ICONOGRAFIA DI FRATE UMILE DA PETRALIA

 

Che volto aveva Frate Umile?
Esistono in Sicilia varie effigi del famoso scultore, al secolo Giovan Francesco Pintorno (Petralia Soprana 1600-1601, Palermo 1639).
Non è ancora certo quali di questi ritratti possano considerarsi tali, cioè testimonino delle reali fattezze fisiche di Frate Umile, e quali invece, pur essendo di remota fattura, siano semplicemente ispirati dalla figura del Frate, ma successivi alla sua morte e non attendibili dal punto di vista storico. Andare alla loro ricerca sarà l'occasione per un viaggio virtuale nelle località siciliane ove sono custoditi, tutte sedi di capolavori dell'artista francescano. 


Petralia Soprana
Chiesa Madre
Foto di Giuseppe Federico 

Petralia Soprana
Cominciamo il nostro percorso con la cittadina che diede i natali al Pintorno nel 1600-1601, e dove visse diversi anni  della sua età adulta, presso il convento dei Padri Riformati, ove eseguì uno dei più belli fra i suoi Crocefissi. Opera che venne poi spostata alla Chiesa Madre, dove è tuttora visibile. 
A Petralia si trova il ritratto dello scultore, che verosimilmente è da ritenersi il più antico. Rimasto per secoli presso il convento, anche dopo l'Unità d'Italia ed il passaggio dell'edificio all'amministrazione pubblica, solo negli anni '30, in occasione dei festeggiamenti commemorativi dello scultore, il quadro venne trasportato in municipio, da dove poi giunse alla sua sede attuale, cioè alla Biblioteca Comunale, oggi intitolata proprio a Frate Umile.


Il convento dei Padri Riformati
di Petralia Soprana
nella prima metà del XX secolo

Nella parte alta, il dipinto ad olio riporta la scritta seguente: Il vero ritratto del Devoto Religioso Frate
Umili di Petralia 1639. La data riportata, corrispondente all'anno di decesso dello scultore, il riferimento al "vero" ritratto, lo  sfondo neutro e l'assenza di qualunque figura decorativa o di contorno, lo scarno realismo dell'immagine, il pallore e le palpebre chiuse del Frate, così come la posizione delle braccia e il Rosario stretto al petto, fanno ritenere che si tratti di una raffigurazione dello scultore appena deceduto. Questa convinzione si rafforza vedendo l'immagine in orizzontale. L'espressione del viso è particolarmente "vera", toccante, e ci dice molto anche del sentimento di rispetto e commozione provato dal pittore.



Ѐ significativo anche il fatto che nel quadro non sia stato previsto, nella parte bassa, uno spazio libero da dedicare ad un'iscrizione commemorativa, come era nell'uso per le opere destinate alla erudizione dei posteri. Nel nostro caso, l'iscrizione è stata apposta evidentemente dopo il completamento del dipinto, sul fondo stesso, sfruttandone la parte alta, e proprio per questo, è risultata molto concisa e per così dire "compressa", per assenza di spazio.
Queste considerazioni hanno portato diversi studiosi a ritenere che questo ritratto sia quello eseguito post mortem, descritto dal biografo più antico dello scultore, il suo confratello padre Pietro Tognoletto, nel suo "Paradiso Serafico" del 1667. Il libro riporta infatti che i padri riformati del convento di S. Antonino di Palermo, ove era deceduto Frate Umile, il giorno dopo la sua morte (avvenuta prima dell'alba) decisero di chiamare con urgenza, per ritrarne le fattezze, un artista allora molto noto, Pietro Novelli, detto il Monrealese (Monreale, 2 marzo 1603 – Palermo, 27 agosto 1647), uno dei maggiori pittori del suo tempo e architetto del regno.




Costui accettò l'incarico e sentì il bisogno di specificare ai Frati che si era appena confessato, e che lo aveva fatto, cosa anomala, di prima mattina e dopo aver trascorso una notte insonne, a causa del rimorso per un peccato mortale di cui si era macchiato. Il pittore aveva interpretato questa circostanza come un segno divino, che lo aveva reso degno di accettare il compito.
Alla luce delle ricerche e degli studi più recenti, la credibilità storica della biografia di Umile, scritta da Padre Tognoletto, ha ricevuto alcune smentite, specie quanto alla cronologia delle opere dello scultore, ma nessuna critica è stata mossa a questo passaggio, in cui oltretutto il Tognoletto fornisce una dovizia di dettagli.

