VERDI
Questi nuclei sono infatti nati all'interno del feudo Verdi (o Verde). Originariamente accorpato, anche nel nome, a quello di S. Giovanni, nel 1700 viene menzionato in modo distinto negli atti della Corte Giuratoria di Petralia Soprana, fra i possedimenti del Duca di Montalto, nel territorio di Petralia Soprana.
Nell'Ottocento ne era proprietario Gaetano Pottino, marchese di Irosa (1828-1876), da cui giunse poi ai suoi eredi.
Carta topografica dell'ex feudo Verdi |
Il feudo Verdi era diviso in tre parti, di cui una lavorata a grano, una a fave e l'altra ad erba per fieno e pascolo. Nella rotazione agraria, al pascolo seguiva la coltura delle fave, alle fave quella del grano, per cui la contemporaneità delle colture assicurava la presenza di tre prodotti fondamentali. Dell'estensione di circa 800 ettari, nel 1839 produceva 200 salme di frumento, 14 di fave e 24 di tumminia.
Una parte, u bonificatu, era riservata a piantagioni di olivi, vigne, mandorli e frutti vari. La terra, comprese le petraie, era assegnata agli inquilini che coltivavano solo la terra ed ai mitatera, che allevavano anche le vacche e le pecore.
Data la sua posizione, il feudo era soggetto a promiscuità, per la presenza di usi civici a favore di ben tre comuni, le due Petralie e Bompietro. In sostanza gli abitanti di questi paesi potevano farvi pascolare il bestiame, verso pagamento al proprietario di una sorta di gabella: l'arrendamento dell'erbaggio.
Il nucleo più antico: VERDI
Nel 1700 si diffuse presso la nobiltà siciliana la moda delle residenze di campagna, munite di baglio fortificato, che svolgevano anche funzione di masseria. Le costruzioni del baglio che davano sulla strada venivano date in gabella per uso come taverne o forni, cosi come venivano affittati anche i poderi vicini.
Il baglio Pottino |
A partire dalla residenza secondaria, si crearono così, per aggregazione, dei borghi rurali che non erano stati quindi fondati dall'origine per lo sfruttamento agricolo, ma derivavano da esigenze di villeggiatura del padrone. A questa categoria appartiene Verdi, anche se sorto ad una certa distanza dalla residenza nobiliare. La sua origine è infatti è direttamente collegata al baglio Pottino (cfr blog Vox Humana).
Quel che resta delle "carceri" |
Secondo la tradizione locale, le costruzioni dirute site in prossimità del baglio sarebbero state in origine adibite a carcere.
Il baglio, come altri della stessa tipologia esistenti nelle Madonie, è un massiccio e compatto quadrilatero racchiuso su di un ampio cortile acciottolato. Le aperture sono tutte rivolte alla corte interna mentre i prospetti esterni presentano solo finestrelle o feritoie munite di grata.
La compatta mole del baglio vista dalla strada |
L'unico accesso al baglio è un grande portone ad arco situato in posizione angolata rispetto alla dimora padronale, sopraelevata come al solito e munita di balcone. Alla porta di entrata si giunge da una piccola scalinata.
Sul cortile si allineano le porte di spaziosi granai, stalle per equini ed altri ambienti funzionali. Il proprietario occupava l'abitazione solo nella bella stagione, che coincideva con la più intensa attività del raccolto, mantenendo invece la sua dimora abituale nel palazzo del centro di Soprana in piazza Quattro Cannoli.
Palazzo Pottino di Irosa Petralia Soprana |
L'abbeveratoio di Verdi è composto da una fontana con cannolo da una parte, e da tre vasche quadrangolari allineate e collegate in pendenza, per il bestiame.
È noto localmente come gli scifi della Marchesa, con riferimento a Maria Concetta Giaconia Pottino, che si occupò per anni della gestione delle terre e del baglio del defunto marito, e morì più che centenaria pochi anni orsono.
Gli scifi della marchesa |
Edicola votiva a Verdi |
Lo sviluppo dell'800 : VERDI II
Verdi II, che risale al XVIII-XIX secolo, non si sviluppa attorno ad una piazza ma lungo uno solo dei lati di una larga strada in pendenza.
La trazzera Gangi-Alimena nel 1720 Cartina di Luigi Santagati da Schmettau |
|
... e oggi |
Nel 2017 il palmento di Verdi, ceduto da privati al Comune di Petralia Soprana e restaurato dal GAL Madonie, è stato dato in comodato d’uso all’Associazione Produttori Borgo Verdi ed all’azienda Agroverdi per attività educative e culturali. Vi si svolgono da allora laboratori didattici, eventi culturali e manifestazioni relative al ciclo di produzione e di pigiatura dell’uva.
