PETRALIA SOPRANA - PALERMO IN LETTIGA
Lettiga siciliana dell'Ottocento |
La posizione geografica di Petralia
Soprana, arroccata sul suo costone, è stata per secoli, così come
quella di tanti altri paesi dell'entroterra siciliano, estremamente
penalizzante per gli spostamenti. Per recarsi a Palermo, in mancanza di collegamento ferroviario, gli abitanti di Soprana sino a cento anni fa, dovevano affrontare una vera e propria odissea.
Infatti, la prima strada "rotabile"
(l'attuale statale 120) che permise di percorrere con mezzi dotati di
ruote la tratta Termini Imerese-Petralia Sottana, fu realizzata
solo nel 1875 e comunque, passando da Madonnuzza, superava, come adesso, Petralia Soprana, senza accedervi. Si fa fatica a realizzare che i sopranesi dovettero aspettare sino ai primi del Novecento, per la
creazione della strada provinciale delle Petralie (SP 29). Da fine '800 tra le due Petralie esisteva una carrabile intercomunale, mentre il "braccio" per bivio Ferracci fu realizzato negli anni '30.
Quindi, poco più di cento anni fa, per ricongiungersi al tratto di strada carrozzabile, scendendo da Soprana, era prima necessario arrivare a Madonnuzza a piedi o a dorso di mulo, percorrendo trazzere impolverate che d'inverno, divenivano fangose, e con la neve, impraticabili (1). Lo scrittore polizzano Giuseppe Antonio Borgese, che all'epoca dell'inaugurazione della "rotabile" era bambino, riferisce (2), e la scrittrice di Petralia Sottana Renata Pucci conferma (3), che la mancanza di un collegamento diretto con lu stratuni avesse creato un divario anche psicologico fra gli abitanti dei paesi ancora privi di collegamento come Polizzi e Soprana, tutto sommato fieri di restare arroccati in orgogliosa solitudine, e quelli di Sottana, più esposti al contatto con la modernità (in tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi).
Quindi, poco più di cento anni fa, per ricongiungersi al tratto di strada carrozzabile, scendendo da Soprana, era prima necessario arrivare a Madonnuzza a piedi o a dorso di mulo, percorrendo trazzere impolverate che d'inverno, divenivano fangose, e con la neve, impraticabili (1). Lo scrittore polizzano Giuseppe Antonio Borgese, che all'epoca dell'inaugurazione della "rotabile" era bambino, riferisce (2), e la scrittrice di Petralia Sottana Renata Pucci conferma (3), che la mancanza di un collegamento diretto con lu stratuni avesse creato un divario anche psicologico fra gli abitanti dei paesi ancora privi di collegamento come Polizzi e Soprana, tutto sommato fieri di restare arroccati in orgogliosa solitudine, e quelli di Sottana, più esposti al contatto con la modernità (in tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi).
Foto di Cutler - 1923 |
Per comprendere quanto possano incidere le difficoltà di comunicazione e di trasporto, senza andare in un passato lontano, basta ricordarsi come fosse arduo, solo qualche anno fa, usare il telefonino e collegarsi ad internet, da certi punti di Soprana, e come le più recenti migliorie nella comunicazione abbiano mutato le abitudini di molti (per esempio con l'uso di WhatsApp) in un battibaleno.
Lo stato della attuale SS 113 nel 1906 Foto di Branger |
Tornando alla situazione dei trasporti a Petralia verso la fine dell'Ottocento, e cioé sino a quando neppure esisteva la strada carrozzabile da Termini a Petralia Sottana, un sopranese in procinto di recarsi a Palermo doveva prepararsi ad un viaggio di due giorni e mezzo, con pernottamento prima a Cerda e poi a Termini Imerese, affrontando peripezie di vario tipo, gustosamente descritte da Giuseppe Collisani in un articolo su Giglio di Roccia del 1942: La Strada rotabile. Questa impresa presupponeva, da parte del viaggiatore, uno stato di salute ottimale, nervi saldi ed una pazienza infinita.
In mancanza di strada adatta alle
carrozze, il viaggio veniva effettuato a piedi oppure a dorso di mulo o di cavallo, e solo i
nobili e i benestanti potevano permettersi "a littìca" cioè la lettiga siciliana, una sorta di portantina in legno per due persone, sospesa fra due muli, che,
sui sentieri polverosi e scoscesi di allora, assicurava scossoni
continuativi agli occupanti l'abitacolo, con il rischio continuo di
capottare nei dirupi.
Lettiga siciliana della fine del Settecento |
Come ci spiega ai primi del Novecento Giuseppe Pitrè, era necessario essere accompagnati almeno da due persone, anch'esse a dorso di mulo, il lettighiere, affiancato alla lettiga, e il capo-redina, che precedeva il mezzo. La velocità non superava le quattro miglia all'ora (cioè meno di sei chilometri), in sostanza come a passo d'uomo, però i muli potevano reggere da otto a dieci ore di percorso al giorno (4). Ovviamente i tempi rallentavano al percorso di ritorno a Petralia, a causa delle salite. Un'altro motivo di rallentamento erano le "catene" cioè le barriere ricorrenti ove si pagava il dazio.
La fatica del viaggio veniva interrotta in punti prestabiliti (scendendo da Petralia, la prima sosta veniva fatta solitamente a Polizzi), per fare picnic sul ciglio della strada. La notte trascorreva nei cosiddetti "fondaci" cioè locande prive del minimo confort, o all'aria aperta.
