Il cardinale di Petralia, un cospiratore del Risorgimento

 



Non ci occuperemo stavolta di una figura storica, ma di un personaggio letterario, protagonista di un romanzo storico-politico del 1833 : Roma sotterranea, opera di Charles Didier, scrittore svizzero di lingua francese. Il libro mi è capitato sotto gli occhi per caso, e il nome del cardinale mi ha suscitato immediata curiosità. Ho così scoperto che da parte dell'autore, la scelta non era stata casuale. Petralia Soprana, ove Didier ebbe occasione di soggiornare, venne proprio da lui individuata non solo per dare il nome al suo personaggio, ma come luogo di ambientazione di parte del romanzo.

In Roma Sotterranea Charles Didier ha descritto vicende politiche per lui contemporanee: il libro descrive il tentativo di insurrezione di un gruppetto di carbonari subito dopo la morte del Papa. Un cardinale siciliano, il nostro Petralia appunto, cerca di sfruttare questa occasione per coronare il suo sogno di essere il primo papa repubblicano della storia. 

Si era nel primo Risorgimento, e queste tematiche erano allora di grande importanza in Italia. Perciò il romanzo incontrò tale successo da godere di otto ristampe e di varie traduzioni europee, fra cui quella italiana, e venne messo all'Indice dal Vaticano. Tuttora i critici letterari vedono nella creazione del personaggio del cardinale di Petralia, uno studio psicologico di rilievo, nella produzione letteraria europea del XIX secolo.

La Roma "sotterranea" del titolo è quella delle cospirazioni delle società segrete all'interno dello Stato della Chiesa, nel periodo postrivoluzionario, cioè dopo che le monarchie tradizionali erano state rovesciate e sostituite dalle repubbliche napoleoniche. I carbonari, condotti dal loro capo Anselmo, che hanno occupato le catacombe, vogliono approfittare del conclave riunito per l'elezione di un nuovo papa, per provocare una rivoluzione volta ad instaurare una "repubblica ausoniana" a livello nazionale. 



Ma si trovano di fronte un'altra società segreta, quella di matrice aristocratica dei Sanfedisti, monarchici legittimisti, difensori della tradizione cattolica, che vorrebbero un'Italia di principi federati, sotto l'autorità di un papa loro favorevole. Con l'elezione al conclave, per l'appunto, del loro capo segreto, il cardinale di Petralia, Gran Penitenziere della Santa Sede e alter ego del papa.
Anselmo, infiltrato fra i sanfedisti per coglierne i progetti, inaspettatamente si lega al cardinale, che a sua volta gli confida i suoi segreti. Egli infatti condivide nascostamente gli ideali carbonari. I due, anche per fare fronte unico contro gli Austriaci, si alleano. 
Il piano viene però intercettato dalla polizia segreta austriaca. A questo punto, in conclave, nonostante le votazioni unanimi a favore del Petralia, alla sua elezione pone il veto l'imperatore austriaco. Era uno dei privilegi che gli spettavano. Il cardinale riesce comunque ad ottenere un'amnistia per tutti i prigionieri politici, sperando che l'insurrezione possa comunque diffondersi.
Ma i rivoluzionari finiscono sul patibolo, e il popolo romano si acquieta. 


Simboli della Carboneria


Il romanzo descrive un contesto del tutto attendibile, anche perché ispirato a due episodi realmente accaduti pochi anni prima: il primo moto carbonaro venne infatti tentato a Macerata, nello Stato Pontificio, il 24 giugno 1817. E nel 1823, dopo la morte di Pio VII, fu il cardinale Severoli a perdere il seggio papale in drittura d'arrivo, per colpa del veto austriaco. C'è inoltre chi ha riconosciuto nel personaggio di Didier i tratti del cardinale Ludovico Micara, anche lui appartenente all'ordine dei frati minori, che all'epoca dei fatti narrati, aveva conquistato grande fama ed autorevolezza per il suo rigore di vita. 


