LA TORRE
Un elemento inscindibile dal panorama orientale di Petralia Soprana è la torre che sovrasta Villa Sgadari. Nella tradizione popolare, per quello che è possibile ricostruire, la torre è stata sempre collegata con la villa, tanto da condividerne il nome: in passato, quando villa Sgadari veniva chiamata Villa Casino (per i suoi nobili proprietari, rappresentava una residenza di villeggiatura, un casino di caccia, a fronte del palazzo di città situato in via Loreto), anche la torre prendeva lo stesso nome.
Villa Casino e la torre ai primi del Novecento |
Sulla torre, non si dispone però di dati documentali di alcun tipo, così come scarsissimi sono gli elementi per ricostruire la storia di Villa Sgadari, verosimilmente risalente al 1750 circa.
Gli storici e geografi medievali e rinascimentali che visitarono Petralia, e che tutti parlarono delle strutture militari e difensive del luogo (rocca e castello), non fecero cenno alcuno della torre, per cui è probabile che sia stata creata in epoca successiva.
Circa quarant'anni fa, crollò quasi interamente e solo grazie all'intervento di volenterosi petralesi, venne ricostruita, nel rispetto delle sue componenti e della sua struttura originaria.
Oggi, mostra di nuovo segni di degrado, soprattutto nella copertura.
Per fortuna esistono comunque alcuni elementi che permettono di risalire alla sua funzione originaria.
Per fortuna esistono comunque alcuni elementi che permettono di risalire alla sua funzione originaria.
In tutta la Sicilia sono tuttora visibili numerosissime torri vetuste, che possono ricondursi a diverse tipologie: torri difensive e torri di avvistamento, e fra queste ultime si distinguono quelle create dal potere centrale, da quelle padronali, appartenenti a singoli proprietari terrieri.
Dalla seconda metà del Trecento, lungo tutte le coste della Sicilia, al fine di prevenire le incursioni saracene, venne realizzata dagli spagnoli una fitta rete di torri di avvistamento, secondo il principio della "corrispondenza", cioè rendendo possibile la comunicazione visiva fra l'una e l'altra. Tutto questo sempre vicino al mare, da dove proveniva il rischio principale.
Però, anche se in misura molto minore, troviamo strutture analoghe anche nell'entroterra, spesso in vicinanza di un corso d'acqua (come le torri situate lungo il fiume Imera in provincia di Caltanissetta) e in particolare nelle Madonie.
Queste torri, solitamente, venivano realizzate non per volere del potere centrale, ma dai proprietari dei feudi, a protezione del proprio territorio.
In alcuni casi, intere masserie vennero fortificate, per difendersi da eventuali aggressori, com'è il caso di Bordonaro Soprano, in territorio di Gangi. La torre in questo caso, era inglobata nella complessiva struttura difensiva.
Va rammentato che i pirati saccheggiavano in maniera radicale, uccidendo o traendo in schiavitù tutti gli occupanti dei luoghi attaccati.
Va rammentato che i pirati saccheggiavano in maniera radicale, uccidendo o traendo in schiavitù tutti gli occupanti dei luoghi attaccati.
Non lontano da Petralia, in territorio di Polizzi, troviamo due esempi di torri padronali, la Torre di Donna Laura, risalente al XV secolo, che fu proprietà dei Gesuiti, costruita a vigilanza della flomaria dei mulini e dell'antica strada che conduceva dal paese a Termini, e la Torre Tonda, situata in contrada S. Venere e risalente al XVI secolo, posta a protezione di una vasta tenuta agricola di proprietà dell'Ordine Gerosolimitano.
Affresco ottocentesco di Palazzo Pottino di Irosa |
Per quanto riguarda la torre di Petralia Soprana, sembra trattarsi di una semplice torre di avvistamento, senza finalità di difesa militare, e verosimilmente padronale. Ciò si desume dal suo isolamento, dalle sue dimensioni ridottissime (poteva contenere solo due o al massimo tre stanzette l'una all'altra sovrapposte, che potevano dare rifugio a pochissime persone) e dall'assenza di merlature, feritoie o strutture atte ad assicurare una difesa armata.
