A CACCIA DI LEONI NELLE PETRALIE
Sin dagli albori della civiltà, l'uomo è stato affascinato dalla figura del leone, visto come un simbolo di forza fisica, di coraggio e di comando.
Per questo, nei luoghi ricchi di storia, sotto forma di statue, di rilievi o di decorazioni, i leoni fanno capolino da ogni dove.
Proveremo oggi ad andare a caccia di leoni nelle Petralie, compiendo un immaginario viaggio nel tempo, a partire da...
L'ETA' DELLA COLONIZZAZIONE GRECA
Il secondo è un'arula, cioè un piccolo altare in terracotta, proveniente dal sito archeologico di Pizzo Cannita e risalente al IV secolo a.C.
Il rilievo rappresenta la lotta fra Eracle e il Leone di Nemea, prima delle dodici mitiche fatiche del semi-dio ellenico.
Ne vediamo un preciso esempio nel terzo reperto del Museo Collisani, un lekythos, cioè un vaso allungato di stile attico del V secolo a.C., proveniente da Agrigento, ove vediamo Eracle, con addosso la pelle del leone, combattere contro le Amazzoni, durante la sua nona fatica, per sottrarre alla loro regina Ippolita, la sua mitica cintura.
Anche se i tre reperti in questione provengono da zona della Sicilia diversa da quella delle Petralie, può cogliersi comunque un legame "religioso" con loro. Infatti il culto di Eracle era diffuso anche nella Sicilia Occidentale, a Panormo, Cefalù, Solunto, Erice, Termini Imerese ma anche Petra, la città misteriosa cui tradizionalmente si ricollegano le origini delle Petralie.
Nel primo millennio a.C. i leoni erano ancora diffusi, oltre che in Oriente, anche in Europa, tant'è che gli autori greci ne parlano e che restano resoconti di caccia al leone da parte di grandi sovrani come Alessandro Magno. Anche in Grecia, così come nella civiltà ittita, nel mondo etrusco o romano, statue di leoni, specie in coppia, vengono posti a guardia sia di cinte murarie (porta dei leoni di Micene) che di sepolcri (come il Leone Corsini a Firenze). La credenza antica che il leone dormisse ad occhi aperti ne faceva l'animale più appropriato per la sorveglianza.
Ma nelle civiltà antiche e nella Sicilia greca, il leone è anche un simbolo di potenza, che si accompagna, specie se vinto o incatenato, all'immagine del semidio, dell'eroe e del combattente.
Lo troviamo anche rappresentato in piccoli oggetti di uso quotidiano, in ceramiche, terrecotte e monete.
In questo genere, a Petralia Sottana, troviamo tre reperti della preziosa collezione di Antonio Collisani, custodita al Museo Civico.
Lo troviamo anche rappresentato in piccoli oggetti di uso quotidiano, in ceramiche, terrecotte e monete.
In questo genere, a Petralia Sottana, troviamo tre reperti della preziosa collezione di Antonio Collisani, custodita al Museo Civico.
Il primo, risalente al V secolo a.C. e proveniente da Camarina, è una serratura in bronzo che rappresenta un leone in posizione distesa. La criniera è accennata con pochi segni efficaci. La parte sottostante il leone era l'alloggio per il chiavistello.
Serratura bronzea greca di forma leonina Collezione Collisani Petralia Sottana |
Il secondo è un'arula, cioè un piccolo altare in terracotta, proveniente dal sito archeologico di Pizzo Cannita e risalente al IV secolo a.C.
Arula greca - Eracle e il Leone di Nemea Collezione Collisani Petralia Sottana |
Il culto di Eracle è molto diffuso in tutta la Sicilia durante l'epoca della sua colonizzazione greca.
Il Leone di Nemea era un essere mitico invulnerabile agli attacchi, perché aveva zanne e artigli duri come il metallo e la sua pelle non poteva essere in alcun modo ferita. Il mito narra che Eracle poté vincerlo solo soffocandolo fra le sue braccia poderose, e che della pelle inattaccabile si fece poi un'armatura, in cui la testa del leone fungeva da elmo. Ed infatti nell'iconografia di Eracle/Ercole, il semi-dio viene spesso raffigurato, anche nelle monete, con addosso la pelle del leone di Nemea.