Il cardinale Ludovico Micara

Va notato che nella storia il veto dell'Imperatore d'Austria non fu affatto un fatto insolito. Basti pensare a quello che intervenne nel 1903, quasi un secolo dopo, in danno del cardinale madonita Mariano Rampolla del Tindaro. Ne abbiamo già parlato in questo blog.



Il convento dei francescani a Petralia Soprana
Foto di Louis Meurisse - 1906

Ma torniamo a Petralia Soprana...

Il cardinale e il convento dei riformati di Petralia Soprana
Nel libro di Didier è lo stesso cardinale a spiegare al capo dei Carbonari il motivo per cui simpatizza con la causa dei carbonari : gli svela le sue origini oscure e la sua incredibile ascesa all'alto ruolo di Gran Penitenziere, cioè di capo del tribunale romano della Penitenzieria Apostolica, a partire dal nulla: figlio naturale di un servitore, aveva trascorso l'infanzia all'ospizio degli esposti. Da ragazzo, forte della sua prestanza e del suo eloquio, aveva girato la Sicilia come commediante ambulante, per poi arruolarsi ed infine darsi alla diserzione.
Nella "confessione" del cardinale, che si snoda lungo svariate pagine del romanzo, l'alto prelato spiega di aver scelto all'età di trent'anni di assumere il nome di Petralia, perché proprio qui la sua vita aveva avuto una svolta decisiva, permettendogli di concepire e preparare il piano della sua folgorante carriera ecclesiastica.


Foto di Louis Meurisse - 1906


Narra che dopo la diserzione, si fosse nascosto per mesi nelle grotte delle Madonie. Alla fine della bella stagione, un monaco di cerca francescano che girava con il suo asino lo aveva salvato, sfamandolo e portandolo al suo convento, a Petralia Soprana, piccola cittadina sperduta fra le rocce. Ivi il ragazzo, amorevolmente accolto, pensando di darsi una sistemazione sicura, anche per la considerazione in cui sono tenuti i monaci a Petralia, aveva deciso di stabilirsi e di diventare frate. 


Olio di Camille Corot 1840 ca

Il Superiore, notando la sua vivacità intellettuale, gli aveva fornito rudimenti di educazione. Visti i suoi brillanti risultati, dopo pochi anni il giovane era stato autorizzato ad amministrare la confessione. In questa attività che lo poneva in contatto con il mondo esterno al convento, e che soddisfaceva un suo intimo bisogno di rivalsa sociale, egli aveva subito riscosso, grazie all'atteggiamento severo e autorevole, un tale successo, da guadagnarsi il rispetto delle migliori famiglie petralesi e dei suoi stessi confrati. Petralia era il mio universo, quando attraversavo la cittadina, componevo la mia espressione, regolavo il mio passo, porgevo la mia mano da baciare con superba umiltà, e le mie ambizioni erano gigantesche.


Stivile della biblioteca del convento

Le sue prediche severe attrassero l'attenzione e lo fecero chiamare una volta a Palermo, ove era stato elogiato dall'arcivescovo. Ciò aveva sviluppato in lui, al suo rientro a Petralia, un focolaio di ambizione che era divampato nella biblioteca del convento, il giorno in cui gli era capitata fra le mani la biografia del papa Sisto V. La vita di questo grande pontefice del Rinascimento, partito da una giovinezza in povertà e appartenente pure lui all'ordine dei francescani, gli aveva aperto un mondo di congetture e di possibilità. Nato in lui il temerario progetto di imitarne il percorso, si era tuffato in uno studio accanito e solitario del ricco compendio di opere di storia e di teologia che in quel tempo era custodito nella libraria di Petralia. 
Proprio il vigore di questa fiamma interiore era stato scambiato per ascetismo e forza spirituale, accrescendo la sua fama. All'età di trent'anni, sentendosi pronto, con la scusa di un pellegrinaggio a Roma, aveva lasciato il convento per dare il via alle sue mire nella città eterna. Si sarebbe tenuto lontano dalla vita sfarzosa degli alti prelati di allora, così come dai giochi di potere, prodigandosi invece nel conquistarsi popolarità presso il popolino, per le sue opere di carità, in attesa del momento opportuno. E così i successivi trentacinque anni della sua carriera ecclesiastica, non erano stati che una lunga e concentrata preparazione, dietro un'apparenza di austerità e santità.


