CIPAMPINI, SABATINI e GULINI


Panorama delle tre borgate
Foto di Domenico Gulino

Situate a valle di Petralia Soprana, a 4,59 km di distanza, sotto il Cozzo Giragello, CIPAMPINI, SABATINI e GULINI, pur costituendo tre distinte frazioni, hanno sempre rappresentato, per la loro stretta vicinanza, una sola comunità. 

Il nome Cipampini deriva da "Arcipampini". I "Sabatini" e i "Gulini" erano gruppi familiari, il cui capostipite era rispettivamente un Sabatino e un Gulino, cognomi tuttora diffusissimi nella zona.
A fine '700, troviamo nei documenti i nomi di Villa Arcipampini, Villa Gulini e Villa Sabatini.

Cipampini
Foto di Diletta De Angelis Ricciotti

Le grotte
Nel vallone sottostante Cipampini, in contrada MATIVITTI, si trova una serie di grotte che recano tracce di utilizzo umano, e che hanno suscitato diverse congetture: è possibile che siano ex cave di sabbia, ma anche che siano state occupate da un primo insediamento in epoca remota. Di certo, vennero usate in ultimo durante la seconda guerra mondiale, come rifugio, durante le incursioni tedesche. Tra le grotte, quella "du parmientu", che conteneva appunto un antico palmento, la grotta "du cumuni", quella "di casi", e quella "di don Bobò". Nelle vicinanze di quest'ultima, si trovava una piccola sorgente con una vasca interrata, risalente al '700.


Foto dell'Associazione ApertaMente APS di Petralia Soprana

Nella foto qui sotto, scattata negli anni 90, vediamo un'altra grotta, sita nei pressi di Mativitti, rimasta chiusa per 50 anni a causa di una frana che ne aveva ostruito l'ingresso. Nel 1992 dei ricercatori riuscirono ad aprire un varco, trovandovi tre cavità, in parte riempite dal terreno franoso, infiltratosi da un'apertura nella parte alta.


Foto anni 90

I palmenti
In un atto di concessione in enfiteusi del 1776, si trova già il nome di contrada "di li pampini" che ne indica chiaramente la coltivazione a vigneti. Lo attestano i vari palmenti tuttora esistenti nella zona. Il più antico e rudimentale è situato nell'omonima grotta di Mativitti, altri nel sito di "Donna Clementina", e in borgata Gulini. Nel quartiere dei bagli, a Sabatini, in quelli di Biagio, Giuseppe, Fortunato e Vito Sabatino, esistono altri palmenti, l'ultimo dei quali, dotato di strutture originali, è ancora efficiente. La struttura dei palmenti, che risalgono al XIX secolo, è realizzata in pietra intagliata, rivestita da calce.

Come avveniva la lavorazione dell'uva nel palmento?
La pigiatura dell'uva a piedi nudi veniva seguita dalla sgrappolatura, consistente nel separare gli acini dai graspi, lasciando poi il tutto riposare per circa 12 ore. Poi, aperto il tappo del pigiatoio, tramite il filtro di una "cartedda" legata ad una pietra scanalata a mo' di sgocciolatoio, il mosto passava per caduta nella tina. Il tutto finiva nel torchio di legno e a forza di braccia, veniva schiacciato per spremerne quanto più possibile. Il mosto veniva poi trasferito in otri in tela di alona (lutri), e trasportato a dorso di mula sino alla sua destinazione definitiva, nella cantina ove doveva rimanere a fermentare.



Vite in legno del torchio
 nel palmento di Vito Sabatino
risalente al 1850

CIPAMPINI

Villa Gargano
A Cipampini, nella contrada che ancora oggi è chiamata Gragano, esisteva la villa del barone Gargano. La villa aveva un bel portale e al suo interno, degli affreschi. Negli anni '80 fu abbattuta. Ne resta traccia in una cartina topografica del territorio di Petralia e Bompietro, disegnata a fine Ottocento. Nella legenda, in corrispondenza della lettera H, troviamo il riferimento alla "casa di Gargano".




Il bevaio Gargano 
Gli "scifi" di Cipampini, siti in contrada "Gragano", risalgono al 1780 circa ed appartennero prima al Barone Pietro Domina, poi al Barone Gargano e in ultimo, a don Peppino Ferrara. Sono scolpiti in un'unica pietra, collegati da canalette. La sorgente che alimenta gli scifi è sita nelle vicinanze.


Bevaio Gargano. Foto del 1990




Andando in giro per Cipampini, ci si imbatte in vecchi portoni di case di notabili, con iniziali in ferro battuto o tipici rivestimenti in lamine di zinco decorate da fini ricami chiodati, di cui troviamo altri esempi anche nel centro storico di Petralia Soprana (per esempio a Palazzo D'Arata).




Deliziosi scorci di vecchie case rurali immerse nel verde affascinano i turisti.



