S. CATERINA

 

Foto Michael LoDico


A pochi km a nord di Petralia Soprana, in Sicilia, si trovano le due frazioni di Santa Caterina Lo Dico e S. Caterina Miranti, vicinissime tra loro e separate solo da un ponte che attraversa il fiume Salso, ma che non essendo rotabile, rende di fatto i due borghi non comunicanti fra loro. 
Al centro storico sono invece collegate entrambe in modo autonomo perché si allacciano, in due punti diversi e distanti fra loro, all'odierna SS 120 per Gangi.


Vicine ma separate dal Salso

Un aspetto peculiare alle tante "borgate" di Petralia Soprana, sino alla metà del secolo scorso, aspetto studiato sotto il profilo sia sociologico che antropologico, è stato proprio quello del loro isolamento e della loro conseguente diversificazione, addirittura di tipo linguistico, dovuta alla scarsità di collegamenti fra l'una e l'altra, a prescindere dalla reale distanza fisica.



I due toponimi, che fanno riferimento ai gruppi familiari che crearono i due borghi, oggi vengono abbreviati per comodità in Lo Dico e Miranti.

Ma ora un po' di storia...

Il feudo

Nel 1702 i giurati delle due Petralie si riunirono per stilare un elenco ufficiale dei feudi appartenenti al rispettivo territorio. In quella occasione, fra quelli di Petralia Soprana venne menzionato il feudo di Santa Catrini.

Si tratta di Santa Caterina d'Alessandria egiziaca, megalomartire secondo il rito ortodosso, venerata da lungo tempo nel territorio madonita (sono intitolati alla Santa una chiesa a Termini e un monastero femminile a Geraci), il cui culto si collegava in zona di Petralia Soprana alla tradizione ortodossa e cattolica di rito bizantino, come attestato dalla presenza dei monasteri basiliani di Saccù e di S. Cosma a Rocca di Gonato (vicino Castelbuono, che faceva parte originariamente di Petralia Soprana).


Santa Caterina d'Alessandria

La Santa è raffigurata presso la sagrestia della chiesa del SS. Salvatore, in un olio su tela adibito a pala d'altare, realizzato ai primi del '600 da uno dei pittori barocchi più famosi nelle Madonie, Giuseppe Salerno di Gangi, detto «Lo Zoppo di Gangi». 


Mausoleo di Antonio Ventimiglia
 ed Elvira Moncada
Chiesa di S. Domenico a Collesano


Le tre masserie di Antonio Ventimiglia

Troviamo notizie del feudo di S. Caterina nell'archivio storico della Parrocchia SS. Apostoli Pietro e Paolo e precisamente nel repertorio dei benefici della comunìa. Questa sin dal Medioevo era l'associazione dei membri del clero di un centro abitato e serviva ad assicurare un equo mantenimento degli stessi. I privati abbienti concedevano terre, case o denaro, in cambio dei quali la comunìa avrebbe dovuto fornire la celebrazione di messe o altri offici. 
Alla fine del Trecento Antonio Ventimiglia (XIV secolo-1415) conte di Collesano e barone delle Petralie, concesse alla comunìa di Petralia Soprana 3 aratati di terra (pari a 54 salme) nel Feudo di Santa Caterina, consistenti in tre masserie, la Masseria grande, chiamata della Mendola, la Masseria di mezzo chiamata del Celso e infine la masseria Mandra Nova, chiamata del Tufo, con l'obbligo per i sacerdoti che servivano nella chiesa di San Pietro, Chiesa Madre, di officiare messe cantate ogni domenica e in tutte le feste dell'anno, oltre a messe in suffragio del Ventimiglia e dei suoi defunti.

Il numero ed il nome stesso delle masserie indica che il feudo fosse ricco ed esteso, coltivato a cereali, mandorli e gelsi (utili per la bachicoltura), adibito anche ad attività di allevamento bovino, e provvisto forse di una cava di tufo.

