PETRALIA SOPRANA AL CENTRO DELLA ROSA DEI VENTI


Come una splendida nave di roccia che fenda i flutti della storia, con il Loreto alla prua, Petralia Soprana si trova, in cima alle Madonie, al centro della Rosa dei Venti.

Fotogramma da Paesaggi da sogno

I venti sfavorevoli

Molti centri dell'entroterra della Sicilia, e particolarmente delle Madonie, indicano i venti freddi settentrionali, e quindi dannosi, con l'uso di un toponimo, e precisamente del nome di un paese vicino e sito più a nord, oppure dell'aggettivo corrispondente (1).





Così la tramontana viene chiamata a Petralia Soprana "pulizzana", cioè tramontana di Polizzi, oppure "graggisa", cioé tramontana geracese, proveniente da Geraci Siculo.


In realtà, Polizzi è situata a nord-ovest di Soprana e quindi il vento che proviene da quella direzione dovrebbe identificarsi con il maestrale (maistrali). Il vento di Geraci, che si trova invece a nord-est di Soprana, dovrebbe essere individuabile nel grecale (gricali).



Un altro nome con il quale i sopranesi chiamavano il vento freddo settentrionale era "Pruvenza", che fa richiamo ad una provenienza molto lontana, addirittura di oltremare. 

La "Gancitana", sempre un vento freddo, giunge invece da molto vicino, e precisamente  da est, da Gangi.
Il vento gelido, così come la tormenta, veniva chiamato anche "furtura" (4).

E' proprio il vento da settentrione proveniente da Geraci, la "graggisa", il protagonista di una favoletta sopranese raccolta da Giuseppe Pitrè nel suo Cartelli, pasquinate, canti, leggende, usi del popolo siciliano, (volume XXIV della Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, del 1913 :

Il Diavolo e il Vento 
(Favola di Petralia Soprana)
Una volta il Diavolo e il Vento viaggiavano insieme. Giunti sotto il paese di Geraci e proprio alla Portella di Geraci, ove la strada si divide per condurre a Petralia Soprana e a Gangi, il Diavolo disse al Vento: "Fermati qui Vento ed aspettami fino a tanto che io torni da Gangi, ove devo andare". 
Il Vento si fermò. Ma da allora, il Diavolo non è più tornato da Gangi, avendo là trovato un buon soggiorno per lui, mentre il compagno fedele lo aspetta sempre alla Portella... 
Ed ha tempo di aspettare...

Portella Ferrone, dove il Vento è rimasto ad aspettare....

Il Pitrè riferisce che questa favola gli è stata riportata (ai primi del XX secolo) a Petralia Soprana da Maddalena Pottino, e che egli ne ha trovato diverse varianti nel resto d'Italia, una romana, una toscana e una comasca (2). Al di là della punta di sfottò nei riguardi dei vicini Gangitani, la favola richiama l'associazione mentale corrente, ai tempi antichi, fra vento freddo e diavolo, che si ritrova nei detti tradizionali contadini di varie parti della Sicilia.

Infatti, a Petralia, così come in altri paesi delle Madonie, il vortice, il mulinello di vento freddo, veniva chiamato "mazzumarieddu" . Ora, mazzumarieddu o mazzamarieddu, come riporta il Pitrè, è il nome del Diavolo dei Venti,  che incita i "cristiani" ad "ammazzatine". E nei dizionari siciliani, a questo termine viene dato anche il significato di incubo (4).


Tratto dal Dizionario Siciliano di Mortillaro di Villarena

Alcuni sostengono che la parola derivi dallo spagnolo "matamoros" che signìfica "ammazza-mori", e quindi per estensione, bravaccio, trasformatosi poi nel siciliano "ammazza-maureddu". Un termine simile "mazzamauriéllo" si ritrova nel dialetto napoletano con il significato di piccolo demonio, di farfadello (5).

In questo filmato potrete vedere la figura acrobatica del "Mazzumarieddu" eseguita dagli standardieri di Petralia Soprana.

Giuseppe La Placa rammenta, nella rappresentazione "A Spartenza di l'urtima aria(6), che a Raffo, in caso di minaccia di tempesta, si usava un rituale  scaramantico particolare: quello del taglio della tempesta. Con la falce tenuta nella mano sinistra, il contadino anziano, inginocchiato fronte al vento, tracciava in aria tre croci pronunciando questa orazione: "Santangelo, Santangelo, tri nelli viu viniri, una di acqua, una di vientu e una di grànnili chini; mannàtili a ddà banna u munnu, dunni 'un na faccia nné suli, nné lluna e nuddu gaddu si senti cantari". Dopo di che, infiggeva la falce per terra.



