LA DUCHESSA D'ALBA, LA "MAJA" SIGNORA DELLE DUE PETRALIE
Il territorio petralese riserva sempre sorprese storiche intriganti. Abbiamo trovato in modo inatteso le tracce di una celebre nobildonna madrilena ai piedi della balza Scala, a Serra di Lio, frazione di Petralia Soprana.
Infatti, vi si trovano ancora pilera in pietra color carminio, cioè pilastrini litici di confine, che delimitano il possedimento una volta dei duchi di Ferrandina Àlvarez de Toledo. Le iniziali "D F" ivi incise stanno per Duca Ferrandina.
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E furono i duchi di Ferrandina gli ultimi signori delle Petralie.
Per oltre seicento anni, dal XII secolo sino alle leggi napoleoniche di eversione della feudalità, esistette infatti la SIGNORIA delle DUE PETRALIE, facente parte a sua volta della contea di Collesano.
Si avvicendarono vari feudatari, prima normanni, poi liguri, infine, per vari secoli, spagnoli, e fra costoro, in ultimo, a partire dal 1683, i componenti della famiglia ÁLVAREZ de TOLEDO, duchi di Ferrandina, che subentrò quando l'ultima erede dei Moncada si sposò con Giuseppe Federico Álvarez.
Si trattava di nobili che vivevano quasi esclusivamente in Spagna e a Napoli e che lasciavano a governatori e gabelloti la gestione dei loro possedimenti in Sicilia.
| Goya, La duchessa d'Alba in nero |
María del Pilar Teresa Cayetana de Silva Álvarez de Toledo (1762-1802), figlia unica, avendo perso il padre quando aveva solo otto anni, divenne XIII duchessa d’Alba nel 1776, a quattordici anni, alla morte del nonno Fernando de Silva Álvarez de Toledo, ambasciatore a Parigi e intellettuale illuminista.
Si ritrovò così ad essere una delle donne più potenti e ricche di Spagna. Possedeva oltre quaranta titoli nobiliari e vasti patrimoni, sia nella penisola iberica che nel Regno di Napoli e in Sicilia, fra cui quello di duchessa di Ferrandina e di signora delle Petralie.
Nel 1775 Cayetana aveva sposato a soli tredici anni José María Álvarez de Toledo y Gonzaga (1756–1796), XV duca di Medina Sidonia. Il matrimonio unì dunque le due famiglie più illustri dell’aristocrazia spagnola: gli Álvarez de Toledo, duchi d’Alba, e gli Álvarez de Toledo y Gonzaga, duchi di Medina Sidonia.
A Madrid e a Siviglia la sua casa divenne un centro di vita mondana e culturale, frequentato da artisti, letterati e membri della corte borbonica.
Cayetana fu protettrice e amica (forse amante) del celebre pittore Francisco Goya, che la ritrasse più volte in dipinti e incisioni. Il legame fra loro — reale o solo mitizzato — contribuì molto alla fama postuma della duchessa, intrecciandola alla leggenda della Maja desnuda e della Maja vestida.
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| Francisco Goya, autoritratto |
Fu una delle donne più affascinanti della Spagna tardo-settecentesca. Le cronache dell’epoca la descrivono come spirito libero, orgoglioso e ironico, spesso in contrasto con l’etichetta di corte e con la regina Maria Luisa di Parma. Anticonformista e indipendente, si vestiva talvolta da maja, cioè ispirandosi agli abiti popolari madrileni, mostrando così simpatia per la cultura popolare e un atteggiamento di provocazione verso l’aristocrazia più rigida.
Le popolane di Madrid, le majas (ragazze carine) avevano modi molto estroversi e vivaci ed un abbigliamento vistoso. Alcune dame della nobiltà come la duchessa d'Alba iniziarono allora ad imitarle e a copiare il loro tipico vestito popolano, con giacchina corta, un'alta cinta in vita di colore acceso, con mantiglia e accessori vistosi, tanto da provocare un ordine reale che proibì alle dame qualunque abbellimento colorato, dorato o argenteo, quando si vestivano da maja.
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| Goya, La maja vestida |
La Maja vestida e la Maja desnuda
Si tratta di un'accoppiata di dipinti unica nella storia dell'arte, eseguita da Francisco Goya fra il 1795 e il 1800:
La Maja desnuda, realizzata probabilmente per il primo ministro Godoy, era scandalosa per l’epoca, specie in Spagna, perché mostrava un nudo frontale molto realistico di una donna non mitologica, con un’espressione provocante: una traiettoria nuova nel ritratto femminile.