Charles Didier
Bronzo di David d'Angers (1788-1856)

Chi era Charles Didier

Il poeta e scrittore svizzero Charles Didier (Ginevra 1805 - Parigi 1864) fu sempre un appassionato dell'Italia e della Sicilia. Un altro suo romanzo ispirato alla storia contemporanea italiana e ai moti carbonari fu Caroline en Sicile, 4 voll., 1845. Inoltre scrisse numerosi reportage di viaggio in Italia, resoconti effettuati da vero "viandante", che non si limitavano a cogliere le bellezze naturali ed architettoniche, ma anche la vita reale e gli usi degli abitanti: La campagne de Rome (1842), Raccolta. Mœurs siciliennes et calabraises (1844), Les Amours d'Italie (1859).
Il racconto del suo viaggio in Sicilia fu pubblicato nella raccolta L’Italie pittoresque del 1846 ed è stato tradotto in italiano con il titolo di La Sicilia pittoresca.


Egli si spinse però al di là del turismo intellettuale di quei numerosi viaggiatori stranieri che nel XVIII e XIX secolo, descrivevano con i loro scritti la penisola. Infatti, simpatizzante degli ideali risorgimentali, volle divulgarli in Europa, illustrando la situazione economico-politica che li aveva originati. Riconosciuto come esperto della stessa, venne chiamato a scrivere al riguardo un articolo nella Revue Encyclopédique.

Giuseppe Mazzini

In Francia, fu amico di Giuseppe Mazzini, che vi si era rifugiato nel 1831 fondandovi la Giovine Italia. Mazzini stesso scrisse una recensione entusiastica di Rome Souterraine, sottolineando l'importanza dell'opera del Didier per la causa rivoluzionaria. Sempre a Parigi conobbe altri patrioti risorgimentali come i siciliani Michele Amari e Michele Chiarandà di Friddani. Fu proprio su istigazione di Amari, che Didier scrisse nel 1849 il saggio politico La question sicilienne.

George Sand nel 1835 ca.
Olio di Auguste Charpentier

Didier apparteneva d'altronde all'élite intellettuale libertaria del Romanticismo. Ebbe una lunga amicizia ed anche una relazione nel 1836 con George Sand, pseudonimo maschile sotto il quale si celava una delle più grandi scrittrici francesi, la prima in Europa ad aver protestato con i suoi scritti e con le sue scelte di vita, contro lo stato di inferiorità in cui veniva tenuta la donna nell'800. Anche George Sand scrisse di quanto l'avesse colpita il personaggio appassionatamente ambizioso del cardinale di Petralia.

Nel carattere di lui, il Didier aveva anche riversato alcune sue problematiche personali, essendo anche lui un figlio illegittimo, e riconoscendo pure in se stesso una vena di ambizione destinata a compensare le sofferenze dell'infanzia, ambizione che gli causò varie delusioni in età matura.
Nella prima vecchiaia, malato e quasi cieco, oltre che ridotto in povertà, Didier, che da sempre era stato preda di una profondo pessimismo, pose fine ai suoi giorni, sparandosi al cuore.


