PETRALIA SOTTERRANEA



Premessa
In tutte le città ricche di storia, un particolare alone di mistero circonda l'argomento del loro sviluppo sotterraneo.
Grotte naturali adoperate in antichità per scopi diversi, meandri derivati dalla stratificazione storica, catacombe ed ossari, e in genere, scavi e cunicoli di varia natura, costituiscono una sorta di riflesso inverso dell'abitato, atto a stimolare sia lo studio che la fantasia.

Per il suo passato millenario, Petralia Soprana non sfugge a questa regola. 
Come nei film, avviene di tanto in tanto che, nel corso di lavori stradali o fognari, vengano improvvisamente alla luce tratti di tunnel, locali ipogei, caverne o antichi sepolcri di cui si era persa la conoscenza.

Diversi lettori hanno osservato che si trova poco sull'argomento della Petralia sotterranea, che pure è di grande interesse. Anche nella ricerca che abbiamo effettuato, si è riscontrata non solo scarsità di fonti scritte, ma una certa riluttanza ad affrontare l'argomento, da parte delle persone intervistate. Il sottosuolo è da sempre scenario di vicende misteriose, di fughe e di incontri clandestini o illeciti, ed è il mondo dei defunti. Questo giustifica forse una sorta di ritrosia e la tendenza a dimenticare un passato che pure, si trova costantemente sotto i nostri piedi.


Spazi sottostanti il livello stradale rivelati
 dal crollo dell'edificio cui poggiava Porta Seri

Il sito di Petralia Soprana
Il centro storico di Petralia Soprana è stato edificato su di blocco calcareo a comportamento rigido e caratterizzato da forme aspre e accidentate, che si contrappone ai terreni argillosi di origine sedimentaria che lo circondano, caratterizzati da declivi dolci e che hanno risentito dell'azione modellante soprattutto delle acque. 
D'altronde, in tutte le Madonie, territorio soggetto al fenomeno del carsismo, sono diffuse le grotte, che sin dai tempi antichi, vennero adibite ad abitazioni (come a Nicosia o a Sperlinga) ed è estremamente probabile che diverse di queste siano ancora presenti sotto l'abitato di Petralia Soprana. Il crollo o la demolizione di vecchi edifici rivelano delle stanze sotterranee che talvolta si sviluppavano da un'originaria grotta.


La stratificazione storica
Un fenomeno da considerare è la stratificazione delle costruzioni nel corso dei secoli, che ha determinato un innalzamento generale del livello degli edifici, facendo divenire gli originari piani terra vere e proprie stanze ipogee. Questo è accaduto ad esempio con la creazione, nel 1884-1885, dell'attuale corso Umberto I (vedi post Petralia Soprana sul filo dei secoli). 

Finestra raggiunta
 dall'innalzato livello stradale
Un altro esempio evidente: la parte più antica della Madrice, quella arabo-bizantina, è ormai parzialmente interrata. Una finestra si ritrova ora allineata con il piano stradale, mentre capitelli di pilastri emergono ormai a malapena da terra


Il pilastro che regge la volta
 è divenuto sotterraneo


LE VIE SOTTERRANEE DI PETRALIA SOPRANA

Nel corso degli ultimi cento anni, in occasione di lavori stradali, idrici o fognari, in più occasioni, sono stati ritrovati tratti di cunicoli sotterranei, e abbiamo raccolto diverse testimonianze di petralesi, oggi settantenni, che rammentano di essersi introdotti negli stessi, durante la loro infanzia. Purtroppo, questi tunnel sono stati tutti chiusi per motivi di sicurezza, e non ne rimane oggi più traccia.

Le fortificazioni sotterranee sotto "U castru"
Inglobate nella roccia e divenute ormai tutt'uno con la base del Belvedere del Loreto, sono tuttora visibili le vecchie volte della fortezza bizantina originaria: "U Castru", di cui abbiamo parlato in un post specifico. Le stesse sono state murate, ma fra diversi anziani di Petralia, è ancora vivo il ricordo infantile di un punto di accesso rimasto aperto, e che permetteva di inoltrarsi sotto la chiesa del Loreto. La vegetazione ha ora rivestito il tutto con un manto impenetrabile.




I cunicoli fra il castello e la città murata
Vi fu un tempo in cui la città medievale di Petralia Soprana era interamente circondata da mura, atte a proteggerla da un eventuale assedio nemico. Però, il Castello ruggeriano della Pinta, opera di difesa militare poderosa, presieduta dalle forze militari, rimaneva fuori dalle mura di cinta, che si fermavano pressapoco all'altezza di Porta Seri e delle ultime case di via Gessaiuoli.
Secondo logica, in caso di attacco nemico, appariva effettivamente necessaria una comunicazione fra il castello e l'interno della città murata.
Nel suo libro sulla storia di Petralia Soprana, Padre Guido Macaluso afferma che Porta Seri sia collegata da cunicoli sotterranei con il Castello sovrastante. Non è dato sapere esattamente dove sboccassero.