Ne vediamo un preciso esempio nel terzo reperto del Museo Collisani, un lekythos, cioè un vaso allungato di stile attico del V secolo a.C., proveniente da Agrigento, ove vediamo Eracle, con addosso la pelle del leone, combattere contro le Amazzoni, durante la sua nona fatica, per sottrarre alla loro regina Ippolita, la sua mitica cintura.
Eracle e le Amazzoni Museo Collisani |
Anche se i tre reperti in questione provengono da zona della Sicilia diversa da quella delle Petralie, può cogliersi comunque un legame "religioso" con loro. Infatti il culto di Eracle era diffuso anche nella Sicilia Occidentale, a Panormo, Cefalù, Solunto, Erice, Termini Imerese ma anche Petra, la città misteriosa cui tradizionalmente si ricollegano le origini delle Petralie.
Ne costituisce riprova il fatto che nel secondo dei quattro diversi tipi identificati del c.d. Petrino, cioè della moneta coniata a Petra, la faccia principale reca proprio il volto di Eracle con la testa ricoperta dalla pelle del Leone di Nemea. La moneta è stata presumibilmente coniata entro la seconda metà del II secolo a.C. Due esemplari in rame ne sono esposti al British Museum di Londra.
IL MEDIOEVO
Faccia principale con l'effigie di Eracle Figura tratta dal catalogo del British Museum del 1876 |
Rovescio della moneta con la scritta greca "Petrainon" e l'effigie di una divinità femminile |
IL MEDIOEVO
In età medievale il leone assume un ulteriore valore nell'universo simbolico cristiano: emblema di San Marco Evangelista, il leone compare, nel giorno del Giudizio Universale, accanto al trono che evoca la presenza di Cristo.
Come nell'Antichità, anche nell’arte paleocristiana e poi in quella romanica, al leone di pietra viene affidato il ruolo di “custode”, che assume un aspetto terribile per dissuadere le potenze del male dall'avvicinarsi alle chiese o ai sepolcri che protegge.
Come nell'Antichità, anche nell’arte paleocristiana e poi in quella romanica, al leone di pietra viene affidato il ruolo di “custode”, che assume un aspetto terribile per dissuadere le potenze del male dall'avvicinarsi alle chiese o ai sepolcri che protegge.
Rilievo in pietra. Petralia Soprana |
Nel largo retrostante la Chiesa Madre di Petralia Soprana, in via San Pietro, ai turisti viene indicato un rilievo situato nella parte bassa del muro di un'abitazione, e che a prima vista, passa inosservato. "E' una pecora", viene detto ai passanti. Effettivamente nella pietra erosa dal tempo, pare di scorgere un corno di ariete. Ma il raffronto con diverse sculture di leoni di età bizantina o romanica, situate in varie città d'Italia, fa ritenere che si trattasse in origine di un leone funerario, di cui la testa ha subito danni tali da renderla irriconoscibile, e che probabilmente è stato spostato dalla sua originaria collocazione, all'epoca del trasferimento del Cimitero dal "Chianu 'a Chiesa" alla sua attuale sede.
Palazzo dei Priori Perugia |
La stilizzazione della posizione del corpo dell'animale è infatti del tutto sovrapponibile a quella, ad esempio, dei leoni stilofori della Chiesa della Madonna Assunta di Martano (Lecce) oppure del Palazzo dei Priori di Perugia.
I leoni del sarcofago di San Teodoro di Petralia Soprana
All'interno della Chiesa di San Teodoro a Petralia Soprana, nella parte più antica, corrispondente all'edificio originario di età normanna, è stato inaspettatamente ritrovato, una trentina d'anni fa, un sarcofago in pietra costituito da elementi compositi, di cui il basamento risale presumibilmente al Medioevo, e che reca raffigurazioni di animali.
Foto scattata all'epoca del fortuito ritrovamento |
Sono tre, in posizione statica come se fungessero da sostegni, uno ha perso una zampa, e in generale i rilievi risultano erosi.
il loro stile appare romanico e quindi compatibile con il periodo normanno.
