VERDI

 

Carta del catasto borbonico (1840 ca)
il nome qui è Verde

Al confine con il territorio di Gangi, Verdi è una delle frazioni più lontane dal centro storico di Petralia Soprana, cui è collegata dalla SP 62. 
Dai 157 abitanti del censimento del 1931 è passata al centinaio attuale.
È formata a sua volta da tre diversi agglomerati nati in epoca diversa, ma tutti funzionalmente collegati alla coltivazione del latifondo: Verdi, Verdi II e Borgo Verdi.

Il feudo Verdi

Questi nuclei sono infatti nati all'interno del feudo Verdi (o Verde). Originariamente accorpato, anche nel nome, a quello di S. Giovanni, nel 1700 viene menzionato in modo distinto negli atti della Corte Giuratoria di Petralia Soprana, fra i possedimenti del Duca di Montalto, nel territorio di Petralia Soprana.

Nell'Ottocento ne era proprietario Gaetano Pottino, marchese di Irosa (1828-1876), da cui giunse poi ai suoi eredi.


Carta topografica dell'ex feudo Verdi

Il  feudo Verdi era diviso in tre parti, di cui una lavorata a grano, una a fave e l'altra ad erba per fieno e pascolo. Nella rotazione agraria, al pascolo seguiva la coltura delle fave, alle fave quella del grano, per cui la contemporaneità  delle colture assicurava la presenza di tre prodotti fondamentali. Dell'estensione di circa 800 ettari, nel 1839 produceva 200 salme di frumento, 14 di fave e 24 di tumminia.

Una parte, u bonificatu, era riservata a piantagioni di olivi, vigne, mandorli e frutti vari. La terra, comprese le petraie, era assegnata agli inquilini che coltivavano solo la terra ed ai mitatera, che allevavano  anche le vacche e le pecore.

Data la sua posizione, il feudo era soggetto a promiscuità, per la presenza di usi civici a favore di ben tre comuni, le due Petralie e Bompietro. In sostanza gli abitanti di questi paesi potevano farvi pascolare il bestiame, verso pagamento al proprietario di una sorta di gabella: l'arrendamento dell'erbaggio.


Il nucleo più antico: VERDI

Nel 1700 si diffuse presso la nobiltà siciliana la moda delle residenze di campagna, munite di baglio fortificato, che svolgevano anche funzione di masseria. Le costruzioni del baglio che davano sulla strada venivano date in gabella per uso come taverne o forni, cosi come venivano affittati anche i poderi vicini.


Il baglio Pottino

A partire dalla residenza secondaria, si crearono così, per aggregazione, dei borghi rurali che non erano stati quindi fondati dall'origine per lo sfruttamento agricolo, ma derivavano da esigenze di villeggiatura del padrone. A questa categoria appartiene Verdi, anche se sorto ad una certa distanza dalla residenza nobiliare. La sua origine è infatti è direttamente collegata al baglio Pottino (cfr blog Vox Humana).


Quel che resta delle "carceri"

Secondo la tradizione locale, le costruzioni dirute site in prossimità del baglio sarebbero state in origine adibite a carcere.

Il baglio, come altri della stessa tipologia esistenti nelle Madonie, è un massiccio e compatto quadrilatero racchiuso su di un ampio cortile acciottolato. Le aperture sono tutte rivolte alla corte interna mentre i prospetti esterni presentano solo finestrelle o feritoie munite di grata.


La compatta mole del baglio vista dalla strada 

L'unico accesso al baglio è un grande portone ad arco situato in posizione angolata rispetto alla dimora padronale, sopraelevata come al solito e munita di balcone. Alla porta di entrata si giunge da una piccola scalinata.

Sul cortile si allineano le porte di spaziosi granai, stalle per equini ed altri ambienti funzionali. Il proprietario occupava l'abitazione solo nella bella stagione, che coincideva con la più intensa attività del raccolto, mantenendo invece la sua dimora abituale nel palazzo del centro di Soprana in piazza Quattro Cannoli.


Palazzo Pottino di Irosa
Petralia Soprana 

Nell'azienda Pottino si rilevava il più ricco allevamento di bovini e ovini, così come di cavalli di razza. Caratteristici i silos che permettono la conservazione dell'erba per il periodo invernale. Vi si pratica anche l'apicultura.