Chiesa di S. Antonio da Padova
Palermo
Palermo
Per poter ammirare un secondo ritratto di Frate Umile, risalente anch'esso al XVII secolo, dobbiamo spostarci a Palermo, luogo ove lo scultore visse molti anni, presso il convento dei Frati Minori di S. Antonino (S.Antonio da Padova), ove morì e nella cui chiesa fu sepolto.
Qui egli realizzò un altro suo capolavoro, il Crocefisso della chiesa di S. Antonio di Padova.


Biblioteca Comunale di Palermo

Come attesta il Tognoletto già nel 1667, il ritratto era custodito nella sagrestia del convento. Da lì, a fine '800, venne spostato alla biblioteca di Casa Professa, la quale è divenuta poi parte della Biblioteca Municipale di Palermo.
Ed infatti possiamo ammirarlo tuttora, al n° 167 dei 370 dipinti che compongono il Famedio della Biblioteca Comunale di Palermo, una pregevole galleria di ritratti di uomini illustri della Sicilia. 



Il dipinto nella sua interezza,
iscrizione compresa

L'iscrizione latina sottostante, tradotta in italiano, recita:
Il Venerabile Frate Umile da Petralia, di stretta Osservanza, laico Professo, ovunque splendente per l'amore d'ogni virtù, specialmente per la purezza e l'umiltà che la continua meditazione verso Gesù Crocifisso aveva impresso nel suo cuore. Bruciante del fuoco dell'Amore, tanto da accendere il prossimo, scolpì trentatre mirabili Immagini. E infine, quella che si venera in questa Chiesa, scolpita piamente. Nell'amplesso della Croce rese lo spirito a Cristo stesso per cui era vissuto, a Palermo, famoso per miracoli, il giorno 9 Febbraio 1639.


Famedio della Biblioteca Comunale di Palermo

Fu questo da sempre il ritratto più noto dello scultore, identificato per secoli come l'opera del Novelli menzionata dal Tognoletto, in considerazione sia dell'epoca della sua fattura, che del luogo di provenienza (il convento dove era morto Frate Umile). Tutto ciò, sino alla riscoperta del dipinto di Petralia Soprana, negli anni '30.
Ad oggi i conoscitori muo­vono serie obiezioni sulla riferibilità di quell'opera al Monrealese. Non vi  ritrovano, specie nelle figure e negli oggetti di contorno, le qualità del noto pittore.


Chiesa di S. Antonino ai primi del '900


Potrebbe al più trattarsi di una copia. Ma in nessun caso pare trattarsi del quadro menzionato dal Tognoletto. Intanto, perché non è assolutamente realistico. Lo denotano l'atteggiamento meditativo e la postura lievemente angolata del corpo e delle mani del Frate. La stessa presenza delle figure di contorno e di svariati elementi decorativi suscita dubbi. Infatti dovrebbero essere stati aggiunti in un secondo tempo, rendendo impossibile finire il quadro seduta stante, come indicato dal biografo di Frate Umile.
Ma anche il tenore dell'iscrizione, che fa parte integrante del dipinto, dimostra che il tutto sia stato realizzato ad anni di distanza dalla morte. La scritta infatti, come si è visto, parla dei miracoli attribuiti dalla fede popolare a Frate Umile, miracoli che però non vennero mai menzionati in vita dello stesso, ma solo dopo la sua morte, e soprattutto con riferimento alle virtù dei suoi Crocefissi.
 

Ecce Homo di Calvaruso

Calvaruso
Spostandoci in provincia di Messina, giungeremo al Santuario di Calvaruso (Villafranca Tirrena - ME), ove troveremo un altro ritratto dello scultore, vissuto qui nel 1634 per il tempo necessario alla realizzazione della statua lignea dell'Ecce Homo.
Ivi, nel 1619, sul poggio di S. Giovanni, era stata costruita, per volere di Donna Eleonora e del Principe Cesare Moncada, una chiesa con annesso convento dei Francescani Minori Riformati. Inizialmente dedicato alla Vergine Immacolata, l’edificio venne definitivamente consacrato al culto dell’Ecce Homo proprio dopo la realizzazione, nel 1634, della statua lignea da parte di Frate Umile.
Nelle pareti del chiostro sono dipinti in affresco molti episodi della vita di Santi francescani e ritratti di frati dell'Ordine. Frate Umile è raffigurato nell'atto di scolpire proprio l'Ecce Homo di Calvaruso. 