Successivamente sempre su commissione, Goya realizzò la Maja vestida, esatta trasposizione dell’opera precedente, ma con la donna vestita.
I due quadri hanno da sempre sollevato accesi dibattiti sia sulla loro funzione, che sull'identità della modella, ritenuta, a torto o a ragione, la Duchessa di Alba.
La coppia Cayetana e José Maria non ebbe figli, e per questo, nel 1802 alla morte di lei, rimasta vedova, i titoli della Casa d’Alba passarono al nipote Francisco de Borja Álvarez de Toledo y Gonzaga (1763–1821), figlio del fratello di José María, del casato dei Medina Sidonia.
La morte precoce della duchessa quarantenne, avvolta da sospetti di avvelenamento, rafforzò la sua popolarità. Rimase nell’immaginario spagnolo come icona di bellezza, fierezza e libertà femminile, alimentata dalla pittura e dalle leggende romantiche del XIX secolo.
La situazione nelle Petralie
Cayetana non vi mise mai piede.
Nel Settecento, i titoli feudali siciliani dei grandi casati spagnoli erano ormai puramente patrimoniali e onorifici: la signoria delle Petralie, come tante, era gestita in loco da amministratori che rispondevano alla Tesoreria o alla Cancelleria del Regno di Napoli, senza richiedere la presenza personale del feudatario. I viaggi da Madrid o da Siviglia fino alla Sicilia erano lunghi, rischiosi e costosi, e solo eccezionalmente un duca o duchessa si recava nei propri domini insulari.
In quel periodo, alcune ricche famiglie di notai e grandi affittuari, affermatesi già nel '600: a Petralia Sottana, i Pucci, gli Agliata, i Domina, gli Inguaggiato, i Gentile, e a Petralia Soprana, i Sabatini, i Longi, i Polizzotto, i Di Paola, i Pottino e gli Sgadari, vanno rafforzandosi e togliendo pezzo per pezzo patrimoni e feudi alla grande nobiltà spagnola assente, così come acquisendo titoli baronali, sino a sostituirsi ad essa a livello locale.
Su queste famiglie, scrive Rosario Ferrara:
... entreranno così nel circuito di controllo economico e del potere delle due università, venendo quindi a trovarsi a più stretto contatto con gli strati sociali meno ambienti, recependo aspetti e problematiche della vita quotidiana. Da loro verrà una proficua e munifica attenzione alle necessità degli strati sociali delle due comunità (scuole, elemosine, lasciti a istituzioni religiose, legati a fanciulle povere) e una partecipazione attiva alla edificazione e riedificazione di abitazioni signorili e luoghi di culto. Il Settecento li vede protagonisti nella vita cittadina: sarà questa nuova aristocrazia che a Petralia Soprana contribuirà notevolmente a dare vita a uno dei momenti architettonici più esaltanti del barocco madonita.| Francisco de Borja Álvarez de Toledo |
L'ultimo feudatario delle Petralie, in carica quando nel 1812 venne abolito il diritto feudale, fu quindi il duca di Ferrandina Francisco de Borja Álvarez de Toledo (9.6.1763-12.2.1821). Nato e morto a Madrid, fu gentiluomo di camera del re e assunse alti incarichi militari, sempre in Spagna.
Nell'immagine qui sopra, il duca e sua moglie Maria Tomasa de Palafox y Portocarrero (1780-1835) sono ritratti sempre da Francisco Goya.
La nobildonna viene raffigurata nell'atto di dipingere il ritratto del marito.
Infatti anche Maria Tomasa de Palafox fu una donna di rilievo per l'epoca. Pittrice e membro dell'Accademia delle Belle Arti, si impegnò anche attivamente in programmi di riforme sociali, per l'istruzione delle donne e per il miglioramento delle condizioni delle carceri femminili.
| Stemma della famiglia Alvarez de Toledo |
Una curiosità: essendo la Spagna una monarchia, esiste tuttora formalmente un conte di Collesano e signore delle Petralie. Attualmente questo titolo spetta a Gabriel González de Gregorio y Álvarez de Toledo, nato il 28.11.1958.
Ringraziamenti al compianto Mimmo Gulino
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