LA FABBRICA DI GASSOSA



No, non ci troviamo all'interno del Nautilus e questa sfera metallica non fa parte di un antico scafandro. Memoria di una tecnologia pre-industriale ormai scomparsa, i reperti dalla forma suggestiva provengono dall'antica fabbrica di bevande gasate di Petralia Soprana.

Al tempo in cui gli emigrati tornavano ad investire nel loro paese 

Ai primi del XIX secolo, da New York ove era partito da giovane, Leonardo Messineo rientrò a Petralia Soprana ed utilizzò quanto aveva messo da parte in America per aprire un'osteria ai "quattro cannoli" e, in una traversa a poca distanza, una fabbrica di bibite gasate.
Si trattava in quell'epoca di un'attività emergente, perché la gassosa, o “gazzosa”, era una novità e una delle poche bibite allora esistenti. 

L'iniziativa ebbe successo e dopo la morte di Leonardo Messineo, la gestione della fabbrica passò alle figlie Vittoria e Lina ed al marito modenese della prima, Ermete Giovanardi. La ditta "Messineo Leonardo", attiva sino agli inizi degli anni '70, produceva varie specialità di bevande: gassosa, spuma, passito, seltz e bibite al gusto di arancia o banana, che venivano smerciate anche in altri paesi delle Madonie.


Anni '20
In fondo la porta dell'osteria Messineo

L'industria della gassosa, un'innovazione tecnologica di fine Ottocento

L'idea di infondere nell'acqua dell'anidride carbonica, così da creare artificialmente l'acqua gassata, era venuta nel 1767 all'inglese Joseph Priestley, e negli anni a seguire, furono messi a punto vari metodi per la sua fabbricazione. Ma l'impulso decisivo all'industria delle bibite gasate si deve al meccanico francese Jules Hermann-Lachapelle, che alla fine degli anni 1860, inventò un macchinario in ghisa, bronzo e rame, destinato ad essere adottato in tutto il mondo.L'innovazione cruciale era data dal "saturatore" riprodotto qui sotto, una sfera in rame sostenuta da una colonna portante in ghisa, irrorata di anidride carbonica proveniente da una bombola.

Il saturatore Hermann-Lachapelle
 in un'illustrazione francese  del 1873

Alla base della colonna si trovava un recipiente pieno d'acqua. Ruotando a mano un'imponente manovella (del diametro di piu' di un metro) si azionava una pompa che spingeva l'acqua all'interno della sfera-saturatore in rame e al contempo faceva ruotare all'interno di questa due palette.



Sezione dell'apparecchio

Nell'illustrazione qui sopra si distinguono in basso, il recipiente di alimentazione, in alto la sfera, a sinistra, la manovella e a destra, la pompa.
Nella sfera il movimento rapido delle palette mescolava gas e acqua in modo tale da "saturare" quest'ultima, che veniva poi spinta tramite tubature all'imbottigliatrice.

Il saturatore della fabbrica Messineo

Come può vedersi nella foto sopra, il macchinario adottato dalla fabbrica Messineo, prezioso reperto di archeologia industriale, era sostanzialmente identico a quello originale dell'inventore.
C'è ancora a Petralia qualcuno che ricorda di aver prestato la sua opera, da bambino, per azionare a forza di braccia la grande manovella della macchina, come raffigurato nell'illustrazione sottostante. Da sinistra a destra si distinguono le bombole di anidride carbonica, il recipiente d'acqua, il saturatore e l'imbottigliatrice.

Fasi della lavorazione
in un'illustrazione francese degli anni 1870

Le bottiglie riposte su un tavolo venivano riempite mediante mestolino e imbuto con lo sciroppo destinato ad aromatizzare l'acqua. 

Questo variava secondo il tipo di bevanda. Venivano utilizzate essenze importate dall'Italia settentrionale.


Capovolgimento della bottiglia e inserimento del gas
Illustrazione del 1873

Nell'ultima fase, ad una ad una, le bottiglie venivano posizionate nella macchina imbottigliatrice. Azionando una leva, cioè abbassando il manico in legno che si vede nella foto qui sotto, la bottiglia veniva capovolta a collo in giù, e vi veniva iniettata la miscela di acqua infusa d'anidride carbonica proveniente dal saturatore, ad una pressione che poteva raggiungere persino sei atmosfere. Il pericolo di esplosione della bottiglia giustificava la "corazza" in rame a protezione dell'operatore.



Macchina imbottigliatrice 
della fabbrica Messineo

Un reperto nostalgico: la bottiglia con la biglia

Un'altra innovazione tecnologica degli esordi della produzione di bibite gassate, che ritroviamo anche nella fabbrica Messineo, era la cosiddetta "bottiglia con la pallina". Questa, dalle pareti molto spesse in modo da reggere la pressione, era dotata di un sistema di chiusura costituito da una biglia di vetro nel collo. Questo accorgimento, inventato nel 1872 dall'inglese Hiram Codd, sulla base del principio della valvola a sfera, risolveva il problema della necessità di un tappo ermetico. Infatti, una volta riempita con pressione la bottiglia capovolta, la pallina di vetro, per effetto della forza di gravità, cadeva verso il basso, incastrandosi nella guarnizione di gomma collocata nel collo della bottiglia e una volta raddrizzata la bottiglia, restava schiacciata verso l’alto dalla stessa pressione.


Bottiglia Codd 

Per aprirla poi, era sufficiente esercitare una leggera pressione con il dito, facendo fuoriuscire un po’ di gas. Così la pallina scendeva, rimanendo però bloccata, altro ingegnoso particolare, da due scanalature nel vetro su di un solo lato della bottiglia, il che consentiva anche il gesto liberatorio di “affunciari”.


Sifone del seltz e bottiglia di essenza di limone
 Fabbrica Messineo

Il sifone del seltz 



Quando l’acqua minerale gasata di origine naturale era un prodotto venduto quasi solo nelle farmacie, la bevanda più “povera” e dissetante nei bar e nelle osterie era un'acqua molto gasata chiamata ”acqua di seltz”. Veniva prodotta e imbottigliata come sopra descritto, immettendo il gas in un sifone ermetico inventato appositamente per permettere l'erogazione graduale della bevanda, senza perderne l'effervescenza. 
Comunissimo sino agli anni cinquanta negli esercizi pubblici, e utilizzato tuttora dai barman per la preparazione dei cocktail, il sifone è una bottiglia di vetro pesante molto grossa, con una valvola a rubinetto al posto del tappo. Anche i sifoni di acqua di seltz venivano riempiti alla fabbrica Messineo con il metodo descritto sopra.


Cosa ne sarà dei reperti di archeologia industriale e artigianale di una volta?


I vecchi laboratori e fabbriche dell'Ottocento e del Novecento sono stati per lo più smantellati e i vetusti macchinari, divenuti una rarità, ci attraggono ora con i loro strani e romantici ingranaggi, suscitando un misto di nostalgia e di ammirazione per quanto l'ingegno umano è stato capace di fare. Li sentiamo ancora vicini alla manualità e a noi comprensibili, a fronte della tecnologia odierna che ci appare estranea, inesplorabile e quasi autosufficiente. Forse è questa la ragione del successo del movimento artistico "steampunk".

Cenni bibliografici


- Louis Figuier, Les merveilles de l'industrie ou, Description des principales industries modernes - Paris : Furne, Jouvet, 1873-1877, Tomo III
-Hermann-LaChapelle constructeur-mécanicien, Exposition Universelle de Vienne 1873

Ringraziamenti 
a Pietro Cassaniti e Leonardo Albanese


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Locandina degli apparecchi
Hermann-Lachapelle
anni 1870

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