PELLIZZARA

 



Distante 5 km circa dal centro storico, a 761 metri sul livello del mare, la frazione di Pellizzara contava 237 abitanti nel 1931, mentre oggi ne ha solo 68.
Ciò si spiega soprattutto perché, come altre frazioni di Petralia Soprana, non è collegata direttamente con il centro storico ed è nata in funzione delle esigenze di un feudo: il nucleo abitativo era costituito in origine quasi esclusivamente da persone che lavoravano ivi e nei possedimenti circostanti, di proprietà di famiglie nobili e/o borghesi, tra cui l'attigua tenuta di Santa Marina. 
Nel tempo erano poi divenuti anche proprietari di terre e di animali e quindi burgisi. A Pellizzara era sviluppato l'allevamento di bovini.


Pellizzara negli anni '40
Archivio Messineo

Il feudo traeva il suo nome al fiume sul quale si affacciava : l'Alto Salso o Acquamara, detto anche "Pellizzara", che nasce da Portella dei Bifolchi a nord est di Petralia Soprana, e che viene arricchito dalle acque provenienti dalle sorgenti site nelle contrade Grillo, Fiumicello e Vaccarizzo.
Nelle Due Deche dell'Historia di SiciliaTomaso Fazello nel 1558 descrive il Pillizzara, che nasce tra il castel di Petraglia, e Gangi, e spiega come, attraversando giacimenti di sale, acquisisca la caratteristica cui deve il nome di Salso.
Nel suo Dizionario topograficoVito Amico usa il nome siciliano del fiume: Piddizzaru.

Carta del Catasto Borbonico 1840 ca


Negli antichi documenti troviamo menzione del feudo di Pillizzara inteso Quarto di Vivulitto, con riferimento al monte Bovolito sito a poca distanza. 
Si tratta della montagna che custodisce nelle sue viscere il più grande giacimento attivo di salgemma d’Europa, nato sei milioni di anni fa per rarissimi eventi naturali con l’innalzamento dei continenti ed il ritirarsi del Mediterraneo.
Ed in questo geosito stratigrafico-strutturale sono ancora visibili ad occhio nudo i vari eventi geologici legati al Periodo Miocenico mediosuperiore, come risulta dalla figura qui sotto.


Per le caratteristiche geologiche della zona, non è raro ritrovarvi fossili di formazioni corallifere.



A sud di Pellizzara passava la regia trazzera della Zingara o dei Forestierivia publica qua itur ad Salenam, cioè la via che sin dai tempi di Vitruvio passava dalla salina, e perciò densa di traffici commerciali, come rivela anche il nome del vicino Cozzo Fondaco, in cui doveva esistere un luogo di sosta e riparo per viaggiatori.
La probabilità che la trazzera ripercorresse un antico tracciato romano, si desume dai vari ritrovamenti  effettuati nella zona. Si tratta innanzitutto di un pozzo a forma di capanna (o di campana appesa) in contrada Cozzo Fondaco e di un sarcofago con lucerna, al bevaio di Pellizzara, il tutto, oggetto di studio da parte degli archeologi.


Al n. 1 il tracciato della 
Trazzera della Zingara e dei Forestieri


Inoltre, sempre a Cozzo Fondaco, si trovano delle grotte, e sino agli anni '50/60, oltre al pozzo suddetto, esistevano sette fontanelle (fosse in fila di circa mezzo metro cubo scavate nel terreno) che raccoglievano acqua sgorgante dalla base del cozzo, a monte delle terre denominate "Petrusa", ed in cui si dissetavano gli animali in transito. La trasformazione in rotabile della trazzera ne ha cancellato le tracce.

Queste deduzioni traggono poi evidente conferma dalla scoperta, a poca distanza di Pellizzara, del sito archeologico di Santa Marinacon la sua villa di epoca tardo-romana.

Scavi di Santa Marina


Al feudo fu associata la signoria di Pellizzara.
Signori del luogo furono per diversi secoli i membri del casato degli Alimena, entrato a far parte della storia delle Madonie nel '600, con la creazione dell'omonimo centro, di cui divennero marchesi, come descritto nel post Gli Alimena e le Petralie.


L'antica palazzina appartenuta
 ad Orazio Alimena 

Nel 1717 il titolo di marchese passò dalla famiglia Alimena agli eredi Benzo, e poi finalmente ai Bosco, principi di Belvedere, ma sempre accompagnato da quello di signore di Pellizzara, e ciò sino all'abolizione del regime feudale in Sicilia nel 1812.

Palazzina Alimena
Esiste ancora a Pellizzara una palazzina seicentesca appartenuta al capostipite del ramo siciliano della famiglia, Orazio Alimena, come risulta dai riveli di stato.
Essa venne in seguito acquistata da Enrico Tropea, le cui iniziali ornano ancora la ringhiera del balcone.