Ad una prima vista, appaiono creature fantastiche, quasi deformi e con un'espressione facciale grottesca .
Effettivamente, nella scultura romanica decorativa, è tipica la raffigurazione, in capitelli, basamenti di colonne o contorni di portali, di esseri immaginari di fantasiosa costituzione, i quali, come quelli miniati dai monaci nei manoscritti della stessa epoca, trasmettono solitamente un messaggio simbolico. Esistono bestiari fantastici medievali, con significati precisi, decifrabili anche al giorno d'oggi.
Cercando raffronti con altre sculture dello stesso periodo, in ambito europeo, sembra però che gli animali di San Teodoro non siano finalmente affatto fantastici e che si tratti anche in questo caso semplicemente di leoni.
Ma se si osservano nel resto d'Italia e d'Europa le sculture romaniche che rappresentano senza dubbio leoni, si può osservare che quasi tutte, pur rispettando più o meno le caratteristiche reali del corpo dell'animale, quanto invece alla testa, appaiono assai fantasiose.
Va detto che gli scultori romanici non cercavano una rappresentazione naturalistica, ma simbolica. Inoltre, in Europa, gli scultori quasi certamente non avevano mai visto un leone in vita loro e disponevano unicamente, come fonti di riferimento, di descrizioni scritte oppure di raffigurazioni unidimensionali e stilizzate, come quelle delle miniature e soprattutto dei tessuti orientali della Persia pre-islamica.
In Sicilia il re normanno Ruggero II (1095-1164), che grazie a due monaci persiani, aveva appreso della tecnica di produzione della seta sviluppata in Oriente, promosse la lavorazione di questo filato in Sicilia. I tessuti prodotti, ispirati ai modelli sasanidi, raffiguravano spesso animali e in particolare leoni, accoppiati in modo simmetrico, e divennero in Sicilia, per la loro facilità di diffusione, un modello per gli artisti locali, e quindi anche per gli scultori.
Schizzo della testa degli animali laterali |
Effettivamente, nella scultura romanica decorativa, è tipica la raffigurazione, in capitelli, basamenti di colonne o contorni di portali, di esseri immaginari di fantasiosa costituzione, i quali, come quelli miniati dai monaci nei manoscritti della stessa epoca, trasmettono solitamente un messaggio simbolico. Esistono bestiari fantastici medievali, con significati precisi, decifrabili anche al giorno d'oggi.
I tre animali hanno infatti tutti muso e dentatura evidenti, una criniera mossa, zampe grosse e artigliate. Quelli laterali sono anche dotati di una coda lunga e sottile che termina con un ciuffo e hanno le fauci chiuse, mentre quello centrale le ha aperte, tanto da mettere in mostra due grossi denti superiori e la lingua. Tutti e tre hanno orecchie tonde, molto più sporgenti nella scultura centrale, mentre in quelle laterali, sono attaccate al cranio.
Tutte queste sono caratteristiche tipiche del leone, e solitamente era proprio il leone, l'animale scelto per fare da base a sarcofagi, colonne o altri elementi architettonici. Ma negli animali laterali, il collo appare eccessivamente allungato e il muso ricorda quello di un serpente o di un batrace. I due animali laterali sembrano quindi un fantastico connubio di leone e di serpente.
Schizzo della testa dell' animale centrale |
Tutte queste sono caratteristiche tipiche del leone, e solitamente era proprio il leone, l'animale scelto per fare da base a sarcofagi, colonne o altri elementi architettonici. Ma negli animali laterali, il collo appare eccessivamente allungato e il muso ricorda quello di un serpente o di un batrace. I due animali laterali sembrano quindi un fantastico connubio di leone e di serpente.
Foto scattata da Rosario Ferrara all'epoca del ritrovamento Particolari della criniera e della coda con ciuffo finale. |
Ma se si osservano nel resto d'Italia e d'Europa le sculture romaniche che rappresentano senza dubbio leoni, si può osservare che quasi tutte, pur rispettando più o meno le caratteristiche reali del corpo dell'animale, quanto invece alla testa, appaiono assai fantasiose.