Tutto questo era bosco...
Foto Michael LoDico


Poi ...un bosco in uso comune agli abitanti delle due Petralie

Passarono i secoli e le terre vennero invase dalla vegetazione, tanto da divenire parte di una ampia zona boschiva in cui nel 1700 spettava legalmente agli abitanti delle due Petralie, nei confronti del conte di Collesano, il diritto di "legnare e carboniare... cogliere ghiande, peri e pomi", e entro certi limiti, di pascolare. 

In un documento del 1821 il sindaco Velardi specifica che il feudo Santa Caterina era ricompreso in questo bosco, nel quale il signore delle Petralie non aveva diritto di seminare, ma neppure i sudditi avevano il diritto di abitare o di costruire, e precisa che la superficie alberata in ultimo si era ridotta sempre di più, a causa anche degli incendi dolosi appiccati dai gabelloti del feudatario per estendere quella coltivabile. 


Carta del catasto borbonico (prima metà del XIX sec.)


Nel 1800 quindi l'area era sostanzialmente disboscata e risultava ormai cerealicola. E fu in quel periodo che nacquero i due nuclei abitati, popolati da agricoltori e allevatori.

 
Lodico 
Foto Michael LoDico

S. CATERINA LO DICO

Dopo l'Unità d'Italia, all'epoca dell'eversione dei beni dell'asse ecclesiastico, le comunìe vennero abolite con la Legge 15.8.1867 e alcuni dei terreni furono acquistati da Giuseppe Calogero Lo Dico (1810-19/02/1890) che vi si installò con la sua famiglia. Il suo figlio più giovane, Giuseppe Lo Dico, nacque il 13/12/1868 a Santa Caterina.


Foto Michael LoDico

Il cognome Lodico

Il cognome, che viene scritto talvolta "Lo Dico", è diffuso nelle due Petralie sin da epoca antica. A Petralia Sottana, negli atti giudiziari del Seicento, lo si trova nella forma Laudico.

Vengono ipotizzate tre possibili etimologie:
1) potrebbe essere un patronimico e derivare dal nome nordico Ludwig, Lodovico. Ma ciò non spiegherebbe la versione Laudico, che coesisteva con quella Lodico negli stessi periodi storici.

2) deriverebbe dal latino laudes dico, in affinità con la parola laudicenus, con il senso di persona complimentosa e interessata.
Non si spiega però come mai il cognome Lodico si ritrovi quasi esclusivamente in Sicilia, con alta concentrazione nelle Madonie, e non in altre zone invase dai normanni, oppure soggette all'impero romano.


Abbeveratoio con scifu di S. Caterina Lodico

3) A questi quesiti risponde invece un'ultima ipotesi: il cognome deriverebbe da Laodikeia (in greco: Λαοδικεία) o Laodicea, un nome usato dalla dinastia ellenistica dei Seleucidi, e sarebbe stato quindi importato localmente da coloni ellenistici o arabi, per indicare la loro città di provenienza.


Foto Michael LoDico

Infatti, dopo la morte di Alessandro Magno, il suo successore Seleuco I, in ricordo della madre Laodice, fondò ben cinque città dal nome di Laodikèia. Ne vennero create anche in Grecia. La più popolosa è tuttora esistente in Siria e conserva il nome di Al-Lādhiqiyya.
Il nome Laudica si ritrova infatti in iscrizioni della Roma antica, e gli studiosi concordano sulla sua provenienza appunto ellenistica.

Chiesa di Maria SS. Addolorata
Foto Michael LoDico

Il 27 agosto 1964 Pietro Lo Dico e la moglie Calogera Cerami costruirono la chiesa Maria SS. Addolorata a Santa Caterina Lo Dico. Una volta all'anno, nella chiesa viene celebrata una messa per commemorare l'evento. La festa si svolge il 15 Settembre.
A breve se ne festeggerà il 60mo anniversario.