Vi si può ammirare un antico palmento ancora funzionante.
Il gancio cui appendere u panaru al canale di scolo del palmento presenta una interessante testa in pietra scolpita.
Si tratta di un torchio vinario dello stesso tipo usato nella Roma antica, detto "torchio di Plinio", proprio perché inventato da Plinio il Vecchio.




La trave si abbassava gradualmente su di esso esercitando la sua forza pressoria, grazie ad una grossa vite, azionata a mano a distanza con delle leve, dagli addetti alla torchiatura. La trave era lunga diversi metri per poter esercitare una migliore azione di leva e quindi il torchio richiedeva uno spazio notevole.
La vite era agganciata nella parte inferiore ad un blocco di pietra che faceva da contrappeso, e nella parte alta, al "prelum", mediante una madrevite. Ad operazione terminata, veniva cambiato il verso di rotazione della vite e la trave si rialzava.
La particolarità del torchio degli Alimena sta nella presenza di una doppia vite. Il meccanismo veniva quindi attivato contemporaneamente da due persone che dovevano agire in sincronia, con un ritmo ben regolato.
Questo accorgimento permetteva di ridurre la lunghezza della trave che faceva da leva, il velum, rendendo utilizzabile il torchio anche in ambienti ristretti.


Chiesetta della Madonna della Scala

La chiesetta della Madonna della Scala trae il suo nome dalla balza rocciosa su cui insiste, la Balza Scala.
La campana e il suo sostegno in ferro sono stati rubati. In origine custodiva un'immagine bizantineggiante.


Balza Scala vista da Serra di Lio


I quartieri di Pellizzara sono i seguenti: Cirami, Vituzzi, Scierfi, Spinusi, Nne Fèrii.



Abbeveratoio antico 









Edicola del SS. Sacramento
Foto di Vincenzo Anselmo


La foto qui sotto è stata scattata nella corte di santa Marina. Come consuetudine, la vendemmia era una di quelle operazioni agricole che coinvolgeva le famiglie e il vicinato, avendo necessità di svolgersi in tempi ristretti per portare il raccolto (deperibile) al palmento. Di solito i partecipanti non venivano remunerati (trattandosi di una partita di giro) ma ringraziandoli con un adeguato pranzo.


Salsicciata di fine vendemmia 
 a fine anni '50.
Archivio Messineo

La tragedia del Carnevale 1958
Durante una festa da ballo nel quartiere Cerami, scoppiò un disastroso incendio che causò sei morti e decine di feriti, e che ebbe risalto nella stampa nazionale. I più gravi dei lesionati vennero trasportati, legati su scale, a dorso di mulo, in ospedale a Petralia Soprana, per essere poi  avviati da lì con le ambulanze a Palermo.
L’incendio era iniziato nel fienile del pianoterra, il fumo aveva invaso la scala impedendo la fuga. Molti si buttarono dalle finestre, alcuni caddero sul pavimento arroventato.



Nella toponomastica restano tracce della coltivazione dei gelsi nel nome della contrada Fondaco del Gelso.


La chiesetta di Pellizzara è stata edificata su di un terreno donato dalla famiglia Lio.


Edicola votiva

A fine agosto a Pellizzara da qualche anno viene organizzata la sagra della lenticchia, rivisitazione di antichi festeggiamenti della fine dei lavori agricoli estivi.




Cenni bibliografici:

Tommaso Fazello, De rebus Siculis decades duae, apud Ioannem Matthaeum Maidam et Franciscum Carraram, Palermo, 1558

Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie nobili titolate fevdatarie ed antiche nobili del fidelissimo Regno di Sicilia viventi ed estinte, 1ª volume pag. 45, 1647

Francesco Maria Emanuele e Caetani, Della Sicilia Nobile, 1754

Vito Amico, Dizionario topografico della Sicilia nella traduzione di Gioacchino Di Marzo, vol. 2, Palermo, 1757/1859

Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938

Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana

Celestina Salamone Cristodaro, Polizzi del passato, Polizzi Generosa 1990 p. 116 nota 5

Gaetano Messineo, Petralia Superior, Orizzonti, Rassegna di Archeologia, 2010

Giuseppe La Placa, Un mondo che scompare, volume II, Edizioni Arianna, 2013

Mario Sabatino, U postali ô Patrinuostru. Come eravamo nel '900 a Petralia Soprana, Edizioni Arianna, 2023

Suburbia and Rural Landscapes in Medieval Sicily, Editors: Angelo Castrorao Barba, Giuseppe Mandalà, Archaeopress publishing Limited, 2023



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Ringraziamenti a Domenico Gulino ed
Ernesto Messineo


U giddebbiu
Anello in pietra per legare gli equini




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