Le monete della misteriosa Petra




Le monete di Petra sono molto rare e i pochi esemplari di sicura autenticità (poco meno di una trentina) hanno fatto il giro della terra. Esposte in vari musei di capitali europee (Londra, Copenhagen, Zurigo e Parigi) e in collezioni private, sono una testimonianza tangibile della vita di Petra, città della Sicilia antica che ad oggi rimane avvolta nel più fitto mistero, in quanto pur essendo menzionata in vari scritti dell'età greco-romana, ne è ancora controversa l'ubicazione.

British Museum di Londra


Il mistero di PETRA 
La collocazione della città di Petra nel territorio delle attuali Petralie, pur essendo apparsa scontata ai primi storici, è stata negli ultimi trenta anni posta seriamente in discussione, specie alla luce del ritrovamento di antiche scritture, i Decreti di Entella, in particolare il decreto A1, che ha fatto emergere stretti rapporti di collaborazione fra la stessa Entella (in zona dell'odierna Contessa Entellina) e i cittadini di Petra, facendo pensare che Petra dovesse essere situata in area elima, e quindi nell'ovest della Sicilia, anziché nelle Madonie. Sono state formulate dagli studiosi ipotesi di vario genere, localizzando via via l'antica Petra a Prizzi, a Castronovo di Sicilia, a Cammarata o ancora in qualche località in prossimità di Entella, come Monte Pietroso di Camporeale.
La datazione dei decreti è abbastanza controversa, ma verosimilmente si possono far risalire all’età pre-romana, fra il IV e gli inizi del III sec. a.C.


Uno dei decreti di Entella
Museo Salinas Palermo 

Il fatto che Petra potesse emettere moneta autonoma denota la sua importanza. Sarebbe utile poter ricostruire la provenienza delle monete ritrovate, l'epoca e il luogo esatto del loro ritrovamento. Ma si hanno purtroppo pochi dati e in ogni caso non sarebbero decisivi, dato che il denaro, per sua natura, circola.
Come vedremo, lo studio delle monete di Petra fornisce elementi interessanti sulla storia e sulla possibile ubicazione della città.

                     
Due altre famose PETRA
A Lesbo in Grecia e in Giordania 

Ma procediamo con ordine: va premesso che nella storia antica, sono esistite diverse altre città con lo stesso nome di Petra, in varie regioni della Grecia, nell'attuale Giordania, e nella regione africana anticamente denominata Marmarica, città sottoposte tutte al dominio sia greco che romano, e che hanno coniato monete, in periodi fra loro vicini, tanto che, come vedremo, monete di Petra di Sicilia vennero a lungo attribuite erroneamente dai numismatici a questa o a quella delle varie altre "Petra". 

Le monete della PETRA siciliana recano sul rovescio una scritta di interpretazione chiara: "ΠΕΤΡΙΝΩN (Petrinon) quelle più antiche, e "ΠΕΤΡΕ-ΙΝΩΝ"(Petreinon), con scritta divisa in due parti, le più recenti. In certe monete con effigi simili è leggibile solo una parte della scritta come ΠΕΤΡΕ o ΠΕ e altre ancora ne sono prive.

Questa dicitura rappresenta il cosiddetto etnico, cioè in greco è il genitivo plurale dell'aggettivo petrino, per cui la scritta è traducibile con "(moneta) dei Petrini". Non viene cioè usato il nome della città, ma quello dei suoi abitanti. Il numismatico Ettore Gàbrici ha posto in rilievo come questa usanza, che non era certo esclusiva di Petra, corrispondesse all'organizzazione sociale di allora, dovendo la moneta regolare i rapporti fra piccoli agglomerati di allevatori o agricoltori disseminati in un ampio territorio. Sorge spontanea l'associazione d'idee con la struttura così particolare tuttora presentata dal comune di Petralia Soprana, che fruisce di un vastissimo territorio in cui sono sparse ben 32 frazioni,  di cui alcune sono antichissime, come Pellizzara, Saccù o Pira (dal suggestivo nome così prossimo a Petra), e in cui sono stati effettuati ritrovamenti archeologici di una certa rilevanza.

