PETRALIA SOPRANA SUL FILO DEI SECOLI






Il centro storico di Petralia Soprana conserva, al giorno d'oggi, l'aspetto tipico della città medievale: stradine lastricate o selciate, strette e tortuose, fiancheggiate da palazzi severi e silenziosi, ripide scalinate e portici ombrosi, abitazioni addossate su più livelli e che si sviluppano in altezza. Ma quali sono state le fasi di sviluppo del centro abitato? 

La struttura e l'espansione di Petralia, nel corso dei secoli, sono dipesi dalla conformazione stessa dei luoghi, e in particolare dalla presenza di due promontori, a nord e a sud, che agli originari abitanti apparvero idonei ad assicurare una efficace difesa dalle incursioni estranee. Vennero occupati questi due per primi, e l’intera città si sviluppò poi gradualmente lungo la cresta rocciosa che li collegava, verso la zona centrale, e quindi con una spinta centripeta a partire dai due estremi nord e sud.


stradina medievale 

Sempre la conformazione dei luoghi ha limitato l'estensione dell'abitato là dove finiva il costone roccioso, determinando, per la mancanza di spazio, in certi punti strategici, come la punta del Loreto, oppure il sito dell'attuale piazza del Popolo, varie riedificazioni sopra la sede originaria di altri edifici più antichi. Le stradine in alcuni punti, hanno la larghezza minima per il passaggio di una persona o di un quadrupede.

PRIMO IMPIANTO (Originari abitanti, romani, bizantini e arabi - dal VI secolo avanti Cristo sino al 1061) 

Gli scavi condotti da Gaetano Messineo hanno portato al ritrovamento sul Piano San Giacomoa nord della Pinta, di ceramiche risalenti al IV secolo A.C., testimonianza di un insediamento precedente alla dominazione romana (che in Sicilia iniziò nel 241 A.C.). Tale insediamento venne evidentemente abbandonato in epoca ancora antica, forse perché gli venne preferita, per motivi di sicurezza, la balza rocciosa più a sud, che era più idonea a respingere gli assalti di eventuali invasori.

Piano San Giacomo

Romani sono certamente passati a Petralia Soprana, come denota il sito archeologico di Villa Santa Marina, datato all'età imperiale, che però si trova a valle dell'abitato e ad una certa distanza. In quello che è l'odierno abitato di Petralia, i Romani non hanno invece lasciato tracce, forse per le numerose ricostruzioni avvenute successivamente, nel corso dei secoli.


Ruderi della villa romana di Santa Marina

Tradizionalmente gli storici individuano il primo nucleo di Petralia, la parte più antica del centro storico, nella punta del promontorio roccioso a sud, coincidente con il quartiere di Loreto, dominato anticamente dalla fortezza, e oggi occupato dalla chiesa della Madonna del Loreto. Questo quartiere porta ancora il nome latino di "castrum" (fortezza) ed era verosimilmente chiuso da mura che comprendevano lo spazio occupato dalla chiesa, da piazza Loreto e dagli edifici prospicienti la stessa. E’ questo il nucleo che dalla dominazione bizantina passa a quella araba, per essere infine conquistato dai Normanni.


Il quartiere Loreto, originario nucleo di Petralia Soprana,
visto da Piazza del Popolo

SECONDA FASE D'IMPIANTO (Occupazione normanna - dal 1061)

Ruggero I conquista Petralia senza battaglie, il che significa anche senza danni alle strutture esistenti. Anzi, occupa la fortezza araba e la rafforza. Dopodiché costruisce un castello sul promontorio a nord-ovest, nell'attuale Piano della Pinta.


S.Teodoro - Arco e sarcofago
 di età normanna

In quella stessa epoca, fortifica l'intera città e costruisce la struttura originaria della Chiesa di San Teodoro. 
Successivamente, sempre in epoca normanna, l’abitato si sviluppa verso nord. All'epoca di Ruggero II, viene probabilmente edificato il campanile originario della attuale Chiesa Madre. 


Le fortificazioni e le porte di Petralia Soprana

Sin dall'epoca di Ruggero I, l'abitato fu delimitato da fortificazioni, nelle quali vennero aperte sei porte, corrispondenti alle diverse vie di accesso alla città.



