ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI

Affresco di Palazzo Pottino d'Eschifaldo
 Petralia Soprana

Visitando le Petralie, ci si imbatte talvolta, ad un incrocio fra viuzze medievali, all'ombra di un portico o dall'alto di un soffitto, in raffigurazioni di animali, reali o fantastici, provenienti da un lontano passato. 
Nel post A caccia di leoni nelle Petralie abbiamo già esaminato gli animali del cenotafio di San Teodoro, ritenendo che con ogni probabilità, non si tratta di animali fantastici, ma di leoni, seppure raffigurati in modo non realistico.
Consideriamo ora invece tutte le creature che sicuramente, nell'intento degli artisti che le hanno raffigurate, erano creature favolose.


Stemma decorativo 
Petralia Soprana

Grifoni
Lungo la via Generale Medici, uno stemma sistemato allo spigolo di un palazzo reca il rilievo di un grifone, animale mitologico per metà aquila e per metà leone, e che racchiudeva in sé le qualità di forza e di nobiltà comunemente attribuite a questi due animali. Anche se si inserisce perfettamente nel contesto medievale del quartiere ove è situato, lo stemma è in realtà di fattura moderna ed è stato collocato ivi nel secolo scorso.
Il grifone compare sin dall'Antichità, ed è stato oggetto di numerose raffigurazioni nell'arte religiosa del primo Medioevo. Fu adottato anche come simbolo di Gesù Cristo, inteso come essere umano e divino. La parte leonina rappresentava l’Umanità e quella di aquila il Divino. Questo è quanto simboleggiano ad esempio i grifoni visibili nella cattedrale di Catania e nella chiesa di San Carlo a Noto.
In molte tradizioni, il grifone è posto a guardia di tesori nascosti.
Ma questa creatura simbolica aveva anche un significato in araldica, e certamente è araldico quello rappresentato nello scudo di Petralia Soprana. Di solito, era raffigurato senza ali e, come si vede nello scudo, rampante, cioè in posizione di attacco della preda. In questo caso, le zampe del grifone sono leonine (in araldica ciò lo definisce come grifone opinicus) mentre in altri casi, l'animale viene raffigurato con zampe anteriori di aquila.


Affresco del XIX secolo
 Palazzo Comunale di Petralia Soprana

Leoni alati
Leoni alati, appaiati, addossati e in posizione seduta, si possono vedere in un affresco di fine ottocento del soffitto di una delle stanze del Palazzo Comunale di Petralia Soprana. Destinato sin dalla fine del Trecento a convento dei Carmelitani Scalzi, venne acquisito dal Comune dopo l'unificazione d'Italia nel 1864 e ristrutturato. I numerosi affreschi che vi si possono ammirare risalgono quindi alla fine dell'Ottocento. Lo stile delle decorazioni di quello mostrato qui sopra, rivela una fattura molto simile a quella dell'affresco di palazzo Pottino di Eschifaldo raffigurato in apertura di questo post, tanto da far ritenere che siano opera dello stesso autore. Nel caso del palazzo comunale, l'affresco si ispira a Venezia ed evoca numerosi simboli della città lagunare, fra cui appunto il famoso leone alato di San Marco. 


Fenice
Lo stemma cui si addossano i due leoni alati dell'affresco del Comune, reca una fenice, altro animale fantastico di grande richiamo.
La fenice, secondo la mitologia, moriva consumandosi in fiamme, e rinascendo poi dalle sue stesse ceneri. I primi cristiani, molti dei quali greci, videro subito nella fenice un’immagine della resurrezione. Per questo motivo viene rappresentata spesso vicino ai luoghi di sepoltura cristiani ed è uno dei simboli preferiti della Chiesa delle origini. Nel caso dell'affresco del Palazzo Comunale, si vuole soprattutto evocare Venezia e il suo famoso teatro.