Didier negli anni 1860

Il viaggio di Didier nelle Madonie 

Le Madonie sono spesso rimaste tagliate fuori dai percorsi dei grandi viaggiatori stranieri dell'800, anche per le condizioni pessime della viabilità e per il brigantaggio. Ma il Didier era per carattere un solitario che non temeva le lunghe escursioni. Egli riteneva insopportabile l'uso della lettiga, a causa del rumore assordante dei campanelli, a cui i lettighieri rifiutavano assolutamente di rinunciare.
Come ci racconta egli stesso, nel maggio del 1829, attraversò le Madonie da solo e a piedi, portando con sé anche il vitto, perché i pochi fondaci a disposizione non fornivano cibo ai viaggiatori.
Questa solitudine lo rese preda del potente fascino dei monti madoniti, che descrive con gli accenti pieni d'amore di un poeta romantico, cresciuto sognando la mitologia greca.

"E' lì che va studiata la Sicilia nei suoi usi pastorali e nei suoi siti alpestri. Le Madonie hanno un carattere tutto loro. Se si volesse trovar loro un'affinità con il continente, sarebbe con gli Appennini abruzzesi ... non si incontra anima viva in queste montagne; ma la solitudine vi è dolce; l'aria libera e profumata dei pascoli rinfresca l'anima. Mille accidenti naturali occupano lo sguardo e lo catturano: l'orizzonte talora si chiude, talaltra si apre, e in lontananza si sviluppano ricche prospettive: qui creste canute, là verdi vallate tappezzate di boschi."


Foto di Danila Delmont. Stock

La tratta Caltanissetta-Petralia Soprana

"Partito a piedi a Caltanissetta verso i monti delle Madonie... passai bruscamente dalla vita degli agricoltori a quella dei pastori. Sino al borgo di Petralia, la strada è monotona, occorre superare innanzitutto un'interminabile serie di colline brulle e prive di visuale. Si scende poi in una piccola vallata più ridente; un fiume fresco l'attraversa, ombreggiato di salici e pioppi: un mulino lo popola; un grande castello in rovina la domina.
Si tratta del fiume Imera, del castello di Resuttano e probabilmente del mulino di Irosa.


Castello di Resuttano


"Un gruppo di donne lavava al ruscello, come le principesse dell'Odissea; erano giovani, talune di una bellezza greca: era il primo incontro della giornata eppure il sole chinava già sull'orizzonte. Benché fossero vestite in modo più che leggero, con le gambe e il petto in vista, le belle montagnole furono meno pudiche di Diana: la mia presenza le turbò ben poco, sospese solo per un attimo il loro lavoro ed i loro canti; ci salutammo da lontano, e partendo all'attacco di una nuova salita, feci ritorno alla mia solitudine di quell'intera giornata."


Lavandaie agli inizi del XX secolo - Foto Appignani


L'episodio non deve sorprendere troppo, perché le donne si recavano in gruppo da sole in un punto riservato del fiume e il duro lavoro le accaldava. All'immaginazione del parigino solitario, l'improvvisa visione deve aver dato una sferzata...


La cittadella 

Quella sera pernottai a Petralia, ripido borgo la cui cittadella evoca i bei tempi del conte Ruggero. 

Petralia Soprana nel 1829 era ancora munita di alcune delle sue mura fortificate e di alcune delle sue porte oggi scomparse, come quella di Moncasi, nel quartiere S. Teodoro, che Didier dovette varcare, provenendo da Caltanissetta, per entrare nella "cittadella". Proprio perché viaggiava a piedi e in solitudine, e visto il suo carattere schivo, è probabile che Didier abbia chiesto ospitalità al convento dei Frati Minori, venendo così a contatto con quella realtà che gli ispirò poi le pagine sulla giovinezza del cardinale.

