FIUMI delle PETRALIE (Parte I) - L'Alto Salso



Al giorno d'oggi è difficile cogliere l'importanza vitale che sino a cento anni fa, assumevano, sotto il profilo sia economico che sociale, i fiumi. Spesso ridotti a rigagnolo o invasi dalle costruzioni, non ci resta che seguire il loro tracciato nelle foto satellitari, seguendo, come un filo di Arianna, il rigoglio della vegetazione rivelatore della loro presenza.


Le valli dei due rami dell'Imera,
 a sinistra l'Imera Meridionale/Petralia e a destra l'Alto Salso

Il territorio delle Petralie è percorso da due dei tre rami originari del fiume Imera meridionale: il primo, detto Petralia, che nasce da Pizzo Catarineci a Portella Mandarini, e il secondo, l'Alto Salso, detto anche Pellizzara o Acquamara, che origina da Portella dei Bifolchi. Anticamente venivano nominati fiume delle Vanelle e fiume delle Saline. Verso sud, nella zona del Ponte Cinque Archi, i rami si riuniscono ad imbuto per proseguire per oltre cento chilometri sino al mare, sfociando a Licata.
Le valli dei due fiumi, circondate dalle stesse creste montuose, si presentano come un tutt'uno non solo dal punto di vista naturale, per le identiche caratteristiche geomorfologiche e di flora e fauna, ma anche sotto il profilo storico e sociale. L'Imera o Petralia lambisce l'abitato di Petralia Sottana, Castellana, Blufi e Resuttano, mentre l'Alto Salso, quello dell'abitato di Petralia Soprana. Entrambi incorniciano Alimena.


Le Petralie fra i due fiumi
 (qui chiamati Petralia e Pellizzara)
nella carta di Guillaume De l'Isle del 1717


Come ovunque, è l'acqua, prima matrice di vita, ad aver consentito lo sviluppo delle popolazioni locali ed il percorso dei due fiumi é fondamentale per qualunque ricostruzione della vita di questi paesi. In una serie di post, seguiremo l'acqua di ognuno dei due fiumi come un ideale filo conduttore.


Carta catastale 1840 del territorio di Petralia Soprana 
(la freccia indica il nord)
Il Pellizzara (in alto) e il Petralia (in basso)

L'Alto Salso

Il fiume Alto Salso o Acquamara, detto anche Pellizzara, nasce da Portella dei Bifolchi a nord est di Petralia Soprana,  e come risulta dalla carta catastale del 1840 (ca) raffigurata qui sopra, all'altezza di Petralia Soprana, viene arricchito dalle acque provenienti dalle sorgenti site nelle contrade Grillo, Fiumicello e Vaccarizzo. 
Nelle Due Deche dell'Historia di SiciliaTomaso Fazello nel 1558 descrive il fiumicello, detto Pillizzara, che nasce tra l castel di Petraglia, e di Gangi, e spiega come, attraversando giacimenti di sale, acquisisca la caratteristica cui deve il nome di Salso.
Vito Amico parlando del fiume che sorto sotto Petralia e alle australi radici delle Madonie, accresciuto dalle nevi, sbocca nelle acque del Salso Meridionale, richiama il suo nome siciliano Piddizzaru.


L'Alto Salso

Il Fiume delle Saline
A poca distanza dalle sue sorgenti, il fiume si mescola con il sale che affiora dalla grande miniera di salgemma di Raffo. 
Il nome Acquamara, a sua volta, ricorda che nei dintorni delle frazioni di Raffo, Salinella e Acquamara, era sgradevole il sapore dell'acqua, perché ricca di anidride solforosa. Questa zona era conosciuta anche per la alta incidenza di malattie endocrine come il gozzo, dovute forse anche alle caratteristiche dell'acqua.


Ingresso della vecchia miniera
di salgemma a Raffo

Ai tempi in cui, non esisteva la refrigerazione, il sale, alimento base ed elemento essenziale per la conservazione delle derrate, era una merce preziosissima, fondamentale anche per varie lavorazioni come per esempio la concia delle pelli. E' stato spesso perciò nei secoli merce di scambio al pari del denaro (tuttora ci lamentiamo se un conto è salato!). Le "piste del sale" hanno costituito in tutto il mondo, le grandi strade commerciali dell’antichità.


Il sale in una miniatura medievale

L'Alto Salso ha quindi accompagnato il percorso dei commercianti lungo le trazzere parallele, quando andavano a rifornirsi nelle miniere sulla "via del sale" e da qui, attraverso il Passo della Lettiga, giungevano nell'antichissima località detta Pirina, oggi forse identificabile con la borgata Pira.



Fiumicello 

In epoca romana e poi araba, punto di passaggio e di ristoro delle carovane era quasi certamente Gurrafo, come viene chiamata nel Tabulario Belmonte, cioè Raffo, poggiata a declivio sulla sponda destra del fiume.
A sud passava la Regia Trazzera della Zingara o dei Forestieri, densa di traffici commerciali, e che probabilmente ripercorreva un antico tracciato romano, considerati i ritrovamenti (pozzo a forma di bevaio di Pellizzara, capanna in contrada Cozzo Fondaco, e  sarcofago con lucerna) effettuati nella zona.