Porta Seri negli anni Sessanta

Altri cunicoli del centro storico
Dall'edificio chiamato, sin dal 600, palazzo con le finestre a colonna, prospiciente via Loreto che come scrive Padre Macaluso, "per la mole potrebbe sembrare un castello su vasta area quadrata", si dipartivano sotterranei inesplorati, di cui restava traccia nella tradizione popolare.

I cunicoli della Torre Sgadari
Negli anni Ottanta, quando vennero effettuati i lavori di definizione della via Turistica, all'altezza della torre, le maestranze scoprirono l'accesso ad un cunicolo diretto alla torre stessa, cunicolo che venne poi chiuso dalla muratura di contenimento. Nello stesso periodo, era ancora percorribile, seppure a fatica, la parte iniziale di un altro cunicolo, che dalla Torre partiva in direzione della sottostante villa Sgadari. I petralesi che da bambini si erano azzardati ad inoltrarsi nel tunnel, ricordano ancora di avervi trovato macabri resti e di aver rinunciato all'impresa, anche per il pericolo di crolli improvvisi.

Tracciato approssimativo dei due cunicoli della Torre

Giuseppe La Placa riferisce che persone da lui intervistate, avevano trovato l'altro capo di quest'ultimo cunicolo, all'interno della parte posteriore di Villa Sgadari.
Anche se non si ha testimonianza di alcuno che abbia seguito il percorso del tunnel nella sua interezza, il collegamento sotterraneo fra i due edifici appare ovvio, per una serie di motivi.
La torre e la villa nella tradizione popolare sono state sempre accomunate e designate con un unico nome: Villa e Torre Casino,  e successivamente, Villa e Torre Sgadari.
Com'è stato già analizzato nel post La Torre di questo stesso blog, l'utilizzo più probabile della torre è stato quello di punto di avvistamento e di vigilanza, a protezione di Villa Sgadari e del parco circostante.
Il preciso rapporto fra Torre e Villa appare evidente a chi entri nel parco, dato che, guarda caso, il portone di accesso è perfettamente centrato sulla porta d'ingresso della torre.


Il portone di accesso al parco Sgadari
centrato sulla porta della torre

La villa presenta la caratteristica di appoggiarsi al declivio montagnoso, al punto che tutta la sua parte posteriore risulta scavata direttamente nella roccia. Come si può vedere, la torre è situata in linea d'aria al di sopra della villa stessa. Un collegamento sotterraneo poteva quindi essere realizzato molto facilmente, senza che nessuno se ne accorgesse, semplicemente scavando dall'interno dell'edificio.


In linea d'aria la torre sovrasta la villa



Come è probabile, la torre era preesistente alla villa e venne sfruttata dai proprietari costruttori della villa sia per uno scopo utilitario di vigilanza dall'alto sull'edificio e sulle terre circostanti, che per dare lustro al sito nobiliare.
Secondo gli studi fatti da Salvatore Farinella, la villa potrebbe essere stata progettata (nel 1750 circa) da Gandolfo Felice Bongiorno, cognato di Matteo Sgadari, ed architetto che realizzò opere a Gangi (gli Sgadari erano d'altronde signori anche di questo paese).
Ora Gangi è nota per la rete di cunicoli realizzati nella parte posteriore delle abitazioni, addossate al Monte Marone, che sono stati utilizzati nel corso dei secoli e sino ad epoca recente, assicurando l'impunità a molti famosi latitanti.


L'intera parte posteriore della villa
 sprofonda nella montagna

Nel libro La Regina di Gangi, Marina Pino si diffonde su questa particolarità e sulla perizia di un muratore del posto, che nei primi del Novecento, era ancora specializzato in questo tipo di lavorazione.

A questo punto, è facile fare due più due: la conformazione dei luoghi e della villa stessa suggerivano ad un architetto e a maestranze probabilmente gangitani, la creazione di qualche passaggio sotterraneo retrostante l'edificio.
Il collegamento sotterraneo appariva necessario per vari motivi. Avendo la torretta una funzione di avvistamento di situazioni di pericolo, era necessario assicurare comunicazioni rapide fra chi era ivi appostato e il personale della villa. C'è chi sostiene che il cunicolo di collegamento servisse anche ai cacciatori, per sorprendere la selvaggina. Ma forse vi era soprattutto un interesse a garantire ai proprietari una possibilità di spostamenti clandestini. Questa ipotesi trova conforto nell'esistenza del secondo cunicolo di cui si è parlato prima, e che collega la torre all'attuale via Turistica. Era cioè possibile uno spostamento in direzione della parte alta del paese, e precisamente delle porte principali dello stesso (Porta Castello e Porta Seri).