Un accorgimento millenario: le pietre ferma-tegole 


Sui bordi dei tetti in tegole di Petralia Soprana, si notano grosse pietre sistemate con regolarità. Infatti, la copertura a coppi non prevede che questi siano fissati alla falda, ma solo appoggiati e incastrati uno sull'altro. Se la velocità del vento raggiunge valori molto elevati è facile che questo incastro si apra, facendo volare via una tegola. Partita la prima, non è difficile che si stacchino anche le altre....



Ruderi del Castello


Quando tira forte vento invernale a Petralia, ha una forza dirompente. Fu un impetuoso vento a far crollare, sul piano della Pinta, nella notte del 14.1.1891, l'alto muraglione del castello del Conte Ruggero che guardava a Ponente, già minato da quattro mesi di pioggia continuativa (7). 

I venti favorevoli

Per i venti da sud, sud-est, sud-ovest, vengono adoperati i nomi tradizionali di Mezzuiurnu, Sciloccu, Libicciu, Livanti. Significativamente, non si ricorre per i venti caldi al nome di paesi vicini. Niente "Bompietrino" o "Blufese".






Sempre il Pitrè, in Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, in tema di agricoltura, riporta un detto petralese che si riferisce stavolta ad un vento dall'effetto positivo:
Suli càudu cu assai ventu,
Vaju a casa e su' cuntentu

Il vento è fondamentale in primavera per l'impollinazione di alcune piante (graminacee, palme, quercia, faggio) che presentano molto polline, liscio, piccolo e polverulento.
Un altro esempio di vento benefico si trova nel detto sopranese: acqua e vvìentu fa frummìentu, cioè il vento dopo la pioggia fa granire le spighe.

Come spiega il Pitrè, sole infocato e buon vento favoriscono in estate il lavoro del contadino nel trebbiare e spulare (3). Quando ancora venivano eseguite senza l'aiuto di mezzi meccanici, le operazioni di trebbiatura (pisata) si svolgevano infatti in un'aia (ària) esposta al vento, e a Petralia Soprana alla Pinta.

La trebbiatura a Petralia Sottana nel secolo scorso
 (foto tratta da Giglio di Roccia n.1/1942)


Le spighe venivano sparpagliate sul terreno e i muli appaiati, passandovi sopra ripetutamente, incitati da una cantilena, ne facevano uscire i chicchi, da dove il nome di "pisata". La separazione del grano dalla pula, che chiudeva la giornata, si svolgeva nel tardo pomeriggio, lanciando in aria il prodotto battuto con il tridente di legno (inizialmente) e la pala (in ultimo), perché il vento allontanasse i 'pagghiarizzi' e ricadessero i semi (8)
Per sottolineare l'importanza fondamentale del vento al momento della spagliatura, a Petralia Sottana c'era il detto: u massaru di l’ària è un vìentu.
Un bel documentario del 1955 sulla mietitura-trebbiatura nelle campagne siciliane, con le cantilene e le grida tradizionali che incoraggiavano i muli, e la spagliatura nel vento, potrà vedersi cliccando qui.

Per avere un quadro dei venti nel corso delle due ultime settimane a Petralia Soprana, cliccare qui.

Note

  1. Roberto Sottile, I nomi dei venti in Sicilia tra toponomastica, geomorfologia e “mondo magico”. Possibili itinerari di ricerca, in Studi linguistici in onore di Lorenzo Massobrio, IALI Torino 2014
  2. Giuseppe Pitrè, Cartelli, pasquinate, canti, leggende, usi del popolo siciliano, (volume XXIV della Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, Reber, Palermo, 1913
  3. Giuseppe Pitrè, Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, vol. III, Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane, Pedone Lauriel, Palermo, 1889
  4. Roberto Sottile e Massimo Genchi, Lessico della cultura dialettale delle Madonie. Voci di saggio, Università di Palermo, 2011
  5. Luigi Milanesi, Dizionario Etimologico della Lingua Siciliana, Mnamon, 2015 
  6. Giuseppe La Placa, Un Mondo che scompare, Comune di Petralia Soprana 1994
  7. Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Pezzino, 1938
  8. Salvatore Farinella, Il ciclo del grano. da  Gangi. Il tempo della spiga. 2014

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In mezzo alle montagne che sembrano onde,
la nave di Petralia si allontana fluttuando 

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