L'abbeveratoio di Verdi è composto da una fontana con cannolo da una parte, e da tre vasche quadrangolari allineate e collegate in pendenza, per il bestiame. 

È noto localmente come gli scifi della Marchesa, con riferimento a Maria Concetta Giaconia Pottino, che si occupò per anni della gestione delle terre e del baglio del defunto marito, e morì più che centenaria pochi anni orsono.


Gli scifi della marchesa 


Edicola votiva a Verdi



Le case di Verdi II allineate 
 su di un solo lato della strada

Risalgono al 1790 due pozzi siti in aperta campagna.
Nel primo la parte incassata e' costituita da pietre scolpite e la parte sottostante in pietre di tufo poste a forma circolare con una piccola apertura. 
Il secondo presenta "u stagnuni" in pietra, e nella parte frontale rettangolare, uno sportello in ferro con accanto uno scifo ricavato da una sola pietra. Era la sorgente del bevaio che si trova nel centro della frazione. Anticamente dal pozzo si attingeva l'acqua che veniva versata nello scivo antistante per l'abbeveraggio degli animali.

Lo sviluppo dell'800 : VERDI II

Verdi II, che risale al XVIII-XIX secolo, non si sviluppa attorno ad una piazza ma lungo uno solo dei lati di una larga strada in pendenza. 




La protagonista assoluta è qui proprio la strada. Di un'ampiezza maestosa, lastricata all'antica, con le sue morbide curve accompagna le abitazioni del borgo e mette in mostra un grande abbeveratoio munito di tre scifi.




Si tratta di parte della antica regia trazzera Gangi-Calascibetta, che si è ritrovata distaccata dall'odierno tracciato della S.P. 62 realizzata negli anni '50. Le case vennero edificate sul solo lato sinistro, per chi scende, in quanto il lato destro apparteneva alla famiglia nobile dei Rinaldi (proprietari del "palazzu" a S Giovanni). L'E.S.A. costruì poi un ponte al termine del tratto di vecchia trazzera, per farla ricongiungere, più a valle, con la S.P. 62.


La trazzera Gangi-Alimena nel 1720
Cartina di Luigi Santagati
da Schmettau


La trazzera proseguiva anticamente in direzione S. Giovanni Sgadari e passava poi da Guarraia e Alimena. Le parti in disuso vennero inglobate nei terreni e non sono attualmente più rintracciabili. La strada originaria resta però ancora visibile in alcuni tratti.


L'abbeveratoio 

I tre scifi sul retro dell'abbeveratoio
 foto di Mario Sabatino


Sul selciato della trazzera si è svolta per generazioni la vita di questa comunità rurale laboriosa e unita. 
Non a caso al giorno d'oggi, nella stagione estiva è teatro dell'evento "Gust'art - A tavula è trazzera", in cui il borgo in festa offre in un percorso enogastronomico ai suoi ospiti/visitatori i propri prodotti agroalimentari e porta in scena le tradizioni collegate al territorio. 




Buona parte delle abitazioni sono veri e propri piccoli bagghi chiusi, con portoni o ingressi delimitati da trabeazioni, spesso ricoperte da tegole. Vi si accede ad un cortile centrale attorno al quale sono disposti dimore e piccoli rustici. Nel tempo, attorno al nucleo primitivo, si sono giustapposti sia ulteriori rustici adibiti ad altre funzioni, che le dimore delle nuove famiglie dei figli, aggregate alla casa paterna.

Bagghiu di Agroverdi negli anni '50...

... e oggi

Negli anni '50 erano diffuse in zona vari tipi di ppinnata per il ricovero del bestiame.


Il palmento 

Nel 2017 il palmento di Verdi, ceduto da privati al Comune di Petralia Soprana e restaurato dal GAL Madonie, è stato dato in comodato d’uso all’Associazione Produttori Borgo Verdi ed all’azienda Agroverdi per attività educative e culturali. Vi si svolgono da allora laboratori didattici, eventi culturali e manifestazioni relative al ciclo di produzione e di pigiatura dell’uva. 


Palmento di Borgo Verdi

Si tratta di un vero e proprio piccolo museo della civiltà contadina, ove si possono ammirare tutte le attrezzature di un tempo, in un'ambientazione che riporta indietro nel tempo, nella pace di un angolo di natura incantevole.



