Un portale misterioso

 



Ecco lo scorcio di uno degli edifici più antichi di Petralia Soprana, “fotografato” in pitture ed affreschi che ne testimonierebbero l’esistenza sin dal XV secolo. Siamo fuori dai circuiti turistici, nella via Cairoli, ove presumibilmente è ancora visibile parte  della cinta muraria originaria di Petralia Soprana. Questo torrione con portale corrisponde alla parte posteriore del palazzo baronale della famiglia Sgadari, e alcuni studiosi hanno recentemente prospettato l'ipotesi che fosse in origine uno degli accessi al primo nucleo fortificato del centro abitato.




L'imponenza dell'edificio sorprende in un vicolo cosi stretto, ma le costruzioni che la fronteggiano sono tutte piccole abitazioni risalenti al tardo XIX secolo, che hanno quindi invaso lo spazio originariamente esistente davanti al portale stesso.

In un affresco del salone del Palazzo Pottino di Irosa si può osservare che sino al XVIII secolo l'abitato, su quel versante, terminava, salendo da S. Teodoro sino a S. Maria di Loreto e che vi era poi una discesa senza costruzioni sino a valle.

Affresco di Palazzo Pottino di Irosa


La vetustà del muro adiacente al portale depone per un'origine remota. Vi si rileva la presenza di un arco di scarico, avente cioè esclusivamente funzione di rinforzo.




Resta da capire quale fosse l'originaria funzione di questa apertura, la cui possente struttura appare sovradimensionata rispetto ai portoni degli altri palazzi nobiliari sopranesi. Tutte le dimore aristocratiche del quartiere nobile di S. Michele hanno facciata e accesso principale sulla via Loreto, che conduce sino alla chiesa, e non certo nel loro prospetto posteriore. 
Ecco perché si suppone che la porta in questione avesse in tempi remoti una funzione di accesso alla cittadina da levante, rappresentando una soluzione di continuità delle fortificazioni medievali, e che sia stata poi in qualche momento inglobata nel palazzo Sgadari.



La presenza di murature e di due piccole porte evidentemente ricavate in modo "raffazzonato" all'interno dell'originaria porta, opere che  sembrano risalenti, confermano l'ipotesi che il palazzo baronale si sia allineato ed appoggiato, inglobandola, ad una struttura preesistente più antica.  


I muri e le porte ricavati all'interno


Anche in altri punti del centro storico si può constatare  che parte della cinta muraria sia stata assorbita in edifici più recenti. Ad esempio, una residua parte delle originarie fortificazioni è visibile nel quartiere S. Michele. È il dirupo del gatto, u sdirrupu 'u gattu, varco aperto da tempo immemorabile nelle mura della cittadina medievale. Da dove il nome della via Gatto.


Via Gatto


Una conferma del fatto che il portale di cui parliamo fosse parte delle mura della città, anche se costruito in tempi successivi a Ruggero, giungerebbe da un'opera d'arte. Si tratta di una pittura su lavagna di autore ignoto, conservata nella Sacrestia della Chiesa Madre di Petralia Soprana e risalente al XVI secolo
Raffigura un gruppo di soldati in armatura pseudo-romana muniti di vessillo, alle prese con personaggi con lunghe vesti e turbanti, presumibilmente saraceni, di cui uno armato di una lunga scimitarra.
Secondo la versione tradizionale, la scena rappresenterebbe la presa di una città arroccata e fortificata.

Effettivamente nelle mura della città spicca un torrione con una grande porta, del tutto simile a quello in discussione.


Pittura su lavagna del XV secolo
Sacrestia della Chiesa Madre
Petralia Soprana


La città raffigurata potrebbe quindi essere proprio Petralia Soprana e la scena evocherebbe allora l’entrata di Ruggero il Normanno nel 1062.
Purtroppo il dipinto versa in condizioni pessime. Il vessillo rosso e lo scudo tenuto dal guerriero in primo piano a destra abrebbero potuto fornire indicazioni, ma purtroppo, non risultano più decifrabili.

Va detto che nelle opere rinascimentali di solito non ci si preoccupava di verosimiglianza dell'abbigliamento e che condottieri e re venivano rappresentati spesso nella divisa militare romana. In gran parte delle rappresentazioni del Gran Conte, tutte postume, egli indossa tenute anacronistiche.


Particolare della cittadina assediata 


Secondo il resoconto di Goffredo Malaterra, storico ufficiale del Gran Conte Ruggero di Sicilia, gli abitanti di Batraliah, musulmani e cristiani, alla notizia del suo arrivo, tennero consiglio e deliberarono di accogliere il conquistatore. 
Ruggero, arrivato nei pressi di Batraliah, collocò gli accampamenti vicino alle mura della città nella parte settentrionale, come si poteva ancora leggere sino a qualche tempo fa, da un'incisione nella roccia: Hic Roggerius castra locavit, da dove il nome dato al sito di Rocca di Ruggero.

È possibile che vi siano stati comunque degli scontri preliminari.
Oppure l'ignoto pittore cinquecentesco dell'opera non era a conoscenza della versione del Malaterra e ha interpretato a modo suo la conquista della cittadina.


Ruggero I durante la battaglia di Cerami
Dipinto ottocentesco


La storia insegna che Ruggero occupò la fortezza araba di Petralia (nel sito di S. Maria di Loreto) e la rafforzò, e in un secondo tempo, ad anni di distanza, costruì un castello sul promontorio a nord, fortificando l'intera città. 
Nelle fortificazioni vennero aperte varie porte, corrispondenti alle diverse vie di accesso alla città.



Porta Seri


Oggi restano solo Porta Seri, un arco a sesto acuto che si apriva sulla trazzera che scendeva verso Petralia Sottana, e Porta dell’Urgia o dell'Urgi, che dalla piazza Loreto permetteva di scendere verso la contrada Madonnuzza dove è sita attualmente la cappella della Madonna della Pace. Le altre erano Porta del Castello, che si apriva verso nord, al termine della attuale via Generale Medici sul piano della Pinta, Porticella (cioè Porta di Cella o Pustierla e quindi porta secondaria), porta di accesso alla parte più bassa di Petralia (che si trovava alla congiunzione degli attuali viale Sgadari e corso Umberto) e infine Porta San Teodoro (o Porta di Moncàsi-Moncada), attigua alla omonima Chiesa, e che si apriva sulla strada tuttora esistente e che conduce oggi a Madonnuzza. 

Ci si chiede quindi, in conclusione: il portale del torrione di palazzo Sgadari era un ulteriore accesso alla città?

Si auspica che questo spunto venga sviluppato da architetti e storici, con l'apporto di delucidazioni e riflessioni.



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