Chiostro del convento
del santuario dell'Ecce Homo di Calvaruso 


Sotto il dipinto vi è la seguente iscrizione in alcune parti cancellata dal tempo: 
Il ven. servo di Dio frat. Humile da Petralia sup. scultore clarissimo scolpì in Sicilia… immagini del SS. Crocifisso e tutti oprano miracoli, digiunava scolpendo in pane ed acqua, spargendo continua lagrimazione, meditando l'acerbissima passione, fra le quali fu questo del n.ro SS. Ecce Homo, che conforme accettò D. Cesare Moncada, primo principe di questa terra, havendo tenuta la sera nascostamente la statua tutta tinta eccetto la testa, quale solamente era sbozzata, si prese gran fastidio per haversi da fare la processione, la mattina si vide con gran stupore la testa miracolosamente formata, e…. il fatto…. con lagrime di devozione…. Morì…. miracoli.


Affreschi del chiostro del convento di Calvaruso


La data del 1634 riportata nell'iscrizione è quella della realizzazione della statua dell'Ecce Homo, ma l'affresco è di certo successivo al decesso del Frate (1639) come risulta dal suo stesso tenore, contenente il riferimento alla sua morte e ai suoi miracoli.
Da notare che il ritratto in esame è l'unico in cui lo scultore sia privo di barba, come era la regola per i Frati Minori.
Nel "paradiso serafico" del Tognoletto, vengono menzionati diversi altri ritratti di Frate Umile, fra cui specificamente una stampa utilizzata da lui stesso, come illustrazione della sua opera, e andata ormai dispersa, uno nella sacrestia del Convento di S. Maria degli Angeli a Salemi, uno in quello di S. Maria di Gesù di Palermo, e un altro a S. Maria di Gesù di Caltavuturo. Di questi ultimi due non è stata trovata più traccia.


Choesa di S. Maria degli Angeli 
Salemi

Salemi
Il nostro viaggio prosegue nel Trapanese, ove Frate Umile visse, per 13 mesi circa, nella Salemi baronale del 1638, nel convento dei Frati Francescani Riformati, ex convento dei Frati della Stretta Osservanza, chiamati anche zoccolanti. Il convento era stato fabbricato nel 1622 vicino ad un’antichissima chiesa dedicata a S. Vito, chiesa che poi fu ristrutturata e dedicata alla Madonna degli Angeli. È qui che su commissione del Barone Tommaso Clemenza, il Pintorno scolpirà quello che viene ritenuto il suo penultimo Crocifisso, e che impreziosisce la cappella in cui è sepolto il Barone committente.
Per la presenza di questa opera, la chiesa è oggi conosciuta dagli abitanti di Salemi come la "Chiesa del Crocifisso" o "Chiesa di lu Signuri".



Ritratto custodito a Salemi 
Da Frate Umile da Petralia,
l'arte e il misticismo
di Rosolino La Mattina e Felice Dell'Utri
 
Il Tognoletto menziona il ritratto custodito nella sacrestia del Convento di S. Maria degli Angeli a Salemi, che quindi risale al XVII secolo. Rappresenta Frate Umile nell'atto di scolpire con un mazzuolo un Crocefisso ligneo, con gli occhi lacrimosi, per la commozione provata nel rievocare le sofferenze del Signore. 
Alla figura sottostà un'iscrizione quasi totalmente illeggibile, in cui si distinguono i riferimenti alle lacrime, ai Crocefissi, ai miracoli.

Particolare

Anche in questo caso, come per tutti i ritratti, ad eccezione di quello di Petralia, la composizione della rappresentazione, la posa stilizzata della testa (che evoca in qualche modo quella di immagini religiose bizantine), così come il tenore dell'iscrizione coeva, escludono qualunque intento realistico, e denotano nel dipinto una finalità commemorativa ed edificante. Si può quindi concludere che non si tratti di un ritratto in vita dello scultore.
Il tempo e le ricerche potranno, si spera, fornire elementi nuovi.

LE OPERE MODERNE


Petralia Soprana
Per trovare raffigurazioni più recenti di Frate Umile, dobbiamo tornare al punto di partenza del nostro viaggio cioè a Petralia.
Nel 1884 l'Arciprete di Petralia Soprana Francesco Paolo Ferruzza scrisse un opuscolo sul ritratto custodito nel locale convento dei Padri Riformati e fece eseguire a matita una copia dello stesso dall'artista dilettante Stefano Gargano, copia che inserì nella pubblicazione.