Sfingi
La sfinge è una delle più famose e suggestive creature mitologiche. Le caratteristiche della sfinge mutano secondo la civiltà da cui proviene. Le sfingi egizie sono esseri con la testa di un uomo e il corpo di un leone. In Grecia, la sfinge (quella di Edipo per menzionare quella più famosa) ha la testa di una donna e il corpo di un leone, ma è munita di ali. La posizione tipica del mostro è diversa: in Egitto, la sfinge e distesa con il ventre a terra e le zampe allungate in avanti, mentre in Grecia, è seduta con il busto eretto.
In Egitto, essendo un simbolo strettamente connesso alla morte, al passaggio al di là, la sfinge è una guardiana serena e sapiente del luogo ove riposano i Faraoni. In Grecia, è invece un simbolo inquietante dell'inconscio, la portatrice dell’enigma che causa la morte di chi non lo risolve.
In Sicilia si trovano diversi reperti archeologici risalenti alla dominazione greca che raffigurano sfingi alate sedute o in piedi (Selinunte, Castiglione, Termini ImereseSiracusa).
La sfinge, diviene poi in Europa, nel Settecento, anche un simbolo massonico, come altri elementi monumentali egizi.

Foto tratta dal catalogo dell'asta
della collezione Pucci di Benisichi (2012)

Una statuetta in bronzo dorato raffigurante la versione egizia della Sfinge apparteneva sino a qualche decennio fa  ai baroni Pucci di Benisichi a Petralia Sottana.
Come scultura ornamentale da esterni, la sfinge è stata importata dall'Egitto nella Roma antica, e poi riscoperta nel Rinascimento. Da allora, è stata adottata come tipica scultura decorativa all'aperto dei giardini di palazzo del XVIII secolo sino al secolo scorso (a Vienna, a Londra ecc.). La versione più in auge è un mix che mutua dalla sfinge egizia il corpo e la posizione distesa, mentre da quella greca prende la testa e il petto di donna.

Villa Palagonia
Bagheria

Anche in Sicilia, dal Settecento in poi, varie statue di sfingi di questo ultimo tipo compaiono all'entrata di palazzi o all'interno di maestosi giardini, per esempio a Palermo (nel 1793 presso il Gymnasium dell'Orto Botanico, nel 1820 circa a Villa Belmonte alla Noce, ove sono tuttora visibili), ad Agrigento (scalea della scomparsa Villa Garibaldi), nel castello di Donnafugata (RG). 
Non poteva mancare ad esempio una sfinge (munita di ali), fra gli altri "mostri" di fattura settecentesca, nella Villa Palagonia di Bagheria. 



Villa Rinaldi.Trinità - Petralia Soprana

Foto collezione Gulino

A Trinità, borgata di Petralia Soprana, da una parte e dall'altra della scala di accesso alla casina di campagna del barone Rinaldi, vigilavano due sfingi in pietra realizzate ai primi del 900 da maestri siracusani. Qualche decennio fa furono vendute e ne rimane purtroppo oggi soltanto una traccia fotografica.

Foto collezione Gulino

Ma nel centro di Petralia Soprana troviamo anche traccia di sfingi munite di ali, come quelle greche.
In epoca barocca gli orafi e argentieri facevano uso di decorazioni zoomorfe, con ricorso a creature fantastiche.
Ne costituiscono un esempio i tre piedi della stauroteca in argento (1602 circa) custodita presso la Chiesa Madre di Petralia Soprana, che rappresentano tre donne alate, di cui la parte bassa del corpo ha forma di zampa leonina.
Anche a Palazzo Pottino di Eschifaldo, dall'alto di un soffitto di fine Ottocento, ci sorride enigmatica una donna alata, dalla cui vita scaturiscono tralci e decorazioni floreali.


Sfinge alata - Palazzo Pottino di Eschifaldo
Petralia Soprana

Draghi
Il drago è uno degli animali fantastici più antichi. Curiosamente, mentre nelle civiltà occidentali è per antonomasia la rappresentazione delle Forze del Male, in quelle orientali è una creatura benefica, portatrice di saggezza e di fortuna. Nell'immaginario medioevale, il drago è un terribile custode di tesori, o il carceriere di una nobile fanciulla, contro il quale il cavaliere deve condurre una lotta a morte, con ciò simboleggiando la vittoria dell'eroe sul mondo delle Tenebre. Nell'iconografia cattolica, il drago rappresenta Satana e viene vinto e calpestato da San Giorgio o da San Michele. Si può constatare comunque che rispetto ad altri animali mitici, il drago nel meridione d'Italia e in tutta la Sicilia, non ha avuto grande impatto; se ne trovano infatti solo rare rappresentazioni, quasi sempre collegate appunto a questi Santi. Ne troviamo a Palermo, nella chiesa di San Francesco (San Giorgio di Antonello Gagini), nel Duomo di Novara di Sicilia, nel portale di San Giorgio a Ragusa. In altri casi, il drago quale emblema del Male, viene schiacciato e vinto dall'Immacolata, ad esempio nella statua di Licodia Eubea.