L'etnico "dei Petrini "sul rovescio


Le poche monete di Petra pervenuteci sono di varie tipologie ma tutte in bronzo e si riferiscono a due periodi storici circoscritti e distanti fra loro due secoli: le più antiche, del periodo greco, risalgono all'epoca in cui il corinzio Timoleonte dominò su Siracusa, conquistando molte altre città siciliane fra cui Engio (Gangi), vicina a Petralia, ma anche Entella, ed esercitò un grande influsso su tutte le altre città dell'isola (344-339 a. C.). Quelle del secondo gruppo, più recenti, appartengono al periodo romano (200-150 a. C.).
Petra ha quindi goduto del diritto di coniare moneta autonoma per un lungo periodo, e precisamente dal IV al II secolo avanti Cristo.

Nell'esaminare i vari tipi, seguiremo un ordine cronologico andando a ritroso nel tempo, cioè partendo dalle monete più recenti,  risalenti al periodo fra il I e il II secolo a. C. (durante l'occupazione romana della Sicilia), in quanto storicamente sono state quelle di più immediata interpretazione ed attribuzione, sin dal primo '800, essendo munite di una scritta leggibile. Le monete più antiche del secondo gruppo,  più rovinate e con scritte parziali o poco decifrabili, solo di recente, grazie alla possibilità di confrontare i vari esemplari esistenti nel mondo, sono state attribuite con certezza alla nostra Petra.

Il loro studio è suggestivo: ci permette un'incursione nell'era remota in cui la Sicilia faceva parte della Magna Grecia, poi diventata romana. Un tempo vissuto sotto il segno di divinità che noi abbiamo conosciuto solo a scuola, dalla mitologia, e che a quell'epoca, effigiate sulle monete, presiedevano in Sicilia a tutti gli atti della vita quotidiana.




Statua romana di Ercole
Metropolitan Museum of Art
Foto di M. V. Jantzen da Flickr

PETRA città votata ad Ercole
È quello che ci rivelano senza equivoco le monete ritrovate. Infatti, elemento comune a tutta la monetazione di Petra, è l'immagine  sul diritto dell'eroe Eracle/Ercole, al quale evidentemente l'antica città  tributava un culto speciale.
Ciò non ci fornisce purtroppo elementi utili per localizzare la città perché Eracle/Ercole era l'eroe più popolare della mitologia greca e il suo culto era diffuso in tutta l'area mediterranea. 
In Sicilia poi, dove avevano avuto luogo molte delle sue leggendarie "fatiche", Eracle era venerato nell'area elima, ma anche nelle antiche città corrispondenti a Palermo, Cefalù, Termini Imerese e Solunto, e anche nella Sicilia orientale, in grandi città come Siracusa e Messina, come testimoniato dalle monete recanti il suo profilo.

              MONETE DEL PERIODO ROMANO


1)  Ercole barbuto con pelle del leone di Nemea/divinità femminile

Di questa moneta di piccole dimensioni si conoscono attualmente solo quattro esemplari al mondo. Un esemplare si trova al British Museum di Londra, uno a Copenhagen, l'altro al Museo Salinas di Palermo e l'ultimo nella collezione di Adolfo Minì.
Il diritto della moneta in bronzo reca il volto di Eracle barbuto con la testa ricoperta dalla pelle del Leone di Nemea. Sul rovescio, una figura femminile si appoggia ad una colonna e alza il braccio destro, che regge forse una spiga di frumento.
La prima traccia della moneta in questione, si ritrova nella collezione di monete greche e romane venduta da Sotheby nel 1814, appartenente all'inglese Eduardo Harwood e illustrata nel suo libro Populorum et Urbium selecta numismata Graeca ex aere descripta (1812). La stessa moneta viene  descritta dal numismatico Mionnet sia nel suo Description del 1813 che nel Supplément del 1837.


Illustrazione del 1814
Coll. Eduardo Harwood

Piu' tardi, nel 1868, viene ceduta una moneta simile al British Museum di Londra, dal palermitano Antonino Salinas (1841-1914), archeologo e collezionista, direttore del Museo Archeologico di Palermo (attuale museo Salinas). 
Nel catalogo del British Museum del 1876 vengono menzionati due esemplari della stessa moneta, ma oggi sembra che ne rimanga solo uno, quello del Salinas appunto.