Da oltre dieci anni, Agroverdi, una macelleria aziendale a km zero, offre carne di una qualità indiscussa, da bestiame allevato direttamente sul posto con metodi che è possibile a qualunque visitatore seguire con interesse. Vi si svolgono con successo attività didattiche con regolari visite di scolaresche, cui viene data la possibilità del contatto diretto con gli animali e dell'apprendimento dei metodi tradizionali di allevamento. 


Epifanio Li Puma e le lotte contadine

Proprio all'imbocco della trazzera di Verdi II, è stato innalzato il monumento a Epifanio Li Puma,  il  sindacalista barbaramente ucciso il 2 marzo del 1948, in ragione delle sue battaglie. Nella sua eloquente essenzialità, esso evoca le grandi sofferenze affrontate con dignità da generazioni di lavoratori sfruttati dal potere padronale, e che seppero, nel Dopoguerra, conquistare passo per passo, e a duro prezzo, il proprio diritto ad un trattamento dignitoso.


Monumento
a Epifanio Li Puma 


Li Puma, pur essendo di Raffo, da sempre, così come suo padre, coltivava le terre dell'ex feudo Verdi. E fu lì che avvennero le prime occupazioni di terre incolte fortemente volute ed organizzate da lui, in veste di fondatore e leader della cooperativa Madre Terra.


Occupazione dell'ex feudo Verdi nel 1948
Il secondo da sinistra è Epifanio Li Puma

Gli uccisori di Li Puma non sono stati mai identificati ma tutto conduce all'ipotesi di una alleanza fra mafia e grandi proprietari terrieri, in un periodo in cui era vitale per entrambe stroncare il movimento dei lavoratori. La reazione all'assassinio di Epifanio è stata decisiva per la svolta finale di un cambiamento epocale. Un colpo decisivo per i poteri forti delle Madonie di allora, che erano rimasti testardamente feudali, in barba alle rivoluzioni europee, a due guerre e alle stesse nuove leggi agrarie del Dopoguerra.


La riforma agraria: BORGO VERDI

A breve distanza dal borgo di origine settecentesca, troviamo un altro agglomerato di case coloniche, che è invece di creazione recente, frutto della riforma agraria del Dopoguerra, e che viene indicato con il nome di Borgo Verdi o Borgo Aiello. Il nome Aiello fa riferimento ad una contrada in territorio di Gangi ove inizialmente era stato progettato di costruire il borgo. Poi venne scelta la attuale dislocazione a Verdi, ma rimase il nome dell'originario progetto.


Abbeveratoio degli anni '50

Dopo la fine della guerra, la riforma, volta allo scorporo dei latifondi con assegnazioni, fu gestita dalla Regione Siciliana a mezzo dell'Ente per la Riforma Agraria in Sicilia (ERAS). Alla fine degli anni '50, in territorio di Petralia Soprana quest'ultimo realizzò due agglomerati abitativi, Borgo Pala e Borgo Verdi, costituiti da sole case coloniche, che avrebbero dovuto appoggiarsi ad un "nucleo di servizi" di futura realizzazione.

A Borgo Verdi, che si proponeva di offrire abitazione agli assegnatari dell'ex-feudo Pottino, furono realizzate 50 case di due tipologie: il monolocale denominato rifugio o casetta-appoggio, e la casa con due stanze, che potevano essere utilizzate una come stalla e l'altra come unico locale per la vita familiare, oppure come due camere.

 

Il tipo "casetta-rifugio"

Il tipo casa con 2 stanze - Foto Voxhumana


Ci si chiede come mai a Borgo Verdi, concepito come un agglomerato residenziale di case non molto distanti l'una dall'altra, siano stati realizzati tanti monolocali-rifugio di poco più di 50 mq, adatti a fornire un appoggio stagionale e in aperta campagna (destinato a sostituire u pagghiaru) e non certo a farci abitare famiglie. Probabilmente ragioni economiche furono prevalenti. La maggior parte di essi è oggi inutilizzata, o è stata demolita. 

