PISARI E SPAGGHIARI
Foto di Piero Agliata |
Pisari
A questo scopo era innanzitutto fondamentale la preparazione dell'aria (dal latino area).
viva Diu e l'Ammaculata
Foto di Piero Agliata |
Spagghiari (o spallari)
Archivio Ernesto Messineo |
Pala e tridente |
La trebbiatrice all'opera a Canneti (Enna) negli anni '50 |
Una rievocazione degli aspetti sociali e del peculiare pathos di quel periodo dell'anno agricolo ci viene fornita da Calogero d'Alberti, di Casa dei Salici a Zorba (Petralia Soprana):
La trebbiatura è il momento culminante della stagione, il momento in cui si definisce il successo o il fallimento delle scelte fatte. Ovunque veniva salutato con feste e balli e rappresentava la gioia ed il sollievo di avere il raccolto a casa, al riparo, finalmente.
Ma la tecnica ha rivoluzionato tutto, non gradualmente ma di botto, cancellando un intero sistema di modi e di riti.
L’antica trebbiatura era un momento sociale, i posti per le aie, scelti con cura, erano comuni, sia che fossero di proprietà demaniale che privati, erano i posti “giusti" quindi di tutti. E tutti partecipavano con un meccanismo antico di solidarietà interessata. Su tutto incombeva la paura dei primi temporali estivi e quindi bisognava far molto presto e c’era bisogno di aiuto, di molte braccia, quante più possibile.
La trebbiatura a Petralia Sottana negli anni '40 (foto tratta da Giglio di Roccia n.1/1942) |
Si cominciava dai terreni più a valle, dove il grano matura prima, e i proprietari dei terreni a monte, con le loro famiglie e le bestie da soma, andavano ad aiutare, per solidarietà certo, ma anche per meritare l’aiuto di ritorno, quando fosse venuto il loro turno di trebbiare.
Intorno all’aia tutti avevano un ruolo, il meccanismo totalmente rodato, scandito dal canto del conduttore dei muli che trebbiavano il grano “... oh cchì fu bella sta vutata, viva Diu e l’Immacolata, ora la facimu arria, viva la Vergine Maria...” . Chi portava i covoni, chi girava il grano sotto gli zoccoli dei muli, chi raccoglieva le spighe disperse e in tutti c’era pathos e partecipazione.
Poi l’attesa del vento “giusto” per separare il grano dalla paglia ed ancora i canti degli uomini e delle donne; nel cumulo sempre meno paglia, sempre più grano... Il caldo afoso dell’agosto siciliano, le cicale frenetiche, i bummuli pieni d’acqua, frigoriferi a traspirazione, appesi agli scarni alberi...
Foto di Piero Agliata |
Con le nuvole all’orizzonte arrivava la magia, il ricorso alle forze sconosciute e presenti.
"Arriva la tempesta", diceva uno, "no, vota o largu" diceva un altro, e la tensione saliva; gli uomini cominciavano a discutere sempre più animatamente e sempre più si vedeva la classifica dell’autorevolezza, man mano che il pericolo si avvicinava, dentro quelle nuvole nere spesso solcate da fulmini e scosse dai tuoni. I meno qualificati tacevano: si formava il consiglio dei saggi, cui partecipava di diritto il proprietario del grano che si stava trebbiando in quel momento.
La questione era una, e non da poco, era una scelta grave. Con la fronte corrugata e gli occhi alla tempesta si doveva decidere se scomodare gli Dei, le forze della natura con cui si poteva interagire evidentemente, ma non alla leggera. Chiamare il tagliatore di tempeste o no? Questo il dilemma e poi la scelta. Il rito, carico di tensione, dell’uomo che parla con le nuvole. Poi l’epilogo, la buona o cattiva sorte...
E così di seguito sino all’ultima aia e all’ultimo terreno.
Trebbiatrice Artemio Bubba Foto tratta dalla pagina FB della Sagra del Grano di Pianello |
Poi arrivò la trebbia, un mostro rumoroso e polveroso, che sostituì i muli nella trebbiatura, rendendo tutto più veloce. Cambiarono dopo millenni i tempi, ma il mondo attorno non cambiò molto, ancora c’era bisogno di aiuto, ancora i luoghi erano comuni e tutti vedevano tutto, insieme. Il rito comune continuava.
Infine, l'ultimo passaggio, la mietitrebbia, un uomo alla guida, il proprietario che guarda, da solo, e basta.
Foto Sergio Rojo |
Cenni bibliografici
Michele Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico, italiano e latino, Palermo 1789
Francesco Tropea, Etnofonia madonita, in "Giglio di Roccia", autunno-inverno 1960
Giuseppe La Placa, Un mondo che scompare, nel bacino dell'Alto Salso, Comune di Petralia Soprana, 1994
Roberto Sottile, Massimo Genchi, Lessico della cultura dialettale delle Madonie. 2. Voci di saggio, Centro Studi Filologici 2011
Giuseppe La Placa, "Glossario" in Un mondo che scompare volume II, Edizioni Arianna 2013
Influenza delle lingue sul dialetto
Giuseppe Puma, Arti e Mestieri, U Viddanu, 2012
Mietitrebbia Breda AM 60
Michele Pasqualino, Vocabolario siciliano etimologico, italiano e latino, Palermo 1789
Francesco Tropea, Etnofonia madonita, in "Giglio di Roccia", autunno-inverno 1960
Giuseppe La Placa, Un mondo che scompare, nel bacino dell'Alto Salso, Comune di Petralia Soprana, 1994
Roberto Sottile, Massimo Genchi, Lessico della cultura dialettale delle Madonie. 2. Voci di saggio, Centro Studi Filologici 2011
Giuseppe La Placa, "Glossario" in Un mondo che scompare volume II, Edizioni Arianna 2013
Influenza delle lingue sul dialetto
Giuseppe Puma, Arti e Mestieri, U Viddanu, 2012
Mietitrebbia Breda AM 60 |
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