Il sale della miniera

"Ad eccezione di alcuni muli carichi di salgemma, che brilla al sole come blocchi di cristallo, non si incontra anima viva in queste montagne"

La vita dei pastori nelle Madonie

"Trascorsi l'intera giornata dell'indomani nel pieno delle Madonie. Questa zona è la più alpina dell'isola ed anche la più boscosa. Ruscelli freschi e limpidi scorrono in mezzo ai pascoli, si infrangono fra le rocce; immensi armenti di giumente e di mucche, rosse come quelle della Svizzera, pascolano nelle praterie; seduto sul picco di una roccia, il pastore domina da lì tutto il suo impero: se qualche giovenca ribelle, qualche cavalla indipendente, si scosta dalla linea, la richiama al dovere con un grido rauco e selvaggio e immediatamente la disciplina si ristabilisce. Al viaggiatore assetato che attraversa il suo regno, egli offre il latte schiumoso in un corno di toro; poi risale al suo trono aereo e fa risuonare la solitudine delle note lenti ed agresti del suo zufolo."


Antica foto sulla pastorizia nelle Madonie 

L'ospitalità dei pastori

"Altrove, si trova qualche ovile ove l'industria dei latticini è praticata su larga scala. Fui accolto in uno di questi palazzi rustici da una ventina di pastori e da altrettanti cani, che turbarono a lungo con il loro abbaiare la pace delle alture. Ristabilita la calma, i pastori mi offrirono il classico latte, ma stavolta non più in un corno di toro, ma in un enorme contenitore di legno, null'altro che un tronco d'albero grossolanamente scavato. Dopo questi preliminari, la conversazione si avviò: mi raccontarono la loro vita e mi chiesero notizie del mondo.

L'arrivo di un forestiero è un evento fortunato per l'abitante di questi deserti. Relegati per nove mesi all'anno, da aprile sino a Natale, periodo in cui ridiscendono alle marine, durante questo lungo esilio s'inselvaggiscono quasi quanto le mandrie che governano; sono però ospitali, di spirito semplice e di costumi morigerati, e abbastanza disinteressati. Quando parlai di pagare, esplose da ogni bocca un indignato "niente". Ci dovetti rinunciare. "Crede forse - mi dissero - che le nostre duecento mucche e quattrocento capre non forniscano latte a sufficienza per tutti?". Questi sono gli idilli in atto nelle Alpi siciliane. E valgono quanto le svenevolezze pastorali e i gorgheggi bucolici dei nostri pastorelli dell'opera lirica. Almeno questi hanno l'interesse della realtà."


Vista di Petralia Soprana dall'alto

Cenni bibliografici

Charles Didier, Rome Souterraine, Paris, Librairie de la « Revue Encyclopédique », rue des Saints - Pères, 1833 - traduzione italiana: Roma sotterranea ossia i misteri dei sanfedisti e dei carbonari, Livorno, Tipografia del Patriota, 1848

Giuseppe Mazzini, recensione di Rome souterraine, in Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini edizione diretta dall'autore, volume 3. G. Daelli, 1862

Charles Didier, Sicile, in Italie pittoresque: Tableau historique et descriptif de l'Italie, du Piémont, de la Sardaigne, de Malte, de la Sicile et de la Corse, Volume 2, Paris 1836
Traduzione italiana di Roberto Volpes: La Sicilia pittoresca, Palermo, La ginestra, 1989

Georges Sand, Histoire de ma Vie, Paris, 1855

Jean-Noël TARDY, Charles DIDIER, Rome souterraine, édition critique par Sophie Guermès, 2008, in Revue d'histoire du XIXe siècle

Francesco Calì, La Sicilia di Charles Didier: sogno e incanto di un viaggiatore romantico, Acireale, Bonanno, 1996

Ludovica Cirrincione d’Amelio,  I molteplici intrecci di Rome souterraineUnitus Dspace, 2010

Paola Frandini, Il magico recinto, Roma nella narrativa straniera fra Ottocento e Novecento, LIT Edizioni, 2015

Giovanni Falcetta, Io, Charles Didier, e la “Recherche du temps perdu” di Marcel Proust, in Dialoghi mediterranei,  2015 

Theodore Ziolkowski, Cults and Conspiracies: A Literary History, JHU Press, 2017



Il convento e la chiesa dei Francescani
a Petralia Soprana ai primi del '900


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