Pane rituale del
50mo anniversario della costruzione. 
 Foto Giuseppe Federico


Si ha notizia che nel 1800, il Borgo Lo Dico abbia subito una integrale modificazione a causa di una devastante frana. E nel 2013 nuovi smottamenti hanno imposto lavori di rinsaldamento della chiesetta.

Al confine con la frazione Salinella, troviamo il quartiere dal suggestivo nome di Varvaianni (dall'uccello barbagianni).


Miranti


SANTA CATERINA MIRANTI


Ieri ... negli anni '90
Foto Silvia Sabatino



...e oggi

Il cognome MIRANTI

Il cognome Miranti, diffuso nel Palermitano, potrebbe provenire dal verbo latino mirare, cioè guardare attentamente. Deriverebbe quindi da un antico soprannome relativo all'attività lavorativa di vedetta o di guardia.




Oppure potrebbe trarre origine dallo spagnolo "almirante" (ammiraglio) col significato di comandante. 

Il nome venne poi pluralizzato per indicare un gruppo familiare. Troviamo il cognome anche a Petralia Sottana, in atti giudiziari del 1659.



S. Caterina era sede di allevamento di ovini, caprini e bovini. Venivano prodotti formaggi e ricotta per uso familiare all'interno delle abitazioni, anziché negli isolati márcati, come in passato. Gli attrezzi adoperati erano ancora quelli del passato: quadare, tavolieri, cavagni e fasceddi.


L'abitato di Miranti conta oggi una quindicina di abitanti, e quello di Lodico una trentina, a fronte dei complessivi 111 registrati nel censimento del 1931.
I rapporti fra le due comunità sono stati sempre buoni, come comprovato nel tempo da diversi matrimoni Lodico/Miranti.




VILLA LETIZIA

Si trattava di una tenuta di proprietà dei Rossi di Petralia Sottana, famiglia di notai per generazioni. Letizia Rossi sorella di uno di loro, si stabilì nella villa, ridotta ormai ad un rudere, e si sposò con un suo fattore. E le intitolarono il quartiere.
Vi si accede tuttora direttamente dalla SS 120. Comportava una casa padronale di campagna, terreni coltivati a cereali ed alcune case sparse occupate prevalentemente da persone provenienti dal vicino borgo di S. Caterina Lo Dico, che in origine lavoravano ivi.
Oggi rimangono i pilastri dell'originario cancello mentre le case, compresa quella dei Rossi, sono state vendute.
In zona era anche presente un frantoio per il gesso.


Villa Letizia


Cenni bibliografici

Repertorio dei benefici della Comunìa, F. 1, Archivio Storico della Parrocchia SS. Apostoli Pietro e Paolo di Petralia Soprana 

Definizione del bosco di Petralia Soprana in comune con Petralia Sottana, 1821, Archivio Storico Comune di Petralia Soprana

Fede dei giurati delle due Petralie dei feudi esistenti nel territorio comune notificati secondo la posizione dai giurati dell'una o dell'altra università. Atti Corte Giuratoria anno 1702, fogli 222-224, Biblioteca Comunale Frate Umile Pintorno di Petralia Soprana

- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana. Palermo. Pezzino, 1938

- Di Martino Maria, Giacomarra Mario, I quartera di Soprana, Tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Palermo, 1993-1994

- Ferdinando Mazzarella, Rosario Ferrara, Petralia Soprana e il territorio madonita: storia, arte e archeologia, Atti del seminario di studi Petralia Soprana Chiesa di San Teodoro 4 agosto 1999, Comune di Petralia Soprana

- Francesco Figlia, Il Seicento in Sicilia. Aspetti di vita quotidiana a Petralia Sottana, terra feudale, Officina di Studi Medievali, 2008

Sito S. Caterina LoDico di Michael Lo Dico



Abbeveratoio di Miranti
Del 1884, è stato ristrutturato nel 1952


Ringraziamenti a Peppino Bongiorno, Pietro Cassaniti, Domenico Gulino, Michael LoDico e Mario Sabatino


Edicola votiva di Miranti 





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