Il SITO ARCHEOLOGICO di SANTA MARINA




La scoperta del sito 
C'era una volta, in contrada S. Marina, fra Raffo e Pellizzara, un bambino che, a pochi metri dalla sua casa di campagna, vide riaffiorare improvvisamente una remota civiltà. Un bel giorno, ai primi degli anni '50, nella "maisa" intrapresa da suo padre per l'impianto di un vigneto, apparvero dei ruderi. Il padre di Tanino era Giuseppe Messineo, figura culturale di spicco della Petralia Soprana di quegli anni e fondatore della biblioteca comunale, e capì subito l'importanza della scoperta. L'apertura di una trincea esplorativa, con la collaborazione del dr Giosuè Meli, fece emergere cinque monconi di un colonnato, disposti in linea alla base di un paio di gradini, costituiti da blocchi calcarei di grandi dimensioni, oltre a pezzi di vasellame e ad alcuni grossi mattoni di terracotta. 
A queste appassionanti scoperte, Tanino e i fratelli Ernesto e Maurizio assistettero in diretta.
Si decise però di ricoprire prudenzialmente lo scavo, riprendendo l'impianto del vigneto.

Il piccolo Gaetano, armato di binocolo,
fra i ruderi, nei primi anni '50.

Peppino La Placa "Pizzuluni" e suo fratello Fanuzzu, che avevano effettuato lo scavo sotto la direzione di Giuseppe Messineo, erano persone fidate e di poche parole, che non avrebbero fatto rivelazioni neanche sotto tortura. Passarono gli anni e il segreto fu mantenuto, mentre Tanino cresceva e sceglieva, vuoi per predestinazione, vuoi sull'onda delle sue prime impressioni fanciullesche, di intraprendere studi di archeologia. 


L'archeologo Gaetano Messineo (1943-2010)

E finalmente nel 2008, divenuto il professor Gaetano Messineo, e mutate nel frattempo le leggi, poté chiedere l'autorizzazione per la prima campagna di scavo a S. Marina, che si svolse con il patrocinio dell'Università e della Soprintendenza di Palermo, e alla quale prese parte un gruppo di suoi studenti de L'Aquila.


Primi reperti degli scavi degli anni '50

Le varie campagne di scavi
Nel 2008 si procedette con l'eliminazione dell'intero strato di terreno agricolo che ricopriva le strutture, a mezzo di escavatore e poi a mano. Si capì che i resti precedentemente scoperti appartenevano ad un insieme architettonico composto da un edificio con annessa corte munita di portico, il tutto situato su più livelli. Fra i reperti si contavano un lekithos del tipo Pagenstecher, simile a quelli ritrovati nella necropoli di Polizzi ad Alburchia e ad Alimena e una placchetta in osso recante un volto di Sileno.

Il sito nel 2008

Le indagini proseguirono nel 2009, sempre sotto la guida del  Prof. Messineo, e dopo la sua prematura scomparsa, nel 2010, furono continuate nel 2014 e 2015 dall'Associazione Gaetano Messineo.




Cos'era realmente Villa S. Marina?
Nel corso degli scavi, si sono alternate svariate ipotesi sulla funzione della struttura ritrovata, costituita da un complesso di ambienti interni, con un ampio cortile interno. Potrebbe trattarsi di 
1) una villa rustica, destinata alla produzione di frumento e di altre derrate agricole, come le tante che nel periodo romano dovevano caratterizzare l'entroterra siciliano. Ne sarebbero la riprova le macine per frumento rinvenute negli anni '50. A favore di questa ipotesi, sta il fatto che la zona di Santa Marina goda di condizioni climatiche molto favorevoli e di un terreno particolarmente fertile. 
2) una sorta di "caravanserraglio" cioè di stazione di sosta per i viaggiatori e i commercianti di sale. Infatti a poca distanza troviamo il toponimo "Cozzo del Fondaco", ma soprattutto distano soli 3 km le miniere di salgemma, e tale distanza è coperta da una regia trazzera che passa proprio ai piedi del sito archeologico. Inoltre l'ampiezza del cortile (oltre 30 m) ben si adatta ad accogliere un gran numero di muli.
3) un ingrosso del sale, dove sarebbe stato trasportato il salgemma scavato e qui venduto.


Planimetria del sito tracciata dal dr Giuseppe Guarino

Possono però coesistere anche tutte e tre le ipotesi, perché, nel tempo, la struttura potrebbe avere assunto funzioni svariate, come è stato appurato in altri siti analoghi.