Va detto che gli scultori romanici non cercavano una rappresentazione naturalistica, ma simbolica. Inoltre, in Europa, gli scultori quasi certamente non avevano mai visto un leone in vita loro e disponevano unicamente, come fonti di riferimento, di descrizioni scritte oppure di raffigurazioni unidimensionali e stilizzate, come quelle delle miniature e soprattutto dei tessuti orientali della Persia pre-islamica.
In Sicilia il re normanno Ruggero II (1095-1164), che grazie a due monaci persiani, aveva appreso della tecnica di produzione della seta sviluppata in Oriente, promosse la lavorazione di questo filato in Sicilia. I tessuti prodotti, ispirati ai modelli sasanidi, raffiguravano spesso animali e in particolare leoni, accoppiati in modo simmetrico, e divennero in Sicilia, per la loro facilità di diffusione, un modello per gli artisti locali, e quindi anche per gli scultori.
Il muso di questi leoni di un tessuto persiano sasanide dell'Alto Medioevo appare simile a quello degli animali del sarcofago di S. Teodoro. |
Abbiamo raggruppato alcune fotografie di sculture romaniche di leoni, che mostrano similitudini evidenti con quelli di S.Teodoro, e che, come loro, non rappresentano l'animale in modo realistico, ma richiamano invece le raffigurazioni dei tessuti orientali e delle miniature medievali dell'epoca.
Duomo di Modena Il taglio della bocca rende questo leone simile ad un anfibio, come quelli di S.Teodoro |
Cattedrale di Nardò
Similitudine sia nella forma generale
del muso che nel taglio della bocca
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Leone di un sarcofago del 1270 Monastero di S.Eufemia de Cozuellos (Spagna). La criniera e la rotazione del collo allungato, sono simili a quelli di S. Teodoro |
Miniatura medievale. I leoni qui hanno un muso simile a quello di un cane.
Da comparare allo schizzo dell'animale laterale di S. Teodoro visto di profilo
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I due animali sulla parete laterale
Sulla parete laterale del sarcofago, dal solo lato destro, si vedono due animali ormai quasi cancellati dal tempo, in posizione di corsa. Ad un primo sguardo potrebbe trattarsi di un cane o di un lupo, o anche stavolta, di un leone, che insegue un coniglio. Si indovina la presenza di una sorta di collare.
La parte ove sono scolpiti, quasi certamente è di epoca diversa da quella del basamento, in quanto presenta caratteristiche stilistiche (bombatura, fregi e decorazioni a forma di fiore, ispirati al mondo classico) che non sembrano appartenere all'arte medievale romanica.
La parte ove sono scolpiti, quasi certamente è di epoca diversa da quella del basamento, in quanto presenta caratteristiche stilistiche (bombatura, fregi e decorazioni a forma di fiore, ispirati al mondo classico) che non sembrano appartenere all'arte medievale romanica.
DAL MEDIOEVO AL SETTECENTO
Il leone, per le sue qualità di coraggio e di regalità, assume anche una valenza simbolica particolare nel mondo della cavalleria e del feudalesimo, divenendo uno dei simboli più usuali della nobiltà. Essendo per antonomasia il re degli animali, è adatto a rappresentare la regalità, il potere, ma anche la giustizia. Queste qualità gli sono disputate solo dall'aquila, che infatti è divenuta nei secoli un simbolo tipicamente imperiale.
Ciò spiega l'utilizzo ricorrente del leone in stemmi e blasoni, e per adornare regge e palazzi.
In araldica, è stata data importanza simbolica addirittura ad ogni dettaglio della rappresentazione dell'animale, alla sua posizione, così come a quella di ogni singola parte del corpo, e soprattutto all'azione che il leone sta compiendo e agli oggetti che gli vengono di volta in volta associati.
Nelle Petralie, i leoni utilizzati quali attributi nobiliari si affacciano ad ogni angolo. Vedremo quindi di tentare, per ognuno di essi, di "leggere" i messaggi incisi nella pietra.
