PETRALIA SOPRANA AGLI ALBORI DELLA TARGA FLORIO
In un vecchio giornale sportivo francese, “L'AUTO” del 25 gennaio 1930, abbiamo trovato un curioso articolo che rievoca le avventure di un fotoreporter a Petralia Soprana, ai tempi d'oro dei preparativi della prima edizione della Targa Florio del 1906.
Ne riportiamo qui il testo integrale.
di Jacques Miral
All'epoca della creazione della Targa, l'idea di Vincenzo Florio di far disputare una corsa automobilistica nel cuore della Sicilia appariva parecchio audace. A quel tempo, la Perla del Mediterraneo era poco conosciuta dai turisti. Alcuni coraggiosi vi si erano avventurati, riportandone racconti di briganti, di mafia, di mano nera e di sequestri di persona, che facevano rizzare i capelli in testa; e a voler dar credito alle Memorie di Alexandre Dumas, la Sicilia aveva una reputazione un po' raccapricciante. A ciò fu forse dovuto il successo della prima Targa, per la quale partimmo, noi esponenti della stampa, con l'aspettativa che ci attendessero le peggiori disavventure.
Quel che temevano i turisti sulle strade della Sicilia |
L'automobile utilizzata da Meurisse, guidata dal meccanico |
La prima parte del viaggio fu ricca di dettagli pittoreschi. Ogni volta che Meurisse incrociava un cavaliere dall'aspetto truce, armato di fucile certamente carico, gli pareva di scorgere qualche Fra Diavolo, salvo poi rassicurarsi al rispettoso saluto rivoltogli dallo pseudo bandito: “Buongiorno barone!”.
- Come sono cortesi questi siciliani – diceva fra sé e sé.
La strada era in condizioni accettabili. Ma aumentando l'altezza, fece la sua comparsa la neve. A Petralia la strada era bloccata. Impossibile proseguire. Inoltre il viaggio era stato lungo. Nessuna speranza di tornare a Palermo. Nel paese, non esisteva alcun albergo. Dove avrebbero trovato riparo i viaggiatori?
Un incontro con un campiere |
La strada era in condizioni accettabili. Ma aumentando l'altezza, fece la sua comparsa la neve. A Petralia la strada era bloccata. Impossibile proseguire. Inoltre il viaggio era stato lungo. Nessuna speranza di tornare a Palermo. Nel paese, non esisteva alcun albergo. Dove avrebbero trovato riparo i viaggiatori?
Vista di Petralia Soprana innevata . 6.1.1906 Foto di Louis Meurisse |
Una sala bassa, scura, illuminata solo da un grande fuoco, intorno al quale in silenzio, sei marcantoni barbuti, con il fucile fra le gambe, fumavano la pipa. Si strinsero un po' per fare spazio al nuovo arrivato.
“In quale covo sono mai capitato?” si chiedeva Meurisse, lanciando occhiate guardinghe ai suoi compagni silenziosi.
Dopo una buona mezzora di attesa, comparve una sorta di maggiordomo che si rivolse al nostro amico:
“ Se il signore vuole accomodarsi”.
Seguendo la sua guida, dopo essersi inerpicato in una ripida scala di pietra, Meurisse si ritrovò incredibilmente in un'ampia stanza ben riscaldata, squisitamente ammobiliata in stile inglese, e ricca di belle stampe, di libri, di giornali. Che magia era mai questa?
“Il mio padrone, il barone Pottino, si rammaricherà di non aver potuto ricevere di persona il signore, che deve considerarsi come se fosse a casa sua”.
Il convento innevato fotografato da Meurisse |
E prese il via la bella ospitalità dei tempi antichi.
La tempesta di neve durò due giorni, durante i quali Meurisse, comodo come un pascià, si godette l'accoglienza perfetta del barone siciliano e cominciò a credere che la Sicilia, come doveva poi averne conferma, fosse un paradiso, e che i suoi abitanti fossero angeli di gentilezza e cortesia.
La tempesta di neve durò due giorni, durante i quali Meurisse, comodo come un pascià, si godette l'accoglienza perfetta del barone siciliano e cominciò a credere che la Sicilia, come doveva poi averne conferma, fosse un paradiso, e che i suoi abitanti fossero angeli di gentilezza e cortesia.