Tutti i cunicoli di cui abbiamo parlato sinora, per quello che è emerso dalle testimonianze di chi vi ha avuto accesso, erano certamente opera dell'uomo e apparivano muniti di opere di sostegno, rinforzi o travature, seppure ormai fatiscenti.
L'ubicazione degli stessi porta però ad escludere che potessero avere una funzione di drenaggio e di incanalamento delle acque meteoriche, al fine di evitare il rischio di frane, come invece è il caso per le canalizzazioni che sono stati ritrovate a Petralia Sottana, e che passiamo ad esaminare.

I CANALI SOTTERRANEI DI PETRALIA SOTTANA

Sotto l'abitato di Petralia Sottana, si dipana una antica rete di canali di drenaggio, volta ad impedire il pericolo di dissesti idrogeologici (e cioè di frane dovute alle piogge eccessive), rete iniziata nel XVII secolo per volere del Duca di Montalto e successivamente completata dai Borboni, nel XIX secolo.
I lavori furono necessitati da una grave frana, dovuta ad infiltrazioni idriche, verificatasi nel 1664, che causò un generale scoscendimento verso il fiume dei quartieri del Carmine e di Pusterna. Altri lavori vennero successivamente attuati nel 1857, ma la frana si ripresentò in forma minore sia nel 1931 che nel 1977.



         Uno dei tunnel di Petralia Sottana riscoperti
                        (Foto Giornale di Sicilia)

La presenza sotterranea a Petralia Sottana di una serie di cunicoli, muniti di camere di confluenza, in cui le acque venivano frenate dal loro impeto, era già conosciuta da alcuni studiosi locali (Giuseppe Collisani), ma ha trovato definitiva conferma nel 1988, durante i lavori di adeguamento della rete fognaria, con il ritrovamento di un tratto di tunnel, vicino alla Chiesa della S.S. Trinità. Si è poi accertato che i canali avessero origine nei pressi dell’ex Convento dei Padri riformati, per attraversare poi il centro storico e terminare nel quartiere San Giovanni.
E' probabile che questi cunicoli siano stati occasionalmente adoperati anche per altri scopi, fughe di latitanti, incontri clandestini, occultamento di armi, e qui l'immaginazione galoppa.


Le vie di fuga dalla prigione
Chiudiamo l'enumerazione dei cunicoli con un paragrafo che sembra ispirato alle avventure del Conte di Montecristo.
Quando a Petralia Soprana era ancora in uso il carcere del Carmine (che fu adoperato dalla fine dell'Ottocento alla prima metà del Novecento), alcuni detenuti tentarono certamente una fuga sotterranea.
Se ne è avuta la prova nel 1990, nel corso dei lavori di restauro della prigione, perché sotto il pavimento di basole di pietra bianca di una cella, è stata ritrovata una grata, posta a chiusura di un cunicolo che andava a terminare nel dirupo sottostante. 

Questo canale era stato quindi utilizzato dai carcerati, non si sa se con successo o meno, per fuggire indisturbati dalle celle. E' facile immaginare i pericoli affrontati da loro nella discesa a picco sulla quale si apriva il foro. 

LE NEVIERE

Nel sottosuolo di Petralia Soprana, resta ancora traccia di scavi profondi anche diverse decine di metri, e anticamente adibiti a "neviere", cioè a luoghi di stoccaggio della neve prelevata dalle montagne, che veniva compressa in queste fosse, e adeguatamente riparata dall'esterno, per consentirne un utilizzo nei mesi estivi. L'argomento verrà approfondito in un prossimo post dedicato alla fabbricazione del gelato a Petralia.


In questo punto del cortile del Circolo di Cultura
è situata nel sottosuolo la vecchia neviera.

Ci si limita ora a dire che a Petralia Soprana esistevano certamente almeno quattro neviere: una all'interno del giardino del Circolo dei Nobili, attuale Circolo di Cultura, in corrispondenza dell'antico chiostro del convento dei Carmelitani Scalzi (di cui il Municipio ha occupato l'antica sede), e altre tre dislocate in vari punti del parco di Villa Sgadari. 
                                        
LE SEPOLTURE

Sin dal primo Medioevo si diffuse l'abitudine di seppellire i morti presso le chiese e vicino ai santi, cioè il più vicino possibile alle reliquie ivi custodite. In pratica, era ambìto essere inumati sotto il pavimento delle chiese (compreso il cortile e l’atrio), nel chiostro (talora definito ossario) e nelle zone limitrofe consacrate (da dove il termine camposanto), e quindi in pratica in pieno centro abitato, in mezzo ai vivi.