Va precisato in partenza, quanto alla posizione, che il leone può essere passante (se appoggiato su tre zampe con quella sinistra alzata) o rampante (se in posizione di attacco, eretto su di una sola zampa posteriore). Spesso raffigurati a coppie, i leoni possono essere affrontati, se sono rivolti l'uno verso l'altro, o addossati, quando si danno le spalle, come nel mantello di Ruggero II d'Altavilla.
Stemma della famiglia Pucci di Benisichi Petralia Sottana |
A Petralia Sottana, nell'alto del portone principale del palazzo Pucci-Martinez, attuale sede dell'Ente Parco Madonie, che risale al 1719 e che venne costruito sull'area occupata in precedenza da un convento di monaci di cerca, spicca lo stemma della famiglia Pucci di Benisichi. Lo stesso ci mostra un leone incoronato e rampante, il quale curiosamente, attinge acqua da un pozzo con un secchio, il tutto sormontato da tre stelle e dalla corona di barone.
In araldica, il pozzo era simbolo di sapienza, di conoscenza: il leone, simbolo di comando, attinge quindi la sua saggezza dalla cultura. Un altro leone coronato si trova nel blasone dei Ventimiglia inciso su di una parete del castello di Castelbuono.
Palazzo Pucci - Petralia Sottana |
I Pucci sono un'antica famiglia di probabili origini fiorentine, i cui rami si sono estesi a molte zone della Sicilia. La troviamo a Caltagirone, Enna e nelle due Petralie. Il capostipite Pietro Pucci, giunto in Sicilia verso il 1578 al seguito di Don Antonio d'Aragona, Duca di Montalto e Conte di Collesano, e divenuto procuratore e amministratore generale dei suoi stati, si stabilì a Petralia Sottana, ove costruì la chiesa di San Francesco, luogo in cui è sepolto.
Lo stemma dei Pucci sormonta diversi portoni di Petralia Sottana |
Un Giovan Francesco Pucci fu proconservatore in Petralia Soprana nel 1681. Uno dei rami della famiglia, i baroni Pucci di Benisichi, cui apparteneva la scrittrice Renata Pucci, continuò a vivere a Petralia Sottana. La via del loro palazzo veniva chiamata "A pinnina 'i Pucci".
Lo stemma dei Pucci si ritrova anche in varie altre vie di Petralia Sottana.
Portone in Corso Umberto - Petralia Soprana |
Spostandoci a Petralia Soprana, dall'alto di un portale in corso Umberto, due leoni passanti si fronteggiano, incatenati.
Il portone proviene da un edificio nobiliare più antico e ormai distrutto, che si trovava dietro il Palazzo Pottino di Irosa (sito in piazza quattro cannoli). L'epoca della sua realizzazione non è certa.
La rappresentazione di leoni incatenati in bassorilievi medievali o rinascimentali, non è molto frequente, ne vediamo un esempio in Armenia nel monastero di Geghard,
Palazzo Rinaldi Petralia Soprana |
Sempre a Petralia Soprana, sopra il portone d'ingresso del palazzo Rinaldi, sito in via Pergola, si fronteggiano due leoni, incatenati da una parte e dall'altra di una "testa di turco".
Il palazzo, costruito dai baroni Rinaldi nel Seicento, nel corso degli anni, venne suddiviso e adibito a piccole abitazioni, e poche sono le parti dell'antica costruzione ancora visibili. Nel Corso Umberto I, si erge ancora, ad angolo della via Pergola, uno dei pilastri angolari originari, che lascia immaginare la passata grandiosità dell'edificio. Il portale comprendeva nella parte centrale, le lettere in ferro battuto C R, iniziali del barone Carlo Rinaldi. lettere che poi sono state spostate e sono tuttora visibili nella ringhiera della scala del palazzo Sgadari-Averna.
I leoni di palazzo Rinaldi presentano una particolarità: guardano all'indietro.
Non è una caratteristica solita, in araldica, si parla in questo caso di leone guardante.