Copia a matita del quadro di Petralia Soprana
  Stefano Gargano 1884

Nel 1933, in occasione della commemorazione di Frate Umile corrispondente al trasferimento del suo ritratto dal convento dei padri riformati al palazzo municipale, il canonico Averna, allora commissario prefettizio, fece realizzare un bassorilievo installato nelle sale di rappresentanza del Comune. Qui si è ben lontani da qualunque verosimiglianza, perché le fattezze appaiono quelle di un uomo di una certa età, e la lunga e folta barba non risulta in alcun modo attestata.


Bassorilievo commemorativo

Non può non notarsi una somiglianza con il ritratto della biblioteca di Palermo, ma anche con le fattezze ritratte nel busto del monumento a Frate Umile, che è di epoca poco successiva.


Busto di Filippo Sgarlata

Il monumento venne realizzato nel 1938 dallo scultore Filippo Sgarlata (Tunisi, 24 novembre 1901 – Termini Imerese, 15 settembre 1979) su commissione di un comitato promotore, costituito da un volenteroso gruppo di cittadini di Petralia Soprana. Il busto rimase però conservato nei locali della Biblioteca Comunale (che all'epoca si trovava in quella che è l'attuale piazza Frate Umile), in attesa della realizzazione della piazza stessa, e cioè sino al 1952. Infatti, con la demolizione della chiesa di San Rocco, a Chiazza cioè la piazza più antica di Petralia Soprana, era stata oggetto di un totale rifacimento che la trasformò nella odierna Piazza Frate Umile. 


Inaugurazione del monumento

Demolita la fontana-abbeveratoio barocca che vi si trovava, al suo posto venne creato il basamento del monumento. L'inaugurazione diede luogo ad una cerimonia imponente, in cui nella piazza venne portato solennemente anche il Crocefisso di Frate Umile.


Piazza Frate Umile al giorno d'oggi

Ferla
In conclusione si vuole fare menzione di un'opera esistente a Ferla (SR), luogo ove si può ammirare un altro bellissimo Crocefisso  di Frate Umile. Il dipinto ad olio è opera di una religiosa, Suor Pittrice, la quale, dimorando con le sue Consorelle Contemplative nell’ex Convento dei Padri Cappuccini, nel 2011, prendendo spunto dal dipinto di Salemi, ha voluto evocare la profonda devozione ed ispirazione di Frate Umile, percepibile nella sublimata sofferenza dei suoi Crocefissi. 


Dipinto di Suor Pittrice


Cenni bibliografici  

-  P. Tognoletto (Pietro da Palermo), Vita del vener. Fr. Humile da Petralia Soprana laico scultore, in Id., Paradiso serafico del fertilissimo Regno di Sicilia…, II, Palermo 1687, pp. 307-315
 
- B. Mazzara, Vita di Fra’ Umile da Petralia Soprana, laico riformato, famoso scultore, in Leggendario francescano…, II, Venezia 1721, pp. 146-150 

- G. Di Marzo, I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI: memorie storiche e documenti, I, Palermo 1880, pp. 710-714

- Francesco Paolo Ferruzza, Uno sguardo al ritratto di Frate Umi­le Pintorno, Palermo, 1884
  
- Sac. Paolo Cerami, Frate Umile Pintorno, in "L'angelo in famiglia", 1933

- Damiano Neri, Lo scultore francescano Frate Umile da Petralia , nel terzo centenario della sua morte in "Studi francescani » , 1939

- Giuseppe Sabatino,  Qual'era il vero sembiante di Frate Umile in "Sicilia del popolo", 1951

- Guido Macaluso, Frate Umile Pintorno da Petralia Soprana scultore del sec. XVII (Contributo per una biografia critica), Società siciliana per la storia patria, 1968

- Rosolino La Mattina, Felice Dell'Utri, Frate Umile da Petralia: l'arte e il misticismo, Edizioni Lussografica, Caltanissetta, 1986

- Giuseppe Abbate, Giuseppe Fazio, Frate Umile a Petralia Soprana, il suo tempo i suoi luoghi, Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, 2015 

- Giuseppe Fazio, Salvatore Brancati, I crocifissi di frate Umile e frate Innocenzo da Petralia, Martorina, 2019



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