U CASTRU


Cartolina dei primi del XX secolo

Il nome stesso che gli abitanti di Petralia Soprana danno al quartiere "U Castru", indica la sua destinazione originaria, di "castrum", cioè di fortezza militare. Occorre pensare all'importanza strategica che il sito poteva assumere per gli invasori succedutisi in Sicilia nei primi secoli dopo Cristo. Quale punto migliore della punta sud del costone roccioso (1142 m), per poter scorgere da lontano la presenza di armate nemiche provenienti da ogni dove, o per progettare scorrerie?
Basta affacciarsi dal Belvedere del Loreto per avere una visione a 180 gradi della Sicilia, da Enna al Gorgo di Pollicino, e dall'alto della fortezza, la visuale era ancora più ampia.


Le fonti storiche confermano che proprio lo sperone di roccia, oggi occupato dalla Chiesa di Santa Maria del Loreto, sia stato scelto nel primo Medio Evo, per erigervi una fortezza (1). Esistono infatti in Sicilia altri esempi di "kastron" di epoca bizantina, fra i quali il più famoso è quello del Cassaro di Palermo. Con questo termine si indicava una città fortificata e munita di un’imponente cinta muraria (i muri del Cassaro hanno 3,50 m di spessore).
Con l'invasione araba, la rocca venne poi adibita dai conquistatori a fortezza militare, verosimilmente sfruttando la precedente costruzione bizantina, come era stato fatto in altri paesi vicini come Caltavuturo (2)
All'interno dell'abitato di Petralia, come già nel 985 testimonia il geografo medievale arabo Al-Muqaddasi, esisteva una parte fortificata dell'abitato "a mezzogiorno" con una “rocca" e una chiesa (3). Per leggere il testo cliccare qui. Al tempo della visita di Al-Muqaddasi, la città, in mano agli Arabi già da oltre cento anni (essendo stata conquistata da loro nella seconda metà del IX secolo), era stata da loro rinominata B.tarliah.


Ruggero dipinto sulla sponda
 di un carretto siciliano

La fortezza venne poi ancora una volta occupata nel 1061 dai Normanni, capeggiati da Ruggero I di Altavilla, nei primi tempi della sua conquista della Sicilia, poco tempo dopo il suo arrivo dalla Calabria. Ruggero, mantenendo l'originaria struttura e agguerrendola con  mura e strutture militari, vi si installò, progettando, in questo avamposto, la successiva invasione di Palermo (4). E decise di edificarvi un altro castello, quello di cui oggi restano visibili i ruderi sul piano della Pinta (vedi post Il Castello del Conte Ruggero).




Nella elaborazione grafica qui sopra abbiamo cercato di ipotizzare quale potesse essere l'aspetto della fortezza, con volumi analoghi a quelli della attuale Chiesa di S.Maria del Loreto, i quali sono compatibili con quelli delle fortezze bizantine e arabe del XI secolo. Ovviamente si tratta solo di una fantasticheria.... La chiesa attualmente visibile risale al Settecento ma è stata edificata su di una precedente chiesa molto più antica, annessa ad un convento, la quale a sua volta, aveva sfruttato le fondamenta del vecchio edificio. La sua pianta a croce greca, che la rende caratteristica, è quindi forse corrispondente all'antica struttura a destinazione difensiva.

Esempio di fortezza araba dell'epoca di quella di B.tarliah

Confrontando i due campanili della chiesa, dalla piazza antistante, si può notare che in quello destro è ancora presente una finestra a bifora che risale ad epoca certamente anteriore a quella del resto dell'edificio. 




E' quindi probabile che quel campanile fosse in origine una torre di guardia della struttura difensiva.  Per quanto riguarda le antiche mura di Petralia Soprana, rimandiamo a quanto scritto nel post Petralia Soprana sul filo dei secoli. Proprio a fianco della fortezza, si apre tuttora la Porta dell'Urgia, che da accesso al belvedere. 



Cavaliere normanno (disegno moderno)
Guerriero saraceno (disegno moderno)


Discendo giù passando per le nude
Roccie di Ruggiero, dov'è fama
Che l'arabe falangi e le normanne
Pugnar fremendo insanguinando l'aste,
E le maglie di ferro e le corazze.
Dall'erpice scavate il contadino
Quivi raccatta ancora istoriate,
Anfore e monete irrugginite,
E sui dolmini ombrati dai roveti
Teschi mummificati e rotti giachi...."    
                          
Pietro Lopresti  Inno alle Madonie, 1903
                               
Il poeta Lopresti evoca i feroci combattimenti fra saraceni e normanni che certamente avvennero in tutta questa zona delle Madonie, ma che non coinvolsero Petralia. Infatti, dalle fonti storiche risulta che il presidio arabo-greco della fortezza, all'arrivo del già famoso condottiero, sbarcato a Messina dalla Calabria e che si era inoltrato vittoriosamente sino a Troina, preferì consegnargli la fortezza senza combattimento.
   




La vegetazione ha invaso e occultato la volta che si nota invece distintamente nelle cartoline degli inizi del secolo scorso. Diversi petralesi settantenni ricordano di essere penetrati, nella loro infanzia, sotto quella volta, da un accesso che venne poi murato (vedi post Petralia sotterranea).



La volta è evidente in questa foto degli inizi del XX secolo


Foto di Branger - Gennaio 1906


Scendendo dal Belvedere.
Nel fondo la Santa Croce

Foto di Branger - Gennaio 1906


Note


1) Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938
2) Ferdinando Maurici, Castelli Medievali, in Le Mappe del Tesoro, Regione Sicilia
3) Al-Muqaddasi, in Michele Amari, Biblioteca arabo-sicula, Torino Roma 1880-81, 2° vol, p. 672
4) Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi, Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana
5) Salvatore Farinella, Storia delle Madonie dalla Preistoria al Novecento, Arianna, 2016

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