Porta Seri
Foto di Michael LoDico

Oggi resta solo Porta Seri, un arco a sesto acuto che si apriva sulla trazzera che discendeva verso Petralia Sottana. Le altre erano, procedendo in senso orario: Porta del Castello che si apriva verso nord, al termine della attuale via Generale Medici, sul piano della Pinta, Porta dei Gessaiuòli (quest’ultima recentemente individuata da Rosario Ferrara) alla fine dell’omonima via, in corrispondenza anch'essa del Piano della Pinta, Porticella (cioè Porta di Cella o Pustierla e quindi porta secondaria), porta di accesso alla parte più bassa di Petralia (che si trovava alla congiunzione degli attuali viale Sgadari e corso Umberto), Porta San Teodoro (o Porta di Moncàsi-Moncada), attigua alla omonima Chiesa, e che si apriva sulla strada di Moncàsi o Moncada, in direzione Madonnuzza, porta distrutta nell'ottocento, e infine Porta dell’Urgia o dell'Urgi, che dalla piazza Loreto permetteva di scendere verso la contrada Madonnuzza, nel punto delle tre croci, cioè dove è sita attualmente la cappelletta.

Mappa dei monumenti di epoca normanna
e delle 6 porte di Petralia Soprana


Si ritiene che la cinta muraria e le relative porte siano state realizzate da Ruggero I e forse completate negli anni successivi.
E' verosimile che parte della cinta muraria sia stata inglobata in edifici più recenti, come visibile in un varco tuttora esistente al termine di via Gatto, e che si affaccia sul dirupo.



Sta di fatto che il castello ruggeriano rimase sempre fuori le mura, come si vede anche nell'affresco ottocentesco di Palazzo Pottino, ove è chiaramente distinto il blocco compatto della città murata, dai resti del Castello.



Anche nella mappa del Catasto Borbonico, nell'illustrazione più avanti, è evidente come sino all'Ottocento, l'abitato si sia mantenuto all'interno della originaria cinta muraria, in prossimità del castello stesso.

ESPANSIONE FEUDALE (dal 1258)

In epoca feudale e a partire dal Trecento, l’aumento progressivo della popolazione e dell’importanza della città determinò un'espansione lungo la via di cresta, cioè lungo "a Chiazza", attuale via Generale Medici.


L'asse nord-sud (attuali via Loreto e via Generale Medici)

Lungo questo primo asse della città, che collegava i due promontori a nord e a sud, detto "a Chiazza", sorsero i palazzetti dei signori locali, insieme ad alcune chiese che non potevano trovare più collocazione nell’angusto promontorio del castrum. 
E fino all'ottocento, questo asse mediano rimarrà la via principale della città. Come ci riferisce nel 1752 il cappuccino Padre Giovanni da Castrogiovanni, Petralia Soprana ha un'unica strada maestra che comincia dal castello, passa dalla piazza del convento dei carmelitani e termina alla Chiesa del Loreto. 
Per usare il linguaggio dei tecnici, la struttura di Petralia si definisce in questo periodo come impianto urbanistico a fuso con due fuochi principali.



DAL TRECENTO AL SEICENTO

Dal Trecento al Seicento, si sviluppò la parte centrale dell’asse mediano con la costruzione della originaria Chiesa del S.S. Salvatore e l’ampliamento della Chiesa Madre, cui era adiacente il cimitero.
Al Cinquecento risale la Chiesa di San Michele.


La Chiesa Madre non era circondata come oggi da case,
ed era affiancata dal cimitero
(Foto di Sandrorussell tratta da Flickr)


ESPANSIONE DEL SEICENTO E SETTECENTO

In questi secoli, l’abitato si continua a sviluppare in zona centrale, in quanto i grandi edifici che originariamente erano isolati, vengono gradualmente circondati da modeste abitazioni che si appoggiano ad essi, giungendo già alla fine del Settecento, per riempimenti successivi, alla configurazione urbana compatta intorno alle emergenze architettoniche, che si può osservare anche al giorno d’oggi.


Nel 700 lo spazio fra la Matrice e il SS. Salvatore
viene occupato interamente da abitazioni addossate l'una all'altra

Nella seconda metà del Settecento, si assiste a Petralia ad un periodo di particolare splendore per l'architettura religiosa.



S. Maria di Loreto

Vengono edificate due delle chiese monumentali della città: Santa Maria di Loreto (lavori iniziati a partire dal 1750) e il SS. Salvatore (a partire dal 1778). Degno di nota è che, per mancanza di spazio nell'abitato, entrambe vengono erette sul sito di chiese preesistenti, la prima viene a sostituire la Chiesa di S.Elia, e la seconda, un edificio religioso che al tempo della dominazione araba, era adibito a moschea.

Nello stesso secolo, la Madrice si arricchisce di una nuova navata, di un nuovo campanile e del portico colonnato oggi visibile.
Nel 1756 vennero fondati il Collegio di Maria e l'annessa Chiesa. 
Nel 1770 vennero conclusi i lavori di rifacimento sia della chiesa di San Giovanni Evangelista che di quella di San Teodoro.
A quei tempi, l'unica strada percorribile con le carrozze iniziava da Porta Seri, proseguiva lungo la chiesa di S. Antonio Abate sino al palazzo Squiglio (attuale palazzo Pottino), passava sotto l'arco ogivale che collegava il monastero dei Carmelitani (attuale municipio) con la chiesa del Carmine e saliva poi nella via Loreto sino alla chiesa omonima.



