PALAZZO POTTINO DI ECHIFALDO
Fra i molti palazzi prestigiosi del centro storico di Petralia Soprana, emergono le residenze ottocentesche appartenute ai vari rami di una delle sue famiglie nobili più influenti, nel XIX e XX secolo, quella dei Pottino. In particolare Palazzo Pottino di Echifaldo, di proprietà privata, ha conservato preziosi stucchi, affreschi, mobili d'epoca e dipinti originali, per cui dai tempi dei suoi fasti ad oggi, il suo aspetto appare sostanzialmente immutato.
Donna Maria Grazia Allegra a destra il suo stemma di marchesa di Eschifaldo |
Nel 1792 donna Maria Grazia Allegra (o Gallegra) da Mistretta, rimasta vedova del nobile gangitano Francesco Benedetto Bongiorno, barone di Cacchiamo, Raulica e Capuano, acquistò dalla Deputazione del Regno il titolo di marchesa di Eschifaldo, perso dal suo precedente investito per debiti.
La marchesa trasmise poi il titolo, che già allora era corredato del particolare stemma con aquila bifronte, al figlio Michelangelo Gregorio Bongiorno. Il titolo e questo blasone, tramite i Bongiorno, arrivarono prima alla famiglia Sgadari, in virtù del matrimonio fra Matteo Sgadari e Giuseppa Anna Bongiorno, e poi tramite la discendente Maddalena Sgadari, sposa di Michele Pottino, al figlio Francesco Pottino. Da Francesco, passarono poi al nipote Ernesto, figlio maggiore del fratello Gaetano Nicolò, il quale, a sua volta, nel 1926 li trasferì al fratello Ettore Eugenio Pottino per anticipata successione.
Nel palazzo detto di Eschifaldo, o Echifaldo, che si affaccia su via Generale Medici, così come su Piazza del Popolo, dimorò invece con la sua famiglia don Aristide Adolfo Pottino (altro figlio di Gaetano Nicolò) nato a Petralia Soprana il febbraio 1879, commendatore dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro e sposato con Donna Teodora della famiglia Rinaldi, di antica nobiltà sopranese.
Oggi il prestigioso edificio appartiene alla famiglia Sabatino.
Portone del palazzo in via Medici |
Come in tutti le dimore gentilizie cittadine dell'epoca, i locali terranei erano adibiti a magazzini o ambienti di servizio e la famiglia viveva al "piano nobile", cui si accedeva tramite una scala imponente, dall'androne di ingresso. Ivi era possibile anche far attendere coloro che chiedevano "udienza" al nobile padrone di casa.
Ingresso e scala di accesso al piano nobile |
Gli ambienti di rappresentanza si susseguono ad enfilade ma anziché uniformi come nei palazzi di un tempo, appaiono ispirati a precisi criteri di funzionalità, in una visione più moderna.
La prima stanza, dall'arredamento severo, è infatti lo studio ove il proprietario, seduto alla sua scrivania, riceveva i curatoli, responsabili di mandrie, i campieri, e in cima alla gerarchia, i sovrastanti, coloro che dirigevano le masserie, luoghi ove raramente metteva piede il padrone, e che venivano a cavallo in centro a portare notizie e a prendere ordini.
Aristide Pottino e Teodora Rinaldi a bordo di un altro modello di SCAT con dei familiari Collezione Pietro Cassaniti |
A seguire, il salone della cappella, inserita in una nicchia richiusa da due ante, luogo ove si svolgeva il rito familiare del rosario serale, così come evocato ne "il Gattopardo", e dove la domenica mattina, un sacerdote poteva celebrare la messa per i soli membri della famiglia e per uno stretto numero di persone di servizio.
Si accede poi ad una serie di salottini raccolti in cui, coerentemente con il nuovo gusto di fine XIX secolo, i piaceri della rappresentanza cedono il passo a quelli dell'intimità.
Si rinuncia qui all'etichetta in nome della qualità della vita e del confort. I salottini, più che ad impressionare il visitatore, saranno luoghi di riunione familiare e di incontro, ove le signore potranno dedicarsi al ricamo e alla conversazione. E godersi un buon tè caldo, con tazze riscaldate direttamente dall'armadietto ricavato all'interno di un termosifone.
Foto di Fulvio Croce tratta dall'articolo di Maria Laura Crescimanno pubblicato nella rubrica "Heritage" di Gattopardo Magazine settembre 2018 |
Come spesso accadeva nel ceto aristocratico, i nobili delle Petralie erano tutti più o meno imparentati fra loro. Non è difficile immaginare in questa sala lo svolgimento ordinato di imponenti pranzi di famiglia, regolati dall'andirivieni del personale di servizio.
Ma l'ambiente della dimora deputato per eccellenza a raccontare la supremazia sociale dei suoi proprietari, è ovviamente il grande salone delle feste, che in questo palazzo fu sede di un gran ballo in occasione della visita a Petralia Soprana del principe Umberto di Savoia.
La sontuosità dei parati rosso pompeiano e dei lambris di manifattura locale, fa da cornice ai raffinati affreschi del soffitto e al grandioso lampadario in cristallo, nello stile dell'epoca.
Qui si tenevano feste e balli, e qui si è assistito nuovamente, qualche anno fa, al vorticare delle crinoline e degli eleganti frac di un tempo, in alcune rievocazioni di danze in costumi ottocenteschi.
La compagnia di danze antiche Harmonia Suave di Carla Favata a Palazzo d'Echifaldo nel 2019 |
Cenni bibliografici
- Francesco Maria Emanuele e Gaetani (march. di Villabianca), Della Sicilia nobile, Appendice, Parte 5 Voce "Eschifaldo" p. 468, Palermo, 1775
- Vittorio Emanuele Stellardi, Il Regno di Vittorio Amedeo II di Savoia nell'isola di Sicilia dall'anno MDCCXIII al MDCCXIX: Documenti raccolti e stampati per ordine della maestà del re d'Italia Vittorio Emanuele II, Botta, 1862
- “Atti della Gran Corte dei Conti delegata 1843 Primo Semestre”
- Francesco San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalla loro origine ai nostri giorni (1925), Palermo Scuola Tip. “Boccone del povero”, 1925
- Maria Laura Crescimanno, Un viaggio nell'Ottocento siciliano, rubrica "Heritage" su Gattopardo Magazine giugno 2018
Ringraziamenti ad Ernesto Messineo
© Testo protetto da copyright. Ogni riproduzione anche parziale è vietata
Commenti
Posta un commento