Esemplare del Museo Salinas di Palermo
(da Cenni su Petralia Soprana di F. Ferruzza - 1938)

La moneta, confrontata con monete di Thermae Himerenses, ha mostrato delle similitudini notevolissime, nel profilo di Ercole, molto particolare per il disegno della criniera della pelle leonina e per la poca sporgenza del naso. Tanto che negli anni '30 Ettore Gàbrici ha ritenuto che denotassero un'identica fattura, e che la moneta petrina potesse essere stata coniata non a Petra, ma in una zecca di Thermae. Questa similitudine si ritrova anche in diverse altre monete termitane dello stesso periodo. Cambia la divinità femminile del rovescio, ma al diritto si ritrova lo stesso volto di Ercole barbuto. La datazione di queste ultime monete (risalenti al più tardi alla seconda metà del II secolo d. C.) è inoltre identica a quella della moneta di Petra.

Monete di Thermae Himerenses
(200-150 a. C)


Quanto alla provenienza iniziale di queste monete, il Ferruzza afferma che un esemplare fosse in possesso di tale don Gerolamo Valenza da Palermo e che un altro fosse pervenuto al museo civico di Termini Imerese per effetto di un legato di tale Antonino Gargotta, ma non sappiamo dove di preciso siano stati concretamente ritrovati.
Nella prima metà dell'800 l'archeologo termitano  Baldassare Romano e poi il numismatico palermitano Girolamo Dotto de' Dauli affermano che le monete siano state reperite nei dintorni di Petralia.


2) Ercole barbuto/Mercurio

Alla stessa epoca risale un altro tipo di moneta, anch'esso munito di scritta leggibile, che raffigura, al diritto, ancora una volta, Ercole barbuto, riconoscibile dalla clava situata sulla sinistra, mentre sul rovescio, troviamo Hermes/Mercurio con petaso alato e con caduceo.


Foto tratta da
  Petralia Soprana di Guido Macaluso

PETRA città commerciale
Ciò denota una certa vocazione commerciale di Petra che evidentemente onorava in modo particolare il messaggero degli Dei, protettore dei viaggi e dei viaggiatori, della comunicazione e del commercio. Il dio si ritrova in monete di Kephaloidio, Thyndaris  e dei Mamertini.


Hermes/Mercurio


3) Ercole barbuto/Aquila ad ali spiegate
Una rarissima moneta (esistente solo in tre esemplari) esposta al British Museum, raffigura sul diritto il solito Eracle con pelle leonina e sul rovescio, un'aquila ad ali spiegate su di un fascio di fulmini. La scritta è qui intera: "ΠΕΤΡΕΙΝΩΝ". 

British Museum London

PETRA città decumana 
L'aquila, che in epoca antica, popolava le Madonie, era animale sacro a Zeus, e nelle monete, specie se associata alla folgore, lo evocava chiaramente. Passata così dalla monetazione greca a quella romana, è stata più tardi adottata in araldica come simbolo di regalità e di potenza militare. Analogamente, l'aquila napoleonica e quella dello stemma degli Stati Uniti reggono negli artigli un fascio di fulmini. 
All'epoca della moneta, in Sicilia, questa immagine era stata già da tempo adottata nella monetazione di Siracusa da vari tiranni della stessa città. E tuttora fa parte del suo blasone. Ma era anche quello di Roma, che nel 241 a. C, aveva conquistato la Sicilia. Il suo uso nelle monete di Petra può quindi testimoniare sia di relazioni con Siracusa, che dell'effetto della conquista romana. Non va dimenticato che Petra fece parte delle città decumane che pagavano la decima in grano alla conquistatrice.


 In epoca greco-romana
l'aquila popolava le Madonie


MONETE DEL PERIODO TIMOLONTEO


Al gruppo di monete più antiche, coniate nel periodo timolonteo (344-335 a.C.) appartengono due tipologie di cui in passato è stata controversa l'attribuzione.