Mappa del catasto borbonico - 1840 circa
Per comodità di lettura, sono state aggiunte le indicazioni 
dei principali edifici, che nella mappa sono invece a parte. 
Lo spazio oggi corrispondente a Piazza del Popolo era occupato da edifici


LE TRASFORMAZIONI DELL'OTTOCENTO

La realizzazione alla fine dell'ottocento dell'attuale Corso Umberto I, la prima via che non risalisse all'origini del paese, crea una rivoluzione della zona centrale, resa necessaria dall'esigenza di attraversare l'abitato con mezzi dotati di ruote. La nuova via (che in parte sostituisce l'antica via Squiglio), costituisce un importante nodo, con il superamento del dislivello fra parte alta e parte bassa del paese, appianato nella piazza del Municipio.


Corso Umberto I visto da Porticella
in una cartolina dei primi del Novecento


Questi lavori comportarono uno sventramento del centro storico e molte case si ritrovarono con il piano terra seminterrato. Si rese anche necessario radere al suolo la chiesa di San Nicolò, nella parte bassa del borgo.

Corso Umberto I visto da sud
in una cartolina degli anni '30


Il tracciato di Corso Umberto I


IL XX SECOLO

Nel 1916 viene rimodernata la piazza Matrice con la relativa scalinata.
Ma la modifica più importante alla struttura di Petralia consiste nella demolizione (1928) della Chiesa del Carmelo, per fare spazio alla Piazza poi denominata del Littorio, con il Monumento ai Caduti (realizzato dallo scultore palermitano Antonio Ugo), nuovo fulcro del centro urbano. 


Il Monumento ai Caduti
installato alla fine degli anni Trenta

La piazza prenderà poi nel 1948 l'attuale nome di Piazza del Popolo. La creazione di questo centro di vita sociale alternativo rispetto al "Chian'a Chiesa", e di ispirazione laica, anziché religiosa, (per la presenza del Municipio, del monumento, del circolo e dei caffè principali), ha costituito una innovazione fondamentale del tessuto urbanistico della città.
In precedenza, la piazza centrale di Petralia Soprana era stata Piazza Soprana, quella che, dopo la demolizione della Chiesa di San Rocco, ha preso l'attuale nome di Piazza Frate Umile.



Il palazzo del Podestà negli anni Trenta

L'originario convento dei Carmelitani Scalzi si trasforma quindi prima in Palazzo del Podestà e poi in Municipio.

Nel 1951 viene poi rimaneggiata la piazza antistante l'Oratorio, che diviene Piazza Frate Umile, dalla quale viene eliminato un grande abbeveratoio circolare, e viene inaugurato nel 1952 il monumento oggi visibile, opera di Filippo Sgarlata.


Inaugurazione del Monumento di Piazza Frate Umile 


In quegli anni si costruisce il parcheggio sospeso, che crea un ampliamento del belvedere del Carmine. Negli anni Novanta verrà installato nel piazzale stesso, il monumento alla pace La Cometa, opera dello scultore sopranese Vincenzo Gennaro



La Cometa - Foto di C. Spitale


ESPANSIONE MODERNA VERSO NORD-OVEST

Solo alla metà del XX secolo e soprattutto negli anni 70, in contrada Pinta si svilupperà un intero nuovo quartiere, che supererà gli originari confini dell’abitato.


Cenni bibliografici:


- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938

- Guido Macaluso, Petralia Soprana, Guida alla storia e all'arte, Palermo 1986

- Gaetano La Placa, Petralia Soprana: l’Ultima intervista al Prof. Gaetano Messineo, in Studi Storici Siciliani, anno III, fasc. III n. 3, marzo 2016

- Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana

- Archeologia. I siti dell'entroterra - a cura di Stefano Vassallo e Rosa Maria Cucco, in Le Mappe del Tesoro - Regione Sicilia, 2015

- Mario Sabatino, Petralia Soprana, ieri e oggi, Comune di Petralia Soprana

- Salvatore Farinella, Storia delle Madonie dalla Preistoria al Novecento, Edizioni Arianna, 2016

Mario Sabatino, U postali ô Patrinuostru. Come eravamo nel '900 a Petralia Soprana, edizioni Arianna, 2023



Il parcheggio sospeso


© Testo protetto da copyright.
Ogni riproduzione anche parziale è vietata




Commenti

Post più popolari