Foto di Maria Vittoria Cerami

Le tombe
Durante la campagna di scavo del 2013, è stata scoperta una sepoltura in terra, contenente i resti di una persona, privi di qualunque corredo. Le analisi antropologiche hanno dimostrato che si trattava di un uomo morto tra i 35 e i 45 anni. Durante la campagna di scavo del 2014, ad alcuni metri dalla prima sepoltura, ne è stata trovata un'altra, sopra la quale era stato costruito un muro, con il ritrovamento della sola parte alta del corpo di un uomo di 25-35 anni. Entrambi gli scheletri recavano segni che rivelavano un’intensa attività lavorativa in vita. 
Nello strato che copriva questa seconda tomba, sono stati rinvenuti piccoli frammenti ossei pertinenti ad altri individui. 
I resti ossei sono stati analizzati con il metodo del radiocarbonio dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Firenze e si è potuto così risalire alla loro epoca, seppure approssimativa, cioè nell'arco di qualche centinaio di anni: il primo scheletro è stato deposto tra la fine del IX secolo d.C. e gli inizi dell’XI secolo d.C., e il secondo, tra gli inizi del X sec. d.C. e la metà circa del XII sec. d.C. Siamo quindi a cavallo fra il periodo di dominazione araba in Sicilia e la conquista da parte dei normanni di Batraliah.

Sepolture e datazioni al radiocarbonio di resti osteologici 
dallo scavo di Villa Santa Marina,
Petralia Soprana (PA)

di A. Cammalleri e M. Fedi

La posizione delle salme, distese sul dorso, dimostra che non si tratta di musulmani, per i quali era d'uso la posizione laterale. Inoltre il primo individuo aveva le braccia piegate sul petto, tipica posizione mortuaria cristiana. 
La scoperta dell'epoca certa di questi resti umani è fondamentale, perché permette di retrodatare tutti i reperti trovati negli strati di terreno sottostante, e al contrario, di postdatare le strutture soprastanti.


Placchetta in osso con testa di Sileno

Le età di Villa S. Marina
Con il procedere delle indagini archeologiche, è emerso che la vita della struttura ritrovata si fosse protratta per vari secoli, con vicissitudini di cui rimangono tracce.
Infatti, il ritrovamento iniziale del portico colonnato e dei primi reperti, tra cui la placchetta in osso raffigurante una testa di Sileno, denotavano una villa rustica romana di età imperiale, forse impiantata già in età ellenistica.

Foto di Maria Vittoria Cerami

Gli oggetti recuperati appartenevano però a diverse epoche: un frammento di tegola con incisioni a caratteri greci, vari resti di ceramica sigillata di produzione italica e africana, vetri di età romana, il tutto per un periodo che spaziava dal I secolo a. C sino al V secolo d. C.. Ma sono stati trovati anche frammenti di epoca medievale.

Durante gli scavi del 2013, sono emerse tracce di bruciato che indicano che la struttura abbia subìto un incendio. Inoltre è stato scoperto un capitello inserito in un muro, che testimonia di passate modifiche edilizie.

Capitello riutilizzato in un muro
Foto tratta da 

R. M. Cucco, Le ville romane nel territorio di Palermo:
da Carini al comprensorio delle Madonie

Il ritrovamento, sul terrazzo sovrastante il portico, delle due tombe di età medievale (sino al XII secolo d. C.), all'interno di quello che era anticamente un ambiente della villa romana, dimostra un mutamento di destinazione. Non essendo state ritrovate altre tombe, non si trattava comunque di un cimitero vero e proprio.
Un'altra modifica risulta ancora successiva: un muro venne infatti costruito proprio sopra una delle due tombe.

In conclusione, l'insediamento ha attraversato varie epoche, nell'arco addirittura di 1300 anni, mutando nel tempo sia funzione che conformazione, e il suo studio promette future rivelazioni di grande interesse per la storia antica delle Madonie.


La recente campagna di scavi del 2019 ha portato nuovi ritrovamenti.
Cliccate qui per vedere un filmato di RAI 3 che li illustra.





Riferimenti bibliografici:

- Gaetano Messineo, Petralia Superior, Orizzonti, Rassegna di Archeologia 2010

- Notiziario Archeologico 9/2016 della Soprintendenza di Palermo. Attività 2015. p. 31-32

- A. Cammalleri, M. Fedi, Sepolture e datazioni al radiocarbonio di resti osteologici dallo scavo di Villa Santa Marina, Petralia Soprana (PA).

- O. Belvedere, A. Burgio, R. M. Cucco, Nuovi scavi a Villa S. Marina, in "Scritti in ricordo di Gaetano Messineo", Ed. Espera 2016, pp. 81-88.

- R. M. Cucco, Le ville romane nel territorio di Palermo: da Carini al comprensorio delle Madonie, in Arte e storia delle Madonie. Studi per Nico Marino, voll. IV-V, Cefalù 2016, pp. 19-35

- Autori Vari. Gaetano Messineo, archeologo e madonita, Palermo 2013

Un sentito ringraziamento ad Ernesto Messineo






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