4)  Eracle barbuto/Afrodite con colomba

British Museum

Sul diritto troviamo una figura maschile barbuta che in passato venne attribuita a Zeus Eleutherios e che oggi viene invece unanimemente attribuita ad Ercole, quasi sempre presente nelle monete di Petra.
Di notevole interesse è il rovescio, che reca una figura femminile seduta, con sulla mano una colomba,  raffigurante Afrodite e in particolar modo la c.d. Venere Ericina. 
Il culto di questa dea prese origine nell'antica città siciliana di Eryx, dove le venne consacrato anche un tempio. 
Virgilio racconta che Enea, figlio di Venere, alla morte del vecchio padre Anchise, gli diede sepoltura sul monte Erice, e fondò sul monte, per la divina madre, "una sede vicina alle stelle".
Diodoro Siculo scrisse invece che il tempio alla dea fosse stato eretto da "Erice", figlio di Bute e di Afrodite stessa, fondatore della città. Le due leggende hanno molti punti di contatto.


Venere. Dipinto di Riccardo Hayez

Ad Erice il culto della divinità femminile della fecondità sussisteva già dal V sec. a.C. Dopo la dea Astarte, adorata dagli Elimi, si avvicendarono nei secoli Tanit, importata dai cartaginesi, e Afrodite, dea dei pelasgi. Il culto della dea ericina si diffuse in tutto il Mediterraneo, in Sardegna, in Africa, in Grecia e infine a Roma che, ribattezzatala Venere Ericina, le dedicò due templi. Animale sacro alla dea era la colomba. 

 
British Museum (dalla collezione Lloyd)

Proprio la presenza della dea Ericina e di una figura barbuta inizialmente interpretata come quella di Zeus Eleutherios, così come la difficile leggibilità dell'etnico, hanno determinato sino alla metà del Novecento, l'attribuzione di questa tipologia di monete alla zecca di Eryx, cioè di Erice. 
Nel 1948 E. S. Robinson interpretò le poche  lettere residue della scritta non più come EPYKINΩN come invece sostenuto sino ad allora, ma come ΠΕΤΡΙΝΩΝ, incontrando  detrattori fra cui Giuseppe Di Ciccio. La questione venne definita negli Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica di Roma (nn 23-24 dell'anno pag. 12 nota 4) : si trattava proprio di Petra.
Riportiamo qui l'illustrazione dell'articolo del Di Ciccio dove raffronta le monete ericina e  petrina.

Comparazione con la litra ericina
nello studio del Di Ciccio del 1949

Il rapporto fra Petra ed Erice emerge comunque senz'altro, sia per la scelta della dea e della colomba che per la posa scelta.
Alberto Campana ha evidenziato infatti la similitudine della figura di Afrodite seduta con una colomba sul braccio con quella di monete certamente provenienti dalla zecca di Erice. Qui la dea è raffigurata nel diritto della moneta ed è rivolta verso sinistra, ma le analogie sono evidenti.




Oltre che al British, come si è detto, la moneta è presente anche a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale de France.


 Bibliothèque Nationale Française di Parigi


La riconiazione
Una curiosità: le monete di Afrodite con la colomba sono state riconiate su monete preesistenti, cioè ribattute su dracme siracusane del tipo Athena/Stella marina con delfini, risalenti al periodo di Dionisio II. Su alcuni esemplari rimane addirittura traccia del sottotipo, cioè della vecchia immagine. Il volume della barba di Ercole corrisponde per esempio alla parte superiore bombata dell'elmo della precedente testa di Atena.


Come si coniavano le monete all'epoca di Petra
a sinistra conio ateniese esposto al Museo Nazionale di Atene

Perché la riconiazione ?
In antichità il riutilizzo di monete già in circolazione mediante la ribattitura in un nuovo conio, si verificava per vari motivi. Da parte della stessa zecca che le aveva emesse originariamente, poteva essere un modo di rivalutarle, forgiandone di nuove con minore contenuto metallico. Oppure, cambiando l'effige, si voleva segnare un mutamento politico e un cambio di potere. Talvolta, le monete venivano riconiate da una zecca di una città diversa da quella originaria, come nel caso di Petra.
La spiegazione si trova in un evento storico molto particolare per la Sicilia.