Pietra tombale all'interno della Madrice

I religiosi e i notabili venivano seppelliti proprio sotto il pavimento della chiesa, oppure in cappelle laterali spesso appositamente costruite con fondi da loro donati, mentre i poveri giacevano in fosse comuni, nel recinto esterno e attorno alle mura della chiesa. Periodicamente, si traslavano le ossa per riporle negli ossari.
Nella Madrice, ai piedi dell'altare ove è attualmente installato il Crocefisso di Frate Umile, è tuttora visibile una pietra tombale che indica l'ubicazione della sepoltura di Vincenzo Guardino, rettore della Chiesa, morto nel 1765.

Bisognò aspettare il 1817 perché venisse emanata nel Regno delle Due Sicilie, una legge che recependo i principi igienico-sanitari già sanciti nel 1804 da Napoleone, prescrivesse il seppellimento  in cimiteri lontani dall'abitato. All'epoca, questa norma trovò molte resistenze, perché si scontrava con una tradizione plurisecolare, per cui in molte zone della Sicilia la sua applicazione tardò di molti anni. Sta di fatto che la creazione dell'attuale cimitero di Petralia risale solo al 1880.

Le cripte delle chiese
Tutte le chiese di Petralia sono quindi munite di cripte e di ossari, cioè di ampi spazi ipogei, che hanno recepito per secoli le salme dei petralesi.
Il pavimento degli edifici è stato rifatto, per cui non restano qua e là che rare 
tracce delle sepolture sottostanti.


Accesso alla cripta di S.Teodoro,
 riaperta nel corso dei lavori del 1986 
al momento della scoperta del sarcofago medievale 

Negli anni Ottanta, nel corso di lavori di riattamento all'interno della parte medievale della chiesa di San Teodoro, il crollo di una scala di costruzione settecentesca svelò che la stessa nascondeva un sarcofago di  gran lunga precedente, decorato da sculture di animali. Nella stessa occasione, venne riaperto, nel pavimento proprio davanti al sarcofago, l'accesso alla cripta, che risultò contenere un ossario.
Guardando San Teodoro dall'esterno e da sotto, come per la Madrice, anch'essa situata al limite di un forte dislivello, è facile rendersi  conto dei volumi sottostanti il livello del pavimento.


La freccia indica
l'ubicazione della cripta.

Le catacombe del convento dei Frati Minori
Sotto la chiesa di Santa Maria di Gesù, nel corso dei lavori di ristrutturazione effettuati qualche decennio or sono, sono state scoperte tre stanze sotterranee, adibite ad ossario dei monaci.
Le stesse sono state riempite con i detriti e i materiali di risulta dei lavori.


Cripta di S. Maria di Gesù
Foto di Maria Vittoria Cerami

Le piazze di Petralia Soprana
Ma anche le aree oggi occupate dalle principali piazze di Petralia Soprana, ricoprono l'originario luogo di sepoltura di generazioni di petralesi. 
In origine, l'attuale chian'a chiesa era il Camposanto, affiancato alla Madrice. E' accaduto, come in altre città d'Italia, che dopo lo spostamento delle salme e delle ossa nel nuovo cimitero, creato in una parte del parco del Convento nel 1880, l'area sia divenuta uno spazio pubblico.
Il suolo sottostante la piazza contiene con ogni probabilità ancora molte cavità adibite ad ossari. Pensateci talvolta, d'ora in poi, gu
ardando l'altezza dell'ultima rampa di scale che sale sino alla piazza.


Anche sotto Piazza del Popolo erano presenti spazi ipogei e sepolture. Non va dimenticato che in questo spazio era situata la Chiesa del Carmine, demolita nel 1928. Al suo interno, erano presenti otto sarcofagi, uno dei quali venne salvato e installato sotto il portico di via Gorgarelli, per adibirlo a bevaio/lavatoio. Il sarcofago, sistemato sino a qualche anno fa nell'ingresso della biblioteca Frate Umile, si trova ora nel Museo Civico. 

Il sarcofago della chiesa del Carmine
Museo Civico

Ma anche nell'attuale Piazza Frate Umile, ove era situata la chiesa di San Rocco, che venne demolita nel 1800 circa per fare spazio, è probabile che il sottosuolo rechi tracce di sepolture.
Gli echi di un lontano passato sono quindi tuttora presenti sotto i nostri stessi passi, nei punti più frequentati di Petralia Soprana.



Note bibliografiche



- Guido Macaluso, Petralia Soprana, Guida alla storia e all'arte, Palermo 1986

- Giuseppe La Placa, "Le torri di Petralia Soprana" in Un mondo che scompare, volume II,  Edizioni Arianna 2013
- Giuseppe Antista, "Villa Sgadari" in Tesori architettonici nel Parco delle Madonie,
- Salvatore Farinella, Villa Sgadari a Petralia Soprana, in S. Farinella (a cura), Atlante dei Beni Culturali in  pericolo delle Madonie, Palermo 2004 e in Espero, 1 aprile 2007
- Marina Pino, La regina di Gangi, Rubbettino, 2005


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