I turisti stranieri dell'Ottocento
conservarono tutti un ricordo molto penoso di questo modo di
viaggiare e delle condizioni disastrose delle strade
dell'entroterra siciliano in genere. Si può leggere ancora oggi la loro narrazione delle
difficoltà dei viaggi in lettiga, accresciute dal clima, cioè in
estate, dal sole a picco sul tetto dell'abitacolo, e in inverno, dal fango o da piogge tali da far straripare i fiumi e rompere i ponti, per
non parlare del costante pericolo, in ogni stagione, in
corrispondenza di certi tratti insidiosi della strada, di
venire rapinati dai briganti.
Ai primi del Novecento, Pitrè affermava che in Sicilia, le lettighe erano scomparse, e che l'unica da lui presentata nella sezione veicoli della sua esposizione etnografica, completa di forca, era stata parzialmente ricostruita e non era quindi del tutto originale (5). Questa lettiga del Museo Pitrè, che era di proprietà di una famiglia nobile, come risulta dal monogramma e dallo scudo dipinti sugli sportelli, è stata restaurata di recente e presenta sette aperture munite di antina di chiusura (6).
Si può notare la finestrella centrale in legno traforato, per far circolare l'aria in estate.
Rimasero in uso più a lungo le lettighe da nolo, molto più spartane e senza alcuna decorazione, Una descrizione delle lettighe può trovarsi in un libro scritto alla fine dell'Ottocento dal Majorca Mortillaro (7).
Giovanni Verga nel racconto "La Roba" accenna invece alla monotonia del viaggio in pianura, "nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno" (8).
Ai primi del Novecento, Pitrè affermava che in Sicilia, le lettighe erano scomparse, e che l'unica da lui presentata nella sezione veicoli della sua esposizione etnografica, completa di forca, era stata parzialmente ricostruita e non era quindi del tutto originale (5). Questa lettiga del Museo Pitrè, che era di proprietà di una famiglia nobile, come risulta dal monogramma e dallo scudo dipinti sugli sportelli, è stata restaurata di recente e presenta sette aperture munite di antina di chiusura (6).
Lettiga descritta dal Pitrè, recentemente restaurata |
Lettighe esposte a Palazzo Asmundo a Palermo |
Giovanni Verga nel racconto "La Roba" accenna invece alla monotonia del viaggio in pianura, "nell’ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell’immensa campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno" (8).
Come ci racconta il Pitrè, quegli stessi campanelli ritmavano invece furiosamente le salite e discese in montagna, sino a rintronare i passeggeri.
Lettiga padronale esposta al Museo Pitrè di Palermo |
Il francese Paul De Musset, autore del divertente resoconto
"Percorso in lettiga Italia-Sicilia" del 1845 (9), ci ha lasciato anche uno schizzo che rende bene
l'idea della situazione disagiata del passeggero della lettiga, in occasione di una caduta del mulo della parte posteriore.
Schizzo di Paul De Musset 1845 |
Ma soffrivano anche gli italiani abituati alle pianure, come il lombardo Conte Rezzonico, che descrive con vivide parole il suo spavento nell'affrontare le strade montagnose tortuose in quel "mobile carcere" sballottato dai muli, sul "ciglio di orridi burroni" e le vicissitudini passate durante un violento temporale (10).
E in quelle situazioni, non vi erano
certo telefonini per chiedere aiuto, e a dirla tutta, neppure mezzi
di soccorso. Infatti si viaggiava armati, e portandosi
appresso tutti i generi di prima necessità.
Quando ci innervosiamo per le attese nel traffico o in aeroporto, conviene ricordarci che cento anni fa, mettersi in viaggio equivaleva ad una sfida degna delle avventure di Indiana Jones.
Eppure, anche per l'introduzione delle strade carrozzabili in Sicilia, vi fu il rovescio della medaglia, per esempio nella prospettiva dei lettighieri che persero il lavoro, come ci viene raccontato da Verga nella sua novella Cos'è il Re, in cui descrive le angosce di Cosimo il lettighiere (11).
Lettiga esposta a Palazzo Asmundo - Palermo |
Note:
- Giuseppe Collisani, La Strada rotabile, Giglio di Roccia n.2/1942
- Giovanni Antonio Borgese, Accenti, Corriere della Sera, 30 luglio 1950
- Renata Pucci di Benisichi, Scusate la polvere, Sellerio, 2004
- Giuseppe Pitrè, Come si viveva a Palermo cento e più anni fa, Palermo, 1904
- Pasqualina Manzo, Storia e folklore nell'opera museografica di Giuseppe Pitrè, Istituto di Studi Atellani, 2001
- Rosalia Donati, Restauro a cantiere aperto, il Pitrè, anno VIII, n. 29
- Luigi Maria Majorca Mortillaro, Duca di Villafranca, Lettighe e portantine, Ricerche storico-artistiche, Reber, 1897
- Giovanni Verga, La Roba, 1880
- Paul De Musset, Course en voiturin, Italie-Sicile, 1845
- Carlo Gastone della Torre di Rezzonico, Viaggio della Sicilia del cavaliere Carlo Castone conte della Torre di Rezzonico, 1828
- Giovanni Verga, Cos'è il Re?, 1883
La lettiga di Catania Terracotta della bottega Bongiovanni XIX secolo - Reggia di Caserta |
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In riferimento alla strada Soprana-Sottana, la sua costruzione risale al 1875 in base alla legge n. 4613 del 30 agosto 1868 con la quale nell'art. 1 si fa"obbligoai comuni della costruzione e della manutenzione delle strade comunali..."
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