Timoleonte
 dipinto di Giuseppe Patania (Palermo, 1780 - 1852) 

Il condottiero greco Timoleonte, dopo aver liberato la città greca Siracusa dalla tirannide, riconquistandola alla madre patria Corinto,  al fine di riunire le forze delle altre varie città esistenti in Sicilia, greche e non, per sconfiggere il comune nemico cartaginese, stabilì con loro una simmachia, cioè un'alleanza militare, che comportò anche un diritto di monetazione autonoma. Alcune di queste città ribatterono delle litre siracusane del tempo del tiranno che aveva preceduto Timoleonte (Dionisio II) ricavandone monete proprie.

Da notare che nelle Madonie, Timoleonte aveva incontrato l'opposizione di  Engyo (l'antica Gangi) dovendola superare con la forza. Il che potrebbe spiegare come mai Petra godette di questo diritto di monetazione e non Engyo.

La dracma siracusana sulla quale vennero solitamente riconiate le monete della Simmachia


Quindi Agyrion, Hadranon, Halaisa, Henna, Herbessus, Kenturipa, Leontinoi, Mitystratos, Sileraioi, Symmachicon, Tauromenion e Thyrrhenoi, così come Petra, coniarono tutte, nel periodo dal 342 al 339 a. C., delle monete proprie su una moneta siracusana, che all'epoca era diffusissima. 
Il motivo era quindi essenzialmente politico-economico: oltre alla penuria di bronzo, la riconiazione denotava la volontà di segnare un nuovo periodo di equilibrio paritario di forze fra le città siciliane, a fronte del pericolo cartaginese.

I fakes
Data la loro estrema rarità, le monete di Petra sono molto preziose. Il che spiega la fioritura di falsi riscontrabile facilmente in rete, nei siti d'aste numismatiche. Questi falsi sono tutti riferibili al tipo più antico della litra Eracle/Afrodite con colomba. Infatti, proprio perché questa moneta era stata ottenuta ribattendo una moneta diversasono possibili manipolazioni fraudolente finalizzate a creare a buon mercato appetibili litre di Petra.  

5)  Onkia dionigiana

Foto tratta da
CNAI di Alberto Campana

 Si tratta dell'unica moneta di nominale diverso dalle altre  (2,5 g) e dell'unico esemplare di questo tipo, e proviene dalla collezione Cammarata.
Il diritto riporta una testa giovanile che non è chiaramente interpretabile, mentre il rovescio reca Afrodite nuda e seduta su di uno scranno ancora una volta con una colomba sulla mano sinistra alzata.
Non riporta alcuna scritta ma la presenza della dea con la colomba rimanda alla litra esaminata prima.

6)  Zeus/cavaliere

Di un altro tipo di moneta dei Petrini parla Francesco Ferruzza. La stessa riporterebbe sul diritto il volto di Zeus coronato di alloro e sul rovescio un cavaliere con asta e scudo, con dietro il simbolo della Trinacria. Questa moneta  nell'800 venne attribuita dal numismatico Mionnet alla Petra di Marmarica, ed è stato Girolamo Dotto de' Dauli ad indicare invece quella di Sicilia, affermando anche, cosa importantissima, che il ritrovamento fosse avvenuto nel territorio petralese.

7) Testa in quadrato incuso 

Nel catalogo del Museo Nazionale di Palermo redatto dal Salinas nel 1875, si menziona una rara e antica moneta siracusana con quadrato incuso, attribuibile a Petra (p. 36 gabinetto di numismatica):
Petra. Syracusae. Testa in quadrato incuso, notevole pel suo arcaicismo (Dono Salinas). 
Non sappiamo se si trovi ancora al Museo Salinas. Ancora una volta, risulta ribadito il rapporto Petra/Syracusae.


CONCLUSIONI

Riepilogando, cosa ci dicono le monete della misteriosa PETRA, ovunque fosse situata?
Le monete più antiche attestano una relazione con Erice, e quindi con l'area elima, nella scelta della dea e dei suoi simboli.
Ciò appare compatibile con i rapporti Entella/Petra riportati dai decreti databili verosimilmente agli anni della prima guerra punica (264-241 a. C.).
Ma al contempo, queste stesse monete attestano un dato molto importante, e cioè rapporti preesistenti di Petra con la Siracusa di Dioniso II, delle cui monete disponeva in grande quantità, tanto da poterle riconiare, e che partecipò all'alleanza militare con il nuovo conquistatore di Siracusa Timoleonte.
Non vi è più traccia di questi rapporti nelle monete più recenti di età romana, ove invece emergono rapporti con Thermae, tanto stretti  che ad una zecca locale o ad un artigiano termitano decisero di rivolgersi i Petrini, per coniare la loro moneta.
In età romana troviamo poi raffigurazioni (Hermes, aquila) comuni ad altre città decumane che rifornivano Roma, come Petra.