Palazzo Rinaldi. Petralia Soprana |
Infatti di solito il leone è rappresentato invece con la testa di profilo, nella stessa direzione del corpo. Il leone che guardava frontalmente o all'indietro venne chiamato in araldica con il nome convenzionale di "leopardo", anche se non aveva nulla a che vedere con l'animale esistente in natura. Tipicamente hanno la testa rivolta frontalmente tutti i leoni degli stemmi inglesi. La testa rivolta indietro è invece più rara, e appartiene alla tradizione orientale, babilonese o ellenistica. La ritroviamo a Ragusa e fuori dalla Sicilia, a Genova e nello stemma del Regno di Sardegna.
In araldica, anche la posizione della coda aveva un preciso significato. La coda di tutti i leoni che troviamo nelle Petralie ha la punta rivolta verso l'esterno, e viene detta contornata.
Palazzo Rinaldi. Petralia Soprana |
I Rinaldi costituiscono un ramo di un'antica famiglia provenuta da Firenze, e di cui una parte, i baroni di Timpalonga, si stabilirono a Vizzini. Si rammentano a Petralia Soprana i baroni Carlo e Pasquale Rinaldi, quest'ultimo vissuto intorno al 1750. Oltre al palazzo di corso Umberto I, i Rinaldi costruirono una casina di campagna, oggi distrutta, nella frazione Trinità.
Anche nell'arma dei Rinaldi ritroviamo un leone rosso.
Dall'alto di un mobile, nella Biblioteca Comunale di Petralia Soprana, fa capolino l'enigmatica testa di un leone di pietra, la cui fattura indica verosimilmente un'epoca fra il Seicento e il Settecento,ma che potrebbe anche essere più antico.
E' stata recuperata da Rosario Ferrara nella villetta comunale di viale Sgadari, ove si trovava insieme ad un'altra testa analoga. Si ignora tuttora a quale storico monumento appartenesse in origine, e che fine abbia fatto l'altra scultura analoga.
Ciò che colpisce è l'intensità dell'espressione dello sguardo e, nella forma del muso, un richiamo a fattezze umane.
Biblioteca Comunale Petralia Soprana |
Si tratta probabilmente di parte di una fontana che in origine, si trovava a monte, verosimilmente nel quartiere Castello. Le vicissitudini di questo reperto sono collegate alla lavanca, cioè alla frana, che determinò, un secolo fa, lo scivolamento e il crollo di vari edifici situati nei pressi e al di fuori delle antiche mura della città, in zona Castello appunto.
Per sistemare una zona di terreno e di macerie discesi a valle, che erano rimasti depositati in zona Porticella, negli anni 50, venne creata l'attuale villetta comunale, su iniziativa di Don Rodolfo Giacinto, Comandante dei Vigili Urbani dalla forte personalità, di cui è rimasto ancora oggi un vivo ricordo fra gli abitanti di Petralia Soprana.
In mezzo alle macerie della frana, si trovavano le due teste di leone in questione. Come può vedersi, alla testa visibile in biblioteca, manca la mascella inferiore. E' probabile che le teste fossero bocche di uscita dell'acqua di una fontana di età barocca.
La tradizione di scolpire bocche di fontane a forma di testa leonina pare sia nata, come simbolo di buon auspicio, addirittura nell'antico Egitto. Infatti secondo Plutarco e Orapollo, quando il sole entrava nel segno zodiacale del Leone, la annuale inondazione del Nilo raggiungeva il suo apice. Fontane di questo tipo sono diffuse in Sicilia, a Palermo (Piazza Pretoria), Capri Leone (ME), Vittoria (RG) Valle Ragamele (Siracusa), Ragusa Ibla (RG), Militello Val di Catania (CT).
Santuario della Madonna dell'Alto Foto di Antonietta Gangi |
Appartiene in origine certamente ad una fontana, ed è stato installato solo in epoca relativamente recente, anche il leone che vediamo incastonato in una parete esterna del Santuario della Madonna dell'Alto, meta di pellegrinaggio dei petralesi.
L' OTTOCENTO
Nell'Ottocento i leoni svolgono ancora il ruolo di guardiani sui portoni delle abitazioni sia nobiliari che borghesi, seppure più modestamente, sotto forma di porta batacchio. Ne vediamo diversi sui portoncini di entrambe le Petralie.
