I Rinaldi furono una delle famiglie nobiliari più antiche di Petralia Soprana. Il nome, di origine normanna, Renault o Renauld, a sua volta derivato da Raginwald, fu introdotto in Normandia con la conquista di Rollo nel 911 d.C. e si diffuse poi direttamente in Sicilia, al seguito di Ruggero Altavilla, a partire dall'XI secolo.
Nel Medioevo per indicare i componenti di una famiglia, si pluralizzava il nome del capostipite. Quest'uso si ritrova nelle Petralie (ad es. i Pucci, i Sabatini). Ciò è accaduto anche per Rinaldo, che si è trasformato in Rinaldi.
Vi sono tracce di un Rinardo Rinaldi nobile di Firenze trasferitosi a Palermo e di un Ubertino bravo dottore di quel tempo, promotore della Regia Gran Corte e maestro notaro di Palermo nel 1438. Un Francesco risulta senatore a Palermo negli anni 1526-27, 1550-51; un Antonio è cavaliere.
L' arma dei Rinaldi è: d’oro, al leone di rosso, alla banda d’argento attraversante sul tutto (cfr Mugnos).
Ma i documenti provano che una famiglia nobile Rinaldi si trovasse a Petralia in epoca ben precedente.
Infatti nel 1195, in una pergamena del Tabulario Belmonte, fra i probi viri di Petralia, chiamati a comprovare i confini del territorio petralese, in relazione al tenimento di Geraci della contessa Guerrera, troviamo indicato il miles Raynaldus, cioè il cavaliere Rinaldo.
E poco meno di duecento anni dopo, nel Tabulario del Monastero di Santa Margherita di Polizzi, nell'atto notarile di compravendita di un terreno in territorio di Petralia datato 6.9.1380, si parla del confine con la proprietà del barone Raynaldus de Petralya.
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S. Giovanni |
I Rinaldi a S. Giovanni
Il documento fa riferimento ai possedimenti che i baroni Rinaldi avevano nel territorio di San Giovanni, un tempo feudo cerealicolo molto importante, oggi frazione di Petralia Soprana.
E' di interesse il fatto che la contrada S. Giovanni porti il nome del santo protettore dei Cavalieri di Malta e ciò va ricollegato molto probabilmente alla presenza in zona dei cavalieri gerosolimitani stessi. Infatti questi furono attivi a poca distanza e precisamente a Blufi (Santuario della Madonna dell'Olio) a Casal Giordano, nel feudo Magione e a Gangi (sede di una Commenda).
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Cavalieri di Malta |
A S. Giovanni troviamo ancora l'ex palazzo Rinaldi, in un quartiere che significativamente viene indicato con l'espressione "ô Palazzu". Di epoca presumibilmente seicentesca, fu venduto dai suoi originari proprietari negli anni '20-30. E' stato suddiviso in tre parti, di cui quella a destra ha mantenuto la struttura originale e in cui si possono ancora vedere i rostri o gattoni in pietra dei balconi.
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Ciò che resta del palazzo Rinaldi a S. Giovanni
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Il portone principale è stato distrutto e alcune delle pietre intagliate ornamentali sono state reinserite nella muratura. Il tetto si è mantenuto nella sua forma primitiva a piramide. E' rimasto in piedi solo uno dei due pilastri che reggevano il cancello di chiusura della zona riservata al palazzo.
Baroni dell'Avanella
I Rinaldi furono inoltre baroni dell'Avanella (o della Vanella). In particolare Nicolò Rinaldi il 3 novembre 1494 ottenne l'investitura del feudo Vanella (cfr Capibrevi Barberi).
Il feudo omonimo, attraversato dal torrente Avanella, con annessi masseria e mulino, era sito in passato in territorio di Polizzi e Petralia Sottana, ed oggi appartiene al comune di Castellana. Era attraversato dalla regia trazzera che da Messina giungeva a Trapani (detta Lilibetana) e per questo vi si trovavano fondaci per i viaggiatori. Nella foto un dettaglio della carta del catasto borbonico, dove è indicato, in territorio di Petralia Soprana, il fondaco Vanella.
Il molino Avanella, detto in epoca attuale di S. Giuseppe, è ancora in piedi e visibile a chiunque percorra lo svincolo di Irosa.
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Molino Avanella |
Si pensa che il nome possa derivare dagli Avenel, una delle famiglie nobili normanne della stretta cerchia di Ruggero I di Altavilla insediate in Sicilia. Un Avenel sposò la nipote di Ruggero II, Adelicia, la quale aveva possedimenti a Polizzi. E fu un Avenel a favorire l'insediamento della Commenda di Polizzi dei cavalieri gerosolimitani.
Avenel di Petralia
Inoltre documenti dell'epoca di re Guglielmo il Buono attestano che uno dei tre Maestri Giustizieri (cioè giudici) della Curia del re nel 1170 fosse proprio un Avenel detto Avenel de Petralia. La Curia era il massimo organo collegiale di giustizia del regno siculo pugliese ma i singoli magistrati cumulavano anche una competenza territoriale specifica, per cui il riferimento a Petralia autorizza a pensare che Avenel vi esercitasse egli stesso la giustizia o vi avesse possedimenti.
Nel XV secolo il feudo passò poi a Pietro Cardona conte di Collesano.