Trasporto del sale con muli nel Medioevo
Dipinto di Priamo della Quercia

La cascata di O Strittu du Satu
L'affluente che scende da Petralia Soprana nella contrada O Strittu du Satu, forma una cascata di circa 20 m di altezza.
A poca distanza il vecchio ingresso della prima miniera di sale ormai inaccessibile (foto sopra).


O Strittu du Satu
Foto di Gianpiero Lodico

I mulini
Nel tratto di fiume che interessava la zona delle frazioni di Salinella e Serradama erano costruiti due mulini ad acqua, il mulino Paradiso, tuttora esistente, ed un altro, ormai scomparso, sistemato alla confluenza del torrente Fiumicello con quello chiamato Serradamo, che non aveva vasche, ma un laghetto naturale chiamato localmente gibbiuni. 


Mulino Paradiso

A Raffo si ricordano inoltre due mulini, uno posto di fronte alla miniera di salgemma, e l'altro nell'abitato, nel quartiere di Scatozzi, distrutto nel 1935 da una frana scesa dal monte Bovolito.
A monte della salina, gli abitanti di Raffo e dintorni andavano a cavallo a fare il bucato grosso, sulle pietre lisce del fiume.

Il fiume a Raffo

Il ponte di Raffo   
Anticamente, quando il fiume Salso era in piena, guadarlo a Raffo era pericoloso. Non esisteva infatti un ponte vero e proprio, si faceva uso di semplici passerelle e la furia dell'acqua causava danni e incidenti anche mortali. Solo nel 1907 fu costruito un primo ponte, e a poca distanza, venne eretta una cappella dedicata alla Madonna, ove venne installato un antico dipinto ad olio della Pietà, verosimilmente risalente al '600. 
Con la costruzione del nuovo ponte della strada Raffo-Borgo Pala, la cappella è stata demolita e ne è stata costruita una nuova, all'imbocco del ponte stesso, ove è tuttora custodito il quadro antico.


Il quadro della Madonna del Ponte

A Raffo, vi è grande devozione per la "Bedda Matri du Ponti", cui si attribuiscono numerosi salvataggi miracolosi di persone e animali caduti nel fiume. La Gran Signura viene anche ringraziata di aver protetto Raffo e i suoi abitanti nel corso degli scontri bellici fra americani e tedeschi, alla fine della seconda guerra mondiale, nel luglio del 1943.


Il gruppo U Rafu all'imbocco del ponte

San Giovanni 
Nel 1819, l'Abate Scinà, nel suo rapporto dopo il terremoto del 1818, descrive le caratteristiche del fiume, che, all'altezza di S. Giovanni, giustificano il doppio nome di Salso e di Acquamara: 
Da Castrogiovanni di fatto sino alle Petralie rimescolate s'incontrano le rocche di soda muriata con quelle di soda solfata. E procedendo dall'Alimena lungo il fiume di S. Giovanni verso le Petralie, si veggono sull'una e sull'altra sponda l'efflorescenze saline che salgono sino alla Salinella, la quale è posta sotto alla Superior Petralia. Salse son quindi le acque in queste contrade per la soda muriata, o salino-amare per la soda solfata.

L'Alto Salso a S. Giovanni
Foto di Damiano Cerami

Nel periodo 1953-1958, all'altezza dell'abitato di S. Giovanni venne edificato sul fiume l'omonimo ponte, su cuscinetti oscillanti. Fu il secondo costruito in Europa con questa tecnologia, all'epoca innovativa. Esecutrice dei lavori era la ditta Cortese del nord Italia. Grazie ad un frantoio installato sul posto, fu costruito con il materiale stesso del fiume. Accanto al ponte erano stati edificati gli uffici della ditta oggi adibiti a garage. 



Ponte di S. Giovanni

Le Gole del Cigno 
Seguendo verso sud il percorso del Salso, prima che giunga a riunirsi con l'Imera Meridionale, il fiume incrocia la “Balza Areddula” (Edera) di Alimena alle “Gole del Cigno”, zona di particolare bellezza ed importanza naturalistica, ove si ritrova una sorgente di acqua sulfurea. Si tratta di una zona di interesse archeologico, che fu insediamento di popolazioni antiche prima ancora dell'occupazione greca.


Foto Gianpiero Lodico

Note bibliografiche
Gaetano Messineo, Petralia Superior, in Orizzonti, Rassegna di archeologia X, 2010
Giuseppe La Placa, Un mondo che scompare, nel bacino dell'Alto Salso, Petralia Soprana, 1994
Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi, Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana 
Dizionario topografico della Sicilia di Vito Amico, tradotto dal latino ed annotato da Gioacchino Di Marzo (Palermo, 1855-1856)



Ringraziamenti a Pietro Cassaniti, Damiano Cerami, Domenico Gulino, Gianpiero Lodico, Mario Sabatino e all'Associazione SottoSale



© Testo protetto da copyright. Ogni riproduzione anche parziale è vietata

Commenti

Post più popolari