Venne poi il tempo del rientro a Palermo, dove Florio si stava preoccupando dell'esito del viaggio.
Ancora sotto l'effetto dell'incantesimo, Meurisse raccontò il suo viaggio e la sua singolare avventura, spandendosi in elogi sulla cortesia del suo ospite, che si rammaricava di non aver potuto ringraziare di persona.
“Lo potrete giusto incontrare stasera - rispose Florio - è un mio amico. Ma prima, devo recitarvi un proverbio siciliano che vi darà da pensare:
Se passi da Petralia e te ne vai con la tua borsa, vuol dire che Pottino è malato oppure in viaggio”.
E vedendo Meurisse impallidire, Florio pensò bene di aggiungere:
“Questo proverbio risale però al Settecento!”.
NOTE
Abbiamo controllato il fondamento di questo racconto, accertandone la veridicità e trovandone anche i riscontri documentali. Va detto che il Giornale L'Auto era attendibile perché aveva informazioni di prima mano in tema di Targa, avendo condiviso e promosso il progetto della gara con Vincenzo Florio.
Louis Meurisse negli anni '30 |
Louis Meurisse risulta effettivamente il fotografo che immortalò le prime edizioni della Targa Florio, per conto dell'agenzia stampa Branger specializzata in avvenimenti sportivi.
Abbiamo trovato anche le foto che Meurisse effettuò di quella Petralia Soprana innevata, visitata in occasione di quell'avventuroso viaggio, e che illustrano questo post. Fortunatamente riportano la data precisa in cui furono scattate: 6 gennaio 1906.
1° Targa Florio 6.5.1906 Vincenzo Florio con il vincitore Alessandro Cagno |
Meurisse effettuò quindi in quella data un sopralluogo preliminare allo svolgimento della prima edizione della Targa (previsto per il 6 maggio 1906). Si fermò effettivamente a Petralia Soprana, anche se poi il circuito della Targa non sarebbe passato dal centro abitato di Petralia Soprana, ma da Madonnuzza, proseguendo per Geraci.
Il fotografo, all'epoca dei fatti, era ancora agli esordi ma acquisì presto una fama internazionale, fondando la famosa agenzia di stampa Meurisse, ed immortalando fra i più importanti avvenimenti francesi ed europei della prima metà del secolo XX.
1° Targa Florio 6.5.1906 La tribuna d'onore a Petralia Sottana |
Chi era il barone Pottino nel 1906?
Nel 1906 il titolo di barone nella famiglia Pottino spettava sia a Francesco, barone di Cacchiamo, Raulica, Terranova ed altri feudi, che ad Eugenio Ettore, barone di Capuano.
Pero' amico di Vincenzo Florio risulta essere stato un altro membro più giovane della famiglia. Si trattava di Roberto Carlo Pottino (nato nel 1883), vicino per interessi e per età al Florio, esponente della vita sportiva e mondana della Palermo della Belle Époque, e che fu presidente del Palermo Calcio dal 1908 sino al 1919. Roberto non era barone, ma fu prima cavaliere e poi commendatore. Ma va rammentato che nell'uso corrente, il titolo veniva spesso attribuito per cortesia anche a prescindere dalla spettanza formale.
La descrizione dell'abitazione non corrisponde né a Palazzo Pottino dell'odierna Piazza del Popolo, né a Palazzo Pottino di Eschifaldo. Potrebbe invece riferirsi al palazzo sito in Piazza Quattro Cannoli, che aveva effettivamente un ampio androne e uno scalone in pietra.
Il proverbio
Fa ancora parte della tradizione orale dei sopranesi, anche se non si limita ai Pottino ma si estende agli Sgadari. Gli si deve attribuire una portata estesa alla generalità dei "potenti" nobili di Petralia e un significato diverso da quello "brigantesco" percepito dal reporter francese.
Fa ancora parte della tradizione orale dei sopranesi, anche se non si limita ai Pottino ma si estende agli Sgadari. Gli si deve attribuire una portata estesa alla generalità dei "potenti" nobili di Petralia e un significato diverso da quello "brigantesco" percepito dal reporter francese.
Non di banditismo vero e proprio si parlava, quanto di sfruttamento lavorativo e di soperchierie attuate con il tramite di sottoposti privi di scrupoli, proprie dell'Ottocento e della prima metà del Novecento, e che portarono poi alle lotte contadine.
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