Le case coloniche avrebbero dovuto far capo al progettato “nucleo servizi di S. Giovanni Verde". Questo negli anni dal '52 al '62 fu oggetto di ben tre successivi progetti a firma prima dell'ing. Melchiorre Natoli e poi dell'ing. Giovanni Imburgia, ma venne bocciato per due volte per problematiche di eccessiva onerosità e poi di revisione prezzi, nonostante un evidente ridimensionamento, per poi essere abbandonato per scelte politiche, per un generale venir meno della logica stessa della creazione dei borghi agricoli, come era stata ideata in epoca fascista.


Il nucleo servizi mai realizzato
 prevedeva una scuola
 con ambulatorio ed asilo, 
la sede di una cooperativa con magazzini ed una chiesa

Foto Voxhumana


Strade ed impianti idrici vennero invece realizzati.
A Verdi II esistono due abbeveratoi dalle classiche linee moderniste, tipici dei borghi dell'ERAS di quell'epoca e somiglianti a quelli del vicino Borgo Pala.




VERDI oggi

Gli abitanti di Verdi sono sotto ogni profilo una comunità molto attiva, che moltiplica le iniziative per offrire un modello di sviluppo del territorio integrato, partecipato e sostenibile. Gli anni scorsi sono stati caratterizzati da svariati eventi: ricostruzioni e rappresentazioni della vita rurale di un tempo, spettacoli e itinerari di degustazione, spazi musicali e di folklore, così come momenti culturali, quali mostre artistiche e fotografiche e presentazioni di libri.

Nel 2010 per la rassegna Madonie sotto le stelle, il baglio Pottino è diventato, alla luce delle fiaccole, il palcoscenico di una suggestiva serata di cultura, arte e musica.


Il gruppo Lorimest
al baglio Pottino nel 2010
Foto di Marina Galici


In primavera vi si svolge la Festa della tosatura in cui i partecipanti possono assistere alle operazioni di tosatura a mano secondo i metodi antichi della tradizione millenaria agro-pastorale, e assaggiare la ricotta calda, vera e propria delizia. 


Foto Agroverdi

Si ripropongono anche le antiche tecniche di lavaggio, cardatura e filatura della lana, attività tradizionalmente riservate alle donne, e si evoca un passato non lontano, ma ormai scivolato nel dimenticatoio, soprattutto per le nuove generazioni.


Foto Agroverdi 


Cenni bibliografici 

Fede dei giurati delle due Petralie dei feudi esistenti nel territorio comune notificati secondo la posizione dai giurati dell'una o dell'altra università. Atti Corte Giuratoria anno 1702, fogli 222-224, Biblioteca Comunale Frate Umile Pintorno di Petralia Soprana

Avviso per l'arrendamento dell'erbaggio nel feudo Verdi. 1835. Archivio Storico del Comune di Petralia Soprana, Atti comunali, Biblioteca Frate Umile

Carta topografica dell'ex feudo Verdi nel territorio di Petralia Soprana soggetto a promiscuità alle due Petralie ed al Comune di Bompietro, 25.8.1 Archivio Storico del Comune di Petralia Soprana, Mappe e disegni, Biblioteca Frate Umile Pintorno

- Corrispondenza relativa ai fondi ex feudo Verde e Boschi in promiscuità fra i Comuni di Bompietro, Petralia Soprana e Petralia Sottana, Archivio Storico del Comune di Petralia Sottana, vol. 366 Patrimonio Comunale

- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana. Palermo. Pezzino, 1938

- M. T. Alleruzzo Di Maggio, La dimora rurale nelle Madonie, in "La casa rurale nella Sicilia occidentale", Leo S. Olshki editore, Firenze, 1968


Verdi II


- Pio La Torre, Comunisti e movimento contadino in Sicilia, Editori riuniti, 1980

- Di Martino Maria, Giacomarra Mario, I quartera di Soprana, Tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Palermo, 1993-1994

- Gaetano La Placa, Mario Siragusa, Epifanio Li Puma, il misterioso delitto di un sindacalista, Lancillotto Editore, 1998

- Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana

- Ascenzio Li Puma, Santo Li Puma (curatore), Scialè, Edizioni Arianna, 2006

- Blog Voxhumana, La via dei Borghi

Vacuamoenia,  Borgo San Giovanni-Verdi e Pala


Edicola a Borgo Verdi 


Un sentito ringraziamento a Domenico Gulino, Pietro Cassaniti, Rosa Bruna D'Alberti, Calogero Sabatino e Agroverdi.



 
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