Chiesa di San Michele
 Petralia Soprana

Anche a Petralia Soprana e a Petralia Sottana, troviamo draghi più o meno antropomorfi quasi esclusivamente nelle raffigurazioni di San Michele. 
Un esempio è la settecentesca statua di legno e cartapesta dipinta custodita nella chiesetta di San Michele a Petralia Soprana.


San Giorgio e il drago

sponda di carretto
Casa Museo di Antonio Scelfo - Petralia Sottana 

Un richiamo alla creatura mitica ci giunge anche dal cognome "Drago" diffuso anche nelle Madonie.
Data la presenza dei draghi all'interno delle culture di tutto il mondo, a partire da età immemorabile, sono state anche elaborate delle distinzioni, secondo le caratteristiche fisiche della creatura rappresentata. La raffigurazione più nota nell'immaginario popolare lo presenta come un gigantesco rettile alato, con enormi fauci e grinfie acuminate, in grado di sputare fuoco.
Ma consultando i bestiari medievali o la letteratura fantasy, se ne trovano innumerevoli varianti. Ne possiamo vedere anche del tutto innovativi come quelli di villa Palagonia.


Reliquario  XV secolo

Chiesa Madre di Petralia Soprana

In un'incisione sul piede di un reliquario di fattura genovese risalente al Quattrocento, custodito nella Chiesa Madre di Petralia Soprana, troviamo un drago che appare della specie detta coccatriceanaloga al mitico basilisco, che secondo la leggenda, uccideva con lo sguardo.

Il basilisco in un'incisione tedesca del XVI secolo

Sirene
Esistono due tipi di sirene.
La versione greca è un mostro mitologico malefico con corpo di uccello, testa e petto di donna, che incantava le sue vittime con canti melodiosi. Erano queste le creature descritte da Omero, che tentarono invano di far naufragare Ulisse.


Le sirene cercano di ammaliare Ulisse

Del tutto diversa è invece la sirena del folklore nord europeo, la sirenetta di Andersen per intenderci, che è una creatura acquatica con busto di donna e coda di pesce.
Nel museo civico di Petralia Sottana, ove è esposta la ricca collezione di reperti archeologici greci di Antonio Collisani, spicca per la delicata fattura un aryballos, cioè un vasetto greco di forma globulare destinato a contenere oli profumati, di produzione corinzia (580 a.c.circa), rinvenuto a Selinunte. Vi è dipinta in rosso e nero una figura di sirena con le ali aperte e un elegante pettinatura con fascia e riccioli pendenti. 



Petralia Sottana,  Museo Civico Collisani
Foto tratta dalla rivista Sikania n. 273 del 2010

Vasi molto simili raffiguranti sirene sono custoditi a Berlino, a Bristol, a Praga, a Nauplio.
Una curiosità: nei vasi greci, la sirena viene spesso raffigurata insieme ad altri normali uccelli. Nel caso del vaso della collezione Collisani, sembra trattarsi di un piccione, mentre in quello di Praga, si tratta di un cigno, e nel piatto raffigurato sopra, di anatre.
Ma nello stesso museo di Petralia Sottana, troviamo anche una coppa attica proveniente da Selinunte, il cui bordo è decorato da una serie di sirene.


Foto tratta da Die Sammlung Collisani

Si conclude così il nostro itinerario ideale nelle Petralie, in compagnia delle creature mitiche, a riprova del fatto che l'immaginazione umana sogni, da sempre e in ogni cultura, un'ideale o terrifico connubio fra uomo e animale. Così come è confermato anche al giorno d'oggi, dal successo in tutto il mondo dei film fantasy sull'argomento.


Note bibliografiche
  1. Michel Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi, 2012
  2. Salvatore Anselmo, I Tesori delle chiese di Petralia Soprana, 500g edizioni, 2016
  3. Renata Procacci. Gli Enigmi della sfinge. Edimond, 2009
  4. H. Isler, M. Sguaitamatti, La collezione Collisani. Die Sammlung Collisani,  Universität Zurich
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