Palazzo D'Arata Petralia Soprana |
In questo genere, spiccano i due leoni che ruggiscono minacciosi sulle ante del portone in legno di Palazzo Sabatini-Salvia in piazza San Michele a Petralia Soprana.
Palazzo Sabatini Salvia Petralia Soprana |
Anche i baroni Sabatini provengono da una famiglia nobile del Seicento, di cui troviamo tracce a Palermo, Messina e Randazzo. Un tenente Sabatini di Petralia Soprana partì, con 70 uomini, alla volta di Milazzo, per difendere la Repubblica durante la rivoluzione del 1848. La famiglia Sabatini possedeva il feudo Recattivo e molte terre a Salaci. Non essendo il loro palazzo munito di una cappella autonoma, fecero costruire la chiesetta di San Michele, di cui tuttora curano la manutenzione. Anche i Sabatini hanno nel loro blasone, un leone rosso.
Un altro leone, stavolta guardante e appoggiato ad una fontana zampillante, è quello visibile nel blasone di uno dei rami della famiglia Pottino di Petralia Soprana. In araldica la fontana simboleggia dottrina e benevolenza. Nell'altro blasone della famiglia, è sempre presente un leone rampante, ma che non compie alcuna azione particolare.
IVari sono i titoli di membri della famiglia Pottino, fra altri, marchesi d'Eschifaldo, baroni di Capuano, e marchesi di Irosa. Niccolò Pottino, barone di Terranova e marchese di Irosa, e il marchese Ettore Pottino di Capuano, rivestirono anche la carica di senatori. I vari palazzi familiari sono ancora visitabili, quello dei Pottino d'Irosa, prospiciente piazza quattro Cannoli, quello d'Eschifaldo e quello dei Pottino di Capuano, che si affacciano entrambi sia su Piazza del Popolo che su via Medici.
Lapide di Gaetano Pottino e Giaconia Chiesa del S.S. Salvatore a Petralia Soprana |
Per concludere il nostro viaggio immaginario, va fatto un cenno al leone che per qualche tempo, fece parte dello stemma comunale di Petralia Soprana.
Come si vede ancora in un affresco sul soffitto dell'ingresso del Palazzo Comunale, venne creato uno stemma di Petralia Soprana che comprendeva un leone disteso. In tempi più recenti è stato adottato uno stemma diverso, quello attuale, composto dal cardo e dalla torre, che si riallaccia alla tradizione, essendo corrispondente anche allo stemma della collegiata di S. Pietro, ricamato sulla cortina del XIX secolo custodita presso la Chiesa Madre di Petralia Soprana, in cui non è presente alcun animale.
Palazzo Comunale
Petralia Soprana |
Note bibliografiche
- Francesco Ferruzza Sabatino, Cenni storici su Petralia Soprana, Palermo, Pezzino, 1938
- Guido Macaluso, Petralia Soprana, Guida alla storia e all'arte, Palermo 1986
- Mario Sabatino, Petralia Soprana, ieri e oggi, Comune di Petralia Soprana, 1998
- Michel Pastoureau, Bestiari del Medioevo, Einaudi, 2012
- H. Isler, M. Sguaitamatti, La collezione Collisani. Die Sammlung Collisani, Universität Zurich
- British Museum - Catalogue of Greek Coins, 1876
- Michel Pastoureau, Quel est le roi des animaux? Actes des congrès de la Société des historiens médiévistes de l'enseignement supérieur public, Année 1984, Volume 15 Numéro 1 pp. 133-142
- Les représentations du lion en héraldique
- Paolo Rodelli, Leone, Lessico dei simboli medievali
- Francesco Figlia, Il Seicento in Sicilia. Aspetti di vita quotidiana a Petralia Sottana, terra feudale, Officina di Studi Medievali, 2008
- Niloufar Zekavat, Le Decorazioni tessili della Persia preislamica. La simbologia dei disegni.
Soffitto della sala principale del Municipio di Petralia Soprana |
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