VILLA S. ANDREA
Visitare il complesso di Villa S. Andrea offre uno splendido esempio di come una competente ristrutturazione abbia potuto salvare un piccolo gioiello dell'architettura rurale madonita.
La contrada S. Andrea, in territorio di Petralia Sottana, distante circa 2,5 km dal centro di Castellana Sicula, era in origine un ampio feudo di particolare valore. Era infatti caratterizzato da una particolare fertilità naturale, ricco di acqua in quanto costeggiato dal fiume Imera Meridionale e ben collegato, per la sua vicinanza all'abitato di Castellana e soprattutto all'ampia Trazzera della Castellana, idonea al trasporto dei prodotti agricoli.
Il feudo S. Andrea, l'Imera, Castellana e l'omonima trazzera, nel catasto borbonico ottocentesco |
I vari proprietari
Troviamo traccia del feudo di S. Andrea e di una azienda agricola ivi esistente fra i possedimenti dei Pucci, sin dal 1600.
Stando a quanto scrive nel 1760 Padre Di Giovanni, le Moniali di Polizzi avevano terre, tra l'altro, a S. Andrea, e nella stessa zona possedevano vigne le famiglie nobiliari dei Figlia e degli Inguaggiato di Petralia Sottana.
Nel XVIII secolo il tutto fu acquisito, insieme ad altre terre, dalla famiglia Sgadari di Petralia Soprana.
Dopo la morte di Giulio Litterio Sgadari, la tenuta passò agli eredi Averna.
Nel 1967 Francesco Paolo Brancato ha acquistato il complesso e lo ha trasformato in azienda agro-turistica.
Foto aerea tratta dal sito di Villa S. Andrea |
Lo sviluppo dell'azienda nel corso dei secoli
l'azienda agricola, ampia e molto produttiva, venne munita nel 1780 di casina di campagna dai suoi nobili proprietari, i baroni Sgadari, che vi passavano soprattutto l'inverno.
Per questo motivo gli edifici denotano una ricerca estetica e l'adesione a mode stilistiche dell'epoca, del tutto assenti nelle masserie dello stesso periodo, improntate a spartana funzionalità.
Nella seconda metà del XX secolo la strada, il caseggiato, la cappella ed il vecchio frantoio erano però caduti in rovina e furono necessari, da parte della famiglia Brancato, lunghi anni di lavori di recupero, per riportare i luoghi al loro antico splendore, come è possibile valutare dalle fotografie oggi esposte presso la Villa.
Il complesso dei fabbricati è inserito in un grande parco con lunghi viali di bosso e un giardino all'italiana, in cui le ordinate siepi di bosso convergono verso un'enorme quercia secolare, considerata quasi il nume tutelare del luogo.
Sotto gli Sgadari, l'azienda agricola raggiunse 125 salme di terra. Oggi ha una superficie di 160 ettari. Le qualità di notevole fertilità naturale del suolo, già nel 1879, permettevano al barone Giulio Litterio Sgadari di distinguersi con successo a Caltanissetta al concorso agrario siciliano, con olio di oliva pregiato e moscato prodotti dall'ex feudo S. Andrea.
All'epoca attuale sono state trasformate le aree produttive e adottate tecniche di coltivazione biologica. Tra l'altro ci sono 5000 piante di vari cultivàr da olio e da mensa.
Si può ancora ammirare il vecchio frantoio, oggi adibito a piccolo museo di civiltà contadina.
Portone della cappella |
La cappella
La generalità delle masserie e tenute di campagna nobiliari era dotata di un'autonoma chiesetta, la quale, quasi sempre, si trovava in una zona esterna ai cortili degli edifici, in modo da consentire l'accesso ad una popolazione più estesa di quella interessata alla tenuta stessa, per ricorrenze di culto.
Anche in questo caso, la cappella con campanile e portico, edificata nel 1670 da Pietro di Figlia da Petralia Sottana, si trova in posizione separata dai caseggiati.
Interno della cappella con affreschi dalla pagina Facebook di Villa S. Andrea |
Durante i lavori di restauro, avviati nel 1985, sono venuti alla luce gli affreschi colorati delle pareti opera di uno sconosciuto maestro, indoratore dell'epoca, e restaurati nel 1987 dal Prof. Nino Pucci.
Vi predomina un grande dipinto ad olio su tela, raffigurante S. Andrea, S. Pietro e l'Arcangelo Gabriele, attribuito da alcuni a Giuseppe Salerno, pittore meglio conosciuto come lo "Zoppo di Gangi".
Fu fatto restaurare nel 1916, per incarico della B.ssa M. Assunta Averna-Sgadari, dal pittore Corrado Attanasio.
Qui sotto si nota il campanile a vela, la tipologia generalmente adottata nelle chiese minori del '600 e '700, per la sua struttura semplice e di facile raccordo con locali di moderate dimensioni.
Il campanile a vela della chiesetta |
Al cancello è installata invece una suggestiva ruota di campanelli.
Formata da una ruota semplice o doppia, è documentata dal Medioevo fino al 1700, ed era posta nelle chiese sulla parete vicino all’altare o sul muro del coro; per suonarla si poteva fare girare tramite un’asta con un manico. La ruota veniva suonata per segnalare sia l’inizio della Messa, sia i momenti della celebrazione di particolare raccoglimento. Ne ritroviamo una per esempio nella chiesa di S. Maria di Loreto a Petralia Soprana.
Ringraziamenti a Domenico Gulino
Cenni bibliografici
- Concorso agrario di Caltanissetta delle provincie di Caltanissetta, Catania, Girgenti, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani dal 1 al 15 settembre 1879, Catalogo officiale pubblicato per cura della commissione ordinatrice, 1879
- Anonimo manoscritto del 1880 - Archivio storico parrocchiale di Petralia Sottana
- Celestina Salamone Cristodaro, Polizzi del passato, Edizioni Grifo 1990
- Padre Giuseppe Abate, Castellana, gioiello delle Madonie, Società Grafica Madonita, Castellana Sicula 1992
- Francesco Figlia, Il Seicento in Sicilia. Aspetti di vita quotidiana a Petralia Sottana, terra feudale, edizioni Officina di Studi Medievali collana Biblioteca dell'Officina studi medievali, 2008
- Peppino Bongiorno, Luciano Mascellino, Chiese e conventi di Petralia Sottana. Usi, maestranze e manufatti di sette secoli. Il Petrino, Petralia Sottana, 2011
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