Le Petralie sono veramente
il sito dell'antica Petra?
Foto di Domenico Arena

Tutto questo è compatibile con il sito delle odierne Petralie?
Sembra doversi rispondere di si.
Si è ritenuto che Petra fosse situata in area elima, soprattutto per due motivi:
- per la vicinanza geografica con Entella desumibile dai decreti omonimi. In queste antiche scritture troviamo un formale ringraziamento di Entella ai cittadini di Petra, per spedizioni di grano effettuate a causa del sinecismo,  cioè in una condizione di difficoltà di Entella in occasione delle guerre con Cartagine. Un trasporto di grano è sembrato ad alcuni studiosi poco probabile, data la distanza in linea d'aria con le Petralie.
- per il culto di Afrodite Ericina attestato dalle monete ritrovate, e che era proprio, come si è  visto, di Erice.
- per il ritrovamento a Segesta di una scritta che contiene la parola Petreinos.

Le due possibili ubicazioni di Petra nella Sicilia antica

Queste argomentazioni non sembrano decisive.
Proprio sotto l'aspetto della vicinanza geografica, il dato storico della partecipazione di Petra alla lega di Timoleonte, e cioè l’alleanza con Siracusa testimoniata dalle monete, apparirebbe molto più probabile da parte di una Petra in territorio madonita, che da una Petra situata vicino Segesta, cioè all’altro capo della Sicilia. 
Però della simmachia costituita nel 344 a. C., facevano parte anche Entella ed Erice, situate all'interno della zona sotto l'influenza di Cartagine.
L'alleanza con Timoleonte appare quindi possibile sia da parte di una Petra madonita che da parte di una Petra elima. 
Vi sono però due dati che fanno propendere per Petralia. 
Le monete timoleontee erano ribattute su monete siracusane e ciò denota disponibilità in abbondanza delle stesse e quindi rapporti preesistenti con Siracusa o altre città della sfera siracusana, e ciò in un periodo che non è distante da quello dei decreti di Entella. 
Inoltre, se osserviamo nella carta della Sicilia antica, la dislocazione delle città che hanno riconiato allo stesso modo in quel periodo monete siracusane, per aderire alla lega di Timoleonte, queste sono tutte situate al centro e verso la parte orientale della Sicilia, e non in zona elima.


Ubicazione delle città che riconiarono monete siracusane per l'alleanza con Timoleonte.
Ill. tratta da D. Castrizio, La monetazione mercenariale

Inoltre la questione della distanza con Entella forse non è così ostativa. Basti pensare al ricorso di Petra, in epoca successiva, alla zecca di Thermae. Se i petrini si sono rivolti a Thermae, per la coniazione di un elevato numero di monete (che pesavano e dovevano essere trasportate), evidentemente non costituiva un serio problema la distanza, che per qualunque delle ipotetiche Petra, rispetto a Thermae, superava comunque i cinquanta chilometri. E quindi perché non ammettere che dei cittadini di Petra abbiano aiutato Entella con spedizioni di grano per un'ottantina di chilometri?


Sicilia antica

Ad oggi dobbiamo rassegnarci comunque ad una grande incertezza e non resta che sperare in future scoperte archeologiche o chissà, in ritrovamenti di altre monete proprio nel territorio storicamente riconducibile a Petralia, magari nei siti archeologici  oggetto di scavi, come S. Marina, Terravecchia di Cuti, Chibbò o Contrada Muratore, e che hanno vissuto le epoche cui si riferiscono le monete di Petra. 


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-Bibliografia topografica della colonizzazione greca in Italia e nelle Isole Tirreniche (BTCGI)

Ringraziamenti a Pietro Polito, Santino Ferraro e Domenico Arena

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