Si scoprono a tratti ruderi di vecchie costruzioni...





Scorcio notturno di Sabatini
Foto di Gandolfo Librizzi

SABATINI

Già nel 1700, le famiglie che abitavano a MATIVITTI erano i Sabatino, figli di Ignazio, e i soprannominati "Casazza", sicuramente anche loro dello stesso gruppo familiare. Poi con l'estendersi del gruppo, si venne a formare a qualche distanza un borgo autonomo di nome "Villa Sabatino" (che prendeva nome dal capofamiglia Giuseppe Sabatino) e che era noto anche come "Quartiere di bagli".

Un bagghiu di Sabatini 

Infatti, ogni nucleo familiare disponeva di un autonomo centro di abitazioni e di locali per l'attività agricola e di allevamento, edificato intorno ad un cortile circondato da mura e chiuso da un portone in legno.

Vecchio forno 

In pratica sino a 50 anni fa, sulla via centrale, l'odierna via Massimo D'Azeglio, si allineavano da una parte e dall'altra ben cinque bagghi, di cui tre muniti di palmenti. Ad oggi ne rimangono solo tre.

I palmenti durante la vendemmia venivano concessi in affitto per la durata di 24 ore, da mezzogiorno  a mezzogiorno.



Si discute se l'origine del termine siciliano bagghiu derivi dal tardo latino ballium (cortile circondato da alti edifici o muri) o dall'arabo bahah (cortile). 

D'altra parte, i normanni, al loro arrivo in Sicilia, importarono il termine baille, con il diverso significato di "luogo chiuso ma scoperto con peculiarità difensive", che a sua volta in Inghilterra, sempre tramite i Normanni, si trasformò in bailey con il significato di "mura esterne di un castello".


Edificio rurale dell'800 a Sabatini.
Da notare la lavorazione del pavimento in pietra

A Sabatini, a differenza di Gulini, aprirono alcune attività : un telefono pubblico, un tabacchino e due botteghe/emporio. Inoltre vi svolgevano il loro lavoro, di cui usufruivano anche i nuclei abitati dei dintorni, un calzolaio-fabbricante di scarpe-barbiere e un fabbro, specializzato nel ferrare gli equini.

Vanno menzionati anche, sia a Sabatini che a Cipampini, alcuni depositi per l'ammasso del grano ed altri cereali.
Dal 1971 vi si trova anche un grande negozio di mobili.


Vecchio abbeveratoio di Gulini 
ormai scomparso 


GULINI

Con le sue casette e i suoi portici silenziosi, il borgo di Gulini presenta anch'esso scorci suggestivi di architettura rurale ottocentesca, in cui il tempo sembra essersi fermato.


Foto di Anna Gulino


U stazzuni di Gulini
Si tratta di una fornace a botte araba (tronco di cono), attiva nella frazione Gulini dal 1933 fino al 1963. Ultimo mastru canalaru fu Giovannino D'Angelo di Polizzi Generosa.



La fornace negli anni '90
Foto D. Gulino



Scorci di Gulini


Abbeveratoio di Gulini


Le tradizioni religiose
A S. Giuseppe, patrono di Cipampini, è dedicata la chiesa locale, nel cui interno è visibile l'affresco Incoronazione di San Giuseppe di Lucia Macaluso.



Il culto per il santo è molto sentito e si manifesta sia nella Festa patronale, che nella celebrazione del tradizionale pasto di u mangiari a San Giseppi, detto anche dei Virgineddi.



Festa di S. Giuseppe
Foto di Diletta De Angelis Ricciotti

Due reperti della storia di Cipampini nel XX secolo: il timbro del fiduciario della Lega frazionale Lavoratori della Terra, durante il periodo fascista, e la targa dell' Unione Coltivatori Italiani.


Foto Gulino e De Angelis Ricciotti

I tre borghi negli ultimi anni hanno sviluppato una vocazione turistica ed i tipici vecchi caseggiati rurali sono stati in gran parte trasformati in strutture ricettive. 
Il fascino di una tradizione rurale pluricentenaria e la bellezza della natura circostante garantiscono una vacanza rigenerante.


Abbeveratoio a Cipampini

Ringraziamenti:
A tutti coloro che ci hanno aiutato nella redazione e documentazione di questo post, ed in particolare a Domenico Gulino, Diletta De Angelis Ricciotti, Gianpiero Lodico e all'associazione ApertaMente APS di Petralia Soprana.
                       
                             
La locanda di Cadì

Si intitola "Cipampini" quest'opera di Mariano Brusca, presentata nel 2013 alla II edizione della Biennale di scultura di Salgemma di Petralia Soprana.


Cipampini
Scultura in salgemma di Mariano Brusca


© Testo protetto da copyright. Ogni riproduzione anche parziale è vietata

Commenti

Post più popolari