RAFFO: CASE SGADARI

 


Fra i quartieri di Raffo che dal centro si scaglionano verso nord, lungo le rive del Salso, nei pressi della frazione Acquamara, si trova Sgadari o "Case Sgadari", in prossimità delle cave di salgemma di Salinella ed oggi scavalcata dal viadotto creato per il trasporto del sale con mezzi pesanti. 

Carta IGM 1930

Il nome deriva da quello della famiglia nobiliare che nel 1700 divenne proprietaria della contrada.
Infatti, fra gli innumerevoli possedimenti madoniti del potente casato Sgadari, vi era anche un latifondo di 88 ettari che comprendeva Serradamo, Salto e Gurraffo, vicino al fiume. Tanto si legge in un avviso di divieto di caccia imposto dai proprietari, nel 1890, in cui si fa ancora uso dell'antico nome, che pure nella carta IGM del 1865 era già indicato come Raffo.
Ciò si spiega perché solo a partire dal 1929 il Catasto Terreni recepì la nuova denominazione Raffo.


Sulla sinistra la casa padronale settecentesca degli Sgadari

Ivi, sovrastato da una balza rocciosa, è ancora presente un complesso, in origine costituito da abitazione padronale, stalle, chiesa e palmento, di cui esistono solo i ruderi.



Nelle abitazioni circostanti, prevalentemente ad un piano, dimoravano tre famiglie di lavoratori, che curavano le terre circostanti. 
Della passata eleganza della casa padronale oggi diruta, testimonia una bella fontana con annessa gebbia in pietra, risalente al 1700, nota come fontana Sgadari, di proprietà privata.


Fontana Sgadari

Il casamento e la proprietà circostante vennero poi venduti dagli Sgadari nel 1904.


A gebbia

Con gli inizi dello sfruttamento industriale della miniera, nei tardi anni '50, l'antica strada sterrata che attraversava la zona in direzione di Raffo fu asfaltata e venne creato un ponte sul Salso, per permettere i primi trasporti di salgemma. 


Il ponte sul Salso

Solo negli anni '90 l'accresciuto traffico di camion dalla miniera stessa impose la creazione di un viadotto che scavalca ora questo antico quartiere di Raffo.

La grotta
La balza in pietra calcarea a ridosso delle case presenta suggestivi anfratti, di cui quello più basso può consentire riparo. E fu infatti il rifugio degli abitanti del nucleo nel '43, quando Petralia Soprana venne bombardata. Da lì videro lo scontro aereo fra americani e nazisti, conclusosi con l'abbattimento del velivolo tedesco, che cadde a poca distanza a Bovolito.


La grotta 

La Torre de lu Gurraffi
Come risulta dagli studi di Dario Rosario La Placa, sulla balza suddetta, quasi a strapiombo sulle case e sul fiume, si ergeva un tempo la torre de lu Gurraffi. La sua  posizione, al di sopra e alle spalle del casamento, ottimale per l'osservazione delle due miniere di salgemma e delle trazzere che da ogni dove vi giungevano, fece ritenere che fosse stata eretta con funzioni di avvistamento e protezione delle proprietà Sgadari, anche perché presentava grandi analogie con la torre di Villa Sgadari nel centro storico di Petralia Soprana, Si ritenne a lungo che si trattasse di una costruzione settecentesca realizzata dalla stessa famiglia.


Stemma dei Ventimiglia 

Ma gli antichi documenti provano che fosse di gran lunga più vetusta: ne troviamo traccia già nel 1399 nel Tabulario Belmonte (una raccolta di atti medievali relativi alla famiglia dei Ventimiglia). 

In un atto vengono menzionate le saline spettanti alla Regia Curia e al fisco, site in contrada Salinella nei pressi della torre detta "de lu Gurraffi" che vengono concesse dal re di Sicilia ad Antonio Ventimiglia di Lauria, conte di Collesano e Signore delle Petralie (XIV secolo – Malta, 1415).


Villa Sgadari all'ingresso di Petralia Soprana

È quindi ipotizzabile che gli Sgadari abbiano costruito nel '700 la torre di Villa Sgadari ad imitazione di quella preesistente di Raffo, cui avevano addossato il casamento ivi da loro costruito.

In età più prossima a noi, ne troviamo ancora indicazione in una carta militare del 1895.

Purtroppo la torre di Raffo è crollata negli anni 1918-20, lasciando solo la traccia circolare delle fondamenta in pietra silicea amalgamata con gesso, del diametro  di poco più di 2 m.


Foto tratta da Un mondo che scompare II

Lo scrittore Peppino La Placa ci riporta i ricordi di Pietro Li Puma u mulinaru (classe 1912):  la torre era alta almeno tre piani, collegati da una scala a chiocciola, ed era sormontata da un tetto spiovente con parafulmine e da una banderuola segnavento in lamiera. Dopo il crollo, i tiranti posti fra i muri erano stati divisi fra i compratori della terra. Le finestrelle erano rivolte a Nord, Est e Sud, direzione in cui era aperta la porta d'ingresso.


La grotta visibile sul retro delle case.
In alto possiamo immaginare, sulla balza,
la torre de lu Gurraffi


Cenni bibliografici
 
Il Tabulario Belmonte, a cura di Enrico Mazzarese Fardella, Società Siciliana per la Storia Patria, Palermo 1983, pag. 216

- Archivio di Stato di Palermo. Regia Cancelleria 29, d. 132

- Giuseppe La Placa, "Le torri di Petralia Soprana" in Un mondo che scompare, volume II, Edizioni Arianna 2013


Antico scifo 

Ringraziamenti a Pietro Cassaniti, Peppino La Placa, Salvatore e Marco Notararigo


Antico scifo riadattato
a fontanella


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