Palmento di Borgo Verdi |
Si tratta di un vero e proprio piccolo museo della civiltà contadina, ove si possono ammirare tutte le attrezzature di un tempo, in un'ambientazione che riporta indietro nel tempo, nella pace di un angolo di natura incantevole.
Da oltre dieci anni, Agroverdi, una macelleria aziendale a km zero, offre carne di una qualità indiscussa, da bestiame allevato direttamente sul posto con metodi che è possibile a qualunque visitatore seguire con interesse. Vi si svolgono con successo attività didattiche con regolari visite di scolaresche, cui viene data la possibilità del contatto diretto con gli animali e dell'apprendimento dei metodi tradizionali di allevamento.
Epifanio Li Puma e le lotte contadine
Proprio all'imbocco della trazzera di Verdi II, è stato innalzato il monumento a Epifanio Li Puma, il sindacalista barbaramente ucciso il 2 marzo del 1948, in ragione delle sue battaglie. Nella sua eloquente essenzialità, esso evoca le grandi sofferenze affrontate con dignità da generazioni di lavoratori sfruttati dal potere padronale, e che seppero, nel Dopoguerra, conquistare passo per passo, e a duro prezzo, il proprio diritto ad un trattamento dignitoso.
Monumento a Epifanio Li Puma |
Li Puma, pur essendo di Raffo, da sempre, così come suo padre, coltivava le terre dell'ex feudo Verdi. E fu lì che avvennero le prime occupazioni di terre incolte fortemente volute ed organizzate da lui, in veste di fondatore e leader della cooperativa Madre Terra.
Occupazione dell'ex feudo Verdi nel 1948 Il secondo da sinistra è Epifanio Li Puma |
Gli uccisori di Li Puma non sono stati mai identificati ma tutto conduce all'ipotesi di una alleanza fra mafia e grandi proprietari terrieri, in un periodo in cui era vitale per entrambe stroncare il movimento dei lavoratori. La reazione all'assassinio di Epifanio è stata decisiva per la svolta finale di un cambiamento epocale. Un colpo decisivo per i poteri forti delle Madonie di allora, che erano rimasti testardamente feudali, in barba alle rivoluzioni europee, a due guerre e alle stesse nuove leggi agrarie del Dopoguerra.
La riforma agraria: BORGO VERDI
A breve distanza dal borgo di origine settecentesca, troviamo un altro agglomerato di case coloniche, che è invece di creazione recente, frutto della riforma agraria del Dopoguerra, e che viene indicato con il nome di Borgo Verdi o Borgo Aiello. Il nome Aiello fa riferimento ad una contrada in territorio di Gangi ove inizialmente era stato progettato di costruire il borgo. Poi venne scelta la attuale dislocazione a Verdi, ma rimase il nome dell'originario progetto.
Abbeveratoio degli anni '50 |
Dopo la fine della guerra, la riforma, volta allo scorporo dei latifondi con assegnazioni, fu gestita dalla Regione Siciliana a mezzo dell'Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS). Alla fine degli anni '50, in territorio di Petralia Soprana quest'ultimo realizzò due agglomerati abitativi, Borgo Pala e Borgo Verdi, costituiti da sole case coloniche, che avrebbero dovuto appoggiarsi ad un "nucleo di servizi" di futura realizzazione.
A Borgo Verdi, che si proponeva di offrire abitazione agli assegnatari dell'ex-feudo Pottino, furono realizzate 50 case di due tipologie: il monolocale denominato rifugio o casetta-appoggio, e la casa con due stanze, che potevano essere utilizzate una come stalla e l'altra come unico locale per la vita familiare, oppure come due camere.
Il tipo "casetta-rifugio" |
Il tipo casa con 2 stanze - Foto Voxhumana |
Le case coloniche avrebbero dovuto far capo al progettato “nucleo servizi di S. Giovanni Verde". Questo negli anni dal '52 al '62 fu oggetto di ben tre successivi progetti a firma prima dell'ing. Melchiorre Natoli e poi dell'ing. Giovanni Imburgia, ma venne bocciato per due volte per problematiche di eccessiva onerosità e poi di revisione prezzi, nonostante un evidente ridimensionamento, per poi essere abbandonato per scelte politiche, per un generale venir meno della logica stessa della creazione dei borghi agricoli, come era stata ideata in epoca fascista.
Foto Voxhumana |
Il gruppo Lorimest al baglio Pottino nel 2010 Foto di Marina Galici |
Foto Agroverdi |
Verdi II |
Edicola a Borgo Verdi |
Commenti
Posta un commento