. Il collegio di Maria e l'Istituto magistrale «Pietro Domina» di Petralia Sottana, Il Petrino 2017
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