E qui compare Nicholaus De Reynaldo, il quale, il 3 novembre 1494, in pagamento di un debito del conte, si fece aggiudicare il feudo con sentenza della Regia Gran Corte e ottenne la relativa investitura.
Gli succedettero Giovanni Raimondo Rinaldi, poi Raimondo, Baldassarre, Ippolita e tanti altri della stessa famiglia, sino al 1710, anno in cui il feudo passò a Vincenzo Errante, marito di una discendente Rinaldi, Giovanna Pusateri, figlia di Apollonia Rinaldi. Sarà quindi la famiglia nobile Errante di Polizzi ad ereditare il titolo ed a trasmetterlo ai suoi discendenti, fra cui Vincenzo Errante barone della Vanella, famoso patriota del 1848, politico e letterato.
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Palazzo Rinaldi |
Palazzo Rinaldi in centro storico
In via Pergola, esiste ancora il palazzo costruito dai baroni Rinaldi nel Seicento.
Nel corso degli anni, venne purtroppo suddiviso e adibito a piccole abitazioni, per cui sono poche le parti dell'antica costruzione ancora visibili.
Nel Corso Umberto I si erge ancora, ad angolo della via Pergola, una cantunera originaria che lascia immaginare la passata grandiosità dell'edificio. Sopra il portone d'ingresso, si fronteggiano due leoni, incatenati da una parte e dall'altra di una "testa di turco". Il portale comprendeva nella parte centrale, le lettere in ferro battuto C R, iniziali del barone Carlo Rinaldi. lettere che poi sono state spostate e sono tuttora visibili nella ringhiera della scala del palazzo Sgadari-Averna.
I leoni di palazzo Rinaldi presentano una particolarità: guardano all'indietro anziché nella stessa direzione del corpo. Non è una caratteristica solita, in araldica, si parla in questo caso di leone guardante. Il leone che guardava frontalmente o all'indietro venne chiamato in araldica con il nome convenzionale di "leopardo", anche se non aveva nulla a che vedere con l'animale esistente in natura.
Il feudo Cigno
Fra i possedimenti dei Rinaldi vi era il feudo Cigno in territorio di Alimena.
Seguendo verso sud il percorso del Salso, prima che giunga a riunirsi con l'Imera Meridionale, il fiume incrocia la “Balza Areddula” (Edera) di Alimena alle “Gole del Cigno”, zona di particolare bellezza ed importanza naturalistica, ove si ritrova una sorgente di acqua sulfurea. Si tratta di una zona di interesse archeologico, che fu insediamento di popolazioni antiche prima ancora dell'occupazione greca.
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Ex feudo Cigno Foto di Domenico Gulino |
A poca distanza dalle gole i Rinaldi avevano un giardino e una dimora padronale. Del tutto restano oggi solo ruderi e steli di aranci selvatici.
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Il feudo Cigno (a destra) nel catasto borbonico A sinistra Alimena |
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Gole del Cigno Foto Gulino |
I Rinaldi a Trinità
Altri possedimenti ebbero i Rinaldi, sino al XX secolo, a Trinità (Petralia Soprana), ove avevano una villa ora non più esistente e di cui ci sono rimaste queste foto dei primi del XX secolo. Il portone recava le iniziali di Carlo Rinaldi.
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Villa Rinaldi ai primi del XX secolo
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Nelle due foto che seguono, della collezione di Domenico Gulino, vediamo le due sfingi che in passato erano collocate all'ingresso di Villa Rinaldi a Trinità.
Erano di manifattura siracusana e furono vendute alla fine del secolo scorso ad un privato.
Nel XIX e XX secolo i discendenti della famiglia Rinaldi a Petralia Soprana furono Carlo, Pasquale, Antonio e Rinaldo.
La famiglia inoltre si imparentò con quella dei Pottino. Gaetano Pottino sposò Giuseppa Rinaldi e Aristide Pottino sposò Teodora Rinaldi detta "Donna Tora".
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Donna Teodora Rinaldi |
Bibliografia- E. Mazzarese Fardella, Il Tabulario Belmonte, Palermo 1983, pag. 6
- Salvatore Giambruno, Il Tabulario del Monastero di S. Margherita di Polizzi, 1906
- Giovan Luca Barberi, Capibrevi, 1509, pubblicati a Palermo nel 1886 vol. 2 p. 266
- Repertorio dei processi di investiture feudali dal 1452 al 1812 del Protonotaro del Regno di Sicilia
- Antonino Mango di Casalgerardo, Nobiliario di Sicilia, A. Reber, Palermo 1912 - volume 2
- V. Palizzolo Gravina, Il Blasone in Sicilia, Palermo 1871-75
- Filadelfo Mugnos,Teatro genologico delle famiglie nobili, titolate, feudatarie ed antiche nobili del Regno di Sicilia... volume 3, nella stamparia di Giacomo Mattei, Messina, 1670
- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938
- Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, Volume 4, Forni, 1968
- Guido Macaluso, Petralia Soprana, Guida alla storia e all'arte, Palermo 1986
- Padre Abate, Castellana gioiello delle Madonie, Società Grafica Madonita, 1996.
- Salvatore Farinella, I Cavalieri di Malta a Gangi in L’Eco delle Madonie, 1/7 giugno 2001
Ringraziamenti a Domenico Gulino
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