Affresco del Palazzo Comunale (fine Ottocento) |
Le rappresentazioni di cui disponiamo (negli affreschi ottocenteschi di Palazzo Pottino di Irosa e del Municipio), ci mostrano la torre isolata nel panorama e munita, come oggi, di un tetto leggermente a punta. La porta d'ingresso, aperta a sud, non possiede alcun accorgimento difensivo. Sono presenti due aperture di media larghezza, una in linea con la porta, e l'altra rivolta ad est. Le aperture sono cioè rivolte solo verso il territorio visibile in discesa.
Analizzando gli scarni elementi stilistici della porta d'ingresso, non si possono ricavare dati certi sull'epoca della torre. Infatti gli stessi sono comuni a molti portali di Petralia Soprana e permettono solo un riferimento generico ad un periodo antecedente al Settecento. Si possono considerare una versione più semplice e antica di quelli stessi componenti dell'architrave dei portoni laterali di Villa Sgadari.
Porta della torre |
Porta del prospetto destro di Villa Sgadari |
Quanto all'epoca di costruzione della villa, oltre agli elementi stilistici, che ci riportano alla prima metà del Settecento, disponiamo di un dato documentale, rappresentato da una lettera con istruzioni relative al cantiere, firmata dal barone Sgadari in data 1750.
Lo stile della porta della torre indica invece un'epoca antecedente, anche se forse non di molto, per cui si può ritenere che i due edifici non siano stati costruiti contemporaneamente, e che sia stata la villa a venire collocata in funzione della posizione della torre.
Dall'interno, si ha la visuale diretta del viale di accesso alla Villa |
Qual' è il rapporto fra la villa e la torre?
Il portone d'ingresso del parco Sgadari è perfettamente centrato sulla torre, sulla sua porta d'ingresso e sulla sua finestra aperta a sud.
Dall'interno della torre, si ha visuale diretta del viale di accesso alla villa. La seconda finestra, aperta ad est, consente invece una visuale della villa e del territorio circostante.
Ora, il portone settecentesco del parco Sgadari appare posteriore alla torre e il suo rapporto geometrico con la porta d'ingresso della stessa è quindi frutto di una scelta deliberata.
La torre venne quindi utilizzata dai costruttori della villa sia per uno scopo utilitario, che poteva essere di vigilanza dall'alto sull'edificio e sulle terre circostanti, che per dare lustro al sito nobiliare.
Il tetto della torre visto dall'interno
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Come evidenziato da Giuseppe La Placa, non può essere casuale il fatto che in una contrada non distante, a Principato, un'altra villa nobiliare, quella del barone Sabatini, fosse situata nelle immediate vicinanze e in posizione sottostante, rispetto ad un'altra torre, quella di Bonicozzo. La torre in questione non esiste più, ma le sue caratteristiche e il rapporto con la villa del barone si desumono con certezza da un dipinto esistente nell'archivio della Biblioteca di Petralia Soprana.
Anche in questo caso, quindi, si sarebbe in presenza di una torre di avvistamento posta al servizio della villa nobiliare.
Tornando alla torre di villa Sgadari, esistono infine testimonianze dell'esistenza di cunicoli che colleghino la prima alla seconda, così confermando l'ipotesi della relazione fra i due edifici. Per questo argomento, si rimanda al post Petralia sotterranea.
Esercitazioni e accampamenti militari a Petralia Soprana ai primi del XX secolo |
Note bibliografiche:
- Giuseppe La Placa, "Le torri di Petralia Soprana" in Un mondo che scompare, volume II, Edizioni Arianna 2013
- Salvatore Mazzarella, Renato Zanca, Il Libro delle torri. Le torri costiere di Sicilia nei secoli XVI-XX, Sellerio 1984
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